Angoscia da ritorno

Lavorare, cercare lavoro, cambiare lavoro, esperienze lavorative, problemi

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Angoscia da ritorno

Messaggio da Sims » 26/08/2006, 22:21

Uno dei miei attuali problemi è il lavoro.
Ho sempre avuto l'ansia leopardiana da domenica: quella che ti prende perché senti avvicinarsi il lunedì e ti accorgi che stai pure sprecando quelle tanto sospirate ore di riposo senza far nulla di memorabile.
Stessa cosa nelle vacanze, ma quest'anno sto toccando il fondo.
Mi dilungo a spiegare la situazione. Faccio il revisore contabile: nessun orario, spesso sono tornata a casa alle 10 di sera, trasferte e luoghi di lavoro lontani anche più di 100 km (da farsi ogni giorno perché se possono non ci fanno dormire fuori per risparmiare), impossibilità di fare programmi perché è richiesta totale dedizione e disponibilità, ferie solo e sempre ad agosto, omologazione nell'abbigliamento e nel comportamento, elevatissima ambizione dei colleghi, generale superficilaità dei superiori dato che da anni non fanno altro che contare.
Personalmente lo trovo un lavoro pessimo anche se come neolaureata non ho trovato niente di meglio l'anno scorso. Quest'anno provo a cambiare. Di certo non posso continuare a farmi rovinare la salute. Il punto è che però fino a che non avrò trovato un altro impiego devo stare lì. Lunedì saranno finite le ferie e mi presenterò di nuovo (non so dove perché me lo diranno solo domani), forse sarò 2 settimane via da casa. Mi sento trattata come uno schiavo, dato che nemmeno si proccupano di avere rispetto e comunicarmelo con un po' di anticipo.

A quale pensiero posso aggrapparmi per resistere, per andare lunedì al lavoro senza gli occhi gonfi di pianto come già mi è successo di fare?
Io non riesco ad essere ottimista sulla possibilità di trovare presto un altro lavoro, mi sembra impossibile. Mi sforzo, ma trovo mille ragioni per cui non dovrebbero chiamare me.

Ho scelto economia all'università perché non volevo restare disoccupata dopo gli studi, volevo cambiare le cose intorno a me, volevo dedicare la mia vita al lavoro per riuscire finalmente ad avere quelle cose materiali per me e per i miei familiari a cui finora abbiamo tutti rinunciato.
Ma non ce la faccio. Ho provato per un anno, ma il mio corpo si rifiuta. Sono un pesce fuor d'acqua, ho bisogno di altre cose, non sono ambiziosa, voglio una vita in miseria con qualcuno da guardare negli occhi non la vita di quest'anno da sola, tornare a casa senza nessuno ad aspettarmi, telefonare ad un'amica durante le ore di viaggio verso casa giusto per dare un senso alla giornata. Ficcarmi in testa nozioni di un lavoro che non accresce la mia personalità ma che anzi è detestato da tutti, avere a che fare con un ambiente in cui ogni cosa di te va tenuta nascosta per difenderti dai sotterfugi e dagli attacchi dei colleghi, perdere di vista se stessi perché l'omologazione imposta dalle multinazionali ti arriva dentro fino a che tu ti senti una nullità: fai lavori che a tutta prima sembrano quasi ripetitivi ma dei superiori meno preparati di te ti correggono all'infinito per ribadire il loro ruolo.
Sono stufa! Vorrei arrivare lì su un carro armato e buttare giù la sede e tutta la loro sporca baracca. E' un lavoro schifoso, ho perso la stima di me stessa facendolo, ci sono tante cose non dette, tante cose mal fatte... Non fatemi aggiungere altro.
Come si fa a sopportare a denti stretti e soprattutto a cosa mi aggrappo lunedì per prendere la mia macchinuccia e andare a chiudermi in un ufficetto in Lombardia per due settimane???

aeroplano81

Re: Angoscia da ritorno

Messaggio da aeroplano81 » 27/08/2006, 2:16

Sims ha scritto:Uno dei miei attuali problemi è il lavoro.
Ho sempre avuto l'ansia leopardiana da domenica: quella che ti prende perché senti avvicinarsi il lunedì e ti accorgi che stai pure sprecando quelle tanto sospirate ore di riposo senza far nulla di memorabile.
Stessa cosa nelle vacanze, ma quest'anno sto toccando il fondo.
Mi dilungo a spiegare la situazione. Faccio il revisore contabile: nessun orario, spesso sono tornata a casa alle 10 di sera, trasferte e luoghi di lavoro lontani anche più di 100 km (da farsi ogni giorno perché se possono non ci fanno dormire fuori per risparmiare), impossibilità di fare programmi perché è richiesta totale dedizione e disponibilità, ferie solo e sempre ad agosto, omologazione nell'abbigliamento e nel comportamento, elevatissima ambizione dei colleghi, generale superficilaità dei superiori dato che da anni non fanno altro che contare.
Personalmente lo trovo un lavoro pessimo anche se come neolaureata non ho trovato niente di meglio l'anno scorso. Quest'anno provo a cambiare. Di certo non posso continuare a farmi rovinare la salute. Il punto è che però fino a che non avrò trovato un altro impiego devo stare lì. Lunedì saranno finite le ferie e mi presenterò di nuovo (non so dove perché me lo diranno solo domani), forse sarò 2 settimane via da casa. Mi sento trattata come uno schiavo, dato che nemmeno si proccupano di avere rispetto e comunicarmelo con un po' di anticipo.

