Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

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Constance

Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da Constance » 16/07/2010, 19:41

Ciao,
ho appena letto il 3d con oggetto simile al mio. La mia situazione è ancora più delicata perchè io vivo da sola e da sola mi mantengo e ora non so più che fare.Ho perso l'ultimo lavoro, durato più di due anni, l'anno scorso e da allora niente. Nonostante le centinaia di curricula mirati non ho trovato neanche un lavoro di pulizie e adesso non so più che fare.
Forse, se una persona fa bene il suo lavoro, non è maleducata nè irascibile bisognerebbe permetterle ugualmente di far parte del tessuto socioeconomico invece di buttarla via, lasciandola al suo destino solo perchè "non omologata", non serena, non sorridente e soprattutto non incline all'adulazione dei superiori. Io vorrei solo lavorare, purtroppo fraternizzare festante non mi riesce e comunque non vorrei farlo nei luoghi di lavoro. Non perchè mi ritenga migliore(ho letto allibita le risposte date ad Ene:chi ha queste difficoltà darebbe chissà che cosa per essere come "tutti gli altri")degli altri ma perchè non riesco a sottomermi alle convenzioni sociali, a sottostare al job code che attualmente presta più attenzione a come sei che a cosa e come lo fai. Fanno tanti corsi inutili, se ne facessero uno che consentisse di acquisire il know how per destreggiarsi tra quelli "normali", sarei la prima a parteciparvi ma forse, data la mia età, ho già perso l'ultimo treno.

julianus_83

Re: Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da julianus_83 » 16/07/2010, 19:58

Constance ha scritto:Ciao,
ho appena letto il 3d con oggetto simile al mio. La mia situazione è ancora più delicata perchè io vivo da sola e da sola mi mantengo e ora non so più che fare.Ho perso l'ultimo lavoro, durato più di due anni, l'anno scorso e da allora niente. Nonostante le centinaia di curricula mirati non ho trovato neanche un lavoro di pulizie e adesso non so più che fare.
Forse, se una persona fa bene il suo lavoro, non è maleducata nè irascibile bisognerebbe permetterle ugualmente di far parte del tessuto socioeconomico invece di buttarla via, lasciandola al suo destino solo perchè "non omologata", non serena, non sorridente e soprattutto non incline all'adulazione dei superiori. Io vorrei solo lavorare, purtroppo fraternizzare festante non mi riesce e comunque non vorrei farlo nei luoghi di lavoro. Non perchè mi ritenga migliore(ho letto allibita le risposte date ad Ene:chi ha queste difficoltà darebbe chissà che cosa per essere come "tutti gli altri")degli altri ma perchè non riesco a sottomermi alle convenzioni sociali, a sottostare al job code che attualmente presta più attenzione a come sei che a cosa e come lo fai. Fanno tanti corsi inutili, se ne facessero uno che consentisse di acquisire il know how per destreggiarsi tra quelli "normali", sarei la prima a parteciparvi ma forse, data la mia età, ho già perso l'ultimo treno.
riportaci degli esempi, che cosa è successo di così grave da compromettere le tue precedenti esperienze lavorative? possibile che il tuo carattere influisca così negativamente?

Constance

Re: Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da Constance » 16/07/2010, 20:31

julianus_83 ha scritto:[...]



