il passo di un libro che più mi ha colpito...

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poli_opposti

il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da poli_opposti » 12/08/2010, 20:57

è in quella storia incredibile che Hemingway racconta in "Addio alle armi"... scrittore sopravvalutato secondo alcuni, secondo me incredibilmente melanconico, in grado di toccare con poche parole l'essenziale del male di vivere... La frase che mi lascia ancora qui a riflettere è:
‎"Avevo bevuto una quantità di vino e poi caffè e Strega e spiegavo, pieno di vino, come noi non facciamo mai le cose che desideriamo; non le facciamo mai".
Ho trovato delle straordinarie risonanze rispetto a certi momenti della mia vita in cui avrei potuto perseguire i miei desideri, essere fedele ad essi e non l'ho fatto, andando al contrario, credendo di stare facendo il meglio per me...

ernesto
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Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ernesto » 24/08/2010, 8:36

poli_opposti ha scritto:è in quella storia incredibile che Hemingway racconta in "Addio alle armi"... scrittore sopravvalutato secondo alcuni, secondo me incredibilmente melanconico, in grado di toccare con poche parole l'essenziale del male di vivere... La frase che mi lascia ancora qui a riflettere è:
‎"Avevo bevuto una quantità di vino e poi caffè e Strega e spiegavo, pieno di vino, come noi non facciamo mai le cose che desideriamo; non le facciamo mai".
Ho trovato delle straordinarie risonanze rispetto a certi momenti della mia vita in cui avrei potuto perseguire i miei desideri, essere fedele ad essi e non l'ho fatto, andando al contrario, credendo di stare facendo il meglio per me...
Stavo leggendo Vivere,amare,capirsi di Leo Buscaglia e a pagina 88 mi ha colpito questo passo

......Abbiamo veramente dimenticato cosa significa donare.Io ti do amore perchè ti amo,non perchè mi aspetto che tu ricambi il mio amore.Se io do aspettandomi qualcosa in cambio ,sarò sicuramente infelice.........

Ciao
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ildilemmadelprigioniero

Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ildilemmadelprigioniero » 15/02/2011, 0:17

poli_opposti ha scritto: ..
“Un sistema cosmico, che nasce, è come un germoglio nuovo in un bosco immenso e antichissimo, dove le piante, nello stesso tempo, nascono, si sviluppano, invecchiano, cadono e infracidiscono (…). Non essendo sola al suo principio una nebulosa iniziale, il suo formarsi primo e il suo svilupparsi in ogni momento successivo, sono determinati dalla relazione di solidarietà di essa coi mondi coesistenti, che sono infiniti, e determinati poi, questi medesimi alla loro volta ciascuno dalla relazione loro di solidarietà coi coesistenti infiniti in ogni momento della loro evoluzione. Quindi, al principio, le possibilità di atteggiarsi della nebulosa iniziale non erano determinate nell'essere stesso della medesima, ma dalle possibilità infinite di determinazioni esterne ad essa, come al presente. E chi crede di trovare il determinante del presente di una cosa nel suo passato si illude, non riflettendo, che anche il passato è, anch'esso di nuovo, nelle identiche condizioni del presente. Come il presente non è determinabile per sé, dipendendo per le sue determinazioni dai coesistenti, che lo attorniano e lo colpiscono con l'attività loro, così non lo è il passato, che si trova nelle condizioni medesime; e conseguentemente non si dà il principio determinabile delle cose”.

Roberto Ardigò, “La formazione naturale nel fatto del sistema solare”

ildilemmadelprigioniero

Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ildilemmadelprigioniero » 02/05/2011, 23:24

«E se l’avventura umana dovesse fallire... Supposizione assurda! L’uomo non occupa forse il vertice della evoluzione biologica? Non è forse il solo animale la cui tana sia illuminata di notte? Nonchè il solo in grado di avere una storia e di scriverla? Il Serpente delle origini ce l’aveva promesso: “Sarete come gli Dèi...” E certamente la potenza l’abbiamo avuta, almeno quella materiale. Noi, i re orgogliosi della creazione. Noi, i signori di una Terra circondata dall’oscurità.. Ma se l’uomo non ha la saggezza di rispettare la vita, il mondo non rischia forse di continuare senza di lui?» (...) «Accettare la vera ominizzazione, cioè la simpatia e la pietà verso tutti gli esseri, il rispetto della vita, il rifiuto della violenza [...] oppure, pagando il giusto prezzo delle nostre follie e delle nostre crudeltà, lasciare il posto ai calamari».

