Non è un libro ma parla di scrittori... Mostro di Firenze

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blissett73

Non è un libro ma parla di scrittori... Mostro di Firenze

Messaggio da blissett73 » 30/11/2004, 18:32

Viste le news degli ultimi giorni volevo pubblicare un'articolo della supertestimone mai citata dai media che ha scatenato tutto cio'...

Tratto da http://www.giustainformazione.it/

ECCO LA STORIA DELL’HORROR DAL VERO, OLTRE L’IMMAGINARIO COLLETTIVO!

di Gabriella Pasquali Carlizzi

UNA STORIA CHE SI ANNUNCIA COME UN FIUME DI SANGUE, SE IL BUON SENSO NON FERMERA’ IL "DUELLO" FINALE, TRA IL "COMMISSARIO FERRARA" E LA "MORTE ROSSA"!
MA LO STATO DOV’E’?...

Sul quotidiano "La Nazione" di domenica 28 novembre 2004, appare un titolo a caratteri cubitali:
"Mi accuseranno di essere il mandante dei delitti del Mostro". Lo sfogo di Spezi: nei guai per colpa di un film".
Sottotitolo: "Hanno sequestrato perfino le mie pagelle delle elementari".
La superteste che parla con la Madonna di Fatima.

Ed io rispondo commossa: "Grazie Gesù"!
In questa storia dell’horror dal vero, a quanto pare l’ultima parola spetta al Cielo: infatti che ci crediate o no, fin da dieci anni fa, ho considerato la vicenda in un’ottica ben più ampia da quella comunemente detta "Mostro di Firenze", essendomi resa conto, fin dal misterioso avvento della Ragni, denunciante dello scrittore Alberto Bevilacqua, come autore dei delitti delle coppiette e non solo quelli, che la dimensione nella quale avrei dovuto muovermi, sarebbe stata tale da ricondurre questa Opera del Male a quello che nei miei verbali ho sempre definito: il "Mostro d’Italia"!
E diciamo che fu una via di mezzo, poiché tutti gli sviluppi recenti dell’inchiesta, di cui solo una parte ho potuto rappresentare agli inquirenti, (chissà quando e se, vorranno entrare in possesso del resto!), si sono realizzati conseguentemente ad approfondite ricerche all’estero, sia in Europa, che negli Usa.
Ieri sera , ho dovuto cercare con urgenza il Pm di Perugia, attraverso il Comando Provinciale dei Carabinieri, a seguito di un episodio a dir poco inquietante, e per il quale penso sia urgentissimo mettere gli autori nelle condizioni di non più nuocere.
Il Dottor Mignini, mi faceva comunicare a tempo di record l’esigenza di una formalizzazione da parte mia, quale strumento di eventuali valutazioni nell’ambito del suo ufficio.
Detto e fatto.
Pensai di essermi tranquillizzata, ma è durato ben poco: infatti verso la mezzanotte, dopo aver recitato le mie preghiere, ed essendo stanca al punto di non farcela a continuare a decriptare certi documenti, ho veramente chiesto alla Madonna di Fatima, di ispirarmi nel captare le sottilissime e sofisticate impronte, lasciate da due uomini che veramente, da qualche tempo, giocano al Gatto e al Topo, noncuranti dell’incolumità altrui.
Il "Gatto" è Michele Giuttari.
Il "Topo" è Mario Spezi.
Tutti noi, vittime comprese, passate, presenti e future, siamo il loro pubblico!
Le notizie riportate oggi dalla stampa, risentono della carenza assoluta, da un punto di vista conoscitivo dei fatti, dei retroscena, delle storie vere sulle tracce di trentasei anni, storie tenute gelosamente nascoste nella cassaforte del "romanzo", storie i cui autori hanno alimentato, giorno dopo giorno, per farle crescere nelle fantasie più fervide, ma pronti a sbattercele in faccia, col disprezzo e con l’ironia dei Demoni del Nulla: né più né meno di ciò che negli ultimi giorni abbiamo dovuto scoprire, dalla viva voce di coloro che ne furono i primi responsabili!
Viene da piangere, assistendo all’oscenità del Male, quel Male che certo ha peccato di presunzione, di troppa sicurezza, quel Male che si è fatto credere più forte della Madonna di Fatima, al solo scopo di esorcizzare da sé stesso, il sentimento della paura, del terrore, della triste consapevolezza del proprio fallimento.