riportaci degli esempi, che cosa è successo di così grave da compromettere le tue precedenti esperienze lavorative? possibile che il tuo carattere influisca così negativamente?
Si, hai ragione.
In genere vengo adocchita quasi subito da qualcuno, più frequentemente da qualcuna, dei superiori perchè silenziosa e genericamente addittata come "strana". Questo perchè, ogni volta che affronto un nuovo lavoro e- credetemi, se mi si chiedesse di nominare tutti quelli che fatto, non potrei, non li ricordo tutti-ci metto un'ansia indescrivibile per cercare di risultare, oltrechè brava, accettabile, cerco cioè di non entrare nel mirino.E paradossalmente è proprio la mia efficienza, la mia precisione che mi attirano, spesso, le antipatie di qualche capa. Dopo questa fase, non sempre presente(nel senso che non necessariamente qualcuna mi adocchia, è successo, ad es. in quest'ultimo lavoro)è sufficiente un richiamo verbale per un motivo fondato o meno e io reagisco in modo esageratamente emotivo.Nel mio intimo mi dispero, perchè associo il richiamo alla probabile perdita del lavoro ma esternamente, poichè mi chiudo in me stessa, appaio come superba, permalosa. In quella fase vorrei che mi fosse tesa una mano(qualcuno che mi chieda di parlarne, cosa che ovviammente non accade mai)invece ottengo solo le maldicenze e le falsità che i colleghi,che, specie se in scadenza contrattuale come te, amano riportare con profusione, aggiungendo ***** a *****. Mi chiudo in me stessa, sconfortata dalle cose riportate dai colleghi e non mi confronto più con i capi. ai quali oppongo solo quello che sembra un ostinato silenzio.Questo non per mia decisione, come appare dal di fuori ma perchè emozionalmente non riesco a fare altrimenti, perdo la trebisonda, l'onda emozionale mi travolge. Continuo a lavorare più e meglio del solito, ma non basta mai e alla fine succede sempre la stessa cosa, persone meno in gamba(lavorativamente)di me vengono assunte e io lasciata a casa. I terapisti della asl e limitrofi(ovvero tutti quelli non privati)non mi hanno mai aiutata a risolvere e al privato non ho mai potuto accedere. Purtroppo il non avere amicizie stabili(ogni volta che si palesa un problema si dileguano tutti) nè una famiglia che mi sostenga moralmente, mi penalizza ulteriormente perchè finisco sempre a parlarne con i colleghi cosa che mi si ritorce sempre contro. in fatti in loro io vedo degli amici mentre loro in me qualcuno da immolare al posto loro.

julianus_83

Re: Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da julianus_83 » 16/07/2010, 21:00

Constance ha scritto:[...]


E paradossalmente è proprio la mia efficienza, la mia precisione che mi attirano, spesso, le antipatie di qualche capa. Dopo questa fase, non sempre presente(nel senso che non necessariamente qualcuna mi adocchia, è successo, ad es. in quest'ultimo lavoro)è sufficiente un richiamo verbale per un motivo fondato o meno e io reagisco in modo esageratamente emotivo.Nel mio intimo mi dispero, perchè associo il richiamo alla probabile perdita del lavoro ma esternamente, poichè mi chiudo in me stessa, appaio come superba, permalosa. In quella fase vorrei che mi fosse tesa una mano(qualcuno che mi chieda di parlarne, cosa che ovviammente non accade mai)invece ottengo solo le maldicenze e le falsità che i colleghi,che, specie se in scadenza contrattuale come te, amano riportare con profusione, aggiungendo ***** a *****. Mi chiudo in me stessa, sconfortata dalle cose riportate dai colleghi e non mi confronto più con i capi. ai quali oppongo solo quello che sembra un ostinato silenzio.Questo non per mia decisione, come appare dal di fuori ma perchè emozionalmente non riesco a fare altrimenti, perdo la trebisonda, l'onda emozionale mi travolge. Continuo a lavorare più e meglio del solito, ma non basta mai e alla fine succede sempre la stessa cosa, persone meno in gamba(lavorativamente)di me vengono assunte e io lasciata a casa.

Purtroppo il non avere amicizie stabili(ogni volta che si palesa un problema si dileguano tutti) nè una famiglia che mi sostenga moralmente, mi penalizza ulteriormente perchè finisco sempre a parlarne con i colleghi cosa che mi si ritorce sempre contro. in fatti in loro io vedo degli amici mentre loro in me qualcuno da immolare al posto loro.
parti dal presupposto che a nessuno piace ricevere dei richiami verbali, quindi è una cosa normale che tu ti senta risentita e tema per il lavoro, ma non è detto che il richiamo influisca necessariamente sulla tua "immagine" non è una regola.