A quale pensiero posso aggrapparmi per resistere, per andare lunedì al lavoro senza gli occhi gonfi di pianto come già mi è successo di fare?
Io non riesco ad essere ottimista sulla possibilità di trovare presto un altro lavoro, mi sembra impossibile. Mi sforzo, ma trovo mille ragioni per cui non dovrebbero chiamare me.
...
Ficcarmi in testa nozioni di un lavoro che non accresce la mia personalità ma che anzi è detestato da tutti, avere a che fare con un ambiente in cui ogni cosa di te va tenuta nascosta per difenderti dai sotterfugi e dagli attacchi dei colleghi, perdere di vista se stessi perché l'omologazione imposta dalle multinazionali ti arriva dentro fino a che tu ti senti una nullità: fai lavori che a tutta prima sembrano quasi ripetitivi ma dei superiori meno preparati di te ti correggono all'infinito per ribadire il loro ruolo.
Sono stufa! Vorrei arrivare lì su un carro armato e buttare giù la sede e tutta la loro sporca baracca. E' un lavoro schifoso, ho perso la stima di me stessa facendolo, ci sono tante cose non dette, tante cose mal fatte... Non fatemi aggiungere altro.
Come si fa a sopportare a denti stretti e soprattutto a cosa mi aggrappo lunedì per prendere la mia macchinuccia e andare a chiudermi in un ufficetto in Lombardia per due settimane???
"Ho scelto economia all'università perché non volevo restare disoccupata dopo gli studi, volevo cambiare le cose intorno a me, volevo dedicare la mia vita al lavoro per riuscire finalmente ad avere quelle cose materiali per me e per i miei familiari a cui finora abbiamo tutti rinunciato.
Ma non ce la faccio. Ho provato per un anno, ma il mio corpo si rifiuta. Sono un pesce fuor d'acqua, ho bisogno di altre cose, non sono ambiziosa, voglio una vita in miseria con qualcuno da guardare negli occhi non la vita di quest'anno da sola, tornare a casa senza nessuno ad aspettarmi, telefonare ad un'amica durante le ore di viaggio verso casa giusto per dare un senso alla giornata"

Estraggo questo dal post perchè è esattamente quello che scriverei io, cambia "economia" con "ingegneria" e "quest'anno" con "la mia vita" e il gioco è fatto. Ah, ovviamente molte parole che finiscono in -a le cambio in -o :O Sto scrivendo la tesi... l'anno scorso avrei voluto mollare perchè ho visto com'è questo mondo, dove regna l'ambizione e l'irrazionale l'autostima di persone che dovrebbero solo provare vergogna di loro stesse. Nel giudicarti, nel farti sentire peggio di loro a ogni costo, anche quando ogni evidenza dimostra l'opposto. I miei ex-compagni già laureati hanno perso il sorriso e la voglia di divertirsi. Costretti a lavorare a ritmi infernali, schiavi di grandi e medie aziende che li sbattono ovunque in Italia e nel mondo per 900-1000 euro al mese. E qui a Milano si sa quanto cifre del genere permettano di fare progetti a giovani che partono da zero... Mi sono già giocato due colloqui di lavoro semplicemente perchè ho lasciato intendere di non volermi zerbinare, non accetto di diventare schiavo di questa società ma forse dovrò farlo per sopravvivere. Unico rimpianto, grosso, non aver scelto medicina, avrei unito la mia propensione agli altri con la mia passione per le materie scientifiche. Nell'ingegneria le capacità individuali contano zero. Servono solo a passare i primi due anni di integrali tripli e coordinate cilindriche... 110 e lode conta zero rispetto a una forte personalità e all'ambizione. Si ricerca "personale giovane e dinamico". E' questa la nuova filosofia che governa il mondo. Mi sono spaventato a vedere quanto i miei vecchi amici sono cambiati per adeguarsi a questa nuova vita. Il lavoro assorbe ogni aspetto di loro. Il piacere delle piccole cose non esiste più. Così come la libertà di prendersi un'ora in cui assaporare il tempo che passa senza pensare a niente. E soprattutto mi ha colpito la freddezza che ha coinvolto anche la loro vita privata... la morte dei loro sogni, la rassegnazione alla loro condizione... la società li ha completamente nelle loro mani... io ho paura!! Non mi so adeguare, non mi so negare, non mi voglio negare! Voglio ancora inseguire i miei sogni, sperare in una vita sociale, trovare una qualche soddisfazione in quello che faccio... prima volevo laurearmi al più presto, ora non so, mi sembra di volerlo fare solo per ripagare i sacrifici della mia famiglia, i miei penso che siano stati inutili. Ogni tanto mi vengono quei 5 minuti in cui mi sento più forte di tutto, più forte della solitudine, più forte di ogni libertà negata.. rido come un pazzo, prendo in giro il destino come farei a un bambino indifeso, a chi tanto non può farmi del male... e invece ti accorgi che ogni istante che passa si appropria di una parte di te... ma non mi arrendo ancora all'idea che lui sia più forte di me. :[ Parla lo "spirto guerrier ch'entro mi rugge".... e non dorme mai, nè la sera nè tantomeno la notte... se un giorno morirà, morirò anche io... delle mie spoglia fate ciò che volete... ma lui seppellitelo sul monte Titano, con vista sul Montefeltro...
Ehi, si è addormentato (?? facciamo troppo rumore...)

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Messaggio da Sims » 27/08/2006, 2:36

aeroplano81 ha scritto:[...]



"Ho scelto economia all'università perché non volevo restare disoccupata dopo gli studi, volevo cambiare le cose intorno a me, volevo dedicare la mia vita al lavoro per riuscire finalmente ad avere quelle cose materiali per me e per i miei familiari a cui finora abbiamo tutti rinunciato.
Ma non ce la faccio. Ho provato per un anno, ma il mio corpo si rifiuta. Sono un pesce fuor d'acqua, ho bisogno di altre cose, non sono ambiziosa, voglio una vita in miseria con qualcuno da guardare negli occhi non la vita di quest'anno da sola, tornare a casa senza nessuno ad aspettarmi, telefonare ad un'amica durante le ore di viaggio verso casa giusto per dare un senso alla giornata"

Estraggo questo dal post perchè è esattamente quello che scriverei io, cambia "economia" con "ingegneria" e "quest'anno" con "la mia vita" e il gioco è fatto. Ah, ovviamente molte parole che finiscono in -a le cambio in -o :O Sto scrivendo la tesi... l'anno scorso avrei voluto mollare perchè ho visto com'è questo mondo, dove regna l'ambizione e l'irrazionale l'autostima di persone che dovrebbero solo provare vergogna di loro stesse. Nel giudicarti, nel farti sentire peggio di loro a ogni costo, anche quando ogni evidenza dimostra l'opposto. I miei ex-compagni già laureati hanno perso il sorriso e la voglia di divertirsi. Costretti a lavorare a ritmi infernali, schiavi di grandi e medie aziende che li sbattono ovunque in Italia e nel mondo per 900-1000 euro al mese. E qui a Milano si sa quanto cifre del genere permettano di fare progetti a giovani che partono da zero... Mi sono già giocato due colloqui di lavoro semplicemente perchè ho lasciato intendere di non volermi zerbinare, non accetto di diventare schiavo di questa società ma forse dovrò farlo per sopravvivere. Unico rimpianto, grosso, non aver scelto medicina, avrei unito la mia propensione agli altri con la mia passione per le materie scientifiche. Nell'ingegneria le capacità individuali contano zero. Servono solo a passare i primi due anni di integrali tripli e coordinate cilindriche... 110 e lode conta zero rispetto a una forte personalità e all'ambizione. Si ricerca "personale giovane e dinamico". E' questa la nuova filosofia che governa il mondo. Mi sono spaventato a vedere quanto i miei vecchi amici sono cambiati per adeguarsi a questa nuova vita. Il lavoro assorbe ogni aspetto di loro. Il piacere delle piccole cose non esiste più. Così come la libertà di prendersi un'ora in cui assaporare il tempo che passa senza pensare a niente. E soprattutto mi ha colpito la freddezza che ha coinvolto anche la loro vita privata... la morte dei loro sogni, la rassegnazione alla loro condizione... la società li ha completamente nelle loro mani... io ho paura!! Non mi so adeguare, non mi so negare, non mi voglio negare! Voglio ancora inseguire i miei sogni, sperare in una vita sociale, trovare una qualche soddisfazione in quello che faccio... prima volevo laurearmi al più presto, ora non so, mi sembra di volerlo fare solo per ripagare i sacrifici della mia famiglia, i miei penso che siano stati inutili. Ogni tanto mi vengono quei 5 minuti in cui mi sento più forte di tutto, più forte della solitudine, più forte di ogni libertà negata.. rido come un pazzo, prendo in giro il destino come farei a un bambino indifeso, a chi tanto non può farmi del male... e invece ti accorgi che ogni istante che passa si appropria di una parte di te... ma non mi arrendo ancora all'idea che lui sia più forte di me. :[ Parla lo "spirto guerrier ch'entro mi rugge".... e non dorme mai, nè la sera nè tantomeno la notte... se un giorno morirà, morirò anche io... delle mie spoglia fate ciò che volete... ma lui seppellitelo sul monte Titano, con vista sul Montefeltro...
Ehi, si è addormentato (?? facciamo troppo rumore...)
Ecco, non volevo lasciarmi prendere dall'enfasi altrimenti avrei scritto le tue stesse parole. Quelle che ho videnziato colgono nel segno in modo particolare. Quest'anno ho smesso di sognare grazie a quello schifo di posto in cui lavoro. L'impatto mi ha fatto rendere conto di tante cose tra le quali il fatto che io non sono "dinamica" come loro pretendono, né così flessibile o abile nel contatto con il pubblico. Sono un orso che sta bene per i fatti suoi, che fatica a sorridere tutto il giorno ai clienti, che non riesce a fare una telefonata davanti ad estranei, che ha bisogno anche di riflettere su ciò che le capita e non può correre come un'ossessa. Voglio fare un lavoro di cui essere fiera, o almeno di cui non vergognarmi. Che dia qualcosa alla nostra società, mentre il lavoro che faccio ora è un business inventato per fare soldi. Si certifica il bilancio di un'azienda per garantire gli investitori. In realtà la certificazione è obbligatoria per legge, ma non aggiunge nulla al valore della azienda certificata. Inoltre essendo questa a pagarci... beh, fate un po' voi!
Io volevo fare l'insegnante di lettere un tempo... non so se mi piacerebbe ancora, però l'idea di trasmettere qualcosa che so davvero dà più soddisfazione che arrabattarsi a far tornare conti di un altro senza capirci un'acca (perché io non ci sono nemmeno portata!).
Davide, sei fortunato ad averlo capito prima di laurearti. Io ho finito in fretta per lasciare libera mia madre di "rifarsi una vita", ma se fossi stata furba l'avrei tenuta vincolata a me ancora per qualche anno, rimandando tutto questo. Se puoi, non ti piegare alle regole di queste grandi società, voglio credere che ci sia per noi e per il nostro "spirto guerrier" qualcosa di meglio.

aeroplano81


Messaggio da aeroplano81 » 27/08/2006, 13:56

Sims ha scritto:[...]