Thédore Monod L'avventura umana
ediz. Bollati boringhieri

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Messaggio da tropicsnow » 16/06/2011, 13:58

I guerrieri della luce hanno sempre un bagliore nello sguardo.
Essi vivono nel mondo, fanno parte della vita di altri uomini, e hanno iniziato il loro viaggio senza bisaccia e senza sandali. In molte occasioni sono codardi. Non sempre agiscono correttamente.
Soffrono per cose inutili, assumono atteggiamenti meschini, e a volte si ritengono incapaci di crescere. Sovente si credono indegni di qualsiasi benedizione o miracolo.
Non sempre sono sicuri di ciò che stanno facendo. Molte volte trascorrono la notte in bianco, pensando che la loro vita non ha alcun significato.
Per questo sono guerrieri della luce. Perché sbagliano. Perché si interrogano. Perché cercano una ragione: e certamente la troveranno.

(“Manuale del guerriero della luce” P. Coelho)

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Messaggio da dies irae » 03/07/2011, 22:24

Non fate sciocchezze. Tornate indietro e fermatevi accanto a quell'unico fiore rosso, e cercate di percorrere quell'ultimo faticoso chilometro. Bussate alla vecchia porta scolorita dalle intemperie. Arrampicatevi fino alla caverna. Strisciate attraverso la finestra di un sogno. Setacciate il deserto e guardate che cosa trovate.
E' l'unico lavoro che dobbiamo fare.
Volete un consiglio psicanalitico?
Andate a raccogliere le ossa.

("Donne che corrono coi lupi" Clarissa Pinkola Estés)

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Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ernesto » 21/07/2011, 8:15

poli_opposti ha scritto:è in quella storia incredibile che Hemingway racconta in "Addio alle armi"... scrittore sopravvalutato secondo alcuni, secondo me incredibilmente melanconico, in grado di toccare con poche parole l'essenziale del male di vivere... La frase che mi lascia ancora qui a riflettere è:
‎"Avevo bevuto una quantità di vino e poi caffè e Strega e spiegavo, pieno di vino, come noi non facciamo mai le cose che desideriamo; non le facciamo mai".
Ho trovato delle straordinarie risonanze rispetto a certi momenti della mia vita in cui avrei potuto perseguire i miei desideri, essere fedele ad essi e non l'ho fatto, andando al contrario, credendo di stare facendo il meglio per me...
Non dovrai mai più prendere sul serio le cose che non dipendono da te solo.Come l'amore,l'amicizia e la gloria.E quelle che dipendono da te solo,importa poi molto se le pigli o no sul serio?Chi ne saprà nulla?Perchè,se si è soli non c'è chi:anche l'io se ne scompare.Sempre più bello.
(appunto non ricordo l'autore)
Ciao
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Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ildilemmadelprigioniero » 07/08/2011, 20:09

poli_opposti ha scritto:...
«Gli scimpanzé mettono spesso in atto manifestazioni ritmiche incredibili, simili alla danza, quando giungono nei pressi di una cascata situata nelle montagne [a Gombe] che precipita per circa 25 metri su un greto sassoso e produce un frastuono roboante. Il loro pelo si rizza, quindi iniziano a ondeggiare anche per 20 minuti. Qualche volta succede che finiscono per mettersi seduti a osservare l'acqua, e si vedono i loro occhi seguire il flusso della cascata. Se potessero parlare tra loro delle sensazioni che scatenano queste manifestazioni - che penso debbano somigliare a meraviglia o timore reverenziale - la cosa si potrebbe facilmente trasformare in una forma di religione, di adorazione degli elementi».


Jane Goodall, intervistata da Kate Wong; Jane della giungla, in «Le Scienze. Edizione italiana di Scientific American», 510, Febbraio 2011, pp. 64-67; cit. a p. 66.