detto questo il fatto che tu ti chiuda in te stessa non può che portare degli effetti negativi soprattutto sul posto di lavoro, dove non ci si conosce bene e quindi si è portati a dare giudizi sommari specie su un collega nuovo dell'ambiente...cerca di fare buon viso a cattivo gioco, anche di fare la faccia falsa di fronte a certe situazioni, e confrontati col capo se è necessario, senza troppo timore, non penso che stiano a guardare il minimo passo falso, sono anche loro delle persone ricordalo.

mi colpisce il fatto che sfogandoti coi tuoi colleghi, loro colgano la palla al balzo per metterti in cattiva luce, possibile che non hai mai trovato una persona che non sia andata aldilà dell'involucro dentro il quale ti chiudi?

Constance


Messaggio da Constance » 16/07/2010, 21:17

Prima che qualcuno pensi cose strane(anche qui!), non ho postato il 3d sperando che qualcuno mi risolva il problema, eh!Ho solo bisogno di parlarne, di trovare dialogo e magari comprensione, con l'aggravarsi delle mie condizioni economiche a causa del lavoro che manca anche gli ultimi amici del "momento"sono spariti.
L'ultima disavventura lavorativa è stata ed è tuttor'ora causa di uno stress indescrivibile. Forse perchè penso che quest'ultima volta non sia stata totalmente colpa mia. A mio avviso chiunque, in qualunque luogo, quando una persona è in difficoltà, quella che sta meglio ha il dovere morale di tenderle una mano. Nel mio caso non è successo, se ne sono orgogliosamente fregati. Quella chiusura e quel silenzio erano un'insubordinazione intollerabile ai loro occhi. Occhi normali, sereni, che vivono allegramente forti di un lavoro fisso, una famiglia amorevole, un pab e una discoteca.
Sbaglio? E' lecito o ono, almeno in linea di principio, il mio ragionamento?
Io credo che, una persona che occupa un posto di potere è vincente quando risolve i problemi non quando gli volta la faccia. Nel mio caso era sufficiente un invito ad un colloquio sereno, solo questo, un colloquio in cui mi si dicesse che quanto successo non aveva inficiato irrimediabilmente le mie possibilità di conferma contrattuale e io mi sarei ripresa. Invece al mio silenzio si è risposto con altro silenzio e totale indifferenza ed è finita così.
Dal momento che prima del fattaccio il mio rendimento era molto apprezzato dal mio punto di vista chi mi ha voltato la faccia non è stato costruttivo, non è stato in gamba e forte come pensa e come pensano tutti i leccatori miei ex colleghi.

Constance

Re: Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da Constance » 16/07/2010, 21:32

julianus_83 ha scritto:[...]



parti dal presupposto che a nessuno piace ricevere dei richiami verbali, quindi è una cosa normale che tu ti senta risentita e tema per il lavoro, ma non è detto che il richiamo influisca necessariamente sulla tua "immagine" non è una regola.

detto questo il fatto che tu ti chiuda in te stessa non può che portare degli effetti negativi soprattutto sul posto di lavoro, dove non ci si conosce bene e quindi si è portati a dare giudizi sommari specie su un collega nuovo dell'ambiente...cerca di fare buon viso a cattivo gioco, anche di fare la faccia falsa di fronte a certe situazioni, e confrontati col capo se è necessario, senza troppo timore, non penso che stiano a guardare il minimo passo falso, sono anche loro delle persone ricordalo.

mi colpisce il fatto che sfogandoti coi tuoi colleghi, loro colgano la palla al balzo per metterti in cattiva luce, possibile che non hai mai trovato una persona che non sia andata aldilà dell'involucro dentro il quale ti chiudi?
Sei molto gentile a parlare con me Julianus, grazie. E' proprio di fare buon viso a cattivo gioco che non sono capace, di sorridere a chi magari, in quel momento, non ha proprio una buona opinione di me. Basterebbe solo quello ma è come chiedermi di risolvere un compito di algebra, non lo so fare, non sono capace. I colleghi in scadenza contrattuale capiscono sì, ma non hanno nessun interesse ad aiutartmi(risollevarmi moralmente invece che abbattermi ulteriormente come invece succede spesso) perchè per loro "mors tua vita mea".Quest'ultima volta il comportamento di una collega è stato così smaccattamente maligno e subdolo nei miei confronti che se ne è accorta persino una capa, la quale però "non voleva immischiarsi"(sue parole)e così il mio capo non lo ha mai saputo.

