vannik ha scritto:Ormai il periodo di feste e festicciole dedicate al cinema sembra per il momento terminato.
Non mi sembra però,almeno a mio parere personale,che in giro ci siano ultimamente dei film veramente degni di nota.
Chiedo a tutti gli amici del forum : avete un genere cinematografico preferito?
Io amo molto i film di fantascienza, il nuovo cinema italiano,ed anche i fantasy...
..ditemi la vostra
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Io ho cominciato ad esplorare il cinema solo qualche anno fa.
Tra i registi che ho avuto modo di approfondire, quelli che trovo più interessanti sono Werner Herzog e Andrej Tarkovskij.
Li considero due “visionari”, ciascuno a modo suo.
Entrambe fanno un lavoro sull’“immagine”, che è poi lo “specifico” del cinema (il dialogo e la trama ci sono anche nel teatro o nel romanzo, non serviva inventare il cinema

).
Herzog parte dall’idea che le immagini che ogni giorno ci bombardano siano povere ed omologate.
Così egli va alla ricerca di immagini nuove, e le ricerca in due diverse direzioni.
La prima direzione lo porta verso gli angoli più sperduti e dimenticati del globo, esponendosi spesso a rischi notevoli e talvolta bizzarri (filmare la foresta amazzonica da un dirigibile ultraleggero, filmare un vulcano mentre sta per eruttare, livellare una collina per farla attraversare da una nave trainata da centinaia di comparse, etc.).
La seconda direzione di ricerca lo porta verso gli angoli più nascosti dell’umanità, sul presupposto che “chi ha avuto paura vede di più” (un barbone preso dalla strada come protagonista di diversi film, un film realizzato con attori ipnotizzati dallo stesso regista, un documentario straordinario sui sordo-ciechi di Monaco, un film recitato tutto da attori nani, etc.).
Tarkosvkij, più che sulle immagini (che spesso sono apparentemente banali e quotidiane), lavora direttamente sullo “sguardo” dello spettatore, portandondolo quasi a dilatare la propria capacità di percezione.
Ci sono lunghe sequenze che hanno il potere di ammaliare, suscitando un’attesa e una “fame” di vedere che è straordianria, soprattutto se si considera che in quelle sequenze non accade praticamente nulla.
Emblematica in questo senso è la sequenza finale di “Andrej Rublev”, in cui vengono semplicemente riprese alcune icone (oggetti all’apparenza del tutto statici), che però acquistano un dinamismo straordinario, tanto che allo spettatore pare di entrarci dentro.
Vabbè, ma, mi rendo conto, le parole non rendono..

è tempo che amando ci liberiamo dell'amato restando frementi; come la freccia, che è tesa alla corda, raccolta nello scatto, per essere oltre e più di se stessa (R.M. Rilke)