Ed eccoli, i due candidati all’ultima sfida, i due "ricattatori" di professione: Alberto Bevilacqua e Mario Spezi.
Pensavano di farcela, anzi sono usciti allo scoperto in un modo allucinante, in tandem, con la rabbia in corpo e il sorriso sulle labbra, ci hanno comunicato che nessuno degli "addetti ai lavori" sa ciò che solo loro conobbero e videro, fin dall’inizio delle eroiche gesta del "Mostro di Firenze", il "sosia" delle loro stesse anime e menti.
Bevilacqua e Spezi hanno molto in comune delle loro vite: esperienze dolorose, con le naturali conseguenze in danno della salute del corpo e della psiche.
Hanno in comune i "guaritori", Myriam e Padre Galileo Babbini, figure fino ad oggi mai comparse sulla scena dell’ultimo atto della tragedia "Mostro di Firenze", tuttavia il ruolo di costoro è stato incisivo, in una pericolosa opera di plagio, capace di decolpevolizzare l’adepto, ancor prima di avviarlo alla "guarigione" mediante l’arma del delitto.
"Uccidere chi ti uccise": questa, la dottrina psicoanalitica del prete, perfettamente coincidente con il codice esoterico della Confraternita di Myriam, e la terapeutica della "Rosa Rossa".
Due percorsi paralleli, ma anche convergenti nei momenti culminanti, quando ambedue incontravano il "Mostro" dal vero, e ce lo raccontavano come romanzo, in attesa di essere ammessi alla corte del "Mostro". Li si incontravano, e li videro chi da sempre sapeve di sè stesso, dando l’impressione di dare la caccia ad un altro.
La Depressione, fu la vera compagna di vita di Bevilacqua.
La Vodka , fu la Musa ispiratrice di Spezi.
La Madre, per ambedue fu il rifiuto e la disperata attesa.
Il Padre, divenne la viltà, il tradimento, la vendetta.
Il Dolore, vero protagonista, con licenza di uccidere, di ubriacarsi, di drogarsi, di mentire.
La Follia, uscita di sicurezza, in caso di esplosione di una verità nascosta, segregata nei meandri della memoria, sempre pronta a seguire la moda del tempo: il ricatto.
Bevilacqua e Spezi: due grandi rivali che sfideranno il Cacciatore di Mostri, il Pazzi: uno con l’armatura del dottor Lecter, l’altro nelle vesti di Hannibal.
Ora attenti: da questo momento dovete mettervi in una condizione di ascolto e di grande concentrazione, come se ci trovassimo all’Universitò di Criminologia, la più scientificamente avanzata al mondo, la sola tuttavia in grado di fornire risposte empiriche a questo caso giudiziario che nasce, cresce, si manifesta, esplode, si nasconde, confessa e muore, per poter dire forse:oggi sono veramente nato.
Per facilitare l’arduo compito, cercherò di separare in distinti "capitoli", ciò che alla fine si rivelerà come una storia intessuta e armoniosa, nonché articolata in vicende sì personali, ma inscindibili nel loro complesso.
Attenendoci alla cronaca di questi giorni, dobbiamo considerare tre principali "attori":
Michele Giuttari, Mario Spezi, Alberto Bevilacqua.
Pe ora tralasciamo le comparse, anche se una parte significativa la svolgerà la "servetta", fedele al padrone nel bene e nel male, poi costretta a svelare la verità indicibile degli Amici del Mostro, quelli dell’alta borghesia, irreprensibili uomini di legge, avidi e mostruosi nelle notti senza luna.
La parte della "servetta" sarà assegnata purtroppo all’avvocato Pietro Fioranti.
A nulla sono servite le mie richieste di confronto, con la conseguenza che dovrò smentire ciò che leggo, circa il ruolo "fondamentale" dell’avvocato relativamente al collegamento Pacciani-Narducci.
Fioravanti, è stato da me registrato per sei anni, e come Mostro indicava ciò che lui stesso diffondeva alla grande stampa, e nella veste di mio difensore confermava e produceva nelle competenti sedi giudiziarie.
