La mia situazione: totalmente solo :-(
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- England
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La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da England » 28/08/2007, 1:10
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
- enemyofthesun
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Messaggio da enemyofthesun » 28/08/2007, 1:41
Credo che tutto giaccia in quegli anni, il marcio che mi porto dentro proviene da lì.
Insomma, persone *******, senza scrupoli e senza ritegni.
Ora sono qui, devastato dentro e fuori.
Dopo un periodo ai limiti dell'accettabilità, sono di nuovo rifugiato nel mio loculo.
Ho solo un'amica che è disposta a venire pure a casa pur di non lasciarmi solo...
Una specie di angelo...
Ma in verità, in questo paese di cacca, non ho mai avuto nessuno.
Eccomi qui, a 26 anni a rimuginare sulla maledizione di questo posto.
Non sono consolante, ma comunque non sentirti troppo solo...in questa situazione...
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da winter » 28/08/2007, 8:15
E si' io ti capisco eccome. Che dirti? Avevo gia' scritto di questo tema - e a costo di ricevere di nuovo una sgridata da grilloparlante, scrivo di nuovo. Che dirti? Quando i figli erano piccoli, non sentivo cosi' forte questa solitudine. Ma ora che sono fuori di casa, sta diventando veramente pesante. Non e' che sto tappata in casa. Quando c'e l'occasione familiare esco, matrimoni etc. etc. che dirti? Mi sembra che dopo mi sento peggio. Ma veramente, vengo a casa, e il morale e' giu'.England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
Non riesco a capire perche' e' cosi. Io ti capisco sai, ma credo che non tutti ti capiscono.
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da lobita » 28/08/2007, 9:09
mi dispiace molto per quello che ti è successo a sondrio... purtoppo di bulletti qui, ma penso anche dalle altre parti, ce ne sono stati e ce ne saranno sempre... anch'io sono stata presa in giro per i miei capelli ricci, mi chiamavano cespuglio... già all'inizio mi arrabbiavo sempre, poi ho visto che più mi arrabbiavo più loro continuavano e allora ho iniziato a scherzarci sopra anch'io e da lì hanno lasciato perdere...England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
per quanto riguarda il dopo università, boh, penso che capiterà anche a me, infatti i miei compagni li vedo solo come compagni, cioè, è bello stare con loro, parlare del più e del meno, scherzare, uscire ogni tanto a fare qualche aperitivo però so che non ne nascerà un'amicizia così profonda e duratura... poi non si sa mai, ma chissà dove andremo a lavorare quando usciremo dall'università e anche questo non è un punto a favore per instaurare un'amicizia vera... poi, come ho detto, non si sa mai.
comunque, vedrai che questo forum ti tirerà un pò su e poi, un giorno, più avanti, ci si può anche incontrare!
- storm
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Messaggio da storm » 28/08/2007, 9:40
Purtroppo i ragazzini spesso si comportano come un branco di animali, individuano la persona più debole e più sensible e ci si accaniscono.
Pure io sono stata un tipo piuttosto solitario (fino all'università almeno) però la mia lingua lunga ha fatto subito passare ad alcune compagne la voglia di fare battutine, hanno capito che se anche stavo per i fatti miei e zitta era meglio lasciarmi zitta perche se molestata mordevo.
Bè comunque mi pare che tu all'università abbia superato queste insicurezze, quindi ora cerca di lasciartele alle spalle, farsi amici non è facie, però credo che internet sia un buon mezzo per riuscirci, cerca di sfruttare questa opportunità!
(Saint-Exupéry)
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da Mistermagister » 28/08/2007, 10:13
Caro amico,England ha scritto:Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
non permettere che un disagio diventi una patologia, o peggio, un dramma. Essere persone riservate non è un malanno, non vuol dire essere fuori dal mondo.
Fino a quando la solitudine è rimasto uno status accettabile, sei stato bene, ma se adesso cominci a sentirti a disagio devi convincerti che puoi risolvere tranquillamente il problema, e senza chissà quali sforzi.
Quello che hai raccontato è disarmante da ogni punto di vista, ma per fortuna non è TUTTO così. Adesso ne sei uscito? Si, ma la cosa ti ha segnato non poco, ecco il perchè del tuo sfogo, anche a distanza di tempo.
