Riaggancio... ritorno... di nuovo...

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eu.ro.

Riaggancio... ritorno... di nuovo...

Messaggio da eu.ro. » 14/11/2008, 10:38

Buongiorno a tutti!
Dopo un po' di tempo, meno puntiglioso di prima, meno saccente di prima, posso scrivere una poesia? eu.ro

:beegees:

eu.ro.

Re: Riaggancio... ritorno... di nuovo...

Messaggio da eu.ro. » 14/11/2008, 11:12

eu.ro. ha scritto:Buongiorno a tutti!
Dopo un po' di tempo, meno puntiglioso di prima, meno saccente di prima, posso scrivere una poesia? eu.ro

:beegees:

Dedico questa 'poesia civile' a Nanni Balestrini ("Prologo epico")


CIÒ CHE IMPORTA È CAPIRE UNA POESIA

Sono stati detti/scritti sull’arte chilometri di ragionamenti.
E se al di là di ogni scrittura e di ogni oratoria
immaginiamo quello che è stato pensato/soltanto pensato sull’arte
non basterebbero a contenerlo – che so – le piramidi egizie, il purgatorio dantesco,
o una voragine geologica grandiosa come il Cañion del Colorado.
Per me il discorso sull’arte è così semplice/tanto semplice
che mi bastano tre parole:
idea,
manifesto,
stimolo.

Idea equivale ad esprimersi: si crea l’opera d’arte/l’opera bella altrimenti
di cosa si ragiona/di cosa si potrebbe discutere?
Manifesto equivale a mostrare:
l’opera si ha da rendere visibile/udibile/tangibile dove/come/quando si vuole che accada.
Stimolo
equivale a sviluppo, miglioramento e risorgenza insieme
– cioè divenire, evolversi, andare oltre l’opera bella che si contempla.

Ora per me la poesia è la forma artistica per eccellenza
e per essa vale ciò che penso per l’arte in genere:
un poeta compone dei versi,
questi versi sono esternati in qualche modo,
chi li legge o li ascolta vi trova/se vi trova stimoli – tutto qui.

I versi del poeta sono brutti/belli? – non importa.
In edizione splendida/in recitazione penosa o viceversa
o tutte due penose o tutte due splendide?
– ancora non importa.
Un libro di poesia si vende alla grande?
o non si vende affatto perché nessun cretino è disposto a spenderci un soldo?
come a un recital si va a sciami pagando il biglietto
o gratuitamente in numero da contarlo con le dita d’una mano?
– sempre non importa.
Importa che ci sia almeno un vero lettore/un vero ascoltatore,
vero come speciale – ecco il punto!

Si chiederà: che significa/che vuoi dire?
pensi che ‘speciale’/’specialità’ siano parole magiche, abradadabra e voilà?
No, penso semplicemente che quel lettore/quell’ascoltatore speciale di poesia
abbia
veramente
capito:
capito i versi che sta ascoltando o leggendo e – credetemi – non è facile...
Non è scontato, non è assolutamente scontato:
non è sempre così chiaro/ovvio e certo che li capisca/che li abbia capiti.

Mi chiedete perché?
Perché ogni volta si finge di capire la poesia – tutti, voi, io stesso:
come a difendersi istintivamente/premunirsi da un virus,
come a presentire una insopportabile vergogna sapendo
di avere addosso gli occhi a punta di chi scrive profondo
o legge seduttivo quei versi/i suoi
(dice lui per il nostro benessere e la nostra edificazione – grazie tanto!)
E noi che facciamo? non capiamo?!!
Ma non è vero: le cose non stanno così. Non è vero niente: è falso, è ipocrita...
La bravura indiscutibile, la scenografia studiata,
i concetti di cultura, di educazione – via!
e soprattutto quella poesia/l’autore, quell’attore/la voce – ti pare il caso di non capire?
Fandonie.

Le poesie in genere (soprattutto quelle sospirose/esistenziali che vanno di moda)
sono il più delle volte costruite con parole
astratte/slegate,
o intrecciate/intrigate,
scelte con lente puntigliosa su strucito dizionario
parole che non hanno storia/non hanno racconto – mere immagini
messe a incastro come in un giuoco da rompicapo, parole – ecco...
come si raccolgono pietruzze e sassolini andando per sentieri minerari.
E soprattutto poche/contate, mentre di parole
ne vorreste cento/mille di più intorno al verso per capire il pensiero dell’autore.

Ebbene,
dopo aver letto/ascoltato una poesia
– alla radio, fra amici, a teatro, a scuola, su un qualsiasi giornale o rivista
(sul comodino il libricino che qualcuno t’ha regalato fresco/fresco)
ti chiedi con lucidità, compenetrazione e serietà, anche un po’ strabico:
“Ma che ha voluto dire?”

eu.ro

:beegees: