Amare in tempo di crisi

Relazioni di coppia: esperienze, storie, delusioni, consigli

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Mister71
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Messaggio da Mister71 » 12/03/2012, 12:00

MissJingle ha scritto:[...]



Mi sembra leggendovi che ciò che abbiamo perso non sia la stabilità economica ma il senso e il valore della parola famiglia in primis. Il romanticismo non esiste solo in vacanza o in situazioni idilliache, se esiste deve esistere in qualsiasi condizione, se supportato da un vero sentimento d'amore esisterà a prescindere. E il lato economico certo non aiuta a vivere sereni quando le difficoltà esistono, ma non è una realtà soltanto nostra. I nostri genitori, i nostri nonni, le generazioni che ci hanno messo al mondo senza una lira supportandosi a vicenda, quelli che ancora credevano alla formula magica 'nella gioia e nel dolore, nella ricchezza e nella povertà', cosa credete abbiano fatto? Non passavano le ore a contare margherite con il borsello pieno, hanno lavorato, sudato, sopportato, generato figli su cui hanno investito e lavorato sodo, con fatica. Il problema oggi è che ci si mette insieme perché non si sa cosa fare, e l'amore ci si scorda persino di cosa si tratti. I soldi sono soltanto una scusa, anche banale, per non guardare a fondo quali sono le vere basi di quei progetti. Nessun immobile rimane stabile se costruito su un terreno franoso, e non bastano tutti i soldi del mondo per aggiustare le crepe se il problema è alla base.
Ciao...

Molto gradevole la tua analisi, e anche ben esposta, il che non guasta mai.

Vorrei aggiungere che la causa prima secondo me non è l'interesse per il denaro con le preoccupazioni annesse, ma la troppa attenzione per se stessi, ossia la glorificazione dell'individualismo, che si manifesta "anche" attraverso l'attaccamento al denaro, all'idea di una carriera, e in generale a quanto appartiene o potrebbe appartenere al sé senza curarsi di nient'altro.

Voglio dire, più semplicemente, che non esiste quasi più, soprattutto nei grandi centri urbani, l'idea di comunità, di collettività, di rispetto reciproco, di "grande famiglia" insomma. Tutto comincia e finisce attorno al confine di se stessi.

E anche il rispetto delle regole e una porzione di etica consegnata a tutti attraverso l'educazione familiare sono molto rare. Il liberismo educativo ha fatto più danni che benefici, a mio avviso.

Pertanto, credo che l'aspetto economico sia alla fin fine un sintomo di qualcos'altro. Del resto la mondializzazione cos'è se non il risultato della miopia di chi non ha compreso che la direzione del mondo non può essere lasciata nelle mani di coloro che per vocazione (gli imprenditori) fanno soltanto il loro proprio interesse.

Ciao...

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MissJingle
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Messaggio da MissJingle » 12/03/2012, 12:13

Mister71 ha scritto:[...]



Ciao...

Molto gradevole la tua analisi, e anche ben esposta, il che non guasta mai.

Vorrei aggiungere che la causa prima secondo me non è l'interesse per il denaro con le preoccupazioni annesse, ma la troppa attenzione per se stessi, ossia la glorificazione dell'individualismo, che si manifesta "anche" attraverso l'attaccamento al denaro, all'idea di una carriera, e in generale a quanto appartiene o potrebbe appartenere al sé senza curarsi di nient'altro.

Voglio dire, più semplicemente, che non esiste quasi più, soprattutto nei grandi centri urbani, l'idea di comunità, di collettività, di rispetto reciproco, di "grande famiglia" insomma. Tutto comincia e finisce attorno al confine di se stessi.

E anche il rispetto delle regole e una porzione di etica consegnata a tutti attraverso l'educazione familiare sono molto rare. Il liberismo educativo ha fatto più danni che benefici, a mio avviso.

Pertanto, credo che l'aspetto economico sia alla fin fine un sintomo di qualcos'altro. Del resto la mondializzazione cos'è se non il risultato della miopia di chi non ha compreso che la direzione del mondo non può essere lasciata nelle mani di coloro che per vocazione (gli imprenditori) fanno soltanto il loro proprio interesse.

