serena82 ha scritto:La Giornata Internazionale della Donna, comunemente definita Festa della Donna, è una festività celebrata l'8 marzo di ogni anno, che intende ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, che le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo.
Nel corso degli anni la ricorrenza sta perdendo, in molti paesi, l'originario significato di lotta e di protesta, per assumere una connotazione di mero carattere commerciale.
Voi che ne pensate? Festeggerete questa ricorrenza?
Stephen Jay Gould, nel suo saggio “Il pollice del panda”, nel capitolo intitolato “Cervello di donna”, spiega come nel XIX secolo fosse in voga - in luogo dei moderni test di intelligenza utilizzati per misurare il quoziente intellettivo - la craniometria. Il massimo esperto in materia era all’epoca il professore di chirurgia Paul Broca. Broca, in base ai suoi studi, riteneva che le donne fossero meno intelligenti degli uomini. Le sue convinzioni erano fondate sui risultati delle autopsie da lui personalmente eseguite in alcuni ospedali di Parigi: dopo aver provveduto a pesare i cervelli dei pazienti (di entrambi i sessi) passati a miglior vita, Broca aveva calcolato che i cervelli delle donne pesavano il 14% in meno rispetto a quelli dei loro colleghi uomini. Di conseguenza concluse che le donne erano meno intelligenti degli uomini proprio perché il cervello femminile aveva un peso inferiore. I pregiudizi di cui era imbevuta la cultura scientifica (o pseudo tale) di Broca lo rendevano sordo e indifferente anche ai giusti rilievi mossi da altri studiosi (per es. Tiedemann) che invitavano l’eminente professore di chirurgia a tenere in debita considerazione anche l’incidenza di altri fattori quali le maggiori dimensioni complessive del corpo maschile relativamente a quello femminile. L’ irremovibile Broca ribatteva che i fattori in questione non erano comunque decisivi considerato che le donne sono, a priori, meno intelligenti degli uomini (nelle sue parole: « in media un po’ meno intelligenti degli uomini, una differenza che non dobbiamo esagerare ma che, nondimeno, è un fatto reale»). Nel 1873, continua Gould, Paul Broca misurò i crani preistorici scoperti nella caverna dell’
Homme mort. Dalle misurazioni risultò che la capacità cranica maschile era superiore a quella femminile, anche se non di molto (99,5 centimetri cubi), e che la differenza in esame era inferiore a quella rilevata nelle popolazioni moderne (differenza, quest’ultima variabile tra 129,5 e 220,7 centimetri cubi). Topinard, l’allievo più valente

di Broca, interpretò questa crescita (avvenuta lungo il corso dei secoli) della differenza di grandezza tra capacità cranica maschile e femminile imputandola a differenti pressioni evolutive che hanno agito nel tempo sull’uomo e sulla donna:
L’uomo che deve combattere per due o più individui nella lotta per l’esistenza, che ha la responsabilità del domani, che deve combattere (…) contro i rischi dell’ambiente e dei nemici naturali della sua specie, ha bisogno di un cervello superiore a quello della donna che egli deve proteggere e nutrire, della donna sedentaria che non ha alcuna occupazione interiore, il cui ruolo si limita all’allevamento della prole, all’amore e alla passività.
Gould scrive di aver riesaminato i dati raccolti in passato dal professor Broca giudicandoli coerenti dal punto di vista numerico ma discutibili (o meglio, «a dir poco infondati») sotto il profilo interpretativo. In primo luogo perché le conclusioni di Broca si fondavano esclusivamente sui crani scoperti nella caverna dell’
Homme mort, precisamente sette crani maschili e sei femminili: «Non è mai accaduto che da dati così limitati siano state tratte conclusioni così generali», scrive Gould. Si direbbe, aggiungerei io, che nel trarre le proprie considerazioni Broca abbia colpevolmente adottato una versione particolarmente estrema del metodo induttivo (inferendo cioè da un caso particolare – il ritrovamento nella grotta di tredici crani preistorici – una legge di carattere universale). In secondo luogo perché Broca, negli ospedali parigini, non aveva tenuto minimamente conto dell’impatto di alcune importanti variabili, quali l’età e l’altezza dei cadaveri sottoposti ad esame autoptico (nonostante avesse provveduto, all’epoca, a registrare meticolosamente le misure rilevate riguardo a queste due grandezze). Ebbene, prosegue Gould, noi sappiamo che il peso del cervello diminuisce con l’età, ma sappiamo anche che «le donne studiate da Broca erano, in media, molto più vecchie degli uomini»

. Inoltre, sappiamo che il peso del cervello aumenta con l’altezza, ma siamo anche a conoscenza del fatto che «gli uomini [studiati da Broca] erano, in media, più alti delle donne di almeno 15 centimetri»

(senza contare poi che anche a parità di altezza, uomini e donne non presentano comunque la medesima struttura corporea). Dunque, secondo Gould, tenendo in considerazione l’incidenza dell’altezza e del peso – variabili snobbate da Broca – e ipotizzando un’altezza e un’età delle donne pari a quella della media degli uomini, il peso del cervello femminile (così ricalcolato e sempre rapportato a quello maschile) risulterebbe sensibilmente inferiore alla percentuale del 14% calcolata in precedenza da Broca! (cioè il gap in termini di differenza di peso tra cervelli maschili e femminili calcolato da Broca si ridurrebbe). Inoltre, prosegue Gould, ci sarebbero anche altri fattori potenzialmente rilevanti che non sono stati presi in esame da Broca: per es. le malattie degenerative mortali. Queste determinano spesso una riduzione delle dimensioni del cervello: «I migliori dati moderni da me trovati (quelli relativi agli ospedali americani) indicano una differenza di 100 grammi tra i cervelli di individui morti per arteriosclerosi degenerativa. Poiché molti dei soggetti studiati da Broca erano donne molto anziane, possiamo supporre che tra queste la lunga malattia degenerativa fosse più comune che tra gli uomini». In conclusione, è evidente come gli studi condotti da Broca furono guidati (e i risultati degli stessi inficiati) da pesanti pregiudizi nutriti nei confronti delle donne, pregiudizi che Gould non può fare a meno di stigmatizzare alla sua maniera:
«Le dichiarazioni di Broca vanno valutate all’interno di una teoria generale che forniva un supporto biologico alle distinzioni sociali dell’epoca. Le donne, i neri e i poveri subivano la stessa oppressione. (…) Come scrisse uno degli allievi di Broca nel 1881: “Gli uomini della razza nera hanno un cervello poco più pesante di quello delle donne bianche“. Le donne furono attaccate in modo particolare, ma esse costituivano anche una sorta di simbolo di tutti gli altri gruppi oppressi. (…)
Io non considero [quindi]
vuota retorica l’affermazione che le lotte delle donne sono per noi tutti».
Stephen Jay Gould, “Il pollice del panda”, pagg. 142-147, “Il Saggiatore” ediz., 2012.