Internet è un buon veicolo per nuove amicizie, sei colto e maturo per "scremare" anche virtualmente quelle a te più adatte.
Questo forum, sebbene io sia iscritto da non molto, è ben frequentato, la varietà di persone che lo frequentano, dall'età alla regione di provenienza, dalle varie esperienze alle singole qualità, penso possano giovarti e, chissà, materializzare una amicizia virtuale in qualcosa di più concreto.
Devi poterti svegliare al mattino e dire: "ora basta, oggi conoscerò qualcuno/a", e da lì ad allargare il cerchio ci vuol poco.
Sei TU che determini la tua vita, sei TU che ce l'hai in pugno, il percorso che fai, in ogni campo, dipende SOLO da te .
Ti accorgerai che questo post che hai aperto vedrà il contributo di non poche persone... non male come inizio, vero? Fa ben sperare ...
In bocca al lupo, io e tanti altri siamo quì .
- L&V
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da L&V » 28/08/2007, 10:59
E' la mia stessa situazione...England ha scritto:Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
Scusa ma non so come consolarti, perchè non so consolare neanche me stesso...
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da storm » 28/08/2007, 11:06
Bè, scusate se mi impiccio, non siete molto comodi per uscire assieme la sera ma due chiacchiere potete provare a farle no?L&V ha scritto:[...]
E' la mia stessa situazione...
Scusa ma non so come consolarti, perchè non so consolare neanche me stesso...
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da L&V » 28/08/2007, 11:13
L'avrei già fatto con almeno metà del forum...ma non m'è permesso mandare mail o mp....e non posso neanche entrare in chat...devo aspettare ancora un po'...storm ha scritto:[...]
due chiacchiere potete provare a farle no?
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da storm » 28/08/2007, 11:19
Eh ti capisco, questo forum è fatto per persone molto pazienti!L&V ha scritto:[...]
L'avrei già fatto con almeno metà del forum...ma non m'è permesso mandare mail o mp....e non posso neanche entrare in chat...devo aspettare ancora un po'...
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da tempest » 28/08/2007, 14:22
Queste parole mi hanno profondamente toccato, perchè provo esattamente la stessa cosa. La paura di perdere i miei genitori, che non sono più tanto giovani ovviamente, è come un buco nero, se ci penso, sprofondo.England ha scritto: Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da settepunte » 28/08/2007, 23:13
Non sono queste le disgrazie della vita.Se ti raccontassi la mia storia non servirebbero psicologi perchè guariresti subito.
Non ti sto a raccontare dell'odio profondo che porta ad uccidere.Non ti racconterò nemmeno che una persona ha asciugato lacrime talmente tante volte che non ne ha più, nemmeno persone che s'ammazzano solo perchè sono in una situazione come la tua, e di molte altre cose perchè credo che mi darebbero del mentitore, ma ti assicuro e ti dico...non preoccuparti ok? pensa che comunque tu sei più uomo, che che riesci se vuoi. ho passato anche di più di quello , perchè tu devi essere triste?
...........puoi restare anche solo se vuoi, ma mai triste.
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da fatalita80 » 28/08/2007, 23:37
ciao, è capitata anche a me la tua stessa situazione, poi dopo altre vicende per nulla carine mi sono ripresa..England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
sai non mi importa incontare le vecchie amicizie, ho imparato a volermi bene e non aver paura di espormi per quello che sono, sai funziona.. non dico che non esiste piu chi voglia ferirmi, ma non gli do il modo,perche è una persona per cui non vale la pena star male..
comunque son convinta che anche in questo forum troverai molti amicizi!!
un abbraccio
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da England » 30/08/2007, 19:53
p.s.: mi scuso per gli Orrori di battitura nel precedente ???
