considerazioni sulla risposta di uno psicologo

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Amico82
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considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Amico82 » 23/03/2006, 14:34

Buongiorno a tutti, è da molto tempo che non scrivo sul forum (xlopiu per mancanza di tempo) anche se sono tra i primi iscritti.
vedo con piacere che il forum è molto cresciuto rispetto ad un anno fa :) , cercherò anch'io di parteciparvi più attivamente ... :rolleyes:
Ieri sera, leggendo una rivista, mi sono imbattutto su una lettera scritta allo psicologo.
colui che ha scritto la lettera è un giovane di 27 anni che si lamentava del fatto che, dopo che il suo miglior amico (e unico) amico si è fidanzato, il loro rapporto è cambiato e si ritrova spesso solo e senza persone con cui uscire. Inolte afferma di provare una certa tristezza per il fatto che il loro rapporto sia cambiato e un sentimento di "gelosia"
??? non è di questo ultimo aspetto che voglio parlare ma della risposta datagli dallo psicologo in riferimento alla solitudine, una risposta che non condivido e che mi ha creato una certa rabbia e amarezza:

* "eppure nel suo caso, il vero problema è la solitudine.
Perchè non ha altri amici? in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi...
"

premetto di avere una situazione simile a questo ragazzo, anch'io lotto con questa solitudine e ho pochi amici (i quali, conosciuti in internet, vivono relativamente lontani e ci frequentiamo, mediamente, 1 volta ogni 40-50giorni) e alcuni " conoscenti" con cui esco qualche volta(e solo qualche volta!) qui (ma solo perchè sono amici di mia cugina e mia sorella, con me non sono amici o meglio ho solo un rapporto superficiale anche per via di incompatibilità di carattere e anche perchè questi qui sono piu che altro coppie...)
tralasciando la mia situazione personale, io credo che la risposta dello psicologo sia perlopiù fuori luogo e molto fastidiosa e irrispettosa verso noi "anormali" che per vari motivi ( per mancanza di amicizie solide e durature dai tempi delle scuole, per introversione, perchè gli amici si sono allontanati da noi a causa del loro fidanzamento o di una loro nuova vita, ecc ecc...) ci ritroviamo in una condizione di solitudine
la sola domanda "perchè non ha amici?" ci farebbe sentire una mxxxa, insomma in colpa! (sta di fatto che non è sempre una colpa...) e l'espressione
"in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi..." è totalmente disarmante; qui il tono dello psicologo è quasi di "stupore" (è come se gli rispondesse "ma guardi che lei è anormale!!) e, diciamolo anche, senza un minimo di comprensione
forse, secondo lui, è cosi facile fare amicizia "in una comunità come la nostra", ma come si sa, e come dovrebbe sapere anche lui, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
non è tutto cosi automatico, e, come ho descritto sopra, sono tanti i motivi per cui una persona si ritrova sola e fare nuove amicizie non è facilissimo anzi molto spesso non vieni ricambiato oppure non riesci a prendere confidenza e aprirsi oppure semplicemente non si trova nessuno o non si trovano le persone giuste (anche per via della sfiga o perchè si abita in provincia e in piccoli paesi ecc...)
e poi molto spesso uno non ne ha colpa di questa situazione!
voi cosa ne pensate di questa risposta? anche a voi darebbe fastidio se vi rispondessero in quel modo??
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

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enemyofthesun
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Messaggio da enemyofthesun » 24/03/2006, 1:38

Mi ritrovo quasi alla perfezione nella tua analisi e nella tua testimonianza (in fondo anch'io non posso vantare vere e proprie amicizie ma conoscenze e rapporti con persone distanti e quindi inevitabilmente radi...)

Mi chiedo che cosa significhi quell'incipit dello psicologo: "in una comunità come la nostra".
Come se la nostra comunità permettesse facilmente relazioni umane.
Ma quando mai? :O

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PEPPINO
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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da PEPPINO » 24/03/2006, 9:07

Amico82 ha scritto:Buongiorno a tutti, è da molto tempo che non scrivo sul forum (xlopiu per mancanza di tempo) anche se sono tra i primi iscritti.
vedo con piacere che il forum è molto cresciuto rispetto ad un anno fa :) , cercherò anch'io di parteciparvi più attivamente ... :rolleyes:
Ieri sera, leggendo una rivista, mi sono imbattutto su una lettera scritta allo psicologo.
colui che ha scritto la lettera è un giovane di 27 anni che si lamentava del fatto che, dopo che il suo miglior amico (e unico) amico si è fidanzato, il loro rapporto è cambiato e si ritrova spesso solo e senza persone con cui uscire. Inolte afferma di provare una certa tristezza per il fatto che il loro rapporto sia cambiato e un sentimento di "gelosia"
??? non è di questo ultimo aspetto che voglio parlare ma della risposta datagli dallo psicologo in riferimento alla solitudine, una risposta che non condivido e che mi ha creato una certa rabbia e amarezza:

* "eppure nel suo caso, il vero problema è la solitudine.
Perchè non ha altri amici? in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi...
"

premetto di avere una situazione simile a questo ragazzo, anch'io lotto con questa solitudine e ho pochi amici (i quali, conosciuti in internet, vivono relativamente lontani e ci frequentiamo, mediamente, 1 volta ogni 40-50giorni) e alcuni " conoscenti" con cui esco qualche volta(e solo qualche volta!) qui (ma solo perchè sono amici di mia cugina e mia sorella, con me non sono amici o meglio ho solo un rapporto superficiale anche per via di incompatibilità di carattere e anche perchè questi qui sono piu che altro coppie...)
tralasciando la mia situazione personale, io credo che la risposta dello psicologo sia perlopiù fuori luogo e molto fastidiosa e irrispettosa verso noi "anormali" che per vari motivi ( per mancanza di amicizie solide e durature dai tempi delle scuole, per introversione, perchè gli amici si sono allontanati da noi a causa del loro fidanzamento o di una loro nuova vita, ecc ecc...) ci ritroviamo in una condizione di solitudine
la sola domanda "perchè non ha amici?" ci farebbe sentire una mxxxa, insomma in colpa! (sta di fatto che non è sempre una colpa...) e l'espressione
"in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi..." è totalmente disarmante; qui il tono dello psicologo è quasi di "stupore" (è come se gli rispondesse "ma guardi che lei è anormale!!) e, diciamolo anche, senza un minimo di comprensione
forse, secondo lui, è cosi facile fare amicizia "in una comunità come la nostra", ma come si sa, e come dovrebbe sapere anche lui, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
non è tutto cosi automatico, e, come ho descritto sopra, sono tanti i motivi per cui una persona si ritrova sola e fare nuove amicizie non è facilissimo anzi molto spesso non vieni ricambiato oppure non riesci a prendere confidenza e aprirsi oppure semplicemente non si trova nessuno o non si trovano le persone giuste (anche per via della sfiga o perchè si abita in provincia e in piccoli paesi ecc...)
e poi molto spesso uno non ne ha colpa di questa situazione!
voi cosa ne pensate di questa risposta? anche a voi darebbe fastidio se vi rispondessero in quel modo??
Ho seri dubbi che sia uno psicologo, la sua figura dovrebbe eliminare i sensi di colpa dalla testa del ragazzo e non aggiungerne (se non hai amici non sei normale), i motivi per cui ci si trova senza amici sono tanti , ogni tanto questo forum ne traccia un pezzetto; Ho pena per il fantomatico psicologo
La realtà non esiste, esiste la percezione della realtà

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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Amico82 » 24/03/2006, 10:16

PEPPINO ha scritto:[...]



Ho seri dubbi che sia uno psicologo, la sua figura dovrebbe eliminare i sensi di colpa dalla testa del ragazzo e non aggiungerne (se non hai amici non sei normale), i motivi per cui ci si trova senza amici sono tanti , ogni tanto questo forum ne traccia un pezzetto; Ho pena per il fantomatico psicologo

pensa che si tratta di un noto psicologo, forse il piu noto in Italia ( avrai capito di chi parlo...)
Sinceramente è una persona che ho sempre stimato (anche per i suoi interventi in tv) ma leggendo la sua risposta a quel ragazzo sono rimasto di "sasso" anche perchè mi ero "immedesimato" in quel ragazzo ed è come se la risposta l'avesse data anche a me e certamente anche perchè, fino a quando ho letto quello, lo stimavo.
come dici tu, giustamente, uno psicologo non dovrebbe far sentire una mxxxa chi già si sente così.
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

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Messaggio da Amico82 » 24/03/2006, 10:33

enemyofthesun ha scritto:Mi ritrovo quasi alla perfezione nella tua analisi e nella tua testimonianza (in fondo anch'io non posso vantare vere e proprie amicizie ma conoscenze e rapporti con persone distanti e quindi inevitabilmente radi...)

Mi chiedo che cosa significhi quell'incipit dello psicologo: "in una comunità come la nostra".
Come se la nostra comunità permettesse facilmente relazioni umane.
Ma quando mai? :O

Già, anche quell'espressione "in una comunità come la nostra" è discutibile...
poi è dato per scontato che uno psicologo non possa solo guardare l'apparenza ( cioè la normalità o meglio la pseudo-normalità), ma deve guardare oltre...
si sa che la vita degli individui non è sempre come la pubblicità del mulino bianco oppure i telefilm trasmessi in tv, non si da mai per scontato che uno possa avere una vita senza o con poche difficoltà, che abbia tutto cio che desidera, che abbia amici e fidanzate/i a go-go,che abbia la classica famiglia normale,ecc (come appunto nei film e telefilm che storpiano la vita reale...). questa è la normalità che la società di massa mette in evidenza (cercando invece di "coprire" il piu possibile "l'anormalità) ma in questa società non funziona per tutti cosi anzi...
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da PEPPINO » 24/03/2006, 10:37

Amico82 ha scritto:[...]




pensa che si tratta di un noto psicologo, forse il piu noto in Italia ( avrai capito di chi parlo...)
Sinceramente è una persona che ho sempre stimato (anche per i suoi interventi in tv) ma leggendo la sua risposta a quel ragazzo sono rimasto di "sasso" anche perchè mi ero "immedesimato" in quel ragazzo ed è come se la risposta l'avesse data anche a me e certamente anche perchè, fino a quando ho letto quello, lo stimavo.
come dici tu, giustamente, uno psicologo non dovrebbe far sentire una mxxxa chi già si sente così.
Non dirmi che è Crepet, quello che si tocca sempre i capelli...è un vanesio , è stregato dalla telecamera ma di contenuti...
La realtà non esiste, esiste la percezione della realtà

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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Amico82 » 24/03/2006, 10:48

PEPPINO ha scritto:[...]



