Lady Morgana ha scritto:[...]
Mi sembra un'analisi parziale.. parziale perchè hai rappresentato solo una parte della società che a mio avviso è più variegata. A fronte di tanti matrimoni e unioni fallite ce ne sono altrettanti perfettamente funzionanti, e guarda che io vivo nella tua stessa società, mi rapporto con tante persone ed ho la tua stessa età. L'analisi poi risente moltissimo dello stato d'animo di chi osserva: di solito chi è indurito e disilluso tenderà ad analizzare un dato fenomeno in modo altrettanto negativo e disfattista, al contrario una persona più ottimista e costruttiva tenderà ad osservare lo stesso fenomeno usando quegli stessi parametri.
Infine anche io non sono tanto per i luoghi comuni perchè in fin dei conti a me interessa cosa sono in grado di costruire io, cosa sono in grado di fare io, cosa sono in grado di realizzare e di dare io. Fra l'altro quando un progetto fallisce mi assumo anche la mia parte di responsabilità.
ciao paul.
no.
la mia è un'analisi di tendenza.......
comunque se vuoi leggi qui,tratto da:
http://milano.corriere.it/cronache/articoli/2008/12/10/divorzi_milano.shtml
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Indagine statistica del Comune
Un divorzio ogni due matrimoni
Le nozze civili bissano quelle religiose. Per i maschi il primo «sì» a 35 anni. Triplicate le unioni tra stranieri
MILANO - Due che si dicono di sì e almeno una che si dice addio. Coppie che vanno a nozze e coppie che divorziano. Milano, 2007: 3.959 matrimoni celebrati e 2.074 divorzi registrati. Un rapporto di due a uno (e qualcosa). Mai in passato i due dati erano stati così vicini. E la successione storica porta a pensare che non sia poi così azzardato tra qualche anno immaginare il sorpasso. Tanto per dire, nel 2000, mica nell'Ottocento, la statistica parlava di 5.130 nozze e di «soli» 1.733 divorzi. Tre a uno. Oggi, nonostante immigrati e coppie miste, il matrimonio a Milano è quasi una bizzarria, una scelta controcorrente. E' il caso di pensarci bene, comunque. Riflettere, soppesare, valutare. Anche perché, i dati insegnano, il divorzio è poi lì in agguato. E intanto il tempo passa.
L'età media per dire sì è ormai vicina ai trentotto anni per lui e ai trentacinque per lei. Un dato, anche questo, da prendere ormai come consolidato. Solo sette anni fa gli uffici dell'anagrafe raccontavano che l'età per fiori d'arancio e riso in testa oscillava tra i 34 (lui) e i 31 (lei). Certo, a far media ci sono le tante seconde (quelle sì, in crescita) e triple nozze che i milanesi sempre più si concedono. Ma il dato rimane alto anche per chi arriva al sì per la prima volta: trentacinque anni e passa per gli uomini, trentatré e rotti per le donne. Single felici o conviventi, eterni Peter Pan o bamboccioni. Fatto sta che a Milano ci si sposa poco, tardi e soprattutto in Comune. I riti civili (2.400) sono ormai quasi il doppio di quelli cattolici (1.559). Il confronto con il 2000, quando in Chiesa convolavano 2.781 coppie e in municipio solo 2.349, qui si fa impressionante.
Milano città laica, edonista, individualista? «Ma no, Milano in questa cosa dei matrimoni non fa caso a sé. E' l'Italia che è cambiata, è la nostra società. E' una mutazione antropologica, si vive più a lungo e si invecchia dopo. E così, di riflesso, ci si sposa più tardi » sostiene Stefano Pillitteri, l'assessore all'Anagrafe del Comune. Gli immigrati, poi. Quasi triplicate negli ultimi anni le nozze tra stranieri. Nel 2000 erano 171, l'anno scorso sono schizzate a quota 428. Rimane pressoché stabile invece il dato sulle coppie miste (806 contro 785) che pure sono ormai un quinto del totale. E però, interpretando colonne e tabelle, si scopre che un tempo la maggior parte di questi matrimoni era sì misto, ma solo nel senso che uno dei due partner era cittadino di un altro Paese europeo.