:p
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da Ospite » 30/08/2007, 20:49
Mi è capitato di leggere tanti interventi simili a questo, interventi che parlano di solitudine. Io credo che bisogna cambiare un pò atteggiamento riguardo a questo tipo di problematica cioè smettere di credere che la nostra condizione sia l'unica perchè solo noi ci troviamo a vivere un tale disagio. Ci sentiamo talmente incupiti e sfiduciati che vediamo gli altri come delle persone realizzate, circondate di gente e di amici e quindi persone per noi invidiabili perchè riteniamo che abbiamo delle qualità che noi non abbiamo (almeno secondo la nostra percezione). Secondo me questo è sbagliato: non sarà il caso di non basarsi sul numero di telefonate che gli altri ricevono, sul numero di volte che riescono ad uscire in compagnia ma di vedere che tipo di compagnie hanno? Che tipo di rapporto hanno quelle persone con la gente che le circonda? Non sempre è oro quello che luccica guardate. Quanta superficialità regna anche nelle comitive, quanto opportunismo c'è nelle amicizie che sembrano molto strette, quanta falsità c'è dietro un sorriso. Guardate che se ascoltate le persone pochi possono vantarsi di avere degli Amici, semmai possono vantarsi di avere conoscenze transitorie. Certo, non discuto che c'è anche la possibilità di incontrare delle persone con cui si ha una certa affinità e questo capita alle persone più socievoli, più propensi al dialogo e alla condivisione dei loro spazi e della loro vita personale con gli altri. Tutte cose che si prestano ben volentieri alla socializzazione. Le cose cambiano quando noi vogliamo mantenere il riserbo, non vogliamo aprirci più di tanto e non vogliamo sapere più di tanto. A quel punto supplisce una passione che si ha in comune. C'è da dire comunque che chi maggiormente si espone maggiormente incorre in delusioni proprio perchè è difficile trovare l'amicizia disinteressata. Meglio non farsi prendere dall'ansia e dalla smania di trovare a tutti i costi compagnia (non amicizia in senso stretto), meglio aspettare le condizioni migliori che essere circondati di falsi, di pettegoli e di opportunisti. A sto punto meglio quella solitudine che può riempirsi temporaneamente di tante belle cose dove la compagnia di se stessi è assolutamente più gratificante rispetto alle false alternative. Con questo non voglio fare un elogio alla solitudine (per l'amor di Dio) voglio solo che si riesca a guardare oltre le apparenze e a credere e a ricercare non la quantità ma la qualità.England ha scritto:Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
Lady M.
Messaggio da aleka74 » 30/08/2007, 21:24
Sono molto timida e faccio veramente tanta fatica a parlare.
Io ti ammiro England perchè comunque hai saputo raccontarti un po' nel tuo sfogo.
Comunque, anche se le conosco poco, penso che da quello che ti hanno scritto questo forum sia popolato da belle persone.
se fossi stata li vicino a te......
Messaggio da fubba69 » 30/08/2007, 22:28
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da tempest » 30/08/2007, 22:28
Io ho "investito" molto in poche e vere amicizie, poi col tempo mi sono accorta che nonostante le migliori intenzioni, e nonostante l' affetto reciproco, la concezione di amicizia di queste persone era diversa dalla mia, e me ne sono accorta dopo più di 20 anni. E' nel mio carattere coltivare più la qualità della quantità, e credo infatti che non avrei saputo fare diversamente, ma questa mia natura nella vita non ha pagato. Sicuramente però non paga neppure l'opposto.Lady Morgana ha scritto:[...]
Mi è capitato di leggere tanti interventi simili a questo, interventi che parlano di solitudine. Io credo che bisogna cambiare un pò atteggiamento riguardo a questo tipo di problematica cioè smettere di credere che la nostra condizione sia l'unica perchè solo noi ci troviamo a vivere un tale disagio. Ci sentiamo talmente incupiti e sfiduciati che vediamo gli altri come delle persone realizzate, circondate di gente e di amici e quindi persone per noi invidiabili perchè riteniamo che abbiamo delle qualità che noi non abbiamo (almeno secondo la nostra percezione). Secondo me questo è sbagliato: non sarà il caso di non basarsi sul numero di telefonate che gli altri ricevono, sul numero di volte che riescono ad uscire in compagnia ma di vedere che tipo di compagnie hanno? Che tipo di rapporto hanno quelle persone con la gente che le circonda?
