L'abito del monaco

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ombraman

L'abito del monaco

Messaggio da ombraman » 16/11/2007, 13:16

L’apparenza di una persona
il suo modo di proporsi visivamente
oggi è molto importante.
Paradossalmente anche più importante
della persona stessa.
E questa “unità di misura “
indica anche la pochezza
con cui oggi
si valutano le persone
e la pochezza
delle persone stesse.
Mai come oggi
l’abito fa il monaco.
Mai come oggi
non mi sento
di appartenere a questo mondo.
ombraman

Ospite

Re: L'abito del monaco

Messaggio da Ospite » 17/11/2007, 0:03

ombraman ha scritto:L’apparenza di una persona
il suo modo di proporsi visivamente
oggi è molto importante.
Paradossalmente anche più importante
della persona stessa.
E questa “unità di misura “
indica anche la pochezza
con cui oggi
si valutano le persone
e la pochezza
delle persone stesse.
Mai come oggi
l’abito fa il monaco.
Mai come oggi
non mi sento
di appartenere a questo mondo.
ombraman
Come mi è cara la tua poesia dove l'occhio vuole
raggiungere la parte più intima dell'individuo.
Potremo mai rinunciare all'abito e mostrarci
nudi di fronte all'uomo e non temere il suo giudizio ?
Il nostro agente assicurativo potrà mai dimostrare
che possiamo affidarci a lui anche se si liberasse
dei suoi indumenti più intimi mentre ci porge la penna
stilografica per la sottoscrizione della polizza? Chi può dirlo?
Potremo mai affidare i nostri risparmi a chi copre
le pudenda con delle foglie senza insinuare nella
nostra mente per quali oscuri motivi si sia ridotto
in quello stato? Chi può dirlo.
Possiamo forse dimenticare il silenzioso linguaggio della
flora e della fauna mentre un turbinio di insetti e pollini
porta a compimento il rinnovarsi della natura
allo sbocciare della primavera e colorati piumaggi
di uccelli della stagione degli amori.
E se il nostro occhio volesse di più, oltre l'abito e
oltre la pelle e oltre ancora...
- Lo scopriremo solo vivendo-

Ti ringrazio ancora per questo 3d.

:arrow:

ombraman

Re: L'abito del monaco

Messaggio da ombraman » 17/11/2007, 13:06

nanita ha scritto:[...]



Come mi è cara la tua poesia dove l'occhio vuole
raggiungere la parte più intima dell'individuo.
Potremo mai rinunciare all'abito e mostrarci
nudi di fronte all'uomo e non temere il suo giudizio ?
Il nostro agente assicurativo potrà mai dimostrare
che possiamo affidarci a lui anche se si liberasse
dei suoi indumenti più intimi mentre ci porge la penna
stilografica per la sottoscrizione della polizza? Chi può dirlo?
Potremo mai affidare i nostri risparmi a chi copre
le pudenda con delle foglie senza insinuare nella
nostra mente per quali oscuri motivi si sia ridotto
in quello stato? Chi può dirlo.
Possiamo forse dimenticare il silenzioso linguaggio della
flora e della fauna mentre un turbinio di insetti e pollini
porta a compimento il rinnovarsi della natura
allo sbocciare della primavera e colorati piumaggi
di uccelli della stagione degli amori.
E se il nostro occhio volesse di più, oltre l'abito e
oltre la pelle e oltre ancora...
- Lo scopriremo solo vivendo-

Ti ringrazio ancora per questo 3d.

:arrow:
grazie a te per l'attenzione e la riflessione
comunque singolare anche se ti confesso
non l'ho messa completamente a fuoco
un sorriso
ombraman

DANY71

Re: L'abito del monaco

Messaggio da DANY71 » 17/11/2007, 16:04

ombraman ha scritto:L’apparenza di una persona
il suo modo di proporsi visivamente
oggi è molto importante.
Paradossalmente anche più importante
della persona stessa.
E questa “unità di misura “
indica anche la pochezza
con cui oggi
si valutano le persone
e la pochezza
delle persone stesse.
Mai come oggi
l’abito fa il monaco.
Mai come oggi
non mi sento
di appartenere a questo mondo.
ombraman
Oggi purtroppo se non ti adatti a tutto questo non sei nessuno nella società, non vieni accettato, devi per forza costruirti una tua immagine.
E' ammirevole da parte tua riuscire ad "isolarti" da questo mondo, non ci perdi niente ed hai capito la semplicità delle piccole cose della vita, sai apprezzare in profondità colui o colei che hai dinnanzi a te senza riserve.
Io a volte ci resco a volte no, perchè davanti alla falsità delle persone, ai tradimenti, alle delusioni ho imparato anch'io in certe occasioni ad essere simile a loro.......come ti ho già detto ho dovuto adeguarmi al mondo per non essere soffocata.
Solo nel mio cuore so chi ha diritto di conoscermi per quella che sono realmente, degli altri oggi parlando sinceramente non me ne importa più, quello che ho ricevuto oggi restituisco e non me ne curo se posso apparire come una persona vuota o povera l'importante esssere consapevoli della nostra ricchezza interiore.

