arietina76 ha scritto:[...]
pur ribadendo quanto, in una simile situazione, sia difficile dare consigli, io ti do la mia opinione.
secondo me dovresti rileggere quello che hai appena scritto, e soffermarti sulle tue stesse parole. prima dici che imputava a te e non a se stessa la sua insoddisfazione, ma poi sembra che tu per primo ti investa della situazione, assumendotene la responsabilità.
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Oltre a quello che hai detto, succedeva anche che il suo senso di insoddisfazione lo imputasse più a me e ben poco a se stessa.
Non si accorgeva di quanto facevo per lei e di quanto lei poco facesse (anche solo per se stessa).
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vivi la tua vita, non puoi e non è giusto che tu rinunci alla tua vita, alla tua serenità, alla tua felicità" mi da l'idea di mettere su di lei una condanna a tempo per levarla da me
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Se poi succedesse qualcosa, sapere di non aver fatto niente quando avrei potuto per pensare a me, mi darebbe un senso di colpa che non posso neanche immaginarmi.
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Parlo di due cose diverse:
con senso di insoddisfazione intendo quello che ha una persona depressa (e non è colpa mia).
Quando parlo della responsabilità che mi sento, parlo del fatto che mi dice "salvami" e io l'ho vista dondolarsi sul bordo del terrazzo.
Ho parlato di condanna "a tempo" pensando al fatto che non succede ora, ma quando si dovrà sposare (e non ha fatto altro che dire che non vuole)? Questo non vuol dire che debba per forza succedere qualcosa, è solo che ci penso e, a dirla tutta, credo che qualcosa farebbe. Magari senza arrivare al suidicio, o magari arrivandoci senza davvero volerlo.
Il consiglio giusto PER ME, è pensare a me (come tanti di voi mi dicono infatti).
Dovrei pensare a me perché a stare con lei magari vo a star male io: mi "condannerei" a dover sopportare i suoi problemi.
Ma farlo significa anche lasciarla nella situazione in cui è ora, e farla sposare con l'altro (perché non avrà scelta).
In questo senso "la condanna" la toglierei a me per darla a lei.
La mia condanna sarebbe i suoi problemi. La sua, una famiglia che non vuole e non si sa cosa porta (a tempo).
Capito?
arietina76 ha scritto:
parli di "idea di mettere su di lei una condanna a tempo per levarla da me", quando invece tu non sei portatore (scusami l'indelicatezza del termine) di alcuna condanna,e quindi non scaricheresti nulla. se pensi di avere tu una croce da portare, significa che in qualche modo fai ricadere e addebiti a te stesso questa situazione. e continui dicendo che potresti fare qualcosa, come se fossi investito da una missione, quando invece secondo me, come ti ho già detto, per molti aspetti questa situazione va al di là delle tue forze, perchè ci sono troppi fattori su cui tu non hai "potere": una patologia, l'arrivo di un figlio non tuo....
secondo me dovresti riflettere....
credimi, te lo dico senza alcuna presunzione e con il massimo rispetto per questa delicatissima situazione.
Non ti preoccupare, mi fai solo piacere a dirmi la tua.
Se io mi tiro fuori, lei rimane senza scelta. Lei mi dice "salvami" (dal doversi sposare con l'altro) perciò, se io mi tiro fuori, faccio si che lei finisca nella situazione da cui vuole essere "salvata".
Per forza mi sentirei responsabile se poi le succedesse qualcosa. Responsabile in parte, cioè di non aver fatto quello che potevo: non sarebbe colpa mia.
Ti torna no?
Come se non ti fermi ad aiutare uno che è stato arrotato. Se poi muore ti senti responsabile?
Poi come ho detto nel messaggio a cui hai risposto, io non penso di sapere cosa è meglio per lei.
Per quanto ho riflettuto sino ad ora, penso che quello che è giusto lo può sapere meglio un dott.
Ho detto che" forse farò quello che è giusto per lei" (io non so cosa) e questo va dal dirle un no secco (e questo è facile ora) al dirle si anche se non mi conviene (per questo ho messo forse...). Il perché del si l'ho scritto sopra.
Se non mi accorgessi che ci sono tanti, troppi fattori "su cui non ho potere" avrei detto si perché i sentimenti li ho.
Non me ne faccio una missione: prima, quando il figlio poteva non esserci, sarei stato con lei ed è indubbio che per lei sarebbe stato meglio. Questo SE lei avesse voluto abortire. Questo non lo dicevo solo io: anche la sua psicologa ed il suo psichiatra. Anche perché non è una gravidanza normale: se anche non avrà effetti dovuti alle medicine che prendeva fino a un mese dopo il concepimento, ne prende comunque altre che la mettono a rischio di parto prematuro. Senza contare che soffre di crisi nervose simili ad attacchi epilettici (per i quali adesso non si cura). Ma che sarebbe stata meglio un'altra scelta, lo vedi anche da cosa mi chiede ora. Tra il fatto dei suoi problemi, le medicine a rischio e il tipo di persona che è l'altro, le consigliarono chiaro di non continuare ovvero stare con me perché la buttavano fuori casa.
Ora però non è come prima: ora non ho detto si ed ho scritto qui proprio perché non lo so per tanti motivi.
Allora capisci che non è che mi sento il suo "guaritore" o "salvatore" e me ne faccio una missione.
A proposito: in una tua precedente risposta, mi hai detto una cosa simile (che mi sento l'unico a poter fare qualcosa, sottolinieando le parole mie).
Ma avevi letto male le parole che hai sottolineato: sono l'ULTIMO a poter fare qualcosa ora...
Forse è da li che ti è nato questo pensiero...