Micol*


Messaggio da Micol* » 16/07/2010, 23:00

Constance ha scritto:Prima che qualcuno pensi cose strane(anche qui!), non ho postato il 3d sperando che qualcuno mi risolva il problema, eh!Ho solo bisogno di parlarne, di trovare dialogo e magari comprensione, con l'aggravarsi delle mie condizioni economiche a causa del lavoro che manca anche gli ultimi amici del "momento"sono spariti.
L'ultima disavventura lavorativa è stata ed è tuttor'ora causa di uno stress indescrivibile. Forse perchè penso che quest'ultima volta non sia stata totalmente colpa mia. A mio avviso chiunque, in qualunque luogo, quando una persona è in difficoltà, quella che sta meglio ha il dovere morale di tenderle una mano. Nel mio caso non è successo, se ne sono orgogliosamente fregati. Quella chiusura e quel silenzio erano un'insubordinazione intollerabile ai loro occhi. Occhi normali, sereni, che vivono allegramente forti di un lavoro fisso, una famiglia amorevole, un pab e una discoteca.
Sbaglio? E' lecito o ono, almeno in linea di principio, il mio ragionamento?
Io credo che, una persona che occupa un posto di potere è vincente quando risolve i problemi non quando gli volta la faccia. Nel mio caso era sufficiente un invito ad un colloquio sereno, solo questo, un colloquio in cui mi si dicesse che quanto successo non aveva inficiato irrimediabilmente le mie possibilità di conferma contrattuale e io mi sarei ripresa. Invece al mio silenzio si è risposto con altro silenzio e totale indifferenza ed è finita così.
Dal momento che prima del fattaccio il mio rendimento era molto apprezzato dal mio punto di vista chi mi ha voltato la faccia non è stato costruttivo, non è stato in gamba e forte come pensa e come pensano tutti i leccatori miei ex colleghi.
Ciao Constance, mi spiace molto che in questo momento tu non abbia un lavoro......Però leggendo ciò che hai scritto ho la sensazione che tu pretenda che gli altri debbano dimostrarti qualcosa o capirti....Non si può pretendere questo dai colleghi tanto più se sei nuova, alle volte non tolleri ceri comportamenti nemmeno da colleghi che conosci da anni.....Hai focalizzato qual'è il tuo problema allora fa qualcosa per cambiare atteggiamento non aspettarti nulla da nessuno e soprattutto nel campo lavorativo cerca di adattarti un po' a quello che vogliono gli altri e questo non vuol dire che devi snaturare ciò che sei ma che devi essere più furba...non permettere che le tue debolezze vengano utilizzate contro di te.Tu dici che chi sta al potere ha il dovere morale di aiutare il più debole. Certo come principio è bello ma qui si sta parlando del mondo del lavoro!Ci sono degli squali lì fuori non perdere tempo in questioni di principio.E poi scusa tu sei nuova vieni ripresa e ti chiudi senza dare spiegazioni nemmeno io se fossi il capo ti terrei sei tu che mi devi dimostrare qualcosa e non viceversa!Spero di non essere stata troppo irruente.Siamo quasi coetanee e capsco molte delle tue paure....

julianus_83

Re: Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da julianus_83 » 17/07/2010, 17:52

Constance ha scritto:[...]



