



Riflessione sulla solitudine
L'amicizia, gli amici, gruppi di amici: idee, esperienze, consigli, riflessioni
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Riflessione sulla solitudine
Messaggio da Diorama86 » 11/09/2012, 10:41
Eppure non sono un sociopatico, neppure timido, neppure antipatico, conosco tanta gente (non posso fare due passi fuori casa senza incontrare qualcuno che conosco), ma nessun “vero amico”.
Dopo lunghi ragionamenti sul come e sul perché io sia arrivato a questa situazione, sono giunto alla conclusione che lo zoccolo duro delle amicizie che un persona si porta dietro nella vita (o buona parte di essa), si concretizza nell’ambito delle “scuole superiori”, io purtroppo sono colpevole di non aver coltivato a dovere le relazioni sociali in quel periodo della mia vita e per questo mi ritrovo da solo come un pirla. Diciamo che dopo la fase delle superiori, i gruppetti tendono a cementificare e a chiudersi, non lasciando possibilità alcuna a nuovi arrivati di entrare.
Io ora sono all’università, ma non ha lo stesso potere della scuola, io sto vedendo tutti i miei “amici” universitari (con cui in questi anni sono uscito spessissimo), che una volta laureati non si sento proprio più, scompaiono, come kaiser sose. E io che credevo di poter compensare gli insuccessi sociali delle superiori con i successi sociali dell’università, che stolto!
Voi che ne pensate? Esiste ancora la vera amicizia?
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Re: Riflessione sulla solitudine
Messaggio da Sims » 11/09/2012, 16:25
Anche io per vari motivi non ho sfruttato al meglio il periodo delle superiori e poi all'università non facevo altro che studiare: seguivo le lezioni con alcune compagne di corso e appena finito generalmente scappavo a prendere il treno.Diorama86 ha scritto:Tutto d’un tratto mi ritrovo senza amici, non è sempre stato così, c’era un tempo in cui legare con qualcuno era facile come bere un bicchiere d’acqua. Ora quei tempi sono passati, ora c’è facebook, strumento di cui mi sfugge l’utilità ma che tutti usano fino a farsi sanguinare i polpastrelli delle mani.
Eppure non sono un sociopatico, neppure timido, neppure antipatico, conosco tanta gente (non posso fare due passi fuori casa senza incontrare qualcuno che conosco), ma nessun “vero amico”.
Dopo lunghi ragionamenti sul come e sul perché io sia arrivato a questa situazione, sono giunto alla conclusione che lo zoccolo duro delle amicizie che un persona si porta dietro nella vita (o buona parte di essa), si concretizza nell’ambito delle “scuole superiori”, io purtroppo sono colpevole di non aver coltivato a dovere le relazioni sociali in quel periodo della mia vita e per questo mi ritrovo da solo come un pirla. Diciamo che dopo la fase delle superiori, i gruppetti tendono a cementificare e a chiudersi, non lasciando possibilità alcuna a nuovi arrivati di entrare.
Io ora sono all’università, ma non ha lo stesso potere della scuola, io sto vedendo tutti i miei “amici” universitari (con cui in questi anni sono uscito spessissimo), che una volta laureati non si sento proprio più, scompaiono, come kaiser sose. E io che credevo di poter compensare gli insuccessi sociali delle superiori con i successi sociali dell’università, che stolto!
Voi che ne pensate? Esiste ancora la vera amicizia?


Dai, speranza ce n'è, ma ci vuole molta pazienza...

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Re: Riflessione sulla solitudine
Messaggio da Diorama86 » 11/09/2012, 17:27
Se posso chiedere, in che ambito le hai trovate queste persone?? lavorativo?Sims ha scritto:[...]
Quel che è stato dopo è stato altalenante: ho conosciuto splendide persone, ho anche trovato un'amicizia molto importante.
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Re: Riflessione sulla solitudine
Messaggio da Luke » 16/09/2012, 12:24
Ciao,Diorama86 ha scritto:Tutto d’un tratto mi ritrovo senza amici, non è sempre stato così, c’era un tempo in cui legare con qualcuno era facile come bere un bicchiere d’acqua. Ora quei tempi sono passati, ora c’è facebook, strumento di cui mi sfugge l’utilità ma che tutti usano fino a farsi sanguinare i polpastrelli delle mani.
