
mi spiego meglio: noto che molte persone tendono a sminuire il ruolo o le fatiche degli altri, per elogiare sempre se stessi, ciò che fanno.... come se certi impegni e certe incombenze fossero solo loro....
vi faccio un esempio pratico: oggi ho riportato al mio collega quanto mi aveva detto un cliente, che ha elogiato il mio impegno nel lavoro.
ho notato che il mio collega ha cambiato espressione, si è proprio imbronciato, e con fare scocciato mi ha fatto un lungo elenco di tutto quello che fa lui, concludendo alla fine con un: "sai, io non faccio niente!"...... quasi come se volesse ridimensionare quello che faccio e quindi l'apprezzamento del cliente.
e non è la prima volta che accade.
ma allora io mi domando: per acclamare quanto si è bravi - buoni e belli (cosa che comunque spetterebbe agli altri e non a noi stessi, secondo me), occorre sempre cercare di sminuire gli altri? dà proprio così tanto fastidio vedere che qualcun altro oltre a noi stessi, a torto o a ragione, è apprezzato?
e quando questo accade, è proprio sempre necessario riportare il discorso su noi stessi, come se gli altri avessero un diverso valore?
il fatto che uno fatichi e lotti tutti i giorni non esclude che anche altri lo facciano: è così difficile riconoscere la stessa dignità, la stessa importanza alle due persone, anche se magari attraversano esperienze diverse?
perchè questa smania di voler affermare una sorta di prevalenza dell'uno sull'altro, piuttosto che una differenza "paritaria"?
spero di essere stata chiara, perchè ho scritto tutto di getto.....