Ora, a dirsi sì sono invece un italiano (italiana) e una sudamericana (sudamericano), un italiano (italiana) e un'africana (africano). Immigrati veri, insomma. E qualche volta matrimoni finti. L'assessore all'anagrafe Stefano Pillitteri giura però che il fenomeno delle nozze di comodo, quelle buone solo per ottenere la cittadinanza, è ormai in fase calante. «Il tam tam della varie comunità ha fatto passare il concetto che qui i controlli si fanno veramente. E così dopo la serie degli scorsi mesi, ora di casi di matrimoni finti io non ho più notizia».
Andrea Senesi
10 dicembre 2008
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oppure questo:
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Matrimoni e divorzi oggi vanno di pari passo
Mar, 09/12/2008 - 20:15 da diego
Nel ravennate più riti civili nel primo caso, più separazioni consensuali nel secondo.
Da: www.sabatoseraonline.it
Ci si sposa di più, ma aumentano di pari passo i divorzi. I dati sulle procedure matrimoniali nel ravennate negli ultimi sette anni confermano una rappresentazione delle famiglie ormai entrata a far parte del senso comune: instabile o dinamica a seconda dei «partiti».
Nel 2007, ad esempio, sono stati celebrati in provincia 1329 matrimoni, tra civili e religiosi, ma sono sopravvenute presso il tribunale di Ravenna ben 1145 richieste di separazione.
Il dato non è statisticamente significativo, in quanto le richieste di separazione giungono da parte di coppie che si sono sposate anni addietro in periodi diversi.
Tuttavia, il fatto che il numero di coppie che vogliono separarsi sia quasi pari a quelle che decidono di ufficializzare il vincolo è certo suggestivo, e per alcuni rappresenta un campanello d'allarme.
Per leggere correttamente i dati quantitativi riguardanti separazioni e divorzi bisogna poi tenere conto della differenza tra procedure sopravvenute e procedure definite: queste ultime si riferiscono a quelle sancite definitivamente dal tribunale, mentre le altre comprendono le domande pervenute.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il dato più utile non è tanto quello delle separazioni rese definitive, ma il numero delle domande che giungono in tribunale: «La quantità di procedure definite – spiega infatti Angela Casadio, dirigente del tribunale di Ravenna – è rappresentativa più del lavoro dell'ufficio che della situazione reale, mentre le domande pervenute fotografano la vita di coppia dei cittadini in un dato momento. C'è da dire però che questi dati non ci dicono nulla sulle coppie coinvolte: fattori culturalmente rilevanti come la loro età, ad esempio, oppure da quanto tempo erano sposati. Di solito la maggioranza dei matrimoni che si rompono duravano da non più di dieci o quindici anni, ma non ci sono statistiche esatte su questo».
In generale l'andamento delle separazioni negli ultimi anni risulta fluttuante, con una leggera crescita delle separazioni giudiziali (sopravvenute) rispetto a quelle consensuali: nel 2001 le giudiziali erano 190 contro 800 consensuali, nel 2007 sono state 238 contro 907 consensuali.
Il dato testimonia come il divorzio resti legato a una conflittualità personale spesso grave, nonostante la progressiva accettazione del modello di famiglia separata, oggi molto più comune.
Una variazione più costante si ha nel dato discreto relativo matrimoni: se nel 2004 il rito civile era ancora inferiore, seppur di poco, alla cerimonia cattolica, l'andamento sembra essersi ribaltato. Nel 2007 i matrimoni civili sono stati 685, quelli religiosi solo 644, e quest'anno, da gennaio a settembre, sono stati celebrati 611 matrimoni civili e solo 501 religiosi.
Anche qui, benché non si possa individuare una variazione esatta sul lungo periodo, si percepisce un cambiamento rispetto all'idea del matrimonio come sacramento, sostituita dai valori civili.
Nonostante il calo delle cerimonie religiose, non sembra però che il matrimonio sia in crisi: il leggero aumento annuale, attribuibile all'aumento fisiologico della popolazione, testimonia comunque la fiducia di molte coppie nel patto che suggella il legame d'amore davanti alla legge e alla società.
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ecco.
sono solo due prese a caso,eh?
non le ho scelte apposta.
.........può piacere o meno,
ma rifletti un attimo:
.........ci si sposa e si convive sempre più tardi.