Eppure non sono un sociopatico, neppure timido, neppure antipatico, conosco tanta gente (non posso fare due passi fuori casa senza incontrare qualcuno che conosco), ma nessun “vero amico”.
Dopo lunghi ragionamenti sul come e sul perché io sia arrivato a questa situazione, sono giunto alla conclusione che lo zoccolo duro delle amicizie che un persona si porta dietro nella vita (o buona parte di essa), si concretizza nell’ambito delle “scuole superiori”, io purtroppo sono colpevole di non aver coltivato a dovere le relazioni sociali in quel periodo della mia vita e per questo mi ritrovo da solo come un pirla. Diciamo che dopo la fase delle superiori, i gruppetti tendono a cementificare e a chiudersi, non lasciando possibilità alcuna a nuovi arrivati di entrare.
Io ora sono all’università, ma non ha lo stesso potere della scuola, io sto vedendo tutti i miei “amici” universitari (con cui in questi anni sono uscito spessissimo), che una volta laureati non si sento proprio più, scompaiono, come kaiser sose. E io che credevo di poter compensare gli insuccessi sociali delle superiori con i successi sociali dell’università, che stolto!
Voi che ne pensate? Esiste ancora la vera amicizia?
non ti abbattere e capitano questi momenti, ma se sei uno in gamba, basta crederci e non allontanare chi vuol conoscerti, visto che spesso si tende a selezionare per considerazioni del tutto sbagliate.
Io purtroppo credo che ci siano solo interessi personali nel voler conoscere, soprattutto se tramite questi mezzi virtuali, dato che già sperimentato di persona. Neanche si conosce la persona che l'altro o l'altra persona ti definisce in automatico amico, anche se in buona fede,
Putroppo parola buttata lì, visto che sono le azioni ad associare quella parola alla persona e non certo un'uscita o due chiacchiere di tanto in tanto.Il tempo ci porta a considerare chi fa parte della nostra vita o chi è solo una conoscenza. Sembra che se la persona la definisci una conoscenza, questa si offende, ma non è un termine dispregiativo, solo un modo di definire quella persona nella nostra vita. L'amicizia ha in sé troppi valori e la si associa a chi rientra soggettivamente in quei valori, almeno per me. Poi ognuno la associa a chi crede e la definisce come vuole. Comunque, datti del tempo e vedrai che troverai le amicizie per completare la tua vita. Lo so, è dura e non sempre la propria soggettività è obiettiva, ma vive solo quello in cui crede.
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Re: Riflessione sulla solitudine
Messaggio da alilad81 » 17/09/2012, 18:01
Io al contrario posso dirti che ho sfruttato poco il periodo delle superiori perchè abitavo in un piccolo paese e non dico che ero tenuta sotto una campana di vetro dai miei genitori ma quasi...Diciamo che senza dubbio la mia generazione era meno libera rispetto a quella attuale, anche nelle uscite...Il periodo universitario l'ho vissuto come rivalsa, passato nella grande città...Studiavo 80 ore al giorno , mi divertivo per 20 e dormivo per cinque minuti in proporzione...Casa mia era aperta a chiunque: colleghi, amici, piagnucoloni. Ho avuto anche il tempo di avere un fidanzato, di andare in palestra, di imparare a ballare e di laurearmi nel tempo stabilito. Avevo l'argento vivo indosso ed una testaccia grande quanto una casa... Come sono finita così? Un secondo amore totalitario, che piano piano mi ha tolto tutto ma senza farmene accorgere...Probabilmente credevo di avere già vissuto tutto pienamente e che fosse giunta forse l'ora di cristallizzarmi, complice l'inizio dell'età lavorativa che oviamente ti limita molto per la rigidità degli orari che devi seguire e gli spostamenti ai quali ti devi sottoporre...Diorama86 ha scritto:Tutto d’un tratto mi ritrovo senza amici, non è sempre stato così, c’era un tempo in cui legare con qualcuno era facile come bere un bicchiere d’acqua. Ora quei tempi sono passati, ora c’è facebook, strumento di cui mi sfugge l’utilità ma che tutti usano fino a farsi sanguinare i polpastrelli delle mani.
Eppure non sono un sociopatico, neppure timido, neppure antipatico, conosco tanta gente (non posso fare due passi fuori casa senza incontrare qualcuno che conosco), ma nessun “vero amico”.