Ecco, non volevo lasciarmi prendere dall'enfasi altrimenti avrei scritto le tue stesse parole. Quelle che ho videnziato colgono nel segno in modo particolare. Quest'anno ho smesso di sognare grazie a quello schifo di posto in cui lavoro. L'impatto mi ha fatto rendere conto di tante cose tra le quali il fatto che io non sono "dinamica" come loro pretendono, né così flessibile o abile nel contatto con il pubblico. Sono un orso che sta bene per i fatti suoi, che fatica a sorridere tutto il giorno ai clienti, che non riesce a fare una telefonata davanti ad estranei, che ha bisogno anche di riflettere su ciò che le capita e non può correre come un'ossessa. Voglio fare un lavoro di cui essere fiera, o almeno di cui non vergognarmi. Che dia qualcosa alla nostra società, mentre il lavoro che faccio ora è un business inventato per fare soldi. Si certifica il bilancio di un'azienda per garantire gli investitori. In realtà la certificazione è obbligatoria per legge, ma non aggiunge nulla al valore della azienda certificata. Inoltre essendo questa a pagarci... beh, fate un po' voi!
Io volevo fare l'insegnante di lettere un tempo... non so se mi piacerebbe ancora, però l'idea di trasmettere qualcosa che so davvero dà più soddisfazione che arrabattarsi a far tornare conti di un altro senza capirci un'acca (perché io non ci sono nemmeno portata!).
Davide, sei fortunato ad averlo capito prima di laurearti. Io ho finito in fretta per lasciare libera mia madre di "rifarsi una vita", ma se fossi stata furba l'avrei tenuta vincolata a me ancora per qualche anno, rimandando tutto questo. Se puoi, non ti piegare alle regole di queste grandi società, voglio credere che ci sia per noi e per il nostro "spirto guerrier" qualcosa di meglio.
Bisogna pensare seriamente a quello che davvero desideriamo e che è meglio per noi stessi. E' una scelta di vita molto importante. Per me potrebbe significare rinunciare in parte a questi 6 anni di studio e cercare un lavoro che c'entri ben poco. Purtroppo quello che ritengo importante per me oggi non è lo stesso che pensavo 6 anni fa. E purtroppo certe scelte che si fanno nella vita sono quasi definitive. Per quanto ti riguarda, credo che se non ti sei "omologata" fino a oggi, non lo farai mai... devi esserne orgogliosa, fiera di mantenere la tua individualità in una società che non valorizza le tue qualità ma ne premia altre che non ti appartengono e che forse non si dovrebbero chiamare neanche qualità. Insegnante, ci avevo pensato anch'io, vedo che mi piace molto trasmettere qualcosa agli altri, o forse è più che altro la libertà di esprimere me stesso che in azienda sarebbe negata. Non so se è un fatto positivo che l'abbia capito prima di laurearmi, perchè ho fatto davvero fatica a ritrovare gli stimoli... devo guardare solo fino a domani perchè il dopodomani non promette niente di meglio. Però dai, qualche sorpresa nella vita c'è sempre, con impegno e volontà si può ancora sperare di ottenere qualcosa di buono restando noi stessi. Effettivamente il tuo lavoro di oggi dev'essere a dir poco nauseante... non smettere di guardarti in giro... Sai dei miei ex-compagni cosa ho notato soprattutto? Che NON si ACCORGONO di essere cambiati, di aver venduto la loro anima a un contratto di schiavitù! E io non sarò mai in grado di competere sul lavoro con persone così pervase da questo spirito di ambizione, indifferenza per l'altro, chiusura emotiva... che si comportano ormai spontaneamente in questo modo. Vivono per l'ufficio, la loro vita è l'ufficio, una scrivania, un computer, la rincorsa a un posto di successo in cui tutti vogliono la pole-position... e anche gli ultimi per capacità ti mettono i chiodi per terra per arrivare prima di te. In realtà non sono pessimista al 100% ma quando ci penso e scrivo le mie idee lo divento.

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Messaggio da Sims » 27/08/2006, 14:21

aeroplano81 ha scritto:[...]



Bisogna pensare seriamente a quello che davvero desideriamo e che è meglio per noi stessi. E' una scelta di vita molto importante. Per me potrebbe significare rinunciare in parte a questi 6 anni di studio e cercare un lavoro che c'entri ben poco. Purtroppo quello che ritengo importante per me oggi non è lo stesso che pensavo 6 anni fa. E purtroppo certe scelte che si fanno nella vita sono quasi definitive. Per quanto ti riguarda, credo che se non ti sei "omologata" fino a oggi, non lo farai mai... devi esserne orgogliosa, fiera di mantenere la tua individualità in una società che non valorizza le tue qualità ma ne premia altre che non ti appartengono e che forse non si dovrebbero chiamare neanche qualità. Insegnante, ci avevo pensato anch'io, vedo che mi piace molto trasmettere qualcosa agli altri, o forse è più che altro la libertà di esprimere me stesso che in azienda sarebbe negata. Non so se è un fatto positivo che l'abbia capito prima di laurearmi, perchè ho fatto davvero fatica a ritrovare gli stimoli... devo guardare solo fino a domani perchè il dopodomani non promette niente di meglio. Però dai, qualche sorpresa nella vita c'è sempre, con impegno e volontà si può ancora sperare di ottenere qualcosa di buono restando noi stessi. Effettivamente il tuo lavoro di oggi dev'essere a dir poco nauseante... non smettere di guardarti in giro... Sai dei miei ex-compagni cosa ho notato soprattutto? Che NON si ACCORGONO di essere cambiati, di aver venduto la loro anima a un contratto di schiavitù! E io non sarò mai in grado di competere sul lavoro con persone così pervase da questo spirito di ambizione, indifferenza per l'altro, chiusura emotiva... che si comportano ormai spontaneamente in questo modo. Vivono per l'ufficio, la loro vita è l'ufficio, una scrivania, un computer, la rincorsa a un posto di successo in cui tutti vogliono la pole-position... e anche gli ultimi per capacità ti mettono i chiodi per terra per arrivare prima di te. In realtà non sono pessimista al 100% ma quando ci penso e scrivo le mie idee lo divento.
Effettivamente sono riuscita a mantenere quella minima lucidità mentale sufficiente e farmi capire che non sono io ad essere sbagliata ma le richieste che vengono fatte dall'azienda. Invece di aiutarsi tra colleghi per rendere il lavoro meno pesante e i sacrifici meno insopportabili, la quasi totalità delle persone gioca a fare il giovane rampante. Ma in gioco c'è la nostra vita, la nostra spiritualità anche, visto che in questi luoghi di lavoro è assolutamente negata. Io sento che lì perdo una grossa parte di me stessa.
Tu dici che possiamo trovare di meglio, qualcosa più vicino al nostro essere. Ma personalmente non riesco ad immaginare cosa. In questo mese di ferie ho inviato il mio curriculum a centinaia di posti, in tutta Italia, anche se non vorrei davvero dovermi trasferire per ora (anche questa è una cosa di me che ho scoperto da poco tempo).
Quello che mi manca è il consiglio di qualcuno, una persona con cui confrontarmi. Se un anno fa qualcuno mi avesse fatto riflettere sulle mie scelte... ma qui vige il detto "Sbagliando si impara" e sembra che i miei vogliano farmi imparare parecchio! Alla fine me la prendo con la mia famiglia, perché mi sono assolutamente inutili in tutto. Anche nel lavoro, l'essenziale è che non chieda nulla. Se poi ci perdo sonno ed appetito non è affar loro. D'altronde, a suo tempo, anche loro hanno fatto molti sacrifici... :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes: CHE PALLE!