Ciao ombraman alla prossima riflessione. ;) ;)

Ospite

Re: L'abito del monaco

Messaggio da Ospite » 17/11/2007, 18:20

ombraman ha scritto:[...]

grazie a te per l'attenzione e la riflessione
comunque singolare anche se ti confesso
non l'ho messa completamente a fuoco
un sorriso
ombraman
Tenuto conto della mia età non è poi così singolare.
Il mio pensiero è che il monaco si fà l'abito e
quando incontra una persona come te sà che
l'occhio è andato oltre.
Il vestito è un linguaggio e in certi casi è bene
non sottovalutare questo aspetto.

Prima di mettere a fuoco un sorriso
per ogni tuo dubbio su quanto ho
scritto, chiedimi la traduzione. ;)

eu.ro.

Re: L'abito del monaco

Messaggio da eu.ro. » 18/11/2007, 11:30

ombraman ha scritto:L’apparenza di una persona
il suo modo di proporsi visivamente
oggi è molto importante.
Paradossalmente anche più importante
della persona stessa.
E questa “unità di misura “
indica anche la pochezza
con cui oggi
si valutano le persone
e la pochezza
delle persone stesse.
Mai come oggi
l’abito fa il monaco.
Mai come oggi
non mi sento
di appartenere a questo mondo.
ombraman

Se mi guardo con certa attenzione, con tutti i miei anni addosso, so di dover curare l’apparenza di più e meglio di quanto l’ho curata/la curavo un tempo. Poi, magari, non lo faccio con costanza ed impegno, ma questo è altro discorso. È umano/comprensibile più ‘apparire’ che ‘essere’ – mi dico – per una sorta di compensazione, sempre desiderando che il mio esterno mi accetti più che rifiutarmi. D’altra parte so bene che l’abito non fa il monaco; ma inventarsi ‘abiti’… (abbigliamento e non solo: voce, stile, linguaggio, ritualità, misura e innumerevoli altre cose che valgon come ‘abiti’) beh secondo me è indice, oltreché di naturalità anche di civiltà. Io, comunque, non drammatizzerei tanto il discorso sull’apparente/falso a scapito dell’autentico/vero. Inoltre, particolarmente, considero casi, situazioni, circostanze, e le singole persone soprattutto; ma non generalizzo.

La ‘poesia’ di ombraman, oltre tutto, mi dà ragione! Apparentemente sembra una poesia: è la forma di cui si ‘veste’, qui, per apparire – guarda caso. Distribuisce le parole sulle righe alla maniera del poeta (un ‘poeta’ che purtroppo va di moda: assai ballerino, un po’ sgrammaticato e con punteggiatura assente); in realtà – il suo/di ombraman – è un pensiero prosastico (neppure poetico) che potrebbe stare bene con altri – che so – in un comune articolo di giornale. Dov’è il piede metrico, la strofa, la rima?…

Allora mi vien voglia di rimaneggiarla in settenari, ad esempio, l’affermazione un po’ lugubre di ombraman. Così…

O persona apparente | che ti proponi – oggi – | visivamente come | importante… – che stile! | Ne hai tanto, quasi ad essere | non quel che sei ma quello | che vedo – oh il paradosso! | (In realtà/in realtà…) | Così misuri la | pochezza che nascondi. | Come nascondo me | – me astesso così umbratile – | a questo mondo che | mi dipingi apparente.


:rolleyes:

ombraman

Re: L'abito del monaco

Messaggio da ombraman » 18/11/2007, 14:04

eu.ro. ha scritto:[...]




