Infatti. La questione dell'alternativa è indicativa di una certa forma mentis: dimostra quanto l'uomo abbia bisogno di "credere" in qualcosa...tempest ha scritto: Un'altra cosa che non comprendo è il perchè gli atei dovrebbero proporre delle alternative alla fede. Ciò che accomuna quasi tutti gli atei è la fiducia nella scienza, nella ragione, nelle capacità dell'uomo...
Nel topic "perchè confrontarsi" ho accennato alla questione dell'agnosticismo. Brevemente: alcuni filosofi atei parlando dell'agnosticismo hanno utilizzato la metafora della casa al buio: l'agnostico è come un tale che trascorre l’intera esistenza in una casa avvolta nelle tenebre. Parrebbe che non ci sia nessuno in quella casa insieme a lui (è buio pesto e non si sente volare una mosca: silenzio assoluto. L'agnostico sente solo il rumore del suo respiro). L’agnostico però non esclude che qualcuno possa essere presente nella casa stessa e che questo qualcuno non intenda manifestare la sua presenza. Dunque l’agnostico sospende il suo giudizio perché non si può dire né che Dio esista né che Dio non esista.
Richard Dawkins in un paragrafo (intitolato “Miseria dell’agnosticismo”) del suo libro “L’illusione di Dio” (ediz. Mondadori, 2008) afferma che:
“L’agnostico concentrandosi sull' assoluta impossibilità di dimostrare l'esistenza o inesistenza di Dio, ha trascurato il confronto delle probabilità. Il fatto che non possiamo dimostrare né l'esistenza né l'inesistenza di qualcosa non mette l'esistenza e l'inesistenza su un piano di parità. (…) E’ un errore comune saltare dalla premessa che la questione di Dio sia teoricamente insolubile alla conclusione che l'esistenza e l'inesistenza di Dio siano equiprobabili”.
Dawkins illustra quindi uno “spettro di probabilità lungo il quale si collocano le convinzioni umane e ai cui estremi stanno opposte certezze”: si spazia dunque dalla categoria 1, cioè dal 100% di probabilità che esista Dio (convinto teista. Come ha detto Carl Gustav Jung, «Non credo: so»), alla categoria 7, cioè probabilità pari a zero (ateo convinto. «Credo che Dio non esista con la stessa sicurezza con cui Jung "sa" che esiste.»). Categorie intermedie sono ad esempio la 4 : probabilità pari al 50%. Agnostico imparziale: «L'esistenza e l'inesistenza di Dio sono esattamente equiprobabili». Oppure la categoria 5 : probabilità inferiori al 50%, ma non di molto. Tecnicamente agnostico, ma incline all'ateismo: «Non so se Dio esista, ma tendo a essere scettico».
Ovviamente la categoria 1 è assai popolata.
Dawkins prosegue dicendo che si può illustrare la dinamica dell'errore che l'esistenza e l'inesistenza di Dio siano equiprobabili, anche in termini di “onere della prova” e che Bertrand Russell a tal uopo propose il celebre “paradosso della teiera celeste”:
“Molti credenti sembrano ritenere che sia compito degli scettici confutare i dogmi vigenti anziché compito dei credenti dimostrare la verità di ciò in cui credono. È un errore, naturalmente. Se sostenessi che esiste tra la Terra e Marte una teiera di porcellana che gira intorno al sole con orbita ellittica, nessuno potrebbe confutare la mia asserzione, purché fossi abbastanza prudente da specificare che la teiera è troppo piccola per essere individuata dai più potenti telescopi terrestri. Ma se aggiungessi che, siccome la mia asserzione non può essere confutata, è un'intollerabile presunzione della ragione dubitare dell'esistenza della teiera, si avrebbe motivo di ritenere il mio discorso sciocco. Se però la storia della teiera comparisse in antichi testi, se ogni domenica venisse definita dal pulpito una verità sacra e se a scuola fosse insegnata ai bambini, non credervi diverrebbe segno di eccentricità e lo scettico sarebbe mandato dallo psichiatra in un'epoca illuminata e dall'inquisitore in un'epoca più oscura”.

Dawkins aggiunge che: “Non ci disturbiamo a dichiarare il nostro scetticismo perché nessuno, ch'io sappia, adora le teiere, ma, se costretti, non esiteremmo a dirci convinti che non esistono teiere nello spazio compreso tra la Terra e Marte. Per la verità, a rigor di termini,dovremmo essere tutti agnostici della teiera: non possiamo dimostrare in maniera incontrovertibile che non esiste una teiera celeste. Invece, in pratica, non siamo agnostici, ma a-teieristi. (…) La teiera di Russell vale, naturalmente, per le innumerevoli cose di cui si può concepire ma non confutare l'esistenza [a tal proposito ieri ho accennato nel topic “perché confrontarsi?” al pensiero di K.Popper e alla questione del suo criterio di falsificazione-confutazione come “criterio di demarcazione” tra scienza e metafisica-religione] . Tutti questi esempi sono inconfutabili, eppure nessuno pensa che l'ipotesi della loro esistenza stia su un piano di parità con l'ipotesi della loro inesistenza. Io ritengo che le probabilità a favore dell'esistenza della teiera non sono pari alle probabilità a sfavore”.
Tempest, fammi un favore: domanda a Parola se conosce la "parabola" del pidocchio...

Grazie