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Messaggio da aeroplano81 » 27/08/2006, 14:40

Sims ha scritto:[...]

Ma in gioco c'è la nostra vita, la nostra spiritualità anche, visto che in questi luoghi di lavoro è assolutamente negata. Io sento che lì perdo una grossa parte di me stessa.
Tu dici che possiamo trovare di meglio, qualcosa più vicino al nostro essere. Ma personalmente non riesco ad immaginare cosa.
Forse cercare in piccole società, dove le persone non sono scatole con l'etichetta ma hanno anche una spiritualità, esigenze sociali e di libertà d'espressione... medicina sarebbe il mio sogno adesso, una professione che permette di essere molto "individuali" nel rapporto con gli altri. Un po' come il professore appunto... ma x le scelte che ho fatto queste vie mi sono precluse. Confido nei lavori di cui ancora ignoro l'esistenza, diciamo che inseguo "sogni realistici", sperando di non inseguire una contraddizione.

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Messaggio da kim90 » 27/08/2006, 22:05

Dobbiamo prendere coscienza di un fatto:

che in un’ epoca in cui si parla di scienza della comunicazione, pianificazione sociale dell'ambiente di lavoro, ecc., si dovrebbe verificare un sensibile miglioramento di quello che è il "mondo del lavoro".
Invece assistiamo ad un vero e proprio regresso, il lavoro come "dipendenza o interdipendenza" oggi è arrivato all'acme in cui sembra prospettarsi solo un peggioramento, quasi una paradossale rinascita di regole arcaiche, che io oso definire “schiavismo moderno”. Dico questo per aver vissuto direttamente e in molteplici occasioni tali spiacevoli esperienze.

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Messaggio da Sims » 27/08/2006, 22:24

kim90 ha scritto:Dobbiamo prendere coscienza di un fatto:

che in un’ epoca in cui si parla di scienza della comunicazione, pianificazione sociale dell'ambiente di lavoro, ecc., si dovrebbe verificare un sensibile miglioramento di quello che è il "mondo del lavoro".
Invece assistiamo ad un vero e proprio regresso, il lavoro come "dipendenza o interdipendenza" oggi è arrivato all'acme in cui sembra prospettarsi solo un peggioramento, quasi una paradossale rinascita di regole arcaiche, che io oso definire “schiavismo moderno”. Dico questo per aver vissuto direttamente e in molteplici occasioni tali spiacevoli esperienze.

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Kim, mi consolano queste tue parole perché in base all'educazione rigida che ho ricevuto non bisognerebbe mai lamentarsi del proprio lavoro. Perché il lavoro non piace per antonomasia ma guai a dirlo perché una volta sì che si faceva fatica e poi per mangiare bisogna essere disposti a fare qualsiasi lavoro onesto.
In realtà il fatto stesso di non soffrire la fame ci permette di alzare la testa e guardare la nostra vita sotto più punti di vista. Mi sento in colpa per non saper essere grata di avere un lavoro quando c'è tanta disoccupazione, ma che ci posso fare? :shy:

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Messaggio da aeroplano81 » 28/08/2006, 1:52

Sims ha scritto:[...]



Kim, mi consolano queste tue parole perché in base all'educazione rigida che ho ricevuto non bisognerebbe mai lamentarsi del proprio lavoro. Perché il lavoro non piace per antonomasia ma guai a dirlo perché una volta sì che si faceva fatica e poi per mangiare bisogna essere disposti a fare qualsiasi lavoro onesto.
In realtà il fatto stesso di non soffrire la fame ci permette di alzare la testa e guardare la nostra vita sotto più punti di vista. Mi sento in colpa per non saper essere grata di avere un lavoro quando c'è tanta disoccupazione, ma che ci posso fare? :shy:
I sindacati sono nati apposta per difendere i diritti dei lavoratori, lo dico solo come esempio oggettivo, senza visioni politiche della cosa... generalmente penso sia lecito lamentarsi del proprio lavoro se ci sono le giuste ragioni, è ingiusto dover soffrire la mancanza di libertà per guadagnarsi da vivere, i sacrifici per me sono un'altra cosa. E hanno un gran valore per farci apprezzare quello che abbiamo ottenuto. Ci sono tanti lavori al giorno d'oggi che non minano la tua identità spirituale, ma di altri, quelli di cui si è parlato qui, non si può che volerne male, alla faccia dei sensi di colpa! E' la mia identità in gioco, la mia libertà, la mia vita!

"L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perchè così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla."
(Isaiah Berlin)

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Messaggio da kim90 » 28/08/2006, 20:09

Sims ha scritto:[...]



Kim, mi consolano queste tue parole perché in base all'educazione rigida che ho ricevuto non bisognerebbe mai lamentarsi del proprio lavoro. Perché il lavoro non piace per antonomasia ma guai a dirlo perché una volta sì che si faceva fatica e poi per mangiare bisogna essere disposti a fare qualsiasi lavoro onesto.
In realtà il fatto stesso di non soffrire la fame ci permette di alzare la testa e guardare la nostra vita sotto più punti di vista. Mi sento in colpa per non saper essere grata di avere un lavoro quando c'è tanta disoccupazione, ma che ci posso fare? :shy:
Non sentirti in colpa Sims, perchè non è solo il lavoro a rappresentare un diritto di ogni essere umano, c'è anche la "qualità" del lavoro, che non può e non deve essere ignorata... Altrimenti dove va a finire la dignità del singolo individuo?


Kim90

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Messaggio da Sims » 28/08/2006, 21:38

kim90 ha scritto:[...]