Il blogger a capo di Historia Religionum commenta questo passaggio tratto dall'intervista a J. Goodall scrivendo:

"Per evitare più o meno bizzarre implicazioni religiose, gli scimpanzé non sono nostri antenati diretti: condividiamo un comune antenato la cui origine è rintracciata geneticamente e paleontologicamente a ca. 6 milioni di anni fa. Le scimmie antropomorfe non sono "antenati" dell'uomo allo stato attuale, come residui primitivi o "fossili viventi". Hanno - come tutti gli esseri viventi - una loro storia evolutiva, da comprendere coevolutivamente con il loro ambiente. Il discorso integrativo tra espressione empatico-simbolica e traduzione filogenetica è perciò complesso e articolato, ma non può prescindere dall'analisi di queste espressioni cognitive negli ominidi viventi".

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Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ernesto » 16/08/2011, 8:08

poli_opposti ha scritto: ...
Quando mi trovo in mezzo alla gente, mi sento a disagio.Essi parlano,hanno entusiasmi per cose che non mi riguardano.Eppure è proprio quando sono con gli altri che mi sento più forte.Ragiono così:se essi esistono sia pure in modo frammentario,allora esisto anch'io.Invece quando sono solo non ho altri termini di paragone che me stesso e le mie quattro mura,me stesso e il mio respiro,la mia storia,la mia fine....e allora che cominciano a succedere cose strane.Sono un debole,è evidente.Ho provato ad aggrapparmi,alla bibbia,alla filosofia,ai poeti,ma secondo me,tutti costoro sono fuori tema.Parlano completamente d'altro.Quindi ho smesso ormai da tempo di leggere.Ho trovato un pò d'aiuto nel bere,nel gioco d'azzardo e nel sesso,e in questo mi sono comportato come tanti altri nel consorzio civile:l'unica differenza,che a me non importava di "arrivare",aver successo,farmi una famiglia,una casa,aver un lavoro rispettabile e così via.Quindi non ero né un artista né un intellettuale;né un uomo comune con le sue salde brave radici;bensì una via di mezzo,come uno sospeso nel vuoto.E credo,sì,che questo sia l'inizio della follia.

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Messaggio da tropicsnow » 27/08/2011, 16:56

"Un uomo deve provare tante donne per trovare l'unica, e se aveva fortuna lei sarebbe stata al suo fianco. Per un uomo sistemarsi con la prima o la seconda donna della vita è comportarsi da ignorante; non ha idea di che cosa sia una donna. Un uomo deve compiere il percorso fino in fondo, e ciò non significa solo andare a letto con le donne, scoparle una volta o due; vuole dire "vivere" con loro per mesi e anni. Non biasimo gli uomini che hanno paura di una cosa simile, significa mettere l'anima a disposizione di tutte. Naturalmente alcuni uomini si sistemano con una donna, rinunciano, dicono ecco, è il meglio che posso fare. Ce ne sono moltissimi, in effetti la maggior parte delle persone vive sotto la bandiera della tregua: si rende conto che le cose non funzionano in modo proprio perfetto, ma non importa, accontentiamoci, dicono, non serve a niente percorrere di nuovo tutta la trafila, che cosa danno alla tv, stasera? Niente. Bene, guardiamola lo stesso. È meglio che guardarsi in faccia, è meglio che pensare a "quello". La tv tiene insieme più coppie male assortite di quanto non facciano i figli o la chiesa."

[Shakespeare non l'ha mai fatto - Bukowski]

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Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ernesto » 24/10/2011, 8:15

poli_opposti ha scritto:...
Rendersi conto (daccapo) che il mondo è così illusorio che quanto possiamo comunicare, dire, scrivere, in termini di coscienza umana non ha niente a che spartire col Grande Essere già completo di Suo e così perfetto che non serve lamentarsi - è tutto un caos unico che mangia se stesso - separarsi dal processo della Morte e tentare di conservare il Bene degli esseri Individuali è inutile,perchè la parte più profonda di ognuno è la Grande Bestia Immortale dell' Amore le cui zanzare e i cui Batteri devono mangiare anch'essi - ognuno ha le sue esigenze assassine nella creazione,Dio non può favorirci a discapito delle zanzare senza assassinare le zanzare e farle morir di fame- Così lascia che ce la vediamo noi nel caos dell' Illusione,sempre trattenendo quel Grande Buco Nero Terminale d'Amore cui possiamo tornare dopo la morte dell' Individualità quando saremo stati sconfitti o ci saremo stancati di essere individui separati nella creazione - la coscienza normale del mero io umano.