Chissà perchè, quando la Ragni, prima di sottoscrivere la denuncia nei confronti di Bevilacqua, nel suo studio in piazza della Signoria, gli chiese consiglio, il Fioravanti non la frmò, consapevole delle confessioni di Pacciani, anzi si fece firmare un incarico e ci accompagnò lui stesso da Canessa? O non si ricorda che uscirono sui giornali le foto di lui che accompagnava la testimone del Mostro?
E come mai, sempre il "nuovo teste", mi intimidì dicendomi che se avessi taciuto con l'Autorità Giudiziaria, ciò che mi aveva detto la Ragni, un giorno sarei stata incriminata per favoreggiamento?
Avremo un altro indagato per falsa testimonianza, nel caso Narducci-Mostro?
Oppure, come mio difensore, mi ha istigato a delinquere, e per anni ha depistato gli inquirenti?
Fatemici confrontare, se davvero siete uomini di legge, e non altro...!
A Bevilacqua toccherà invece la replica della farsa antica, e "dal valigione dei trucchi", sarà rimesso a nuovo l’abito da prima donna, da sempre il preferito, quello stesso con cui inginocchiò umiliando quel "Falco", memore di antiche violenze.
Lo scrittore, poichè depresso, non spaventa: tutti sanno che qualora ponga in essere i suoi ricatti, si direbbe: "è pazzo", dunque non punibile, in quella posizione ideale, che consente di dire tutto come verità e come follia, secondo i gusti del momento.
Bevilacqua dunque "confessa" di aver svolto bene il suo dovere, in nome della "Ragion di Stato", inviato sui luoghi di sangue, a guardiano eletto del rituale segreto della "Rosa Rossa".
Lo interrogano: mosso da una paura folle, trova il coraggio di ammettere che effettivamente lui sa, come nessun altro, lui c’era come vi erano altri che tuttavia non videro.
L’accordo è raggiunto, anche se la "Madonna di Fatima" dice: "Non reggerà, figlia mia, se andrai a via Giulia 52... ".
Lo farò, è ormai una questione di ore.
Il campo via via si è sgombrato, ma le tensioni si fanno sempre più funeste, si palpano nell’aria, e i due sfidanti sono inquieti.
Qualcosa effettivamente unisce il Gatto e il Topo: la presunzione di vedersela da soli, di regolare i loro conti, senza altri che possano interferire.
Prevale l’arroganza dell’ "Io", il mito del sé interiore, l’appropriazione indebita delle facoltà intellettive, ad uso proprio per due sfidanti, fino all’ultimo sangue.
Sarà il "Bene" contro il "Male"?
Sarà il "Giudice " contro il "Giustiziere"?
Sarà lo "Scrittore" contro il "Narratore"?
Sarà la"Dia" contro la "Cia"?
Sarà la"Verità" contro la "Verità"?
Sarà un"Mostro" contro un altro "Mostro"?
Domande che esigono immancabilmente altrettante risposte, poiché è un dovere di Stato, spogliare della "Verità di Stato", chiunque se ne impossessi per interesse personale, sia anche per una presunta "Ragione di Stato", che di per sé esclude a priori qualsivoglia valutazione di eventuali motivi sottostanti, siano essi anche in funzione del bene collettivo.
Ora cerchiamo di conoscere un po’ meglio Mario Spezi.
La sua è una nascita apparentemente serena, là dove sembra non mancargli nulla, avendo trovato "Tutto" nel "Nulla" stesso, spinto dall’istinto alla sopravvivenza, innato in ciascun essere umano.
Mario è soddisfatto, "Pieno" di "Vuoti", è sensibile, se ne sente protetto, salvato dai "Pieni" di un vissuto quotidiano, che chiama in causa le nostre dirette responsabilità.
Finchè un giorno, non saprà mai se bello o brutto, scopre che colui che chiama "papà" non è il suo vero padre.
Mario è il figlio "illegittimo" di un uomo importante, un uomo che potremmo immaginare come uomo di legge, un uomo che mi fa pensare a quel "Falco" che comparve nel bene e nel male, nella vita di Bevilacqua.
Od anche ad un Questore, che turbò molto Michele Giuttari....
Mario ha una sorella, e proprio lei, in un certo senso scatenerà il cosiddetto momento della "verità", così come allo stesso modo, molti anni dopo, sarà sempre lei a gridargli in faccia, che dell’eredità dei genitori nulla a lui spetta, non essendo il figlio legittimo.
Motivo questo per il quale, pieno d’odio e di Vodka, venderà a sua sorella la metà della casa ereditata, dopo la morte della mamma.
