arietina76 ha scritto:ciao a tutti, vorrei sottoprvi un problema che mi sta molto a cuore, e per cui sono alla disperata ricerca di suggerimenti.....
un mio carissimo amico (anzi, col bene che gli voglio forse dovrei dire "fratello"), nonché collega con cui divido lo studio, è rimasto vedovo circa sette mesi, a seguito di una malattia tanto terribile quanto fulminante della moglie. tenete presente che ha solo qualche anno puù di me e ha due bambini veramente piccoli.
quando si è assentato completamente dallo studio per questi problemi, io non ho esitato, vista la nostra amicizia, a farmi carico del suo lavoro, lavorando spesso anche il sabato e la domenica senza chiedere (ci mancherebbe altro!) nulla, affinchè almeno sul lavoro non perdesse niente.
con il passare dei mesi, si è ripreso sul lavoro, ma sul piano personale è un disastro.in particolare, vedo un continuo rifiuto della mia amicizia extra-lavorativa. non vuole nemmeno che vada mai a trovare lui o i bambini (cosa che prima facevo regolarmente), se gli mando sms nel fine settimana o gli telefono per sapere come va neanche mi risponde... e sul lavoro, sembra che la mia semplice presenza in ufficio sia un problema e lo faccia sbottare, andando qualche volte verso la pura cattiveria gratuita... la situazione è sempre più spesso intollerabile, si taglia l'aria con il coltello, e diventa un brutto lavorare, anzi, un brutto vivere...
allora vi domando: qual è l'atteggiamento o il modo di fare giusto in una simile situazione, ammesso che ce ne sia uno? a volte mi domando se sono io a sbagliare qualcosa, o se è il suo dolore a parlare....spero per voi di no, ma qualcuno ha vissuto esperienze simili?
alcuni mi dicono che devo avere solo pazienza e tempo, ma basterà?
si accettano suggerimenti....
scusate se il post è troppo lungo, ma è una situazione complicata e difficile, anche da spiegare.
ringrazio anticipatamente quanti vorranno dirmi la loro.
se ci fosse Dies Irae (a cui peraltro tirerò le orecchie quando riapparirà, perchè sta latitando un pò troppo....

), direbbe: mi sembra di vedere topic morti.....
scherzi a parte, è passata una vita da quando ho aperto questo topic, che peraltro è quello che mi ha portato su questi lidi e che ha sancito la vostra condanna a sopportarmi.....
e siccome ci lamentiamo sempre che, della maggior parte dei topic aperti non si sa mai come si evolvono e come va a finire, ho pensato per una volta di fare il contrario, e di dirvi come sono andate le cose (o forse come stanno andando ancora).
ho passato parecchi momenti difficili, in cui ho continuato a tenere duro e a credere in un'amicizia di cui, in realtà, non si vedeva nulla: cosa che tra l'altro quasi tutti mi dicevano (anche se io sono stata testarda

).
il punto di rottura è stato però raggiunto alla fine dell'anno scorso, quando io, assentandomi per un fine settimana all'estero, sono rimasta bloccata dal gelo (con conseguente cancellazione del mio volo e soggiorno prorogato a forza di una settimana), e proprio in quei giorni è venuto a mancare il papà di quell' "amico". ho cercato di contattarlo per sapere come stava, ma non ha mai risposto nè alle mie telefonate nè ai miei sms.
e al ritorno sono subita corsa da lui abbracciandolo e dicendogli che, da quando ero stata informata dell'ulteriore perdita che aveva subito, avevo passato ogni momento di quel "soggiorno forzato" a pensare a lui, ai suoi bambini, a cosa stavano provando.
ma ho anche scoperto che lui aveva passato quell'intera settimana a parlare male di me con conoscenti, amici e colleghi: non semplici apprezzamenti negativi, ma vere e proprie ingiurie, accompagnate da una discreta dose di falsità (tipo il fatto che me ne sarei andata senza neanche avvisarlo, fregandomene della situazione) e condite da una serie di vere e proprie frasi volgari ( nel vero senso della parola) nei miei confronti.
prima me le hanno riferite più persone, che neppure si conoscono tra loro, e poi ho avuto la conferma definitiva: ha dimenticato aperto sul mio pc il file con gli sms che aveva mandato a destra e sinistra, con relativo scambio di sberleffi e denigrazione nei miei confronti.

frasi indegne, che non sto qui a scrivere perchè sarebbe censurate....
mi sono sentita stupida, umiliata, ferita, derisa, e pugnalata alle spalle.
con le lacrime agli occhi gli ho parlato dicendogli quello che avevo saputo, dicendogli anche che, con tutto quello che avevo fatto per lui, doveva solo vergognarsi e che così aveva ucciso l'amica che era in me.
e per tutta risposta lui si è messo a sghignazzare, dicendo che non aveva ucciso nessuno, che non dovevamo mica essere amici per forza e che se aveva detto certe cose la colpa era soltanto mia e della situazione in cui si è trovato.
per me è stato difficile, tremendamente difficile, riuscire a separare il privato e il lavoro, e a mantenere con lui rapporti - appunto - di mero lavoro, ma alla fine ce l'ho fatta: ho pensato che non potevo permettergli più di danneggiarmi in nessun modo.
dal 1° gennaio di quest'anno ormai in me è subentrata un'indifferenza assoluta, una calma glaciale: mi comporto come mi comportarei col primo che passa per strada, perchè lui per me è questo, adesso: un estraneo.
se devo essere sincera, vedo che da settembre è leggermente cambiato, nel cerca che cerca un riavvicinamento nei miei confronti, dicendomi tra l'altro spesso che mi vuole bene. ma io con altrettanta frequenza gli rispondo che per me non è più così, anche se ogni volta lui alla fine ride, come se pensasse che scherzassi. e invece è proprio così: per me non è più nulla.
avrei potuto ancora passare su molte cose, ma non sulle pugnalate alla schiena, sulla mancanza di rispetto e cattiveria (e ripeto, uso eufemismi) mascherati da una finta cordialità.
ieri mi ha riferito che una persona che conosce gli ha detto che ha un buon carattere. per un pò non gli ho dato corda, ma alla quarta volta che lo diceva per provare una mia risposta, gli ho risposto che a quella persona auguro un quarto di quello che lui ha detto e fatto a me, per sapere cosa prova.
e oggi - non so se casualmente o no - mi ha regalato un sacchetto di gianduiotti artigianali.
ma questi tentativi di "avvicinamento" non bastano: io non riesco più a considerarlo un amico, a credere nei suoi gesti, a fidarmi di lui. per me la nostra amicizia è un capitolo chiuso: mi spiace solo per tutto il tempo che ho perso a farmi mille domande.
devo dire comunque che adesso, paradossalmente, sono serena e tranquilla: capendo o ritenendo che non ci sia amicizia da parte sua, ma solo opportunità, ho smesso di farmi mille domande per i suoi comportamenti e le sue parole, e nello stesso tempo ho smesso di rimugianare sul mio comportamento. da questo punto di vista solo assolutamente tranquilla, ormai.
ecco, questo è il punto a cui siamo....