Se mi guardo con certa attenzione, con tutti i miei anni addosso, so di dover curare l’apparenza di più e meglio di quanto l’ho curata/la curavo un tempo. Poi, magari, non lo faccio con costanza ed impegno, ma questo è altro discorso. È umano/comprensibile più ‘apparire’ che ‘essere’ – mi dico – per una sorta di compensazione, sempre desiderando che il mio esterno mi accetti più che rifiutarmi. D’altra parte so bene che l’abito non fa il monaco; ma inventarsi ‘abiti’… (abbigliamento e non solo: voce, stile, linguaggio, ritualità, misura e innumerevoli altre cose che valgon come ‘abiti’) beh secondo me è indice, oltreché di naturalità anche di civiltà. Io, comunque, non drammatizzerei tanto il discorso sull’apparente/falso a scapito dell’autentico/vero. Inoltre, particolarmente, considero casi, situazioni, circostanze, e le singole persone soprattutto; ma non generalizzo.

La ‘poesia’ di ombraman, oltre tutto, mi dà ragione! Apparentemente sembra una poesia: è la forma di cui si ‘veste’, qui, per apparire – guarda caso. Distribuisce le parole sulle righe alla maniera del poeta (un ‘poeta’ che purtroppo va di moda: assai ballerino, un po’ sgrammaticato e con punteggiatura assente); in realtà – il suo/di ombraman – è un pensiero prosastico (neppure poetico) che potrebbe stare bene con altri – che so – in un comune articolo di giornale. Dov’è il piede metrico, la strofa, la rima?…

Allora mi vien voglia di rimaneggiarla in settenari, ad esempio, l’affermazione un po’ lugubre di ombraman. Così…

O persona apparente | che ti proponi – oggi – | visivamente come | importante… – che stile! | Ne hai tanto, quasi ad essere | non quel che sei ma quello | che vedo – oh il paradosso! | (In realtà/in realtà…) | Così misuri la | pochezza che nascondi. | Come nascondo me | – me astesso così umbratile – | a questo mondo che | mi dipingi apparente.


:rolleyes:
ciao eu.ro
un pò "tostarello" il tuo commento
ma bene accetto.
Anche perchè preferisco discutere che compiacermi
e poi non è detto che da una discussione non possa
nascere qualcosa di positivo.
ok. Facciamo delle precisazioni.
Non ritengo le mie riflessioni delle vere poesie
ma solo degli strumenti che possano in qualche
modo stimolare gli altri per una risposta
(e per me vanno bene tutte se discutiamo in termini leciti).
E' vero dò poco retta alla punteggiatura
e proprio per questo dò poco retta l'apparenza.
Scrivo come mi và e cerco di essere il più
semplice possibile anche se per la verità mi
piace giocare con le parole e le sue assonanze.
Come tutti del resto sò che oggi l'apparenza è importante
quello che discuto è che molte volte ci si ferma li
mentre in alcuni casi bisognerebbe andare oltre.
E' stato comunque stimolante risponderti.
un sorriso e alla prossima
ombraman

marisetta

Re: L'abito del monaco

Messaggio da marisetta » 18/11/2007, 14:28

ombraman ha scritto:L’apparenza di una persona
il suo modo di proporsi visivamente
oggi è molto importante.
Paradossalmente anche più importante
della persona stessa.
E questa “unità di misura “
indica anche la pochezza
con cui oggi
si valutano le persone
e la pochezza
delle persone stesse.
Mai come oggi
l’abito fa il monaco.
Mai come oggi
non mi sento
di appartenere a questo mondo.
ombraman
oggi si,
perche' ieri lo era di meno?
è sempre stato cosi'.
forse ci sono stati anni in cui questo sembrava essere stato superato,ma dopo qualche anno di illusione,siamo tornati ad essere quelli di sempre.
e stavolta per scelta del singolo.

Ospite

Re: L'abito del monaco

Messaggio da Ospite » 18/11/2007, 15:40

eu.ro. ha scritto:[...]




Se mi guardo con certa attenzione, con tutti i miei anni addosso, so di dover curare l’apparenza di più e meglio di quanto l’ho curata/la curavo un tempo. Poi, magari, non lo faccio con costanza ed impegno, ma questo è altro discorso. È umano/comprensibile più ‘apparire’ che ‘essere’ – mi dico – per una sorta di compensazione, sempre desiderando che il mio esterno mi accetti più che rifiutarmi. D’altra parte so bene che l’abito non fa il monaco; ma inventarsi ‘abiti’… (abbigliamento e non solo: voce, stile, linguaggio, ritualità, misura e innumerevoli altre cose che valgon come ‘abiti’) beh secondo me è indice, oltreché di naturalità anche di civiltà. Io, comunque, non drammatizzerei tanto il discorso sull’apparente/falso a scapito dell’autentico/vero. Inoltre, particolarmente, considero casi, situazioni, circostanze, e le singole persone soprattutto; ma non generalizzo.