Non dirmi che è Crepet, quello che si tocca sempre i capelli...è un vanesio , è stregato dalla telecamera ma di contenuti...
si è lui
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

Ospite

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Ospite » 24/03/2006, 17:48

Amico82 ha scritto:Buongiorno a tutti, è da molto tempo che non scrivo sul forum (xlopiu per mancanza di tempo) anche se sono tra i primi iscritti.
vedo con piacere che il forum è molto cresciuto rispetto ad un anno fa :) , cercherò anch'io di parteciparvi più attivamente ... :rolleyes:
Ieri sera, leggendo una rivista, mi sono imbattutto su una lettera scritta allo psicologo.
colui che ha scritto la lettera è un giovane di 27 anni che si lamentava del fatto che, dopo che il suo miglior amico (e unico) amico si è fidanzato, il loro rapporto è cambiato e si ritrova spesso solo e senza persone con cui uscire. Inolte afferma di provare una certa tristezza per il fatto che il loro rapporto sia cambiato e un sentimento di "gelosia"
??? non è di questo ultimo aspetto che voglio parlare ma della risposta datagli dallo psicologo in riferimento alla solitudine, una risposta che non condivido e che mi ha creato una certa rabbia e amarezza:

* "eppure nel suo caso, il vero problema è la solitudine.
Perchè non ha altri amici? in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi...
"

premetto di avere una situazione simile a questo ragazzo, anch'io lotto con questa solitudine e ho pochi amici (i quali, conosciuti in internet, vivono relativamente lontani e ci frequentiamo, mediamente, 1 volta ogni 40-50giorni) e alcuni " conoscenti" con cui esco qualche volta(e solo qualche volta!) qui (ma solo perchè sono amici di mia cugina e mia sorella, con me non sono amici o meglio ho solo un rapporto superficiale anche per via di incompatibilità di carattere e anche perchè questi qui sono piu che altro coppie...)
tralasciando la mia situazione personale, io credo che la risposta dello psicologo sia perlopiù fuori luogo e molto fastidiosa e irrispettosa verso noi "anormali" che per vari motivi ( per mancanza di amicizie solide e durature dai tempi delle scuole, per introversione, perchè gli amici si sono allontanati da noi a causa del loro fidanzamento o di una loro nuova vita, ecc ecc...) ci ritroviamo in una condizione di solitudine
la sola domanda "perchè non ha amici?" ci farebbe sentire una mxxxa, insomma in colpa! (sta di fatto che non è sempre una colpa...) e l'espressione
"in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi..." è totalmente disarmante; qui il tono dello psicologo è quasi di "stupore" (è come se gli rispondesse "ma guardi che lei è anormale!!) e, diciamolo anche, senza un minimo di comprensione
forse, secondo lui, è cosi facile fare amicizia "in una comunità come la nostra", ma come si sa, e come dovrebbe sapere anche lui, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
non è tutto cosi automatico, e, come ho descritto sopra, sono tanti i motivi per cui una persona si ritrova sola e fare nuove amicizie non è facilissimo anzi molto spesso non vieni ricambiato oppure non riesci a prendere confidenza e aprirsi oppure semplicemente non si trova nessuno o non si trovano le persone giuste (anche per via della sfiga o perchè si abita in provincia e in piccoli paesi ecc...)
e poi molto spesso uno non ne ha colpa di questa situazione!
voi cosa ne pensate di questa risposta? anche a voi darebbe fastidio se vi rispondessero in quel modo??
alla tua età (e non c'era internet) mi trovavo in una situazione simile. oggi invece pure :( non ti parlo di me, sarò breve. ecco la mia domanda: è giusto prendere in considerazione il parere di persone perlopiù malate di protagonismo? che significa "in una comunità come la nostra", che trent'anni fa era più difficile fare amicizie o lo è oggi in altre parti del mondo? si, anche a me queste risposte, anche quando escono dalla bocca di gente comune, fanno - e mi hanno fatto - rimanere male. un consiglio: intanto lasciamo perdere il "gallinaio dei parlatori", perlomeno quelli più in vista, per farli sentire il più possibile, loro si, soli e spostiamo altrove la nostra attenzione. Inoltre le risposte, anziché chiederle agli altri, proviamo a cercarle in noi; può essere un buon esercizio

ciao e auguri :)

TheEmptyFlow
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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da TheEmptyFlow » 24/03/2006, 18:22

Amico82 ha scritto:Buongiorno a tutti, è da molto tempo che non scrivo sul forum (xlopiu per mancanza di tempo) anche se sono tra i primi iscritti.
vedo con piacere che il forum è molto cresciuto rispetto ad un anno fa :) , cercherò anch'io di parteciparvi più attivamente ... :rolleyes:
Ieri sera, leggendo una rivista, mi sono imbattutto su una lettera scritta allo psicologo.
colui che ha scritto la lettera è un giovane di 27 anni che si lamentava del fatto che, dopo che il suo miglior amico (e unico) amico si è fidanzato, il loro rapporto è cambiato e si ritrova spesso solo e senza persone con cui uscire. Inolte afferma di provare una certa tristezza per il fatto che il loro rapporto sia cambiato e un sentimento di "gelosia"
??? non è di questo ultimo aspetto che voglio parlare ma della risposta datagli dallo psicologo in riferimento alla solitudine, una risposta che non condivido e che mi ha creato una certa rabbia e amarezza:

* "eppure nel suo caso, il vero problema è la solitudine.
Perchè non ha altri amici? in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi...
"

premetto di avere una situazione simile a questo ragazzo, anch'io lotto con questa solitudine e ho pochi amici (i quali, conosciuti in internet, vivono relativamente lontani e ci frequentiamo, mediamente, 1 volta ogni 40-50giorni) e alcuni " conoscenti" con cui esco qualche volta(e solo qualche volta!) qui (ma solo perchè sono amici di mia cugina e mia sorella, con me non sono amici o meglio ho solo un rapporto superficiale anche per via di incompatibilità di carattere e anche perchè questi qui sono piu che altro coppie...)
tralasciando la mia situazione personale, io credo che la risposta dello psicologo sia perlopiù fuori luogo e molto fastidiosa e irrispettosa verso noi "anormali" che per vari motivi ( per mancanza di amicizie solide e durature dai tempi delle scuole, per introversione, perchè gli amici si sono allontanati da noi a causa del loro fidanzamento o di una loro nuova vita, ecc ecc...) ci ritroviamo in una condizione di solitudine
la sola domanda "perchè non ha amici?" ci farebbe sentire una mxxxa, insomma in colpa! (sta di fatto che non è sempre una colpa...) e l'espressione
"in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi..." è totalmente disarmante; qui il tono dello psicologo è quasi di "stupore" (è come se gli rispondesse "ma guardi che lei è anormale!!) e, diciamolo anche, senza un minimo di comprensione
forse, secondo lui, è cosi facile fare amicizia "in una comunità come la nostra", ma come si sa, e come dovrebbe sapere anche lui, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
non è tutto cosi automatico, e, come ho descritto sopra, sono tanti i motivi per cui una persona si ritrova sola e fare nuove amicizie non è facilissimo anzi molto spesso non vieni ricambiato oppure non riesci a prendere confidenza e aprirsi oppure semplicemente non si trova nessuno o non si trovano le persone giuste (anche per via della sfiga o perchè si abita in provincia e in piccoli paesi ecc...)
e poi molto spesso uno non ne ha colpa di questa situazione!
voi cosa ne pensate di questa risposta? anche a voi darebbe fastidio se vi rispondessero in quel modo??



ciao :-)
non so come si chiama, ma è percaso il tizio di costanzo?

Ovviamente anche io rimango piuttosto perplesso a sentire una cosa del genere....più che altro stentavo a credere che fosse vero....ma è evidente che come ha già detto qualcuno, non era uno psicologo.... Direi che dicendo cose del genere fa esattamente il contrario di ciò che farebbe un normale psicologo: dire "è molto triste" è come dire, "sei un caso proprio triste, mi disgusta sentire quello che dici"....
E la frase "in una società come la nostra" probabilmente mi avrebbe causato il vomito detto anche da una persona qualunque.... Sono i modi di parlare di chi vede "la società" come cosa unidirezionale, fatta di persone che vivono e pensano allo stesso modo, in cui la persona diversa viene intesa con "sbagliata".....
Io grazie al cielo ho imparato a discostarmi da queste visioni in cui sono cresciuto, a capire che il "giusto" non è ciò che vedo e sento alla luce del sole, ma che nascoste ci sono tante persone come me, che hanno problemi simili ai miei e vivono al di fuori dei canoni. La società come la nostra non esiste, il normale non esiste....semplicemente ognuno vive con le proprie armi...e forse quelli che si sono sempre sentiti più anormali, per i vari motivi, hanno una marcia in più rispetto a chi rientra alla perfezione nel modello di "persona che vive nella società come la nostra", perchè hanno imparato a vedere tutti gli aspetti che esistono del mondo, tutte le diversità, le sfaccettature e sono totalmente liberi dai pensieri che incatenano la maggior parte della gente e che li costringono a vivere incastrati nel "cosa devo fare per valere?".....
Still, no-one else I ever want to be...
and no-one else I intend to be...
'cause no-one else I was meant to be!


(Draconian - The Cry of Silence)

butterfly eyes

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da butterfly eyes » 25/03/2006, 12:08

Amico82 ha scritto:
voi cosa ne pensate di questa risposta? anche a voi darebbe fastidio se vi rispondessero in quel modo??
Ciao, ti risponde una che più "anormale" non si può ;) secondo gli altri, mi spiego meglio, se ti guardi attorno dappertutto, TV, giornali, film, telefilm ecc ci propinano degli stereotipi, uno di questi è l'immagine di un/a ragazzo/a giovane pieno di amici/che, con un/a fidanzato/a, che esce il fine settimana, che va in vacanza spesso e volentieri, che ha il cellulare di ultima generazione e non solo, che va in palestra, magro/a ecc ecc, tutti gli altri, secondo questo stereotipo, sono o degli sfigati, o anormali con problemi che ne so familiari, psicologici e via dicendo, come quando per farti un esempio banale a capodanno bisogna tutti uscire e divertirsi, non esiste che uno possa rimanere a casa. Ebbene io, secondo questo stereotipo farei parte degli "sfigati" o degli "anormali". In realtà, io non sono nè sfigata, nè anormale, nel senso che sono esattamente come tutti gli altri, solo che per alcuni motivi mi ritrovo a vivere un periodo un po' solitario, ho solo 2 amiche vere, di cui mi fido, ma per vari motivi ci vediamo poco, loro hanno i loro problemi e una è fidanzata e l'altra sposata, perciò io non essendo fidanzata mi ritrovo ad essere un po' sola, ma sinceramente, non ho nulla da invidiare alle ragazze fidanzate, perchè senza falsa modestia non ho nulla meno di loro, sicuramente in giro ci saranno tante ragazze meglio di me, ma ce ne sono certe...lasciamo perdere! Perciò, a volte è la società a farci sentire inadeguati, ma se si scava, in fondo in fondo, si scoprirà che anche quelli "normali" hanno qualcosa che sarebbe giudicato "anormale", perchè la normalità in senso assoluto non esiste, come non esiste l'uomo o la donna ideale. Ciao :mangahappy:

TheEmptyFlow
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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da TheEmptyFlow » 26/03/2006, 15:47

butterfly eyes ha scritto:[...]