Anche Mario Spezi, vedrà sua madre con occhi deformati dall’espressione innocente di un figlio, con lo sguardo clandestino e malizioso di un uomo, al pari dei tanti uomini che avevano goduto del fascino di un decolté bellissimo, e divenuto tormento di gelosie morbose nel giovane Spezi.
Soffre Mario, ma non cede, non è un rinunciatario, e riesce a barcamenarsi tra il lavoro coinvolgente di cronista di nera, e i lunghi momenti di abbandono, nella cella di un frate "particolare".
"Chi ti ha ucciso? Tuo padre o tua madre?"
Da qui partì un lungo cammino, come dentro un labirinto, ove le immagini salvate dall’amore, dal bisogno di amare un padre ed una madre, si mostrano crudelmente con il loro volto, e Mario deve riconoscere tra quelle immagini, il volto di colui che lo uccide, deve cercarlo per ucciderlo a sua volta.
Badate che non siamo nel romanzo, poiché questa è la vera storia di Mario Spezi, una storia che di certo non assolve la mostruosità di quanto tuttavia preordinerà nel suo diabolico piano di vendetta, facendosi ubriaco, orco, investigatore, depistatore, esoterista, reo confesso.
Viaggia molto, appoggiato ora ad un collegio, ora ad un altro, fino al 1981, quando si stabilisce nelle compagne fiorentine già popolate dei cacciatori del mostro.
Ormai la Vodka ha logorato i suoi neuroni, esaltando paradossalmente le capacità intellettive, fino a prevenire idealmente le stesse mosse del Mostro: quel bicchiere alle prime luci dell’alba è il carburante che lo guiderà sui passi del Mostro, che sarà anche l’Orco, spingendolo al sorpasso che gli costerà l’amaro prezzo di guardare in faccia il Killer: l’amico, il padre, l’uomo di legge, o nulla di tutto questo.
Chissà?
Crede di saperlo Michele Giuttari, lui si sente un misterioso fiato addosso, a volte sospetta di aver visto l’ombra del cronista seguire i suoi passi sul Lungarno, là dove fu negata la nobile discendenza di Mario, il cui solo ricordo è un Rolex d’oro del 1934.
Un anno che Bevilacqua vorrebbe cancellare dal calendario, per essere venuto al mondo ,causando la follia della madre e contagiandosene egli stesso, quel maledetto 27 giugno che fece sentire il suo grido disperato nel mare di Ustica, all’alba di una strage di Stato.
Spezi e Giuttari, due "provocatori", superbi, caparbi, intelligentissimi, violenti, totalitari: due uomini che non conoscono il concetto di condivisione dei ruoli, due uomini che soffocano il contesto di cui tuttavia godono, pretendendo di sopraffare il prossimo in forza di una invisibile "superiorità", partorita da un profondo sentimento di orgoglio, di vendetta, di deliro di onnipotenza.
L’inchiesta sul "Mostro di Firenze" è un sentiero tortuoso, fatto di rovi spinosi, ma anche di profumi intensi e inebrianti, un sentiero per questo fin troppo popolato, e allo stesso tempo esclusivo.
Il Mostro diviene così il "tesoro nascosto", e dunque i candidati nell’ambita ricerca spiano, confondono, depistano i concorrenti, pretendendo ciascuno uno jus primae noctis, in forza di chissà quali diritti o ricatti.
Molti si stancano ,altri accettano un passaggio più comodo e prepagato, altri ancora subiscono, ma nessuno si accorge della complicità crescente e provocatoria, tra il Gatto e il Topo, avversari ma gelosi l’uno dell’altro come due amanti.
Eppure i due esemplari si parlano, si scrivono, si odiano e si amano, in fin dei conti ambedue sanno che un attimo prima del traguardo si deciderà il destino dell’uno e dell’altro, con la vita o con la morte.
E se è vero che nelle notti senza luna il buio protegge i loro stessi volti, sopravvissuti ai cacciatori di fantasmi, è pur vero che io me li sono ritrovati sulle pagine della mia anima, dove il loro stesso parlare seguiva una sequenza logica, agghiacciante, accompagnta da una marcia funebre, a quattro mani ,giunta all’epilogo post-mortem.