All'autore del post tutta la mia solidarietà per quello che ha passato, alcune corde toccate mi hanno talmente colpito, che il giorno che ho letto le sue parole non sono riuscita a scrivere che poche righe di commento.
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da Eckhart » 01/09/2007, 17:47
beh, anch'io ho ritrovato molto di mio nel tuo racconto...England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
(so che sei stufo) ma ti assicuro che il tempo aiuta...
forse la cosa piu' difficile (ma insieme la piu' importante e l'unica che non dipenda da fattori esterni) è liberarsi da una sorta di paradossale attaccamento narcisistico al proprio vissuto negativo...
Messaggio da misia » 06/09/2007, 19:57
non puoi immaginare quanto ti capisco!! anche per me le medie sono state un vero e proprio inferno!! non solo per i compagni, che erano molto simili ai tuoi, ma anche per i professori! pensa che quando in terza media ho detto che volevo fare le magistrali mi hanno riso in faccia!! sono uscita con un distrto 72/100!
purtroppo anch'io mi ritrovo sola! quei 3 anni mi hanno comunque segnata! ho una sola amica! e a volte è pesante!
Non sei solo! il bullismo ha fatto tanti danni, ma soprattutto l'indifferenza dei professori, dei presidi, delle istituzioni ha fatto tanti danni!
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da elypv » 07/09/2007, 9:55
ho letto la tua storia e mi sono venuti in mente gli anni delle medie e superiori...anche da me i nomignoli si sprecavano...forse è da li che ancora oggi mi porto dentro tutte queste insicurezze che talvolta caratterizzano la mia vita. Il pensare di non essere mai all'altezza, che gli altri siano sempre più brillanti e intelligenti di me anche quando non è cosi. Sono arrivata a pensare anche che fosse il mio corpo grasso ad allontanare la gente entrare in un circolo vizioso che ancora oggi è qui con me. Ma arriva un punto in cui capisci che nessuno è solo, che siamo noi a dover cambiare non gli altri, che forse è anche ora di crescere...e si ha voglia di ritrovare se stessi.England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
La fuori non sono tutti come quelli della scuola..c'è tanta gente che vale la pena di conoscere...basta lasciarsi andare. Secondo me alcune persone percepiscono le nostre paure come se ci fosse un muro tra noi e loro e forse hanno paura ad avvicinarsi.
- Merlino
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da Merlino » 07/09/2007, 12:02
Premesso che la mia impressione è che tu veda le cose peggio di quello che sono in realtà, ti suggerirei di parlare della tua vita e del tuo modo di relazionarti con gli altri con uno specialista!England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole
...
non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
E' una situazione un po' troppo contorta per poter essere "risolta" su un forum!!!
Ciao.
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da nightsky » 07/09/2007, 13:38
Ciao, fino ad ora non sono intervenuto, perché mi pareva che gli altri avessero già detto tutto quanto pensavo di dirti. Poi, rileggendo la tua storia, mi sono venute in mente due cose. La prima è che anche io alle medie qualche problema l'ho avuto. Non ricorrenti come i tuoi, ma più di una volta mi sono ritrovato nella situazione di dovermi difendere da qualche bullo che se la prendeva con quello timido, dagli occhiali grandi che lo batteva in voti ma non sul fisico. Ho sempre tentato di reagire e molte delle volte la cosa è andata... da discreto a buono.England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
Ma quello che volevo dirti è che ne ho reincontrati molti in questi anni, in giro per le strade del paese o sparsi nel mondo e mi sono stupito di quanto erano cambiati. Gente cresciuta, matura, ma spesso relegati in secondo piano dalla società. Gente che ha buttato via le occasioni della vita perché troppo impegnati a dimostrare agli altri che erano loro i leader del branco. Alla fine però gli occhiali e la poca prestanza fisica delle medie hanno pagato di più. E a me spiace sinceramente per loro. Ora si intrattengono volentieri con me e io con loro, ma non si va mai oltre le due chiacchiere.
Non credo che i tuoi ex compagni bulli siano tanto più di questo. E se lo fossero... chissenefrega. Tu ti sei laureato, e - nonostante il precariato - sei avanti.