Ciao, ti risponde una che più "anormale" non si può ;) secondo gli altri, mi spiego meglio, se ti guardi attorno dappertutto, TV, giornali, film, telefilm ecc ci propinano degli stereotipi, uno di questi è l'immagine di un/a ragazzo/a giovane pieno di amici/che, con un/a fidanzato/a, che esce il fine settimana, che va in vacanza spesso e volentieri, che ha il cellulare di ultima generazione e non solo, che va in palestra, magro/a ecc ecc, tutti gli altri, secondo questo stereotipo, sono o degli sfigati, o anormali con problemi che ne so familiari, psicologici e via dicendo, come quando per farti un esempio banale a capodanno bisogna tutti uscire e divertirsi, non esiste che uno possa rimanere a casa. Ebbene io, secondo questo stereotipo farei parte degli "sfigati" o degli "anormali". In realtà, io non sono nè sfigata, nè anormale, nel senso che sono esattamente come tutti gli altri, solo che per alcuni motivi mi ritrovo a vivere un periodo un po' solitario, ho solo 2 amiche vere, di cui mi fido, ma per vari motivi ci vediamo poco, loro hanno i loro problemi e una è fidanzata e l'altra sposata, perciò io non essendo fidanzata mi ritrovo ad essere un po' sola, ma sinceramente, non ho nulla da invidiare alle ragazze fidanzate, perchè senza falsa modestia non ho nulla meno di loro, sicuramente in giro ci saranno tante ragazze meglio di me, ma ce ne sono certe...lasciamo perdere! Perciò, a volte è la società a farci sentire inadeguati, ma se si scava, in fondo in fondo, si scoprirà che anche quelli "normali" hanno qualcosa che sarebbe giudicato "anormale", perchè la normalità in senso assoluto non esiste, come non esiste l'uomo o la donna ideale. Ciao :mangahappy:
condivido :-)
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Rossella Pirovano

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Rossella Pirovano » 26/03/2006, 17:48

* "eppure nel suo caso, il vero problema è la solitudine.
Perchè non ha altri amici? in una comunità come la nostra, è molto triste constatare che un ragazzo ha solo un amico e che non ha persone vicino a sè con cui parlare, confidarsi e aprirsi...


Ciao,
è difficile non rimanere senza parole di fronte a certe affermazioni, se poi enunciate da uno spsicologo di così grande fama la cosa è ancora più grave.
D'altra parte, mettersi contro questi "maestri di parole e di scienza" appresa prima sui libri che dentro sè stessi, non ci si dovrebbe aspettare altro.
Non sò quanti di questi "medici" facciano il loro "lavoro" con il cuore, partecipando e condividendo con il paziente che si rivolge a loro fiducioso.
Chissà, forse i 55 minuti a disposizione di quel ragazzo erano finiti, forse mentre quel ragazzo parlava il suo psicologo pensava alla bella figura che avrebbe fatto nella prossima trasmissione televisiva o ancora, a qualche suo problema inrisolto, il fatto sta che nella sua risposta a quel giovane c'è tutta l'incapacità di un "essere umano" preso alla sprovvista dai limi che lo caratterizzano.
In questa società dice.
Quale società?
In questa società dove i progressi della scienza ci presentano solo le statistiche dei successi ottenuti e non parlano dell'aggravarsi continuo delle malattie a carattere psicologico e di tutto il disagio che ne consegue.
La solitudine è proprio una di queste conseguenze e quando è un medico che sta cercando di alleviarci le sofferenze a propinarci un bel "senso di colpa", beh allora c'è gran poco da aggiungere.


Rossella

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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da enemyofthesun » 26/03/2006, 19:51

butterfly eyes ha scritto:[...]
secondo gli altri, mi spiego meglio, se ti guardi attorno dappertutto, TV, giornali, film, telefilm ecc ci propinano degli stereotipi, uno di questi è l'immagine di un/a ragazzo/a giovane pieno di amici/che, con un/a fidanzato/a, che esce il fine settimana, che va in vacanza spesso e volentieri, che ha il cellulare di ultima generazione e non solo, che va in palestra, magro/a ecc ecc, tutti gli altri, secondo questo stereotipo, sono o degli sfigati, o anormali con problemi che ne so familiari, psicologici e via dicendo, come quando per farti un esempio banale a capodanno bisogna tutti uscire e divertirsi, non esiste che uno possa rimanere a casa. Ebbene io, secondo questo stereotipo farei parte degli "sfigati" o degli "anormali". In realtà, io non sono nè sfigata, nè anormale
Riassumi davvero in toto il mio punto di vista :applause:
E' proprio così, per anni mi hanno inculcato in continuazione questi concetti. Per anni mi sono sentito davvero uno sfigato, ora un po' me ne sbatto e cerco di vivere la mia vita, che è anomala e problematica ma d'altra parte è tutto ciò che ho.
A volte è tanto difficile non buttarsi giù, però ci provo...in fondo non mi sembra di essere così una cattiva persona.

Spirito di Rame

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Spirito di Rame » 27/03/2006, 14:45

butterfly eyes ha scritto:[...]