Dopo lunghi ragionamenti sul come e sul perché io sia arrivato a questa situazione, sono giunto alla conclusione che lo zoccolo duro delle amicizie che un persona si porta dietro nella vita (o buona parte di essa), si concretizza nell’ambito delle “scuole superiori”, io purtroppo sono colpevole di non aver coltivato a dovere le relazioni sociali in quel periodo della mia vita e per questo mi ritrovo da solo come un pirla. Diciamo che dopo la fase delle superiori, i gruppetti tendono a cementificare e a chiudersi, non lasciando possibilità alcuna a nuovi arrivati di entrare.
Io ora sono all’università, ma non ha lo stesso potere della scuola, io sto vedendo tutti i miei “amici” universitari (con cui in questi anni sono uscito spessissimo), che una volta laureati non si sento proprio più, scompaiono, come kaiser sose. E io che credevo di poter compensare gli insuccessi sociali delle superiori con i successi sociali dell’università, che stolto!
Voi che ne pensate? Esiste ancora la vera amicizia?
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Re: Riflessione sulla solitudine
Messaggio da Diorama86 » 17/09/2012, 21:15
Questo è un'altra cosa che mi spaventa molto, io adesso studio, ma quando avrò un lavoro ho paura che le probabilità di trovare nuove amicizie scemeranno inesorabilmente visti gl'orari impossibili che ci sono nel privato.alilad81 ha scritto:[...]
complice l'inizio dell'età lavorativa che oviamente ti limita molto per la rigidità degli orari che devi seguire e gli spostamenti ai quali ti devi sottoporre...
ps: grazie per i vostri interventi

- lomboreb
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Re: Riflessione sulla solitudine
Messaggio da lomboreb » 19/09/2012, 10:07
Come si fa a trasformare una conoscenza in amicizia?Diorama86 ha scritto:Tutto d’un tratto mi ritrovo senza amici, non è sempre stato così, c’era un tempo in cui legare con qualcuno era facile come bere un bicchiere d’acqua. Ora quei tempi sono passati, ora c’è facebook, strumento di cui mi sfugge l’utilità ma che tutti usano fino a farsi sanguinare i polpastrelli delle mani.
Eppure non sono un sociopatico, neppure timido, neppure antipatico, conosco tanta gente (non posso fare due passi fuori casa senza incontrare qualcuno che conosco), ma nessun “vero amico”.
Dopo lunghi ragionamenti sul come e sul perché io sia arrivato a questa situazione, sono giunto alla conclusione che lo zoccolo duro delle amicizie che un persona si porta dietro nella vita (o buona parte di essa), si concretizza nell’ambito delle “scuole superiori”, io purtroppo sono colpevole di non aver coltivato a dovere le relazioni sociali in quel periodo della mia vita e per questo mi ritrovo da solo come un pirla. Diciamo che dopo la fase delle superiori, i gruppetti tendono a cementificare e a chiudersi, non lasciando possibilità alcuna a nuovi arrivati di entrare.
Io ora sono all’università, ma non ha lo stesso potere della scuola, io sto vedendo tutti i miei “amici” universitari (con cui in questi anni sono uscito spessissimo), che una volta laureati non si sento proprio più, scompaiono, come kaiser sose. E io che credevo di poter compensare gli insuccessi sociali delle superiori con i successi sociali dell’università, che stolto!
Voi che ne pensate? Esiste ancora la vera amicizia?
Per fare in modo che una conoscenza si trasformi in amicizia sono necessarie 3 cose:
- ascolto (deve esserci interesse reciproco nell'ascoltare l'altro)
- presenza (dovete vedervi o sentirvi spesso)
- empatia (dovete entrare in contatto empatico l'uno con l'altro)
L'ultimo punto è particolarmente importante perché è quello che di solito manca.
Per creare empatia devi innanzitutto creare delle situazioni in cui sei da solo con la persona con cui vuoi fare amicizia.
È difficile creare empatia quando sei in mezzo al gruppo.
Una volta soli, il segreto è fare in modo che si condividano confidenze personali (sogni, ricordi, segreti...).
Mi raccomando, la cosa deve essere reciproca altrimenti si creerà un rapporto sbilanciato.
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