Non sentirti in colpa Sims, perchè non è solo il lavoro a rappresentare un diritto di ogni essere umano, c'è anche la "qualità" del lavoro, che non può e non deve essere ignorata... Altrimenti dove va a finire la dignità del singolo individuo?


Kim90
E parliamo di questa dignità: ieri sera alle 19 e 30 mi telefona un collega e mi dice che staremo via due settimane. Preparo la valigia e stamattina mi avvio con il cuore gelato. Alle 8 e 10 ci danno il contro-ordine: non ci sono soldi per pagare l'albergo, dobbiamo fare i pendolari: più di 300 km al giorno. :?
Io preferisco così... almeno alla sera sono a casa mia. Ma nessuno mi toglie dalla testa di essere stata trattata come uno schiavo.
Sono appena tornata al lavoro e già mi fa vomitare!

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Messaggio da kim90 » 28/08/2006, 21:52

Sims ha scritto:[...]



E parliamo di questa dignità: ieri sera alle 19 e 30 mi telefona un collega e mi dice che staremo via due settimane. Preparo la valigia e stamattina mi avvio con il cuore gelato. Alle 8 e 10 ci danno il contro-ordine: non ci sono soldi per pagare l'albergo, dobbiamo fare i pendolari: più di 300 km al giorno. :?
Io preferisco così... almeno alla sera sono a casa mia. Ma nessuno mi toglie dalla testa di essere stata trattata come uno schiavo.
Sono appena tornata al lavoro e già mi fa vomitare!
E' incredibile, questo appunto conferma ciò che dicevo nel post di ieri.
Spero che queste due settimane ti possano volare. Lo so...è inconcepibile un ritmo simile; immagino come tu possa tornare alla sera... stai su comunque Sims, due settimane passeranno pure.


.

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Messaggio da Sims » 29/08/2006, 0:27

kim90 ha scritto: E' incredibile, questo appunto conferma ciò che dicevo nel post di ieri.
Spero che queste due settimane ti possano volare. Lo so...è inconcepibile un ritmo simile; immagino come tu possa tornare alla sera... stai su comunque Sims, due settimane passeranno pure.


.

Uffi... passeranno passeranno... è passato un anno, passeranno anche due settimane. Se c'è una cosa buona di questo lavoro è che lavorando su commessa c'è sempre la speranza che quella successiva vada meglio!
Che dire? Grazie, Kim. Mi sento meno sola in questa piccola battaglia da quando ho aperto questo topic. :shy:

elena80


Messaggio da elena80 » 05/10/2006, 17:45

Sims ha scritto:[...]



non so da quali regioni scriviate, ma le nostre storie sono tutte uguali, cambia il nome, l'indirizzo di studio... ed ecco tutti nella stassa favola triste: stipendio da miseria, mobbing, colleghi ambiziosi all'estremo, quotidiane umiliazioni.... un giorno volevo creare, scrivere, ma nei quotiniani della mia regione si entra solo passando attraverso quelle che con un eufemismo si chiamano maniglie... Mi sono trovata prima a lavoare in un centro sportivo, poi nell'ingranaggio folle della GDO.... adesso nuovamente nello sport.... e ogni tanto qulche lancio di agenzia per un giormnale on line.... per ricordarmi che il mio cervello funziona ancora... sono laureata in scienze polirtiche da molto tempo... mai fatto nulla di attinente rispetto il mio titolo di studio.....vi vorrei dire a prescindere da dove siamo, cosa faciamo per campare... non dimentichiamoci che non si è ciò che si fa..... cioè faccio il banconiere anche se amo la storia, l'arte, la poesia.... bè non sono un banconiere, sono ancora il mio talento, anche se inespresso... crediamo ancora in noi... i altrimenti abbiamo proprio fallito.... non nell'obiettivo professionale ma in quello umano....

Sims
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Messaggio da Sims » 05/10/2006, 21:41

elena80 ha scritto: vi vorrei dire a prescindere da dove siamo, cosa faciamo per campare... non dimentichiamoci che non si è ciò che si fa..... cioè faccio il banconiere anche se amo la storia, l'arte, la poesia.... bè non sono un banconiere, sono ancora il mio talento, anche se inespresso... crediamo ancora in noi... i altrimenti abbiamo proprio fallito.... non nell'obiettivo professionale ma in quello umano....
Hai ragione, Elena, e grazie per avermelo ricordato. In questa difficile ricerca di identità che io sto facendo, la via più semplice sembra quella di identificarsi con la propria professione. Ma non ce la faccio. Io non sono ciò che loro vogliono che io sia. Ho talenti che nulla hanno a che vedere con numeri e contabilità, una mente tutt'altro che logica! Forse non esiste un lavoro per me...

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Messaggio da Sims » 13/10/2006, 12:22

Ragazzi, oggi ho dato le dimissioni! Sono strafelice!!! :D :D :D

Dopo due settimane di mutua a cui mi ha costretto il mio stato di salute e dopo tanti dubbi, alla fine ho deciso. Lascio il mio lavoro senza sapere se e cosa troverò fuori ma con la coscienza che questa non può essere la mia vita.

Fatemi l'in bocca al lupo, ora ho bisogno di un lavoro!!!

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Messaggio da Amico82 » 13/10/2006, 14:23

Sims ha scritto:Ragazzi, oggi ho dato le dimissioni! Sono strafelice!!! :D :D :D

Dopo due settimane di mutua a cui mi ha costretto il mio stato di salute e dopo tanti dubbi, alla fine ho deciso. Lascio il mio lavoro senza sapere se e cosa troverò fuori ma con la coscienza che questa non può essere la mia vita.