BOTTA E RISPOSTA TRA IL GATTO E IL TOPO... IN ABITI DI CARTA:

Assassini a Firenze (Gatto)
Il Violinista Verde (Topo)
Compagni di Sangue (Gatto)
I passi dell’Orco (Topo)
Scarabeo (Gatto)
Le Sette di Satana (Topo)

GATTO

"...Era ad aspettarmi nel mio ufficio con i primi risultati della scientifica. Da una piccolissima macchia di sangue rintracciata su uno degli slip esaminati, era stato possibile risalire ad un gruppo sanguigno di tipo A, quindi diverso da quello di de Marco, ma uguale a quello di Carla e Ginevra. Non era una prova, non era niente. Era semplicemente un caso. Ma io mi sentivo male. Tanti indizi formano una prova, però io di indizi non ne avevo quasi nessuno... Perché tutto, inspiegabilmente e incredibilmente riportava a de Marco? Immaginazione o intuito?... Decisi di affrontare la situazione e di parlare di nuovo col Questore.
Salii le scale fino al terzo piano, con il libro in mano. Bussai, ...era ancora lì, mi disse di entrare.
"Ha scoperto tutto, vero Ferrara? Ha capito chi è l’assassino, ha fatto due più due... magari le hanno anche detto che io conoscevo de Marco... Le rivelerò un grande segreto. Sì, lo conoscevo, lo frequentavo, lo stimavo, mi piceva il suo modo di ragionare quando parlavamo di mostre e di geni, del cuore che pulsa tra le mani di un artista. Potrei aggiungere che sapevo, ma solo perché li avevo intuiti i suoi gusti sessuali. E allora questo dovrebbe spiegare la sua ansia, questo dovrebbe spingerla, Ferrara, a rimuginare e ad avanzare sospetti?... Il suo dovere non è avere sospetti.
Vuole un colpevole, un feroce assassino, e magari vuole anche un uomo delle istituzioni che lo ha coperto nelle sue scorribande omicide? Prego si accomodi... Lasci perdere questa storia, farebbe del male soltanto a lei, Ferrara, chi può avere paura di lei, un morto? Io?..." (da: Assassini a Firenze)

TOPO

"... Un pomeriggio di pioggia, Randi decide di bussare alla porta del sostituto procuratore...
"...Purtroppo non c’è niente di nuovo, Randi. Siamo fermi al punto di partenza. Per quanto ne sappiamo, se all’improvviso scoprissimo che l’assassino è una suora del Monzambico, potrebbe anche andare bene..."
"Che idea ti sei fatta dell’assassino?" Il magistrato si concede una lunga boccata di fumo.
"Un’idea molto vaga. Un ritratto che si adatterebbe a troppe persone. Comunque penso che il nostro uomo, appartenga al ceto borghese... Magari una certa rispettabilità sociale che lo rende imune da ogni sospetto..."
"...Il più delle volte, accade che una brutta vertà, abbia a che fare con una persona importante, una persona che ha una grande autorità morale, che ne so, la professione che esercita... E può accadere che quella persona stessa si diverta a metterci la verità davanti agli occhi... per il gusto della sfida, per verificare fino al limite estremo, che lui è un intoccabile, un insospettabile... Chi è disposto a riconoscere che un genitore può essere un assassino?"
Il magistrato: "Se davvero io fossi l’assassino, perché ti saresti messo in questa situazione? Non avresti dovuto pensare che sarebbe stato pericoloso?"
La mente di Randi corre veloce. La risposta vera è: "Perché non mi sarei saputo trattenere, dal farti vedere che ti ho scoperto." (da: Il Violinista Verde)

GATTO

"... Soddisfare il bisogno di una brutalità che esca allo scoperto proprio nel momento in cui sta per avere origine la vita . Colpire e straziare le coppie nel momento dell’amore, mutilare la donna proprio in quei simboli di vita, di felicità e di piacere, che a lui sono negati.
Una struttura rara, la stessa per esempio, che domina gran parte del mondo della pedofilia: ricchi pervertiti che pagano sporchi mezzani, che pagano brutali pervertiti per abusare di un bambino..."
(da: Compagni di sangue)