Il secondo pensiero è andato a mio padre, professore (ormai in pensione) di una delle sedi di scuola media più difficile della zona. Da lui ho imparato che un buon professore deve essere severo. Un insegnamento che ho applicato anche durante i periodi di supplenza che ho svolto in diverse sedi. Non bisogna far finta che certe cose non succedano, bisogna redarguire e qualche volta anche punire. Purtroppo oggi esistono genitori che sono prontissimi a delegare alla scuola la parte di educazione alla società che loro non possono insegnare al figlio (perché assenti o impegnati), ma non danno al professore autorità e autorevolezza, ovvero gli strumenti essenziali per raggiungere lo scopo. Anche un solo castigo può generare proteste e lamentele che minano la credibilità del docente verso l'allievo. E i docenti si sentono intimiditi.
E qui il pensiero torna a mio padre. Già perché se me ne tornavo a casa con un castigo lo facevo e basta, prendendomi pure una sgridata. Non lo ringrazierò mai abbastanza per questo.
- ruby.sunday
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da ruby.sunday » 07/09/2007, 15:24
Ho letto ieri notte la tua lunga lettera. Avevo poco tempo e ormai... poca lucidità per una risposta adeguata.England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media...
Ho letto nel frattempo gli ultimi interventi e mi piace quello di nightsky perché lo trovo vero. Anch'io incontro oggi molti dei bulli di allora, di quelli che erano i leader dei pecoroni. Il tempo è un giudice severo, li vedo abbastanza ai margini della società, qualcuno già se n'è andato giovane perso nella droga o nella depressione... Il loro quarto d'ora di gloria lo sprecarono da ragazzini e adesso che il gioco si fa serio essi sono completamente fuori...
Però, caro England, io penso che tu sia troppo ancorato al tuo passato (pur avendo avuto anche esperienze positive - come durante il periodo universitario) e continui a ruminare sempre ciò che ti ha segnato negativamente. La tua vita va avanti, ogni esperienza insegna qualcosa, anche quelle dolorose e tristi, ma basta pensare a ciò che avvenne in epoche ormai lontane. Sii proiettato verso il futuro, la vita è adesso. Cerca di capire ciò che non va oggi: perché non hai amici? Smettila di dire che nel 1992... Parliamo di oggi! Sei un giovane e se non hai amici oggi vuol dire che devi capire ciò che non va oggi. Ognuno di noi ha un suo passato: da esso dobbiamo imparare qualcosa per migliorarci, non restarci ancorati e non riuscire a riemergere...
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da nota » 07/09/2007, 21:36
Quindi secondo te, è possibile che spesso siamo noi a rimanere attaccati ai nostri vissuti negativi?Eckhart ha scritto:[...]
beh, anch'io ho ritrovato molto di mio nel tuo racconto...
(so che sei stufo) ma ti assicuro che il tempo aiuta...
forse la cosa piu' difficile (ma insieme la piu' importante e l'unica che non dipenda da fattori esterni) è liberarsi da una sorta di paradossale attaccamento narcisistico al proprio vissuto negativo...
E per quale motivo?
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da MARIOBROS » 08/09/2007, 13:00
...per non sentirmi solo a casa io mi rifugio nel lavoro e rimango qui finche' il mio capo non mi caccia.......a casa non riesco piu' a starci e di veri amici ne ho solo 2 ormai sposati quindi non hanno molto tempo da dedicarmi.....la solitudine e' una grossa bestia che va combattuta......devo cercare anch'io di uscire per non rinchiermi nel mio riccio e conoscere nuova gente....in questo forum bisogna avere troppa pazienza per poter veramente conoscere altre persone......ma non possiamo fare un'appello al moderatore per far cambiare le cose?.....England ha scritto:Ringrazio tutti quanti per le belle parole che avete trovato. Ognuno ha trovato un suo modo personale per farmi riflettere, soprattutto su quanto accaduto in passato.
p.s.: mi scuso per gli Orrori di battitura nel precedente ???
:p
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Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da L&V » 08/09/2007, 13:05
Quoto tutto!!!!! ...è triste....è triste!!!!!!!!!!! :(MARIOBROS ha scritto:[...]