Fatemi l'in bocca al lupo, ora ho bisogno di un lavoro!!!
Sims, hai fatto benissimo! non si può letteralmente morire "a fuoco lento" per un lavoro, la salute è molto piu importante che tutto il resto!
so che sei una ragazza in gamba, che hai conseguito ottimi risultati negli studi, sicuramente non avrai difficoltà a trovare qualcos'altro anche se dovrai armarti di un po di pazienza ma prima o poi troverai!....
in bocca al lupo!
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

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Messaggio da Sims » 13/10/2006, 15:46

Amico82 ha scritto: Sims, hai fatto benissimo! non si può letteralmente morire "a fuoco lento" per un lavoro, la salute è molto piu importante che tutto il resto!
so che sei una ragazza in gamba, che hai conseguito ottimi risultati negli studi, sicuramente non avrai difficoltà a trovare qualcos'altro anche se dovrai armarti di un po di pazienza ma prima o poi troverai!....
in bocca al lupo!

Crepi il lupo, grazie grazie grazie!!!! :) :shy: :)

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Messaggio da kim90 » 13/10/2006, 22:25

Sims ha scritto:Ragazzi, oggi ho dato le dimissioni! Sono strafelice!!! :D :D :D
Dopo due settimane di mutua a cui mi ha costretto il mio stato di salute e dopo tanti dubbi, alla fine ho deciso. Lascio il mio lavoro senza sapere se e cosa troverò fuori ma con la coscienza che questa non può essere la mia vita.
Fatemi l'in bocca al lupo, ora ho bisogno di un lavoro!!!

Spesso si pensa che l’unica cosa importante sia avere un lavoro poi tutto il resto non conta, considerazione diffusa, ma non si riflette sull’importanza della qualità del lavoro.
Tempo fa su una rivista lessi: “per sentirsi realizzati sul lavoro dipende esclusivamente da noi stessi”, considerazione a mio avviso dogmatica che non posso condividere pienamente, la verità sta a metà e metà, dato che ogni ambiente di lavoro ha le sue caratteristiche, dei propri ritmi e sopratutto dei propri toni, da cui non è possibile prescindere.

Il lavoro, in estrema sintesi, dovrebbe essere costruttivo e apportatore di benessere quanto più diventa il tramite per incontrare le nostre energie. Riuscire ad esprimerle in ambito lavorativo perlomeno dovrebbe farci stare bene anche nella vita personale.

Il lavoro a questo punto però deve diventare una partita da giocare tra noi e noi, ma dal momento che il gioco si sposta con l’ambiente, il capoufficio e i colleghi , tutto crolla. Per questo a volte, pur sacrificando la propria tranquillità economica, accade che si preferisce dare un taglio netto con una situazione arida e insostenibile, è come rompere finalmente delle catene a cui eravamo legati. L’urlo per riacquistare il diritto alla propria dignità.

In bocca al lupo. ;)



Kim90

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Messaggio da Amico82 » 13/10/2006, 23:09

kim90 ha scritto:[...]




Spesso si pensa che l’unica cosa importante sia avere un lavoro poi tutto il resto non conta, considerazione diffusa, ma non si riflette sull’importanza della qualità del lavoro.
Tempo fa su una rivista lessi: “per sentirsi realizzati sul lavoro dipende esclusivamente da noi stessi”, considerazione a mio avviso dogmatica che non posso condividere pienamente, la verità sta a metà e metà, dato che ogni ambiente di lavoro ha le sue caratteristiche, dei propri ritmi e sopratutto dei propri toni, da cui non è possibile prescindere.

Il lavoro, in estrema sintesi, dovrebbe essere costruttivo e apportatore di benessere quanto più diventa il tramite per incontrare le nostre energie. Riuscire ad esprimerle in ambito lavorativo perlomeno dovrebbe farci stare bene anche nella vita personale.

Il lavoro a questo punto però deve diventare una partita da giocare tra noi e noi, ma dal momento che il gioco si sposta con l’ambiente, il capoufficio e i colleghi , tutto crolla. Per questo a volte, pur sacrificando la propria tranquillità economica, accade che si preferisce dare un taglio netto con una situazione arida e insostenibile, è come rompere finalmente delle catene a cui eravamo legati. L’urlo per riacquistare il diritto alla propria dignità.

In bocca al lupo. ;)



Kim90
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Messaggio da Sims » 13/10/2006, 23:49

kim90 ha scritto: Spesso si pensa che l’unica cosa importante sia avere un lavoro poi tutto il resto non conta, considerazione diffusa, ma non si riflette sull’importanza della qualità del lavoro.
Tempo fa su una rivista lessi: “per sentirsi realizzati sul lavoro dipende esclusivamente da noi stessi”, considerazione a mio avviso dogmatica che non posso condividere pienamente, la verità sta a metà e metà, dato che ogni ambiente di lavoro ha le sue caratteristiche, dei propri ritmi e sopratutto dei propri toni, da cui non è possibile prescindere.

Il lavoro, in estrema sintesi, dovrebbe essere costruttivo e apportatore di benessere quanto più diventa il tramite per incontrare le nostre energie. Riuscire ad esprimerle in ambito lavorativo perlomeno dovrebbe farci stare bene anche nella vita personale.

Il lavoro a questo punto però deve diventare una partita da giocare tra noi e noi, ma dal momento che il gioco si sposta con l’ambiente, il capoufficio e i colleghi , tutto crolla. Per questo a volte, pur sacrificando la propria tranquillità economica, accade che si preferisce dare un taglio netto con una situazione arida e insostenibile, è come rompere finalmente delle catene a cui eravamo legati. L’urlo per riacquistare il diritto alla propria dignità.

In bocca al lupo. ;)



Kim90
Grazie Kim,
so che capisci cosa mi ha condotta a questa decisione sofferta. La ragione e la mia educazione mi dicono che mollare uno stipendio è sbagliato, ma l'autoconservazione mi ha spinta a questo passo. E' una svolta importante per la mia vita: capire chi sono, cosa non voglio diventare, cosa non posso accettare nella mia vita. :girlie:

Power


Messaggio da Power » 14/10/2006, 14:11

Sims ha scritto:Ragazzi, oggi ho dato le dimissioni! Sono strafelice!!! :D :D :D

Dopo due settimane di mutua a cui mi ha costretto il mio stato di salute e dopo tanti dubbi, alla fine ho deciso. Lascio il mio lavoro senza sapere se e cosa troverò fuori ma con la coscienza che questa non può essere la mia vita.