TOPO

"... Avevo più soldi degli altri ragazzi, così compravo la loro amicizia... Non avevo nessuno nella vita, allora quando avevo qualcuno lo amavo alla follia... Quando vedo un bambino di colpo ho caldo, sudo... Lo abbordi gli dici che hai un tesoro, e ti segue di sua volontà... L’ho portato qui e gli ho detto "Spogliati!"..." (da: I passi dell’Orco)

GATTO

"MEMENTO MORI".
"In nome tuo, Padre ho ucciso.
E’ stato facile. Liberatorio.
Molto più di una Confessione.
Ora sono finalmente nato!
Andrò fino in fondo, come Tu vuoi.
Non privarmi del tuo sostegno.
Sarò lo strumento della Tua vendetta e della mia."

"Egregio Dottor Gatto,
lo sapevi che nel regno dei morti, gli ultimi sono già i
primi, ma in quello delle lettere la prima sarà l’ultima?
O sai solo fumare sigari toscani, pover’uomo?

"...Acquistò una copia del "New York Times", che lesse con calma..."

"Alla fine è la morte che deve vincere.
Essa gioca soltanto un po’ di tempo con la preda,
prima di inghiottirla.
Come il gatto col topo.
Chi di noi due è il vero gatto?
Tu certo non hai più sette vite.
Quattro le hai consumate!"

"La Nazione: Meglio un morto in casa, o un Gatto alla porta?"

"E’ un dato di fatto che in Italia, anzi in tutto il mondo, c’è un sottomondo, un sottobosco di microgruppetti che si autodefiniscono "alta magia cerimoniale", "scuola esoterica iniziatica, cose del genere. In questi ambienti si pensa che alcuni eletti possano diventare, attraverso riti tra i più astrusi e cervellotici, superuomini o superdonne. Sono riti che hanno nella loro struttura dei sacrifici, spesso di cosiddetta magia sessuale, talvolta anche umani..." (da:Scarabeo)

TOPO

"Giuttari non ha solo consulenti esperti di esoterismo: ha una supertestimone, che gli rivela l’esistenza della più antica, segreta e pericolosa setta, anzi schola, mai esistita, la Rosa Rossa.
Lì, sostiene , sono i mandanti..." (da: Le Sette di Satana)

A tutt’ oggi dunque, l’ultima parola di questo diabolico duello tra il Gatto e il Topo, pare averla avuta il Topo, cioè Mario Spezi.
Costui infatti, nel giro di pochi giorni, due meis fa ha pubblicato l’ultimo suo libro di cronaca giudiziaria, trattando un argomento più che inedito per lui, almeno "ufficialmente", un argomento verso cui si è sempre mostrato diffidente, tuttavia per lanciare il suo messaggio segreto, si serve di fatti reali, senza nemmeno trascurare il gruppo denominato: le "Bestie di Stana.".
Che l’opera abbia un valore esclusivamente strumentale, è palese, basta osservare gli sfondoni che vi sono scritti e che svelano la totale ignoranza in materia esoterico-occultistica dell’autore.
Infatti, è nel titolo dell’opera, che Spezi manda il suo ultimatum a Michele Giuttari, come a dire:
"ORA TOCCA A TE"!
Il titolo del libro, è "LE SETTE DI SATANA", perfettamente rispondente ai messaggi riportati da Giuttari nella precedente opera "SCARABEO", il quale termina con il compimento del SESTO delitto, e la promessa che il SETTIMO, sarà come la prima lettera dell’alfabeto, cioè la lettera "A", l’ultima del nome del Commissario FerrarA.
Dunque "SETTE" sta per "SETTIMO", e la parola Satana, in copertina è ben SPEZZATA in modo da evidenziare le ultime tre sillabe ANA, appunto per mettere in evidenza la lettera "A", cioè : PRIMA nell’alfabeto, ULTIMA in Ferrara.