Ciao...
Si mi trovi perfettamente d'accordo. Il mio punto di vista era leggermente su scala ridotta rispetto alla tua visione societaria allargata, ma mi ritrovo anche nella tua. L'individualismo e l'idea del singolo come essere a sé stante, di realizzazione in sé e per sé al cospetto del mondo ma che fa esclusivamente da specchio. E la collettività è lì soltanto per consensi e dissensi, per applausi o critiche, ma a debita distanza da ciò che si è, vicinissimo a ciò che si diventa, che si appare. Così è ovvio che ogni condivisione possa soltanto diventare una reclusione per qualcosa di proprio, una rinuncia dove manca lo scambio. Ma alla fine a che serve la piena realizzazione individualista se allontanandosi da tutto ciò che circonda ci si perde persino dalla vista di se stessi? L'immagine che basta ai plausi può in qualche modo arrivare ad essere a lungo sufficiente per il singolo? Io non credo, vedo solo una lunga e lenta caduta.
Ivi vidi foderar terra, l'osare era sol arretrare d'ofidi vivi.

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tarabas
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Messaggio da tarabas » 12/03/2012, 20:44

MissJingle ha scritto:[...]



Mi sembra leggendovi che ciò che abbiamo perso non sia la stabilità economica ma il senso e il valore della parola famiglia in primis. Il romanticismo non esiste solo in vacanza o in situazioni idilliache, se esiste deve esistere in qualsiasi condizione, se supportato da un vero sentimento d'amore esisterà a prescindere. E il lato economico certo non aiuta a vivere sereni quando le difficoltà esistono, ma non è una realtà soltanto nostra. I nostri genitori, i nostri nonni, le generazioni che ci hanno messo al mondo senza una lira supportandosi a vicenda, quelli che ancora credevano alla formula magica 'nella gioia e nel dolore, nella ricchezza e nella povertà', cosa credete abbiano fatto? Non passavano le ore a contare margherite con il borsello pieno, hanno lavorato, sudato, sopportato, generato figli su cui hanno investito e lavorato sodo, con fatica. Il problema oggi è che ci si mette insieme perché non si sa cosa fare, e l'amore ci si scorda persino di cosa si tratti. I soldi sono soltanto una scusa, anche banale, per non guardare a fondo quali sono le vere basi di quei progetti. Nessun immobile rimane stabile se costruito su un terreno franoso, e non bastano tutti i soldi del mondo per aggiustare le crepe se il problema è alla base.
Ciao credo che tu abbia detto tutto, sono perfettamente d'accordo: 10 elode :D
La crisi è una scusa per non impegnarsi ad amarsi.
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tropicsnow
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Messaggio da tropicsnow » 12/03/2012, 21:42

MissJingle ha scritto:[...]



Mi sembra leggendovi che ciò che abbiamo perso non sia la stabilità economica ma il senso e il valore della parola famiglia in primis. Il romanticismo non esiste solo in vacanza o in situazioni idilliache, se esiste deve esistere in qualsiasi condizione, se supportato da un vero sentimento d'amore esisterà a prescindere. E il lato economico certo non aiuta a vivere sereni quando le difficoltà esistono, ma non è una realtà soltanto nostra. I nostri genitori, i nostri nonni, le generazioni che ci hanno messo al mondo senza una lira supportandosi a vicenda, quelli che ancora credevano alla formula magica 'nella gioia e nel dolore, nella ricchezza e nella povertà', cosa credete abbiano fatto? Non passavano le ore a contare margherite con il borsello pieno, hanno lavorato, sudato, sopportato, generato figli su cui hanno investito e lavorato sodo, con fatica. Il problema oggi è che ci si mette insieme perché non si sa cosa fare, e l'amore ci si scorda persino di cosa si tratti. I soldi sono soltanto una scusa, anche banale, per non guardare a fondo quali sono le vere basi di quei progetti. Nessun immobile rimane stabile se costruito su un terreno franoso, e non bastano tutti i soldi del mondo per aggiustare le crepe se il problema è alla base.