Sei molto gentile a parlare con me Julianus, grazie. E' proprio di fare buon viso a cattivo gioco che non sono capace, di sorridere a chi magari, in quel momento, non ha proprio una buona opinione di me. Basterebbe solo quello ma è come chiedermi di risolvere un compito di algebra, non lo so fare, non sono capace. I colleghi in scadenza contrattuale capiscono sì, ma non hanno nessun interesse ad aiutartmi(risollevarmi moralmente invece che abbattermi ulteriormente come invece succede spesso) perchè per loro "mors tua vita mea".Quest'ultima volta il comportamento di una collega è stato così smaccattamente maligno e subdolo nei miei confronti che se ne è accorta persino una capa, la quale però "non voleva immischiarsi"(sue parole)e così il mio capo non lo ha mai saputo.
figurati non mi ringraziare mi fa piacere parlare.

Senti in tutta onestà devo quotare Micol in pieno nel senso che tu ormai conosci i tuoi lati deboli, hai focalizzato il problema, e quindi devi assolutamente limitarne gli effetti perchè è difficile trovare un buon samaritano sul mondo del lavoro, colleghi o superiori che siano, e io l'ho sperimentato in un certo tipo di ambiente dove lavoravo un paio d'anni fa con dei vecchi ultrasettantenni che erano buoni ormai solo per la pensione e con le tasche stracolme di denaro (poi dicono che non ci sono posti di lavoro...e certo! :O ), un esperienza negativissima perchè io ero inesperto del mestiere e in più un giovane di 25 anni con un carattere ancora da formare, e allora sono venute fuori tutte le mie insicurezze, e la mia buona fede di fronte a quelle vecchie volpi non mi ha portato altro che guai tant'è che alla fine l'esperienza è durata poco e mi sono ritrovato con un pugno di mosche in mano, non ero tutelato da NESSUNO, di là ho capito che in certi frangenti bisogna fare gli str...i, bisogna pararsi il fondoschiena e non guardare in faccia nessuno, perchè la priorità sul lavoro sei TU e nient'altro.

Constance


Messaggio da Constance » 18/07/2010, 15:43

Grazie ad entrambi per le risposte, nient'affatto irruenti.
Purtroppo il problema l'ho messo a fuoco da parecchio, nonostante ciò non riesco a modificare il comportamento autolesionista, forse sono davvero stupida, il punto è questo. L'intelligenza è la capacità di adattarsi e io non c'è l'ho, tutto qua. In quel posto non ero nuova, era il capetto ad essere nuovo, io ci lavoravo già da un anno e nell'unica conversazione avuta con lui a seguito del fattaccio(peraltro causato da una sua collega non da lui), se così si può definire, gli ho fatto presente il mio bisogno di quel lavoro, quanto ci tenessi e quanto per me era fondamentale. Avete ragione, lo so anch'io che non bisogna aspettarsi niente dagli altri mentre io, ogni volta, in tutti i maledetti posti di lavoro, mi aspettavo umana comprensione. E' una ferita così profonda e dolorosa, a distanza di più di un anno, e non riesco a dimenticarla in alcun modo. Forse non trovo lavoro proprio perchè dedico tutte le mie energie a focalizzare odio e rancore verso quei miseri esseri. Miseri per me, s'intende, normali e in gamba per il resto del mondo.

clothilde

Re: Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da clothilde » 18/07/2010, 19:11

Constance ha scritto:[...]