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Messaggio da Semplice77 » 02/11/2011, 20:51

ho trovato questo paragone sul libro "il potere di adesso" che sto leggendo:

l'autore praticamente dice che quando due essere umani litigano la rabbia poi rimane dentro perchè non si è capaci di sfogarla(non con la violenza ovviamente),poi come paragone prende due anatre quando litigano e dice che finito il litigio sbattono le ali nell'acqua per sfogare la rabbia accumulata

è incredibile quanto siano piu' intelligenti di noi.

ildilemmadelprigioniero


Messaggio da ildilemmadelprigioniero » 06/11/2011, 18:36

Semplice77 ha scritto:ho trovato questo paragone sul libro "il potere di adesso" che sto leggendo:

l'autore praticamente dice che quando due essere umani litigano la rabbia poi rimane dentro perchè non si è capaci di sfogarla(non con la violenza ovviamente),poi come paragone prende due anatre quando litigano e dice che finito il litigio sbattono le ali nell'acqua per sfogare la rabbia accumulata

è incredibile quanto siano piu' intelligenti di noi.
Il libro in questione è di E. Tolle e il passo a cui hai accennato viene richiamato alla memoria dall’ autore stesso nel suo “Un Nuovo Mondo”:
“Ne «Il Potere di adesso » ho raccontato la mia osservazione su due anatre, che, dopo uno scontro (che non dura mai a lungo) , si separano e se ne vanno in direzioni opposte. Poi ognuna delle due sbatte vigorosamente le ali un paio di volte e cosi' rilascia il sovrappiu' di energia che si era creato durante lo scontro. Dopo che hanno sbattuto le ali, riprendono a nuotare pacificamente come se niente fosse successo. Se invece l'anatra avesse una mente umana, manterrebbe vivo lo scontro pensando e costruendoci sopra una storia. Questa sarebbe probabilmente la storia dell'anatra: " Non riesco a credere a quello che ha appena fatto. E' entrato nel mio territorio per piu' di dieci centimetri. Pensa che questo stagno sia suo. Non ha considerazione per il mio spazio privato. Non mi fidero' piu' di lui. La prossima volta trovera' qualcos'altro solo per darmi fastidio. Sono sicuro che sta gia' complottando qualcosa. Gli daro' una lezione che non dimentichera'."
E avanti di questo passo, la mente racconta le sue storie, ancora li' a pensarci e a parlarne per giorni, mesi o anni dopo. Per quello che riguarda il corpo, la lotta sta ancora continuando e l'energia che genera in risposta a tutti quei pensieri e' l'emozione, che a sua volta genera ancora piu' pensiero.
Questo diventa il pensiero emozionale dell'ego. Ecco come diverrebbe problematica la vita dell'anatra se avesse una mente umana. Ma questo e' il modo nel quale la maggior parte degli esseri umani vivono tutto il tempo. Non vi sono situazioni o eventi che siano mai veramente compiuti. La mente e la storia fatta dalla mente, il "me e la mia storia", continuano.
La lezione dell'anatra e' questa : Sbattete le ali!
Questo tradotto, vuol dire "lasciate andare la storia" e ritornate al solo luogo di potere: il momento presente”.