non sono del tutto d'accordo. i nostri nonni non erano del tutto liberi di scegliere: una volta sposati non era contemplata la possibilità di tornare indietro. inoltre erano frequenti i matrimoni combianti basati sull'aspetto economico: se il partner scelto non risultava avere la "roba" che permettesse alla coppia di che vivere, il matrimonio non veniva fatto. dunque anche allora l'aspetto economico aveva una valenza importante forse più di oggi. non guardiamo al passato sempre e solo come un monito di virtù. soprattutto non prendiamo dai tempi che furono solo ciò che ci fa comodo o ci piace. un tempo si era più propensi a fare sacrifici perchè non si poteva fare diversamente e le esigenze erano altre.
oggi abbiamo altre cose che quelli di un tempo ci invidiano però abbiamo perso l'importanza di certi valori e sentimenti. concordo sulla parte relativa alla fragilità dei legami perchè manca, a mio parere, un'educazione sentimentale che unita ad una incapacità di creare relazioni autentiche provoca crolli al primo scossone.

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MissJingle
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Messaggio da MissJingle » 13/03/2012, 12:16

tropicsnow ha scritto:[...]




non sono del tutto d'accordo. i nostri nonni non erano del tutto liberi di scegliere: una volta sposati non era contemplata la possibilità di tornare indietro. inoltre erano frequenti i matrimoni combianti basati sull'aspetto economico: se il partner scelto non risultava avere la "roba" che permettesse alla coppia di che vivere, il matrimonio non veniva fatto. dunque anche allora l'aspetto economico aveva una valenza importante forse più di oggi. non guardiamo al passato sempre e solo come un monito di virtù. soprattutto non prendiamo dai tempi che furono solo ciò che ci fa comodo o ci piace. un tempo si era più propensi a fare sacrifici perchè non si poteva fare diversamente e le esigenze erano altre.
oggi abbiamo altre cose che quelli di un tempo ci invidiano però abbiamo perso l'importanza di certi valori e sentimenti. concordo sulla parte relativa alla fragilità dei legami perchè manca, a mio parere, un'educazione sentimentale che unita ad una incapacità di creare relazioni autentiche provoca crolli al primo scossone.
I matrimoni combinati nascono con una base economica combinata -vedi ad esempio la dote. Intanto mi allargo, dato che qui succedeva un tempo altrove succede ancora ma il caso non si differenzia di granché. Ma questo riportato ai tempi attuali può essere l'equivalente della base su cui si inizia un matrimonio o una convivenza. Se non hai un soldo in banca non riesci ad allacciare il gas e procurarti i mobili, quindi non parti in quel momento ma aspetti il momento più opportuno. Nel procedere della relazione-matrimonio però le difficoltà vengono ad esistere, e non sarà nè la dote di lei, né il buon lavoro di lui a salvare il matrimonio combinato dai guai, ma essi stessi nel loro muovercisi all'interno. Se invece ti riferisci a matrimoni combinati tra ranghi nobiliari allora il discorso è tutto differente.
Un tempo non era tutto migliore, e a mia riflessione non voleva affatto essere un semplice sguardo nostalgico su quanto si amassero i nostri nonni. Si amavano, si odiavano, si sopportavano, ma restavano, lottavano. E certo che la facilità con cui oggi possiamo interrompere un legame è un punto chiave di tutto ciò, ma non per forza soltanto in senso positivo di libertà. La libertà è un'arma a doppio taglio, possiamo scegliere la libertà costantemente ma più la inseguiamo alla prima difficoltà e più ci distanziamo da quel percorso duro che dovrebbe essere la famiglia e la realizzazione della stessa. Chi non ha potuto farlo ha sofferto, tanto, e addirittura troppo, ma quel legame l'ha fatto vivere. Oggi abbiamo la possibilità di arrivare ad un equilibrio tra libertà e obbligo, potremmo realmente fare qualcosa di costruttivo e ci limitiamo ad approfittare malamente delle concessioni che il tempo e il progresso societario ci hanno consentito. Questo è il problema.
Ps. Ai tempi perlomeno dei miei nonni separarsi non era punito con la pena capitale, certo si andava incontro a una rovina pubblica e un difficoltoso percorso futuro individuale, cosa che però in alcuni casi è stato fatto.
Ivi vidi foderar terra, l'osare era sol arretrare d'ofidi vivi.