England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
Ciao,
quel che è capitato a te è capitato anche a tanta altra gente.
Io ho cambiato tante di quelle volte scuola, causa motivi di lavoro di mio padre, che ogni volta, ogni anno scolastico era tutto un ricominciare a fare nuove amicizie e vivere le stesse situazioni.
Non sono quasi mai stato vessato dai miei compagni con insulti o peggio,
ma ciò non toglie gli stupidi siano sempre esistiti.
A scuola si son sempre formate le cricche di studenti : c'è sempre stato il gruppetto degli studenti più casinisti e rompiscatole,quello dei bulletti, quello dei secchioni,ecc.
Viverlo come l'hai vissuto tu il periodo della scuola è però una cosa davvero brutta, perchè, a distanza di anni dal mio diploma, penso ancora che quelli siano stati alcuni degli anni più felici della mia vita.
Comunque,se vuoi un consiglio, non ti guardare più alle spalle,
il passato lascialo andare,pensa soltanto alle persone a cui vuoi bene,che sono importanti per te,di quello che è stato e di chi non ti ha capito fregatene.Hai ancora tanto tempo per essere felice.
Se poi oggi sei ancora solo,non hai amicizie,non ti preoccupare anch'io ormai posso contare sulle dita di una mano gli amici che mi son rimasti,
perciò spero tramite questo sito di allargare i miei orizzonti conoscitivi.
Ciao