Fatemi l'in bocca al lupo, ora ho bisogno di un lavoro!!!
In bocca al lupo,spero tu possa trovarne al piu presto un altro a te piu gradito o consono :ciao:

grande


Messaggio da grande » 13/07/2007, 16:59

Power ha scritto:[...]



In bocca al lupo,spero tu possa trovarne al piu presto un altro a te piu gradito o consono :ciao:
In bocca al lupo. Spero che ne trovi uno presto... 8)

Semplice77
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Messaggio da Semplice77 » 30/10/2011, 12:30

Sims ha scritto:[...]



Kim, mi consolano queste tue parole perché in base all'educazione rigida che ho ricevuto non bisognerebbe mai lamentarsi del proprio lavoro. Perché il lavoro non piace per antonomasia ma guai a dirlo perché una volta sì che si faceva fatica e poi per mangiare bisogna essere disposti a fare qualsiasi lavoro onesto.
In realtà il fatto stesso di non soffrire la fame ci permette di alzare la testa e guardare la nostra vita sotto più punti di vista. Mi sento in colpa per non saper essere grata di avere un lavoro quando c'è tanta disoccupazione, ma che ci posso fare? :shy:
è proprio li l'inghippo,facciamo qualcosa per far piacere agli altri,cosi non ne usciremo mai e poi mai,(a me il mio lavoro piace ma sto in un posto che non mi va a genio).

Kisin
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Re: Angoscia da ritorno

Messaggio da Kisin » 05/01/2012, 22:06

Sims ha scritto:Uno dei miei attuali problemi è il lavoro.
Ho sempre avuto l'ansia leopardiana da domenica: quella che ti prende perché senti avvicinarsi il lunedì e ti accorgi che stai pure sprecando quelle tanto sospirate ore di riposo senza far nulla di memorabile.
Stessa cosa nelle vacanze, ma quest'anno sto toccando il fondo.
Mi dilungo a spiegare la situazione. Faccio il revisore contabile: nessun orario, spesso sono tornata a casa alle 10 di sera, trasferte e luoghi di lavoro lontani anche più di 100 km (da farsi ogni giorno perché se possono non ci fanno dormire fuori per risparmiare), impossibilità di fare programmi perché è richiesta totale dedizione e disponibilità, ferie solo e sempre ad agosto, omologazione nell'abbigliamento e nel comportamento, elevatissima ambizione dei colleghi, generale superficilaità dei superiori dato che da anni non fanno altro che contare.
Personalmente lo trovo un lavoro pessimo anche se come neolaureata non ho trovato niente di meglio l'anno scorso. Quest'anno provo a cambiare. Di certo non posso continuare a farmi rovinare la salute. Il punto è che però fino a che non avrò trovato un altro impiego devo stare lì. Lunedì saranno finite le ferie e mi presenterò di nuovo (non so dove perché me lo diranno solo domani), forse sarò 2 settimane via da casa. Mi sento trattata come uno schiavo, dato che nemmeno si proccupano di avere rispetto e comunicarmelo con un po' di anticipo.

A quale pensiero posso aggrapparmi per resistere, per andare lunedì al lavoro senza gli occhi gonfi di pianto come già mi è successo di fare?
Io non riesco ad essere ottimista sulla possibilità di trovare presto un altro lavoro, mi sembra impossibile. Mi sforzo, ma trovo mille ragioni per cui non dovrebbero chiamare me.

Ho scelto economia all'università perché non volevo restare disoccupata dopo gli studi, volevo cambiare le cose intorno a me, volevo dedicare la mia vita al lavoro per riuscire finalmente ad avere quelle cose materiali per me e per i miei familiari a cui finora abbiamo tutti rinunciato.
Ma non ce la faccio. Ho provato per un anno, ma il mio corpo si rifiuta. Sono un pesce fuor d'acqua, ho bisogno di altre cose, non sono ambiziosa, voglio una vita in miseria con qualcuno da guardare negli occhi non la vita di quest'anno da sola, tornare a casa senza nessuno ad aspettarmi, telefonare ad un'amica durante le ore di viaggio verso casa giusto per dare un senso alla giornata. Ficcarmi in testa nozioni di un lavoro che non accresce la mia personalità ma che anzi è detestato da tutti, avere a che fare con un ambiente in cui ogni cosa di te va tenuta nascosta per difenderti dai sotterfugi e dagli attacchi dei colleghi, perdere di vista se stessi perché l'omologazione imposta dalle multinazionali ti arriva dentro fino a che tu ti senti una nullità: fai lavori che a tutta prima sembrano quasi ripetitivi ma dei superiori meno preparati di te ti correggono all'infinito per ribadire il loro ruolo.
Sono stufa! Vorrei arrivare lì su un carro armato e buttare giù la sede e tutta la loro sporca baracca. E' un lavoro schifoso, ho perso la stima di me stessa facendolo, ci sono tante cose non dette, tante cose mal fatte... Non fatemi aggiungere altro.
Come si fa a sopportare a denti stretti e soprattutto a cosa mi aggrappo lunedì per prendere la mia macchinuccia e andare a chiudermi in un ufficetto in Lombardia per due settimane???
Bè un ansia simile la ho anche io, quando torno dalla sicilia, vivo a padova, e purtroppo il lavoro non è certo il mio cavallo di battaglia.
Qui sto male proprio perche non ho possibilita di mettere in pratica le mie conoscenze universitarie ne tanto meno impegnarmi in qualche occupazione professionale al momento.
Forse il fatto che tu non sia soddisfatta non aiuta il tuo permanere in quel contesto, se non ho capito male , ti sforzi di andare in uffico e non ti fa star bene, però pensa che visto la situazione molto delicata è qualcosa di piu che hai rispetto ad altri.
Cerca di stringere i denti da lì puoi sempre aspirare a ???? di migliore. Almeno te lo auguro di tutto cuore, dopotutto tutti meritano un pò di serenita :)