Trovo interessante l’invito a comportarsi come le anatre zen :DD : è un buon consiglio, ma noi non siamo anatre. In ogni caso, a conferma della bontà delle osservazioni di Tolle su una certa tipologia di comportamenti assunta non solo dalle anatre ma anche dalla quasi totalità delle altre specie animali (soprattutto i vertebrati) citerò alcune riflessioni del famoso etologo Konrad Lorenz:

“L’aggressione intra-specifica negli animali consegue ben di difficilmente esiti mortali: i combattimenti (per il territorio, la gerarchia o la femmina) hanno una caratteristica che ne limita la pericolosità: sono “ritualizzati”. Il lupo vincitore non azzanna a morte il lupo vinto che gli offre, in atto di sottomissione la gola, ma cavallerescamente permette all’antagonista di andarsene incolume. (…) C’è una specie di pesci ciclidi, Cichlasoma biocellatum, il cui nome, diffuso fra gli amatori americani, è “Jack Dempsey”, dal campione mondiale di boxe che fu un atleta proverbiale per la sua lealtà negli scontri. Nei teleostei è assai diffuso il gesto intimidatorio del colpo di coda: il pesce sferra un robusto colpo della coda verso l’avversario. Questi non viene mai sfiorato, ma riceve un urto la cui intensità lo informa evidentemente sulla grandezza e forza combattiva dell’avversario. (…) I combattimenti ritualizzati impediscono dunque il danneggiamento, servono a misurare le proprie forze e di conseguenza offrono l’occasione al rivale più debole di rinunciare in tempo a un combattimento disperato. (…) Nell’uomo invece le cose sono andate ben diversamente: le sue guerre sono caratterizzate nel tempo da un processo di progressiva “deritualizzazione” e quindi da una spaventevole aumento di pericolosità”.

Lorenz fece queste considerazioni nel suo libro intitolato “L’aggressività” (a proposito della crescente pericolosità dell’aggressività umana mi viene in mente una frase di A.Einstein: “Non so con quale arma si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta si combatterà con la clava...”).
La domanda realmente interessante è perchè nell'homo sapiens è presente un fenomeno di deritualizzazione? :?:

The Etherealmirror

Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da The Etherealmirror » 24/11/2011, 21:33

Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni. Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d'un lampione e i piedi penzolanti d'un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l'altezza di quella ringhiera e il salto dell'adultero che la scavalca all'alba; l'inclinazione d'una grondaia e l'incedervi d'un gatto che si infila nella stessa finestra; la linea di tiro della nave cannoniera apparsa all'improvviso dietro il capo e la bomba che distrugge la grondaia; gli strappi delle reti da pesca e i tre vecchi che seduti sul molo a rammendare le reti si raccontano per la centesima volta la storia della cannoniera dell'usurpatore, che si dice fosse un figlio adulterino della regina, abbandonato in fasce lì sul molo. Di quest'onda che rifluisce dai ricordi la città s'imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.

Italo Calvino, "Le città invisibili" (La città e la memoria). Mondadori editore.

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Messaggio da MarioPV » 29/11/2011, 19:55

"Le persone colte e con preparazione universitaria saranno ugualmente classificate tra gli ignoranti fino a quando non realizzeranno la loro vera natura; che non è fisica e neanche mentale, ma spirituale, divina". (da un libro di un monaco indiano)

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Messaggio da MarioPV » 02/12/2011, 16:27

".... del resto la trinità cattolica ricorda un gruppo gay; perchè c'è un Dio padre, un Dio figlio e poi c'è uno strano tipo: lo spirito santo, di donne non c'è traccia...." (da un libro del Maestro indiano Osho)
"Chi sa non parla, e chi parla non sa" (Lao Tzu)

The Etherealmirror


Messaggio da The Etherealmirror » 11/01/2012, 16:31

Da questa visione innanzi cominciò lo mio spirito naturale ad essere impedito ne la sua operazione, però che l’anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima; onde io divenni in picciolo tempo poi di sì fraile e debole condizione, che a molti amici pesava de la mia vista; e molti pieni d’invidia già si procacciavano di sapere di me quello che io volea del tutto celare ad altrui.
Ed io, accorgendomi del malvagio domandare che mi faceano, per la volontade d’Amore, lo quale mi comandava secondo lo consiglio de la ragione, rispondea loro che Amore era quelli che così m’avea governato. Dicea d’Amore, però che io portava nel viso tante de le sue insegne, che questo non si potea ricovrire.
E quando mi domandavano "Per cui t’ha così distrutto questo Amore?", ed io sorridendo li guardava, e nulla dicea loro.


Dante Aligheri, VITA NUOVA, (IV).