...per non sentirmi solo a casa io mi rifugio nel lavoro e rimango qui finche' il mio capo non mi caccia.......a casa non riesco piu' a starci e di veri amici ne ho solo 2 ormai sposati quindi non hanno molto tempo da dedicarmi.....la solitudine e' una grossa bestia che va combattuta......devo cercare anch'io di uscire per non rinchiermi nel mio riccio e conoscere nuova gente....in questo forum bisogna avere troppa pazienza per poter veramente conoscere altre persone......ma non possiamo fare un'appello al moderatore per far cambiare le cose?.....
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da settepunte » 08/09/2007, 13:43
L&V ha scritto:[...]
Quoto tutto!!!!! ...è triste....è triste!!!!!!!!!!! :(
Una notte fredde
Transita il silenzio
la notte è fredda e grigia
sulle panchine soffia il vento...
Vedo ancora gente
ma con una timida falsità innocente...
Transita il silenzio
la notte è gelida...
sopra il manto verde del prato
tutto resta fermo e ghiacciato.
Vedo ancora vivace la gente
come il tuo sorriso...
così innocente.
10.12.97
Come l'acqua
Resta accesa nel cerchio della speranza
come giovani eroi
e come il colore dell'acqua.
Resta viva per essere al sicuro
dalle tante tue giovani insicurezze.
Nascondere la tua bellezza non puoi
i tuoi occhi sono simili al cielo
e il tuo viso è in tutta la sua trasparente bellezza.
20.02.2001
Re: La mia situazione: totalmente solo :-(
Messaggio da nickfitz » 15/09/2007, 16:55
England ha scritto:Credo che il periodo in cui cominciai a sentirmi solo risalga al 1992. Allora frequentavo la 2^ media.
Nella nostra classe arrivò un ripetente che, oltre a deridermi con parole come “sfigato” e “gay”, ogni giorno mi colpiva con pugni sulla spalla destra. Non ci volle molto tempo perché una parte della classe ne, seguisse l’esempio. I restanti compagni dimostravano una totale indifferenza a questa situazione.
Il 9 giugno 1993 ebbi un incidente in motorino: per un mio errore di manovra, mi scontrai con un furgone che giungeva nella direzione opposta. Grazie al casco ed alla velocità moderata, me la cavai con alcune escoriazioni guaribili in cinque giorni. Una settimana più tardi, prima di entrare in classe per sostenere gli esami di 3^media, i miei compagni si “scatenarono” in un coro di derisioni: “Solo tu potevi fare una cosa simile, sfigato!”. Nessuno sapeva come si era svolto l’incidente, nessuno mi chiese spiegazioni: avrei voluto che quello stesso incidente capitasse ad uno qualsiasi di loro per comparare le reazioni ed i commenti che ne sarebbero sorti.
Tre mesi dopo, iniziai le superiori con la convinzione che il nuovo corso di studi ed i nuovi compagni sarebbero stati sicuramente migliori: mi sbagliavo. Ricordo ancora con rabbia e tristezza la prima lezione di educazione fisica di quell’anno: durante corsa di “riscaldamento” in palestra, un ragazzo cominciò, senza motivo, a darmi calci approfittando dei momenti in cui il professore guardava altrove. Durante il viaggio di ritorno da una gita a Torino, mentre sonnecchiavo al mio posto, un compagno mi ustionò intenzionalmente con un accendino. Anche in questo caso, i professori non videro nulla (o non vollero vedere, ma il risultato non cambia). Per il resto dell’anno, subii furti di oggetti e danneggiamenti vari: quaderni strappati, vestiti sporcati con pennarelli, sputi e, ovviamente, insulti. Il resto della classe, a parte ualche debole obiezione, non fece mai nulla di concreto per porre fine a questa situazione.
Superai l’anno con fatica, anche a causa della paura che mi attanagliava ogni mattina quando varcavo il portone di ragioneria e delle notti tormentato dalle domande: “Perché? Cosa sbaglio? Cosa devo fare?”.
L’anno successsivo fu peggiore, tanto che alla fine fui bocciato per i miei scarsi risultati. Riuscire a concentrarmi nello studio era praticamente impossibile. La sera mi addormentavo con il terrore di ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo. Pur avendo “denunciato” ogni fatto, non fu preso mai nessun provvedimento.