La ‘poesia’ di ombraman, oltre tutto, mi dà ragione! Apparentemente sembra una poesia: è la forma di cui si ‘veste’, qui, per apparire – guarda caso. Distribuisce le parole sulle righe alla maniera del poeta (un ‘poeta’ che purtroppo va di moda: assai ballerino, un po’ sgrammaticato e con punteggiatura assente); in realtà – il suo/di ombraman – è un pensiero prosastico (neppure poetico) che potrebbe stare bene con altri – che so – in un comune articolo di giornale. Dov’è il piede metrico, la strofa, la rima?…

Allora mi vien voglia di rimaneggiarla in settenari, ad esempio, l’affermazione un po’ lugubre di ombraman. Così…

O persona apparente | che ti proponi – oggi – | visivamente come | importante… – che stile! | Ne hai tanto, quasi ad essere | non quel che sei ma quello | che vedo – oh il paradosso! | (In realtà/in realtà…) | Così misuri la | pochezza che nascondi. | Come nascondo me | – me astesso così umbratile – | a questo mondo che | mi dipingi apparente.


:rolleyes:
Ho ringraziato ombraman per il suo 3d e ora gli sono
maggiormente grata dopo la lettura del tuo post.

La poesia rimaneggiata è bellissima e mi appare come
un testo di canzone rap.
Che vestito e che colore avrà questa poesia?

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Re: L'abito del monaco

Messaggio da massi24 » 18/11/2007, 16:11

eu.ro. ha scritto:[...]




Dov’è il piede metrico, la strofa, la rima?…


Io sono del parere che una poesia non debba essere obbligatoriamente chiusa in degli schemi.
Altrimenti non sarebbe poesia.
La poesia non è un verso, è per me l'espressione di un sentimento come la direbbe un cuore.
E il "modo di apparire" al quale si riferisce Ombraman a me sembra quasi un chiamare in causa i "camaleonti", che camuffano la loro anima per non essere schiacciati dalla società.
Ombraman mi dà l'impressione di uno che dà ragione al sè stesso "suo proprio", che non il sè stesso "che la società vuole"
Un saluto
Massi

ombraman

Re: L'abito del monaco

Messaggio da ombraman » 19/11/2007, 9:50

massi24 ha scritto:[...]



Io sono del parere che una poesia non debba essere obbligatoriamente chiusa in degli schemi.
Altrimenti non sarebbe poesia.
La poesia non è un verso, è per me l'espressione di un sentimento come la direbbe un cuore.
E il "modo di apparire" al quale si riferisce Ombraman a me sembra quasi un chiamare in causa i "camaleonti", che camuffano la loro anima per non essere schiacciati dalla società.
Ombraman mi dà l'impressione di uno che dà ragione al sè stesso "suo proprio", che non il sè stesso "che la società vuole"
Un saluto
Massi
ciao massi
ho gradito la tua riflessione
come quella di tutti.
e se sono riuscito a stimolarvi
ho raggiunto il mio scopo
che non è certamente quello
di dare certezze
ma è quello di sollevare dubbi
e stimolare reazioni.
un sorriso

eu.ro.

Re: L'abito del monaco

Messaggio da eu.ro. » 19/11/2007, 13:51

massi24 ha scritto:[...]



Io sono del parere che una poesia non debba essere obbligatoriamente chiusa in degli schemi.
Altrimenti non sarebbe poesia.
La poesia non è un verso, è per me l'espressione di un sentimento come la direbbe un cuore.
E il "modo di apparire" al quale si riferisce Ombraman a me sembra quasi un chiamare in causa i "camaleonti", che camuffano la loro anima per non essere schiacciati dalla società.
Ombraman mi dà l'impressione di uno che dà ragione al sè stesso "suo proprio", che non il sè stesso "che la società vuole"
Un saluto
Massi

:idea:
Bene – il mondo è bello perché è vario!… Io sono di un parere diverso e mi piace disputare.

Dico che una vera poesia (non facilmente e semplicemente un pensiero poetico) debba essere redatta formalmente, non contenutisticamente e tanto meno sostanzialmente, in schemi metrici codificati dai secoli e dai millenni: schemi che sono innumerevoli, estremamente variegati ed efficaci. Come, d’altra parte, ogni altra forma di linguaggio vero: letterario, figurativo, tecnico…

Un sedicente poeta – qualsiasi – o li conosce o non li conosce quegli schemi, o li sa praticare o non li sa praticare, o ne è refrattario o vi sa sciogliere la sua ignoranza in cognizione. In tutti i casi fa quello che vuole e sceglie – è pacifico – perché è ammissibile/lecito che lo faccia… Seppure io dica che non è giusto (‘giusto’ nel senso di giustezza e non di giustizia).