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Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da Marcello80 » 11/01/2012, 17:25

poli_opposti ha scritto:è in quella storia incredibile che Hemingway racconta in "Addio alle armi"... scrittore sopravvalutato secondo alcuni, secondo me incredibilmente melanconico, in grado di toccare con poche parole l'essenziale del male di vivere... La frase che mi lascia ancora qui a riflettere è:
‎"Avevo bevuto una quantità di vino e poi caffè e Strega e spiegavo, pieno di vino, come noi non facciamo mai le cose che desideriamo; non le facciamo mai".
Ho trovato delle straordinarie risonanze rispetto a certi momenti della mia vita in cui avrei potuto perseguire i miei desideri, essere fedele ad essi e non l'ho fatto, andando al contrario, credendo di stare facendo il meglio per me...
Sai ho un pò la passione di appuntarmi quelle citazioni che più mi affascinano e catturano, dei libri che leggo. Ora voglio citarti due passi, in particolare, dello scrittore Paolo Coelho. Sto leggendo Aleph, ma questo scrittore mi ha fatto diventare un suo fan quando ho letto "L'alchimista" e di questo libro ti riporto le citazioni.

“Quando tutti i giorni diventano uguali è perché non vi si accorge più delle cose belle che accadono nella vita ogniqualvolta il sole atrraversa il cielo.”

"Ti amo perché tutto l’universo ha cospirato affinché io giungessi fino a te"
"Sono pure tutte quelle emozioni che integrano e danno animo; è impura invece quell'emozione che afferra solo un lato del tuo essere e quindi lo altera."

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Re: il passo di un libro che più mi ha colpito...

Messaggio da ernesto » 25/02/2012, 9:20

poli_opposti ha scritto:...


....l'idea di Dio debba essere stata "messa in me" da un' istanza esterna e trascendente," poichè,sebbene l'idea di sostanza sia in me per il fatto stesso che sono una sostanza,non avrei, tuttavia, l' idea di una sostanza infinita, io che sono un'essere finito, se essa non fosse stata messa in me da qualche sostanza veramente infinita".
L'idea dell' infinito non potrà in nessun modo risultare dalla negazione del finito,"poichè,al contrario,vedo manifestamente che si trova più realtà nella sostanza infinita che nella sostanza finita,e quindi che ho,in certo modo,in me prima la nozione dell'infinito che del finito.
L'idea di "quest' essere sovranamente perfetto ed infinito",che è pertanto la prima di tutte le mie nozioni,non può essere falsa,perchè essa è "sommamente chiara e distinta" e "non ve ne può essere nessun' altra che sia in sé più vera"
"E ciò non cessa d'esser vero,sebbene io non comprenda l'infinito:perchè è nella natura dell'infinito che la mia natura,che è finita e limitata, non possa comprenderlo.
La comprensione non è il modo con cui l'essere finito dell' io può " intendersi con l'essere infinito che vi ha impresso il suo suggello". E tuttavia la conoscenza di sé implica la conoscenza di questa relazione non- comprensiva"
"Quando rifletto su di me,non solamente conosco di essere una cosa imperfetta,incompleta e dipendente da altri,che tende e che aspira senza posa a qualche cosa di miglire e di più grande che io non sia,ma conosco anche,in pari tempo, che colui dal quale dipendo,possiede in sé tutte le grandi cose alle quali aspiro,e di cui trovo in me le idee.........

Cartesio
le orecchie ascoltano....

brunella


Messaggio da brunella » 01/02/2013, 9:21

Senza seguire un piano prestabilito, ma guidata di vbolta in volta dalle mie inclinazioni e dal caso, ho tentato di conciliare due aspirazioni inconciliabili, secondo il grande poeta Yeats: "Perfection of the life, or of the work". Così facendo, e secondo le sue predizioni, ho realizzato quella che si può definire 'imperfection of the life and of the work'. Il fatto che l'attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l'imperfezione nell'eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione.

