tempest ha scritto:
Il topo in casa invece mi causerebbe molta ansia!
Esistono dei "catturatopo" che non fanno male agli animali, sono per quelli che si perdono il criceto per casa e non lo acciuffano più. Lo userei in caso di roditori molesti. Certo, meglio un geco in casa del topo! Complimenti a tua sorella per il sangue freddo.
Era mia cugina, io non ho sorelle così idiote, per fortuna. Una volta mio padre (quello che ha escogitato la genialata del "bioavesivo" per catturare la lucertola abusiva) ha costruito un "catturagatti"

(anche se per uso esterno). Ma andiamo per ordine partendo dall’inizio. Un mattino, prima che sorgesse l'alba, fummo svegliati dal miagolio lamentoso di un gatto. Uscimmo fuori sul balcone di casa e trovammo un gattino nero piccolo piccolo, minuscolo, che era stato abbandonato da qualche parte nel quartiere ed era poi riuscito a trovare ricovero salendo le scale di casa sino a raggiungere il balcone. Miagolava per la fame. Mia madre preparò subito il latte

. Il micino divenne subito la mascotte di casa, anche se lo tenevamo in cortile. Purtroppo il cortile era frequentato da numerosi malfamati gatti di campagna, alcuni semi-selvatici, e si sa come funzionano le cose tra animali della stessa specie per quanto riguarda la questione territoriale: vale la legge del più forte. Il gattino rappresentava per loro una minaccia. Non ti dico in che stato lo conciarono in quel periodo. Gliele suonavano di santa ragione un giorno sì e l'altro pure

. Una volta lo trovavo nascosto tra le siepi tutto tremante, un’altra volta lo trovavo con un occhio pesto e semichiuso, poi con l’orecchio un po’ mangiucchiato, ecc. Pensai: “Di questo passo me lo accoppano sul serio”. In particolare lo maltrattava una gatta che aveva parecchi anni più di lui (era una gatta che accettava di buon grado il cibo che le portavo, ma ricordo che non si faceva mai accarezzare. Mi teneva sempre a distanza di sicurezza e se mi avvicinavo troppo alzava la zampa sfoderando gli artigli. In fin dei conti, però apprezzavo questa sua ostinazione a rimanere ancorata a "valori" semi-selvatici così fuori moda tra i gatti dei giorni nostri).
A quel punto entrò inevitabilmente in scena mio padre

, l’infallibile genitore “risolvo-problemi” in materia di rettili, chirotteri, quadrupedi, ecc. che ideò:idea: , progettò e costruì con le sue mani un “catturagatto” in legno allo scopo di punire e allontanare per sempre dal cortile la gatta diabolica (precisamente, imbustandola e caricandola nel cofano posteriore della macchina per poi abbandonarla in un altro quartiere del paese). Ma l’ingegnoso marchingegno non funzionò perché ogni volta a finirci dentro fu il povero gattino nero

(eventualità che avevamo messo in preventivo, ma per il calcolo delle probabilità avevamo nutrito concrete speranze che…). Comunque, concludendo, con il passare del tempo il gattino nero crebbe e a furia di mazzate ricevute si temprò, maturò esperienza (gli venne la pelle dura come quella del rinoceronte), e un pomeriggio mentre scendevo le scale per andare a lavorare al mattatoio vidi con mia grande sorpresa (e intima soddisfazione) che nel cortile il gattino nero si stava ingroppando la gatta malefica

Da ciò trassi una lezione: la natura deve fare il suo corso...