Immaginiamo, per fare da esempio, che tu entri in un locale riservato. Ci vai tu e un certo numero di persone. Tendenzialmente, non vuoi far entrare nuove persone, o se le vuoi far entrare devono corrispondere a precisi rigidi requisiti, oppure sono i tuoi amici, più o meno tacitamente, a porli.
Ecco, fuori di metafora mi sembra che l'amicizia al giorno d'oggi sia composta tutta da questa infinita serie di "locali privati", di compagnie a numero chiuso dove nessuno vuol farti entrare.
E allora vaghi di persona in persona, quasi come se ti aspettassi che ti aprano prima o poi.
Perchè è così difficile entrare in un nuovo giro, in una nuova compagnia, e chi è fuori dai giri non riesce assolutamente a crearne una propria nè ad essere annesso a una compagnia preesistente?
Questa la mia annosa esperienza.
Sarà che io mi faccio mille problemi, non riesco ad essere sfacciato, a chiedere, ho paura di essere invadente, e sono poco propositivo. Ma non ce la si fa se nessuno ti dà una mano per entrare e anzi sembra che ti guardano sospettosi "ma questo che vuole da me?"
Se uno di voi abitasse vicino a me e avesse degli amici, me li presenterebbe e mi chiederebbe di uscire con loro, oppure farebbe finta di niente, tanto in fondo "chissenefrega, ho già i miei amici, perchè fare un favore a lui?"?
O cos'altro spinge le persone a essere così diffidenti?
Giuro che se avessi una compagnia e vedessi uno che è solo, farei il possibile per immetterlo e integrarlo. Poi vabbè, mal che vada se si diventa troppi, i gruppi si possono frazionare. Ma è il principio di disponibilità che sembra una rarità.
Un giorno mi farò una compagnia mia, così non dovrò rendere conto a nessuno, ci riuscirò prima o poi

Seee!