.........ci si separa e si divorzia sempre più spesso
.........i matrimoni sia civili che religiosi sono in forte calo a favore delle convivenze
.........e comunque,si fanno sempre meno figli e sempre più tardi,perchè vengono visti come un impegno eccessivo....
se a questo aggiungi che
da un pò di tempo l'ingerenza dello stato nelle dinamiche di coppia
e perfino nell'educazione dei figli si sta facendo pesante
ti renderai conto anche tu che si va verso una società di gente sempre più sola e dove i genitori hanno sempre meno voce in capitolo........
e si fa presto anche a capire che di figli se ne faranno sempre meno,sempre più da genitori separati,
e che anche quei pochi
che verranno,avranno
una cultura sempre più alta....e con essa,l'esempio dei loro genitori....oltre che la parte innegabile di egoismo che permea sempre di più la nostra societa e che ci sta portando
vicini al punto di non ritorno,
facendo il resto.
ora,già oggi siamo in denatalità grave.
perchè la situazione rimanga in pareggio ci vuole,mi pare....2,1 figli per coppia.
adesso, e già da qualche anno,siamo a 1,2 ......(nonostante gli immigrati)
questo vuol dire che nello spazio di 3 generazioni (circa 75 anni)
in italia saremo più o meno in sette milioni e mezzo.....
con dei casini inimmaginabili di tenuta sociale,nel frattempo.
uno stato non può permettersi questo,se non vuole suicidarsi.
e non penso che gli incentivi o i sostegni alla maternita (che pure possono aiutare)cambino il trend
discendente.......
è la gente che è cambiata,(le donne in particolare....ma questa è un'altra storia.)
comunque sia,
le persone non sono più disponibili a modificare
le loro aspettative di vita o i loro obbiettivi per una famiglia......sopratutto per dei figli che sono visti anzi,sempre più come un limite ai loro desideri.
quindi,cosa resta?
la soluzione che probabilmente sarà più accettata sarà la sostituzione da parte dello stato alle funzioni della famiglia,nelle parti impegnative
(in termini di tempo) della riproduzione.....liberando così i genitori dalla quasi totalità degli oneri,che non accettano più.
come già hanno cominciato a fare,del resto.
basta guardarsi un pò attorno:
devi fargli fare le vaccinazioni obbligatorie....e qui ci può anche stare.
ma non siamo più liberi di educarli come vogliamo.
se un genitore ad esempio da uno sberlone ad un figlio ( meritato, ovvio)
e ti vede la persona sbagliata ti becchi una denuncia per abuso di mezzi di correzione.
in svezia c'è la galera,per questo.
in america,se ci sono problemi in famiglia......anche normali,tipo una certa maretta in casa (sto parlando di litigi,non violenze, è chiaro)
arrivano gli assistenti sociali e con le buone o con le cattive ti costringono ad andare da uno psicologo,altrimenti rischi di perdere i figli.
in inghilterra e nel commonwealth se a 14 anni tuo figlio vuole andare per la sua strada tu non puoi impedirglielo:lo stato gli dà una casa e una paga per mantenersi (prendendoli a te,chiaro)
e ancora,si comincia a premere culturalmente perchè si portino i figli all'asilo nido,sempre prima......
- poi, devi fargli fare le scuole dell'obbligo,facendogli studiare quello che vogliono loro.
ma se non sei d'accordo con quello che viene insegnato,non puoi comunque impedirlo.
e ancora,se ritengo che mio figlio alla maggiore eta debba andare a lavorare e non fare il mantenuto,non posso farlo....
non tanto tempo fa,un giudice ha condannato un padre a pagare gli studi del figlio ultratrentenne,(perchè ne aveva le disponibilita)
anche se non era d'accordo.
questi sono solo esempi,delle ingerenze dello stato nell'educazione dei figli........
ma ce ne sono molte altre,basta notarle.
andando in questa direzione,qual è il passo successivo?
si,più ci penso e più mi convinco che ho ragione.
certo,posso anche sbagliarmi.........ma non credo.
e come ho detto..........non sono certo che sia sbagliato....
o,se lo è.........lo è per noi,per la nostra mentalità di adesso.
la penseremo ancora così,tra 20 o 30 anni?