Si, hai ragione.
In genere vengo adocchita quasi subito da qualcuno, più frequentemente da qualcuna, dei superiori perchè silenziosa e genericamente addittata come "strana". Questo perchè, ogni volta che affronto un nuovo lavoro e- credetemi, se mi si chiedesse di nominare tutti quelli che fatto, non potrei, non li ricordo tutti-ci metto un'ansia indescrivibile per cercare di risultare, oltrechè brava, accettabile, cerco cioè di non entrare nel mirino.E paradossalmente è proprio la mia efficienza, la mia precisione che mi attirano, spesso, le antipatie di qualche capa. Dopo questa fase, non sempre presente(nel senso che non necessariamente qualcuna mi adocchia, è successo, ad es. in quest'ultimo lavoro)è sufficiente un richiamo verbale per un motivo fondato o meno e io reagisco in modo esageratamente emotivo.Nel mio intimo mi dispero, perchè associo il richiamo alla probabile perdita del lavoro ma esternamente, poichè mi chiudo in me stessa, appaio come superba, permalosa. In quella fase vorrei che mi fosse tesa una mano(qualcuno che mi chieda di parlarne, cosa che ovviammente non accade mai)invece ottengo solo le maldicenze e le falsità che i colleghi,che, specie se in scadenza contrattuale come te, amano riportare con profusione, aggiungendo ***** a *****. Mi chiudo in me stessa, sconfortata dalle cose riportate dai colleghi e non mi confronto più con i capi. ai quali oppongo solo quello che sembra un ostinato silenzio.Questo non per mia decisione, come appare dal di fuori ma perchè emozionalmente non riesco a fare altrimenti, perdo la trebisonda, l'onda emozionale mi travolge. Continuo a lavorare più e meglio del solito, ma non basta mai e alla fine succede sempre la stessa cosa, persone meno in gamba(lavorativamente)di me vengono assunte e io lasciata a casa. I terapisti della asl e limitrofi(ovvero tutti quelli non privati)non mi hanno mai aiutata a risolvere e al privato non ho mai potuto accedere. Purtroppo il non avere amicizie stabili(ogni volta che si palesa un problema si dileguano tutti) nè una famiglia che mi sostenga moralmente, mi penalizza ulteriormente perchè finisco sempre a parlarne con i colleghi cosa che mi si ritorce sempre contro. in fatti in loro io vedo degli amici mentre loro in me qualcuno da immolare al posto loro.
Ciao Constance, anche io quoto in pieno Micol !

Dovresti secondo me riflettere molto alle parole di Micol, NON è troppo tardi per cambiare, e, te lo dico sulla mia esperienza, non è sempre facile farsi accettare dagli colleghi, si bisogna essere bravi nel lavoro, ma anche capace di collaborare e lavorare con loro in serenità !!!!!

Nessun datore di lavoro accetta un dipendente che crea problemi e malumori, quindi sei tu che ti devi adattare a loro, non che pretendi che gli altri si adattano a te !.. Purtroppo si, c'è una "guerra" nelle aziende e la debolezza non è certo un arma ...
Poi, se il motivo del rimproverò è motivato, abbi la semplice umiltà di chiedere scusa, cosa che di solito viene sempre apprezzato (secondo me)......

Non ti chiudere mai in te stessa in caso di problema, ma cerca di risolverlo, anche chiedendo consiglio caso mai ad altri colleghi, per poi parlarne con il diretto interessato, ma mai chiudersi , è l'errore più grande che non porta a nessuna soluzione !!!!!....

Non è facile lo so, ne ho passate di cotte e di crude pure io, prima la disperazione, ma dopo deve arrivare la rabbia, quella buona che ti fa' uscire dal problema quindi, non disperare, si può cambiare !!!!!!!
Constance ha scritto:[...]
Purtroppo il non avere amicizie stabili(ogni volta che si palesa un problema si dileguano tutti) nè una famiglia che mi sostenga moralmente, mi penalizza ulteriormente perchè finisco sempre a parlarne con i colleghi cosa che mi si ritorce sempre contro. in fatti in loro io vedo degli amici mentre loro in me qualcuno da immolare al posto loro..
Anche su questo ti capisco ( no famiglia che ti sostenga ), infatti è abbastanza penalizzante, ma con gli colleghi credimi, meno ne parli della tua vita privata o problemi specialmente se personali e meglio è, loro spesso fanno parlare per poi usarle come armi psicologiche contro di te, per fortuna non tutti, ma ne basta uno/a per crearti zizzania e antipatie...Solo dopo tanto tempo, potrai capire di chi fidarti o no....

Su ciò IN BOCCA AL LUPO !!!! ;)

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Re: Io, a causa del mio comportamento lo perdo, il lavoro.

Messaggio da arietina76 » 18/07/2010, 22:38

Constance ha scritto:[...]