Permettetemi di elencare persone e fatti che hanno contributo a questa situazione: la cattiveria di alcuni compagni, l’indifferenza degli altri, la mia scarsa autostima, il mio carattere un po’ chiuso, i miei errori di valutazione di certe situazioni, l’incapacità di alcuni professori a far valere la propria autorità.
Con il cambio di classe, la situazione migliorò molto, ma durò solo un anno. Sette dei miei “vecchi” compagni di classe dovettero ripetere il terzo anno e furono inseriti nella mia sezione. Domanda retorica: cosa fanno i ragazzi che frequentano persone anche poco più grandi di loro? Risposta: ne prendono l’esempio, anche – e soprattutto – per quanto riguarda gli aspetti negativi. Per tutti ero “stupido”, “incapace”, non meritavo di essere considerato.
Giunto finalmente all’Unviversità, cambiai città e cominciò il più bel periodo della mia vita. Si studiava, ma c’era anche il tempo per una cena in compagnia, una serata al cinema o, semplicemente, sedersi a chiacchierare su una panchina nel cortile dell’ateneo. Ammetto che terminai gli studi fuori corso anche a causa del tempo perso in “attività ricreative”.
Paragonandolo con oggi e citando un famoso scritto di Primo Levi, l’Università fu solo una “tregua”.
Mi laureai il 15 giugno 2005. Quello fu l’ultimo giorno in cui incontrai molti dei miei compagni. Internet e telefono non mi sono d’aiuto nel mio tentativo di “riallacciare i vecchi rapporti”. Nessuno mi contatta. Sono sempre io a cercare di parlare con gli altri ma, molto spesso, tutto si riduce a brevi chiamate da parte mia . Alcuni non rispondono , nessuno mi chiama anche semplicemente per fare le classiche “due chiacchiere”. Le uniche mail che ricevo sono quelle delle newsletter sportive a cui sono iscirtto, oltre ad una buona dose di spamming.
Nella mia triennale carriera di precario, ho incontrato molte persone, ma non ho mai instaurato con loro un rapporto che andasse oltre il necessario aspetto lavorativo. Le uniche telefonate che ricevo sono quelle dei miei genitori, che mi chiamano ogni sera. Ho una famiglia splendida. Per questo mi sento molto fortunato, ma a 28 anni vorrei avere qualcun altro oltre ad un padre, una madre, un fratello, una nonna e gli zii. Forse è proprio a causa di questa solitudine che mi terrorizza più la morte di uno qualunque di loro che la morte di me stesso.
Le serate trascorrono fra cinema e libri, le mie due passioni. Uscire la sera da solo sperando di incontrare qualcuno è sempre stato improduttivo, oltre che triste ed avvilente.
Riassumendo in poche righe questo mio lungo sfogo, mi sento solo. Non lo sopporto più, ma non posso curare questo mio malessere perché l’amicizia non è un medicinale che si acquista in farmacia, nemmeno con la ricetta del medico curante.
Ciao England, sei stato tu a spingermi ad iscrivermi al forum. Ciò che hai vissuto è terribile e lo ò per esperienza. La tua storia è quasi una fotocopia della mia e perciò sò cosa si prova. E' stupefacente sapere quante persone possano avere avuto esperienze simili. Ciò che ho passato mi ha causato delle fobie a livello sociale perciò nel lavoro ho problemi a confrontarmi con le persone aggressive. Le ho provate tutte, dalla terapia ai farmaci e credimi è difficile. Quello che sento di dirti è ciò che ripeto tutti i giorni a me stesso: Guarda avanti e rinforzati. Se ti prendi cura di te stesso il tuo benessere ne trarrà sicuramente vantaggio. Nel tempo libero se ne hai voglia prova a fare un'attività che ti piace e che sia di gruppo. Il forum ti da la possibilità di sfogarti e di farti conoscere, ma le persone reali stanno attorno a te. Pensa mi sono persino iscritto come volontario nella la protezione civile. Le ferie non le ho fatte ma in compenso esco con tre nuovi amici. Ciao e coraggio.
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