Sims ha scritto:[...]
Il tuo approccio ha sicuramente qualcosa di pragmatico...
Ciao, vorrei dividere il tuo post in sezioni, così posso rispondere punto per punto e analiticamente. Allora:
ripetersi nella mente "sono solo parole, io sono la stessa persona di 5 minuti fa" può far passare oltre. Ma non sono convinta che vada bene per tutti e mi associo ai dubbi che ti ha indicato tropicsnow.
La ripetizione nella mente in questo modo sembra qualcosa di simile ad una specie di autoconvincimento, un'autopersuasione, e forse tu l'hai interpretata in questo modo, mentre è il risultato di un continuo "esame di realtà" che devi abituarti a fare. Dovresti cominciare a stare vicina alle cose "così come sono" cioé facendo caso ai pensieri e ai significati che ti vengono in mente quando pensi ad una cosa oppure ad una persona e vedere se sono reali e realistici. La realtà è ciò che ti si pone davanti così come si presenta, così come è. Se ti metti seduta per conto tuo, e guardi una parte del tuo corpo, ad esempio le gambe, il seno, i capelli eccetera, la vedi così come è oppure vedi l'opinione che qualcuno può aver espresso in passato? Tu hai un paio di gambe, fatte in un certo modo: se io mi avvicino e ti dico "che belle gambe" la tua percezione di questa parte del tuo corpo viene toccata, ma il punto è che le tue gambe sono le stesse identiche di prima, sono sempre loro. Non sono ingrassate, non sono dimagrite, non hanno cambiato colore. Sono le stesse, grossomodo. E se un altro ragazzo ti fa un apprezzamento in negativo, questa volta, anche qui la tua percezione subisce una smossa, però le tue gambe erano le stesse di quando io ti ho detto che erano belle. Quindi come sono le tue gambe, belle o brutte? Dov'è la realtà, e dov'è l'opinione?
Se vai al ristorante, magari mangi una cosa con gusto. Se io mangio la tua stessa cosa, può darsi che non mi piaccia affatto. Quindi quel piatto noi due lo vediamo in modo diverso, e la mia opinione ha forse più dignità e verità della tua? E' solo una opinione, non una realtà connaturata, strettamente legata a quel piatto, perché se fosse così avrebbe un sapore unico uguale per tutti. Ma proprio per tutti.
La realtà è che quel piatto è così come è, come le tue gambe sono così come sono. Il resto è un insieme di pensieri discordanti.
La mancanza di autostima che ha origine dall'assenza di un naturale accudimento all'interno della famiglia e da episodi vari in cui la persona mette in dubbio di essere degna d'amore perché si è sentita abbandonata e respinta dalla famiglia stessa è radicata a tal punto nell'intimo che l'autoconvincimento non basta.
E' inutile girarci intorno: quello che i nostri genitori dicono di noi, quello che fanno e quello che non fanno, ha importanza per noi, è un forte condizionamento. E' una tendenza naturale quella di pensare di avere delle colpe, di aver meritato un certo trattamento, mentre soltanto con la maturità successiva si può vedere la realtà, e cioé che loro sono stati cattivi genitori, in parte per colpa loro e magari in parte perché erano impelagati in loro problemi emotivi, ma non deve dirtelo un'altro, devi vederlo da te, devi fare tu questa constatazione. Devi esaminarli, e dato che ci sei, non lasciarti sfuggire di cogliere al volo la scarica di emozioni che ti parte dentro quando pensi a loro, alle loro azioni, ai loro sbagli. Hai delle reazioni emotive dentro di te, legate a loro? Rabbia e rancore, ad esempio, con una sensazione di amore che ogni tanto fa capolino? Esistono reazioni simili dentro di te? Se una famiglia fosse soltanto un luogo di armonia, non ci sarebbero reazioni, ma solo sorrisi e tanto amore ricambiato. Quando sei venuta al mondo, non stavi già reagendo a qualcosa, sei nata e basta. Le reazioni emotive sono appunto reazioni, quindi qualcosa nel tuo ambiente le ha causate, ed è lì che devi puntare il dito. E la direzione del tuo dito non punta verso di te, altrimenti dovremmo pensare che un bambino nasca già con meriti e colpe. Non è realistico, mentre è molto più vicino alla realtà che se io sono tanto arrabbiato, è perché qualcuno ha causato la mia rabbia, o forse quando sono nato anche la rabbia è nata con me? Tu sei venuta al mondo in una certa famiglia, da essa hai tratto i primi significati ed è stato molto più semplice colpevolizzare se stessi, magari incoraggiata da certe voci continue, piuttosto che poter ritenere che queste avessero torto.
Se tu partorisci e poi abbandoni tuo figlio in una ruota degli esposti (contenitori messi a disposizione da certi ospedali per evitare che un neonato venga lasciato per strada...) crescendo, lui potrebbe pensare e anche convincersi che qualcosa di sbagliato ci fosse in lui, giustificando il tuo agire. E' così che facciamo da bambini, perché ci sembra che i grandi abbiano sempre ragione. Ma non è la realtà, ti pare?
Io addirittura sono al livello che i "complimenti" mi mettono a disagio PERCHE' PENSO DI NON MERITARLI e mi ripeto che se la persona che ho davanti mi conoscesse bene non me li farebbe.
Perché invece di guardare la tua persona in modo distaccato, lo fai partendo da tutto quello che ti sei convinta di essere. Con una buona dose di autoaggressività e senso di colpa. Come dire: "sono io, non valgo niente, non mi merito niente, ecco perché mi hanno trattato così, e questo che mi fa un complimento non ha capito nulla."
Invece quello che non ti conosce non può essere influenzato dalla tua storia, ma soltanto da ciò che tu gli mostri oggi, attualmente. Il resto esiste nella tua testa, appena fuori dell'osso del cranio non c'è più. Altrimenti chiunque ti vedrebbe esattamente come tu ti vedi
Credo che nemmeno un pluriomicida potrebbe arrivare a tanta cattiveria verso se stesso.
Appunto. Se ti conoscessi e ti tirassi uno schiaffo saresti meno sorpresa che se ti facessi una carezza. Perché finché quello che accade è coerente con l'idea che ti porti dentro, allora è normale e conferma anche quello che pensi, mentre se avviene il contrario, sei pronta a difendere la tua idea radicata, come se un malato di tumore difendesse una metastasi, credendola parte integrante del proprio corpo.
Eppure...

Non mi fraintendere; farò tesoro anche della tua risposta, solo ho la sensazione che tu non abbia colto in pieno la questione.
Ma dimmi: tu in questo modo hai trovato giovamento? Hai risolto problemi analoghi con questo motodo?
Io ho avuto genitori severi, e almeno in parte ho vissuto esperienze simili alle tue. Lo so che cosa si può smuovere dentro. Conosco un certo tipo di emozioni, però ho imparato a non dare troppo credito ai miei pensieri, se questi sono sorti con il contributo di altri. E poi ho smesso da tempo di pensare che qualcun'altro possa avere sempre ragione sul mio conto...
Ciao cara...