E Spezi, ormai con le spalle al muro, gioca l’ultima carta, e ci fa sapere attraverso Panorama, che si presta a veicolare ricatti, che Vigna, Canessa ed anche Giuttari, erano "di casa" insieme a lui sui luoghi teatro dei deltiti... Ricorda le notti senza luna, trascorse con Canessa in luoghi appartati mentre attendevano i propri figli che uscissero dalle prime festicciole, e non manca di stuzzicare i sospetti degli Italiani, quando "esaltando" l’humour di Vigna, svela che il Procuratore non solo bazzicava i luoghi del mostro, ma era in possesso di una Beretta 22...
Ed ora una proposta.
L’Italia si definisce un paese democratico sul modello americano.
Personalmente sono antiamericana a pelle, tuttavia ho seguito la vicenda che vide l’ex Presidente Clinton nel ciclone dello scandalo erotico-sessuale.
Ebbene, effettivamente il comportamento degli inquirenti fiorentini, almeno in alcune fasi dell’inchiesta, ha destato non poche perplessità ed inquietudini, là dove si è generalizzata la sensazione che fossero vittime di non meglio precisati ricatti.
Quale sia la natura di tali ricatti, non ci è dato sapere, io stessa in dieci hanni ne ho sentite tante, ed alcune le ho pure approfondite, dunque una situazione del genere, va presa in considerazione.
E’ una realtà anche quella che sia Vigna che Canessa ed anche Giuttari continuano a dominare, Vigna lo farà senza apparire, la scena "Mostro".
E dunque, ci piaccia o no, restano loro i diretti interlocutori dell’inchiesta.
Quali potrebbero essere gli argomenti oggetto dei ricatti a mezzo stampa?
Il copione, per tutti è sempre lo stesso: sesso, soldi, devianze, complicità diretta.
In tale ambito, potremmo preoccuparci solo delle due ipotesi che costituiscono reato, facendoci invece gli affari nostri su ciò che benché criticabile, rientra nel capitolo dei peccati.
Ammettiamo che gli inquirenti siano passibili di responsabilità, tali da condizionare l’inchiesta sul Mostro. Ed anche in tal senso le possibilità sono due: o chi sà presenta formale denuncia, oppure chi potrebbe ugualmente sapere, può trarre da tale consapevolezza un maggiore impegno a fornire il massimo del contributo e di presenza, in modo da far comprendere a questi signori, che è giunto il tempo di rigare dritti.
Nessuno esclude che in un contesto di chiarezza, possano emergere situazioni per le quali si prevede l’obbligatorietà dell’azione penale.
Dunque è perfettamente inutile, oltre che sconcertante, fare dell’informazione un veicolo per mandare a dire: "Se mi infastidisci, ti tiro dentro...".
E chi te lo impedisce, caro Spezi? Solo che evidentemente non conosci i codici, perché coinvolgere una persona significa firmare un verbale, anche perché la stampa ha da tempo perso anche l’ombra della credibilità, e a nessuno gliene frega niente di quello che scrivono certi organismi di potere.
Semmai può servire per fare qualche lira in termini di querele, e per questo stai pur certo che c’è un attento osservatorio.
Che vuoi dire con le tue allusioni, che Vigna è il Mostro di Firenze? Pensi che qualcuno si scandalizzerebbe? Assolutamente no, ma devi dimostrarlo, e mettere nero su bianco, non per lucrare su una ipotesi del genere, scrivendo romanzi in chiave o rilasciando interviste insinuanati, perché in tal caso i diritti di autore dovresti paradossalmente dividerli con il tuo "Mostro".
Come l’altro Eroe del tuo amico Bevilacqua, che grazie al Mostro s’è fatto i miliardi per poi pararsi dove sarà assai difficile credergli, smentendo i suoi libri-verità.
Sai come si chiama questo reato? Lo leggerai sui giornali, appena avrò presentato gli atti a chi di dovere, e l’Editore Mondatori ci rimetterà di tasca propria.
Pensi davvero caro Spezi che la partita "Mostro", te la chiudi con Giuttari, scaricando un osservatorio mondiale? Forse se qualcuno vi manda pima al manicomio, magari a Montelupo Fiorentini, può darsi che vi facciano sfogare, ma finche ci tocca sopportarvi con i vostri sbalzi umorali, i vostri giochi di società sul sangue altrui, sarà meglio che ciascuno torni al posto proprio, perché la pazienza ha un limite, anzi aveva, perché siamo già oltre...