Ciao, ti risponde una che più "anormale" non si può ;) secondo gli altri, mi spiego meglio, se ti guardi attorno dappertutto, TV, giornali, film, telefilm ecc ci propinano degli stereotipi, uno di questi è l'immagine di un/a ragazzo/a giovane pieno di amici/che, con un/a fidanzato/a, che esce il fine settimana, che va in vacanza spesso e volentieri, che ha il cellulare di ultima generazione e non solo, che va in palestra, magro/a ecc ecc, tutti gli altri, secondo questo stereotipo, sono o degli sfigati, o anormali con problemi che ne so familiari, psicologici e via dicendo, come quando per farti un esempio banale a capodanno bisogna tutti uscire e divertirsi, non esiste che uno possa rimanere a casa. Ebbene io, secondo questo stereotipo farei parte degli "sfigati" o degli "anormali". In realtà, io non sono nè sfigata, nè anormale, nel senso che sono esattamente come tutti gli altri, solo che per alcuni motivi mi ritrovo a vivere un periodo un po' solitario, ho solo 2 amiche vere, di cui mi fido, ma per vari motivi ci vediamo poco, loro hanno i loro problemi e una è fidanzata e l'altra sposata, perciò io non essendo fidanzata mi ritrovo ad essere un po' sola, ma sinceramente, non ho nulla da invidiare alle ragazze fidanzate, perchè senza falsa modestia non ho nulla meno di loro, sicuramente in giro ci saranno tante ragazze meglio di me, ma ce ne sono certe...lasciamo perdere! Perciò, a volte è la società a farci sentire inadeguati, ma se si scava, in fondo in fondo, si scoprirà che anche quelli "normali" hanno qualcosa che sarebbe giudicato "anormale", perchè la normalità in senso assoluto non esiste, come non esiste l'uomo o la donna ideale. Ciao :mangahappy:
la penso ASSOLUTAMENTE come te, sono come te e ne sono fiera!! :DD

Spirito di Rame

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Spirito di Rame » 27/03/2006, 14:51

Amico82 ha scritto: voi cosa ne pensate di questa risposta? anche a voi darebbe fastidio se vi rispondessero in quel modo??
una società come la nostra è una società abbastanza malata...
fondata su valori distorti e assolutamente superficiali/commerciali/di facciata.
è una società in cui l’aiuto reciproco non si sa più dove sia finito,
in cui si diffida di tutti e di tutto e a ragion veduta!
in cui l’impegno verso gli altri non esiste...
e potrei andare avanti pagine e pagine e pagine...

in una società come la nostra è UN MIRACOLO avere tanti amici!
per le persone più afabili, socievoli e fortunate, magari, si potranno avere tante persone intorno magari, conoscenze....ma amici....dubito....

dipende tanto, secondo me, dalla fortuna nell’imbattersi in persone simili a noi...
ma amici veri, a quanto sento in giro, a parte quei 1, 2, 3 a dir tanto.....

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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Amico82 » 29/03/2006, 17:35

slim ha scritto:[...]



alla tua età (e non c'era internet) mi trovavo in una situazione simile. oggi invece pure :( non ti parlo di me, sarò breve. ecco la mia domanda: è giusto prendere in considerazione il parere di persone perlopiù malate di protagonismo? che significa "in una comunità come la nostra", che trent'anni fa era più difficile fare amicizie o lo è oggi in altre parti del mondo? si, anche a me queste risposte, anche quando escono dalla bocca di gente comune, fanno - e mi hanno fatto - rimanere male. un consiglio: intanto lasciamo perdere il "gallinaio dei parlatori", perlomeno quelli più in vista, per farli sentire il più possibile, loro si, soli e spostiamo altrove la nostra attenzione. Inoltre le risposte, anziché chiederle agli altri, proviamo a cercarle in noi; può essere un buon esercizio

ciao e auguri :)
già, molto spesso le risposte dobbiamo cercarle dentro di noi e dobbiamo seguire i nostri istinti e il nostro cuore.
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

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Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Amico82 » 29/03/2006, 17:54

TheEmptyFlow ha scritto:[...]






ciao :-)
non so come si chiama, ma è percaso il tizio di costanzo?

Ovviamente anche io rimango piuttosto perplesso a sentire una cosa del genere....più che altro stentavo a credere che fosse vero....ma è evidente che come ha già detto qualcuno, non era uno psicologo.... Direi che dicendo cose del genere fa esattamente il contrario di ciò che farebbe un normale psicologo: dire "è molto triste" è come dire, "sei un caso proprio triste, mi disgusta sentire quello che dici"....
E la frase "in una società come la nostra" probabilmente mi avrebbe causato il vomito detto anche da una persona qualunque.... Sono i modi di parlare di chi vede "la società" come cosa unidirezionale, fatta di persone che vivono e pensano allo stesso modo, in cui la persona diversa viene intesa con "sbagliata".....
Io grazie al cielo ho imparato a discostarmi da queste visioni in cui sono cresciuto, a capire che il "giusto" non è ciò che vedo e sento alla luce del sole, ma che nascoste ci sono tante persone come me, che hanno problemi simili ai miei e vivono al di fuori dei canoni. La società come la nostra non esiste, il normale non esiste....semplicemente ognuno vive con le proprie armi...e forse quelli che si sono sempre sentiti più anormali, per i vari motivi, hanno una marcia in più rispetto a chi rientra alla perfezione nel modello di "persona che vive nella società come la nostra", perchè hanno imparato a vedere tutti gli aspetti che esistono del mondo, tutte le diversità, le sfaccettature e sono totalmente liberi dai pensieri che incatenano la maggior parte della gente e che li costringono a vivere incastrati nel "cosa devo fare per valere?".....