Si, hai ragione.
In genere vengo adocchita quasi subito da qualcuno, più frequentemente da qualcuna, dei superiori perchè silenziosa e genericamente addittata come "strana". Questo perchè, ogni volta che affronto un nuovo lavoro e- credetemi, se mi si chiedesse di nominare tutti quelli che fatto, non potrei, non li ricordo tutti-ci metto un'ansia indescrivibile per cercare di risultare, oltrechè brava, accettabile, cerco cioè di non entrare nel mirino.E paradossalmente è proprio la mia efficienza, la mia precisione che mi attirano, spesso, le antipatie di qualche capa. Dopo questa fase, non sempre presente(nel senso che non necessariamente qualcuna mi adocchia, è successo, ad es. in quest'ultimo lavoro)è sufficiente un richiamo verbale per un motivo fondato o meno e io reagisco in modo esageratamente emotivo.Nel mio intimo mi dispero, perchè associo il richiamo alla probabile perdita del lavoro ma esternamente, poichè mi chiudo in me stessa, appaio come superba, permalosa. In quella fase vorrei che mi fosse tesa una mano(qualcuno che mi chieda di parlarne, cosa che ovviammente non accade mai)invece ottengo solo le maldicenze e le falsità che i colleghi,che, specie se in scadenza contrattuale come te, amano riportare con profusione, aggiungendo ***** a *****. Mi chiudo in me stessa, sconfortata dalle cose riportate dai colleghi e non mi confronto più con i capi. ai quali oppongo solo quello che sembra un ostinato silenzio.Questo non per mia decisione, come appare dal di fuori ma perchè emozionalmente non riesco a fare altrimenti, perdo la trebisonda, l'onda emozionale mi travolge. Continuo a lavorare più e meglio del solito, ma non basta mai e alla fine succede sempre la stessa cosa, persone meno in gamba(lavorativamente)di me vengono assunte e io lasciata a casa. I terapisti della asl e limitrofi(ovvero tutti quelli non privati)non mi hanno mai aiutata a risolvere e al privato non ho mai potuto accedere. Purtroppo il non avere amicizie stabili(ogni volta che si palesa un problema si dileguano tutti) nè una famiglia che mi sostenga moralmente, mi penalizza ulteriormente perchè finisco sempre a parlarne con i colleghi cosa che mi si ritorce sempre contro. in fatti in loro io vedo degli amici mentre loro in me qualcuno da immolare al posto loro.
ciao Costance. ho letto attentamente il tuo intervento, e ti dico innanzitutto che mi dispiace per questo tuo problema.
devo anche dire che, pur capendo come ti senti e cosa provi, non riesco a condividere pienamente quello che dici.
in questi momenti no, di difficoltà, è normale volere una mano tesa ad aiutarci, ed è altrettanto normale rimanerci male se l'aiuto sperato proprio non arriva.
quando ciò accade, dobbiamo però anche domandarci se abbiamo davvero messo in condizione gli altri di capire il nostro disagio e, quindi, di venirci incontro. e nel tuo caso non mi sembra sia proprio così.
dici che, anche se dentro sei piena di incertezze, all'esterno ti trinceri dietro il silenzio, apparendo come indifferente e superba.
ora, se questo è il messaggio che trasmetti, mi dici come puoi "pretendere" che gli altri capiscono il tuo problema e ti vengano in aiuto?
io ho sempre detto che l'amico, amico vero, ti porge in aiuto la sua mano prima ancora che tu, questo aiuto, lo chieda. ne sono fermamente convinta.
ma questo è un concetto valido con gli amici che ci conoscono davvero e con cui c'è una certa confidenza.insomma, vale con quegli amici in grado di cogliere, accanto alle nostre parole (o ai nostri silenzi), anche la nostracomunicazione non verbale.
ma tu mi parli di semplici colleghi di lavoro, con cui - mi pare di capire - non c'è una gran confidenza, e che quindi ti conoscono appena.
prima di rimproverare loro di non aiutarti, dovresti metterli in condizione di sapere che tu hai bisogno di aiuto.
io lavorerei molto su questo, e cercherei di comunicare di più con loro...