Da Elogio dell'imperfezione, di Rita Levi Montalcini.

ernesto
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Messaggio da ernesto » 28/08/2013, 12:07

........la terra è secca e crepata.Uomini e donne si radunano come branchi di avvoltoi su una carcassa fetente, si accoppiano e subito
volan via.Avvoltoi che piombano dal cielo,come pietre pesanti.Artigli e becco,questo siamo!Un enorme apparato intestinale
con il naso che fiuta la carne morta.Avanti!Avanti senza pietà,senza compassione,senza amore,senza perdono.Non chiedere quartiere e non darne.
Più navi da guerra,più gas asfissianti,più esplosivi ad alto potenziale!
Più gonococchi! Più streptococchi! Più bombardieri! Sempre di più fino a che tutto questo lavoro del ca&&o non se ne va a pezzi,e con lui la terra!.......

H.Miller
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Messaggio da ernesto » 09/09/2013, 10:39

.........."Addio", disse la volpe." Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale
è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa...."
sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre
di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa ...." ripeté il piccolo principe per ricordarselo...

Il piccolo Principe
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Messaggio da ernesto » 11/09/2013, 12:35

...Ho abbandonato la gente perché la loro natura contrastava con la mia,e i loro sogni non corrispondevano ai miei....
Ho lasciato gli uomini perché ho scoperto che la ruota della mia anima girava in una direzione e strideva aspramente
contro le ruote di altre anime che giravano in direzione opposta.Ho lasciato la civiltà perchè ho scoperto che è come un
vecchio albero marcio,forte e terribile,le cui radici sono serrate nell'oscurità della terra e i cui rami si protendono al
di là delle nuvole;ma i suoi fiori sono l'avidità,il male e il crimine, e i suoi frutti la sofferenza, la miseria e la paura.
Chi ha cercato d'infondere in essa il bene e di modificarne la natura non è riuscito nel suo intento.E' morto deluso,perseguitato
e tormentato...
No fratello mio,non ho cercato la solitudine per motivi religiosi,ma unicamente per evitare le persone e le loro leggi,i loro
insegnamenti e le loro tradizioni,le loro idee,il loro chiasso e i loro lamenti.Ho cercato la solitudine per non vedere i volti
di uomini che si vendono e comprano allo stesso prezzo cose che sono spiritualmente e materialmente inferiori a loro.
Ho cercato la solitudine per non incontrare le donne che camminano con alterigia,con mille sorrisi sulle labbra,mentre in fondo ai
loro cuori non c'è che un unico fine.Ho cercato la solitudine per nascondermi dagli individui compiaciuti di sé che,nei loro sogni
vedono lo spettro della conoscenza e credono di aver raggiunto il loro scopo.Sono fuggito dalla società per evitare coloro che,al
loro risveglio,vedono soltanto il fantasma della verità,e gridano al mondo di aver acquisito totalmente l'essenza della verità stessa.
Ho abbandonato il mondo e ho cercato la solitudine perché mi sono stancato di rendere omaggio alle moltitudini che credono che l'umiltà
sia una sorta di debolezza,e la compassione una specie di viltà,e lo snobismo una forma di forza.
Ho cercato la solitudine perché la mia anima non ne può più di avere rapporti con chi crede sinceramente che il sole,la luna e le stelle
non sorgano se non nei loro scrigni e non tramontino se non nei loro giardini.
....Ho cercato la solitudine perché non ho mai ottenuto gentilezza da un essere umano senza pagarne l'intero prezzo col mio cuore.
Ho cercato la solitudine perché detesto quella grande e terribile istituzione che la gente chiama civiltà,quella simmetrica mostruosità
innalzata sulla perpetua disgrazia delle razze umane.Ho cercato la solitudine perché in essa lo spirito,il cuore e il corpo possono trovare
pienezza di vita....

Gibran
le orecchie ascoltano....

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Etere
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Messaggio da Etere » 11/09/2016, 22:47

Tre sono i figli di Crono che Rea generò, Zeus, io, e terzo l'Ade signore degli inferi. E tutto in tre fu diviso, e ciascuno ebbe una parte: a me toccò di vivere sempre nel mare canuto, quando tirammo le sorti, l'Ade ebbe l'ombra nebbiosa, e Zeus si prese il cielo fra le nuvole e l'etere ;)

Omero, "Iliade", 15. 187 ss.
Senza il sol nulla son io