Ciao :)
già, forse il male della "società" è proprio il fatto di "uniformare" tutti gli ambiti della vita, dal comportamento, agli usi, dal vestirsi alle abitudini alimentari,..ecc
chi non rientra nei canoni è out ed emarginato, molto spesso il fatto di non identifarsi in questi parametri (o rimanere escluso da quest'ultimi) viene visto dalla persona (e dagli altri!!) come un fattore di disagio e frustazione proprio appunto perchè la società non permette che ciò avvenga.
insomma è piu difficile da spiegare che da capire.
Può essere vero che determinati canoni o abitudini siano seguite dal 60-70% delle persone, ma c'è anche quel 30/40% che per vari motivi, volontari o involontari, non può (o non vuole) seguire certi comportamenti o seguire determinati canoni.
mi viene un esempio banale: basti pensare al periodo di ferragosto quando tra i media (che affermano "week-end di ferragosto tutti al mare" "grande esodo tutti in vacanza") e tra la gente si parla solo di vacanze...
se è vero che il 50-60% va al mare o in montagna, è anche vero che il 40-50% per ovvi motivi (mancanza di soldi, mancanza di compagnia per andare in ferie, malattia,vecchiaia,lavoroecc ) non ci andrà.
ma la società VUOLE che ferragosto sia il periodo delle vacanze per TUTTI gli italiani, GUAI andarci a settembre o ottobre oppure PEGGIO ancora non andarci!!
ma questo è solo un esempio, in tutti gli ambiti della vita succedono cose analoghe, vedi appunto anche nella amicizia (GUAI se hai solo un amico o se non hai amici, DEVI avere tanti amici...)
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

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Messaggio da Amico82 » 29/03/2006, 18:19

ho solo 2 amiche vere, di cui mi fido, ma per vari motivi ci vediamo poco, loro hanno i loro problemi e una è fidanzata e l'altra sposata, perciò io non essendo fidanzata mi ritrovo ad essere un po' sola, ma sinceramente, non ho nulla da invidiare alle ragazze fidanzate, perchè senza falsa modestia non ho nulla meno di loro, sicuramente in giro ci saranno tante ragazze meglio di me, ma ce ne sono certe...lasciamo perdere! Perciò, a volte è la società a farci sentire inadeguati, ma se si scava, in fondo in fondo, si scoprirà che anche quelli "normali" hanno qualcosa che sarebbe giudicato "anormale", perchè la normalità in senso assoluto non
già, piu o meno è cosi anche per me (poche amicizie e purtroppo incontri non frequenti)
forse tu, visto che sei sui 30anni , sul lato amicizia, inizi ad essere considerata meno anormale (tendenzialmente si sa che a quell'età puoi già avere meno amici perchè alcuni si sposano..ecc cc) mentre figurati uno ragazzo di 24 anni e peggio ancora una persona di 18-20 anni (in quest'ultimo caso è visto molto anormale chi non ha il classico gruppetto...)
ma se nella fascia d'età dai 18 ai 35 anni il 50-60-70% delle persone "può vantare" tanti amici e tante uscite c'è anche quel 30-40-50% che è messo come noi...
"la mente è la sua stessa condizione e, in sè sola, può fare dell'inferno un paradiso, del paradiso un inferno"

Ospite

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Ospite » 29/03/2006, 18:53

Amico82 ha scritto:[...]



già, molto spesso le risposte dobbiamo cercarle dentro di noi e dobbiamo seguire i nostri istinti e il nostro cuore.
scusa, avrei dovuto aggiungere un "tra di noi" (certo, se no qui che ci stiamo a fare?)
saluti :)

fratellino

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da fratellino » 30/03/2006, 9:47

Spirito di Rame ha scritto:[...]



una società come la nostra è una società abbastanza malata...
fondata su valori distorti e assolutamente superficiali/commerciali/di facciata.
è una società in cui l’aiuto reciproco non si sa più dove sia finito,
in cui si diffida di tutti e di tutto e a ragion veduta!
in cui l’impegno verso gli altri non esiste...
e potrei andare avanti pagine e pagine e pagine...

in una società come la nostra è UN MIRACOLO avere tanti amici!
per le persone più afabili, socievoli e fortunate, magari, si potranno avere tante persone intorno magari, conoscenze....ma amici....dubito....

dipende tanto, secondo me, dalla fortuna nell’imbattersi in persone simili a noi...
ma amici veri, a quanto sento in giro, a parte quei 1, 2, 3 a dir tanto.....
Ma cosa significa le persone più affabili?
Per mia esperienza personale di solito queste persone sono quelle che ti circondano finchè tu hai qualcosa che a loro interessa ma nel momento in cui a te interessa instaurare un rapporto un pò più profondo sono quelle che costruiscono un muro quasi invalicabile.

Io credo che di solito le persone che si mostrano più conformi agli stereotipi della nostra società sono così perchè internamente sono più fragili ed hanno paura di farsi vedere come sono veramente nel loro intimo...forse hanno paura di essere giudicati.

