ISOLOTTA ha scritto:[...]
Temo di rappresentare perfettamente la persona che potresti essere in futuro se non prenderai in mano la tua vita per tempo…e spero che la mia esperienza ti sia di aiuto.
Sempre stata brillante nello studio, molto brillante, direi la prima della classe o giù di lì. Amici ne avevo, ma vita mia poca. Come anche tu, ho speso la mia giovinezza a sognare la vita, non mi sono mai messa in gioco, non avevo la spinta sufficiente per iniziare a viverla, e questo non lo so davvero spiegare, se non con la sensazione di appartenere ai miei genitori, di non avere il diritto o le capacità di fare le mie scelte.
Ero molto carina alla tua età, avrei potuto avere una vita affettiva appagante per il mio ego e importantissima per un sano distacco dai miei ed in particolare da mio padre.
A 11 anni ho avuto il mio primo ragazzo, nell’estate che precedeva l’inizio delle superiori. E che ho fatto appena iniziato il liceo? L’ho lasciato, avevo una missione, essere la più brava, nessuna distrazione, c’era già la pallavolo come svago, che poi era un altro impegno ad essere la più brava…
Tutte le mie energie erano spese in quell’intento, non mi accorgevo che non mi ero mai ascoltata, non mi ero mai chiesta cosa volevo, come se nella vita avessi l’unico scopo di “essere brava” … avevo questa spinta a primeggiare, mi faceva sentire bene, e per fortuna mi veniva tutto bene, per fortuna! Perché era necessario essere brava in tutto, per piacere a mio padre!!!!!!
La fase della mia vita in cui sono stata meglio è stato il periodo in cui ho assecondato la mia passione per la pallavolo. Ero brava, la cocca dell’allenatore, e in più mi piaceva, un mix perfetto, mi impegnavo al massimo per apparire vincente agli occhi di mio padre e contemporaneamente mi divertivo.
Poi, appena iscritta all’università, ho abbandonato, avevo una missione più importante (che stupida ragazzina!!).
Sai con quale criterio l’ho scelta? Per esclusione! Anche se pilotata dalla spinta a scegliere la facoltà più difficile, perché il mio compito è sempre stato, nella mia testa, quello di dimostrare la mia “bravura”. Ma non a me! Agli altri! O più precisamente, a mio padre.
E mi sono trovata a fare ingegneria. E ancora non so se mi è piaciuto studiare…il piacere consisteva nel riuscire in materie difficili. Ma purtroppo ho avuto una specie di crisi esistenziale (probabilmente dentro di me sapevo che stavo vivendo una vita per gli altri, non per me stessa e boicottandomi cercavo forse di frenarmi). Prendevo 20 in esami scemi, quelli che nel corso di studi erano messi lì per permetterti di sollevare la media, e 30 negli esami più difficili…non mi dilungo, alla fine, sputando sangue mi sono laureata con 108/110, ma comunque senza poter vantare un percorso netto (imperfezioni che hanno provocato il disprezzo di mio padre, che non si è risparmiato in quanto a parole e sguardi crudeli). E durante il corso di laurea mille volte avrei mollato, pensando di poter trovare qualcosa di più vicino alle mie corde, ma non me lo sono mai concessa, la coerenza!!! Porca miseria! Che stupidata! Mi fossi ascoltata di più!!!
Sai cosa farei se potessi tornare indietro?
Mi fermerei a pensare.
Se solo mi fossi concessa del tempo per me!!!
Se non sai cosa vuoi fare, perché ti metti a fare l’università? Prenditi un anno per pensare e nel mentre concediti di vivere!(non è uno spreco di tempo, ti assicuro che se quello che fai non ti piace ci metterai probabilmente molto più del tempo necessario a laurearti, e sarà comunque tutto tempo sprecato!) Trovati un lavoretto, scopri cosa significa fare qualcosa che ci piace, o qualcosa che non ci piace, tutti i giorni, cerca la tua indipendenza nell’ organizzarti le giornate. L’università offre un prolungamento della fase “vita scandita da doveri, giornate tipo già preconfezionate, la possibilità di farsi trascinare da “cosa si deve fare” per essere una ragazza modello, che all’università diventa “studentessa modello”. E ancora le scelte mature sono scansate. Se pensi di esserti iscritta all’università tanto per fare qualcosa, o lasci e provi un’esperienza grandiosa che è “fare quello che gli altri non si aspettano, che forse non capiranno , ma di cui tu hai bisogno per capire che strada prendere” o continui ma consapevole che è una scelta che può essere cambiata quando vuoi! Quando VUOI TU!!!!
Se scegli la pausa di riflessione forse in un anno avrai modo di guardarti intorno, se ti dedichi del tempo probabilmente scoprirai cosa vuoi fare o comunque cosa ti intriga di più…non buttare la tua giovinezza!!!
Io ora sono ingegnere, faccio un lavoro che non mi piace, vorrei riavere indietro i miei anni migliori, ma non si può.
Come ti capisco...anche io ho avuto il tuo stesso identico percorso...dalla scelta dell'università, alle "sottili pressioni" persino per la pallavolo.
Anche io sentivo e sento sempre di dover dimostrare qualcosa a mio padre...fin da piccola, brava, educata, ecc ecc. Poi la scelta: ingegneria. L'opzione era medicina..insomma scartavo fin da subito facoltà "più leggere" ammesso che si possano definire cosi...e perchè? per dimostrare, non di certo a me stessa, che ce l'avrei fatta...che valevo tanto, tutta la considerazione di mio padre e mia madre. Per far essere mio padre fiero di me (mio fratello non potrà studiare per problemi di salute) fin da piccola volevo colmare questo vuoto..."ci penso io a dare soddisfazioni a tutti "..."tocca a me", ecc
Alla base di questo c'è una profonda insicurezza...avrei dovuto fermarmi, pensare a quello che veramente volevo essere da grande ma allora non era facile, non ero pronta è stato più facile lascirsi trascinare.
Ma alla fine le cose si sono sistemate...già al secondo anno di università, quando pensavo ormai che fosse solo l'inerzia a farmi andare avanti, ho scoperto che in fondo mi piaceva quello che avevo scelto, che mi ero fissata del contrario...
Quindi Irene, credo che la tua scelta sia importante ma non è "irrimediabile", potrai accorgerti alla fine del primo anno che non è quello che vuoi e tornare indietro...quanti miei amici l'hanno fatto e si sono laureati anche prima di me...forse dovrai tirare fuori il coraggio per fare un passo del genere, per ammettere a te stessa "che hai sbagliato" ma è una possibilità di uscita..ce n'è sempre una!
In bocca al lupo
Serena