Spirito di Rame

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Spirito di Rame » 30/03/2006, 10:17

fratellino ha scritto: Ma cosa significa le persone più affabili?
Per mia esperienza personale di solito queste persone sono quelle che ti circondano finchè tu hai qualcosa che a loro interessa ma nel momento in cui a te interessa instaurare un rapporto un pò più profondo sono quelle che costruiscono un muro quasi invalicabile.
ma io che cos'ho scritto? non hai letto bene, copio e incollo:

"per le persone più affabili, socievoli e fortunate, magari, si potranno avere tante persone intorno magari, conoscenze....ma amici....dubito.... "

significa: le persone che socializzano facilmente, faranno sicuramente molta molta meno fatica a trovare gente che le circonda...ma amici, dubito che ne trovino altrettanto facilmente....

però affabile non significa superficiale! afabile, da dizionario, è
cortese, amichevole, caldo, caloroso, comunicativo, espansivo, accattivante, accostabile ....
ci sono tante persone così, senza che per questo siano superficiali, come quelle che dici tu...

fratellino

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da fratellino » 30/03/2006, 12:12

Spirito di Rame ha scritto:[...]



ma io che cos'ho scritto? non hai letto bene, copio e incollo:

"per le persone più affabili, socievoli e fortunate, magari, si potranno avere tante persone intorno magari, conoscenze....ma amici....dubito.... "

significa: le persone che socializzano facilmente, faranno sicuramente molta molta meno fatica a trovare gente che le circonda...ma amici, dubito che ne trovino altrettanto facilmente....

però affabile non significa superficiale! afabile, da dizionario, è
cortese, amichevole, caldo, caloroso, comunicativo, espansivo, accattivante, accostabile ....
ci sono tante persone così, senza che per questo siano superficiali, come quelle che dici tu...
Scusa ma non volevo darti contro ossia sono daccordo con te ma volevo solo riportare una mia esperienza personale...

Spirito di Rame

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Spirito di Rame » 30/03/2006, 12:35

fratellino ha scritto:[...]



Scusa ma non volevo darti contro ossia sono daccordo con te ma volevo solo riportare una mia esperienza personale...
no ma tranquillo, avevo capito dal tuo post che tu non avessi inteso che la pensavo così anche io ;)

butterfly eyes


Messaggio da butterfly eyes » 31/03/2006, 16:04

Amico82 ha scritto:[...]



già, piu o meno è cosi anche per me (poche amicizie e purtroppo incontri non frequenti)
forse tu, visto che sei sui 30anni , sul lato amicizia, inizi ad essere considerata meno anormale (tendenzialmente si sa che a quell'età puoi già avere meno amici perchè alcuni si sposano..ecc cc) mentre figurati uno ragazzo di 24 anni e peggio ancora una persona di 18-20 anni (in quest'ultimo caso è visto molto anormale chi non ha il classico gruppetto...)
ma se nella fascia d'età dai 18 ai 35 anni il 50-60-70% delle persone "può vantare" tanti amici e tante uscite c'è anche quel 30-40-50% che è messo come noi...
EEEh ma dovrei essere tante altre cose: sposata, con figli(almeno in cantiere!!!), dovrei essere una donna in carriera...ma io non sono niente di tutto ciò, ma non mi sento anormale, forse a volte mi ci fanno sentire ma io sono normalissima, nel senso di sanità mentale!!! Poi magari però se continuano a dirti che non lo sei finisci per crederci anche tu!!! Mah! ;)

Arancia

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Arancia » 25/07/2006, 15:44

Amico82 ha scritto: la sola domanda "perchè non ha amici?" ci farebbe sentire una mxxxa, insomma in colpa! [/color]

Ciao. Ti posso chiedere perchè secondo te questa domanda farebbe sentire una persona in colpa? :ciao:

Power

Re: considerazioni sulla risposta di uno psicologo

Messaggio da Power » 25/07/2006, 23:35

Amico82 ha scritto: verso noi "anormali"
Questa è una cosa che non riuscirò mai a capire.....
Quando una persona giudica un altra come "anormale",in base a quali canoni lo fa?E' la società che detta (o impone) le caratteristiche (o le leggi) per essere "normali" o "anormali"?
Io mi ritengo fortunato perchè sono riuscito,nella mia vita,a mantenere alcune amicizie ben salde,ma se essere "normali" siginifica dover percorrere tutti i canoni imposti dall'esterno,beh allora sarei felice di dichiararmi "anormale".
Dove sta scritto che il divertimento,la felicità,la gioia etc. etc. derivano da comportamenti fissi?Non è possibile definire una persona "anormale" solo perchè non frequenta discoteche o perchè non si ubriaca (va tanto di moda oggi....)....
Sapete cosa vi dico?Che,per esperienza personale,ho constato che i primi a non divertirsi e a sentirsi "strani" sono proprio coloro che sono costretti a comportarsi in determinate maniere per non uscire fuori dal gruppo o dal branco.Del tipo:"io so che se mi atteggio in questo modo passo da "figo",altrimenti no.".Chi ragiona cosi (e sono molti) è in realtà infelice,perchè gli è stato imposto di non essere se stesso.
Io credo che non esista persona al mondo in grado di poter dire ad un altra "tu sei anormale".Tanto meno se l'unico problema di questa persona è la solitudine.
Io mi comporto come il mio istinto e la mia testa mi dicono di fare,cercando di essere me stesso.Non voglio che qualcuno mi apprezzi solo perchè facente parte di un "gruppo"......anche perchè sarebbe un apprezzamento finto.
Insomma,con un po di orgoglio e di autostima, valorizziamo di piu noi stessi e prima o poi qualcuno ci apprezzerà.A me è successo,quindi puo succedere a tutti. ;)
Cosi poi ci presenteremo a casa di questo psicologo e con una bella pernacchia (per essere fini) gli faremo capire qualcosa in piu eheh