Parlo di piedi metrici… I piedi servono per camminare – lo sanno i bambini di due anni. E se uno li ha in testa, una delle due per me: o sa stare in equilibrio come un circense, magari su una corda tesa, con la testa in giù, oppure ragiona con i piedi. Un poeta che spacci il suo pensiero poetico per poesia (parole che butta là sulle righe alla meno peggio e senza un’idea della più pallida ortografia) per me è un ‘creativo’ – sia pure – che poeta (voce del verbo poetare) con i piedi.

Si può imparare da soli o con guide esperte a suonare la chitarra ad esempio: ma se s’impara da soli, alla ‘sans façon’, si va a finire a strimpellare fra amici la sera o per strada a questuare; ma se s’intende intraprendere la carriera di concertista, con quello strumento, la chitarra si va ad imparare/si deve al conservatorio.

Per la poesia questo non è possibile purtroppo… Tra miriadi di scuole d’arte le più inusitate che esistono al mondo, a migliaia/a decine di migliaia… (accademie, conservatori, scuole di teatro… fino al ricamo e al belletto! e non parliamo dello sport: palestre, sale/salette, campi dove farlo quanti le stelle) beh non esiste una scuola di poesia, neppure un sottoscala! E questa è la vergogna della mia cultura, che si fonda sulla poesia – antica regina, anzi imperatrice delle arti! Si dirà: e i ginnasi e licei classici? e le facoltà di lettere? No, lì si fa storia e critica della poesia, nella migliore delle ipotesi; ché nella peggiore, ad affastellare tutti quei professori, si costruirebbe un gigantesco monumento mondiale all’ignoranza metrica e al ‘top secret’ della stilistica.

La poesia non è verso? – ma via!… Certo, non è fatta di versi, la poesia: è cavolfiore, soldini dentro il salvadanaio, la cacchina del cagnolino che si porta fuori a metà mattina o prima di sera.

E lì a sospirare tutti/sempre/quei pochi, su versi sparsi/su versi sciolti, su versi che non son versi… Sui veri versi che nessuno sa mettere insieme perché, a parte la capacità, anche ad averla – questa – si è sbrigativi, si va di fretta, non si ha tempo di contare le sillabe. E certo che con tanta competenza e destreggiatura formale, vien proprio voglia di scrivere poesia filosofica, poesia religiosa, poesia eroica!… (Una volta, in versi, ci costruivano i libri sacri e le drammaturgie più imponenti, i miti, gli oracoli, le leggende, intere epopee di storia, le laudi sui sacrati, le preghiere più toccanti…)

Il cuore infine, citato ed abusato, inneggiato e sproloquiato, non c’entra niente con la poesia – non mi stancherò mai di ripeterlo. Anche per il pensiero più semplice e sospiroso c’è sempre di mezzo e soltanto il cervello.

eu.ro :D

Ospite

Re: L'abito del monaco

Messaggio da Ospite » 19/11/2007, 16:37

eu.ro. ha scritto:[...]




:idea:
Bene – il mondo è bello perché è vario!… Io sono di un parere diverso e mi piace disputare.

Dico che una vera poesia (non facilmente e semplicemente un pensiero poetico) debba essere redatta formalmente, non contenutisticamente e tanto meno sostanzialmente, in schemi metrici codificati dai secoli e dai millenni: schemi che sono innumerevoli, estremamente variegati ed efficaci. Come, d’altra parte, ogni altra forma di linguaggio vero: letterario, figurativo, tecnico…

Un sedicente poeta – qualsiasi – o li conosce o non li conosce quegli schemi, o li sa praticare o non li sa praticare, o ne è refrattario o vi sa sciogliere la sua ignoranza in cognizione. In tutti i casi fa quello che vuole e sceglie – è pacifico – perché è ammissibile/lecito che lo faccia… Seppure io dica che non è giusto (‘giusto’ nel senso di giustezza e non di giustizia).

Parlo di piedi metrici… I piedi servono per camminare – lo sanno i bambini di due anni. E se uno li ha in testa, una delle due per me: o sa stare in equilibrio come un circense, magari su una corda tesa, con la testa in giù, oppure ragiona con i piedi. Un poeta che spacci il suo pensiero poetico per poesia (parole che butta là sulle righe alla meno peggio e senza un’idea della più pallida ortografia) per me è un ‘creativo’ – sia pure – che poeta (voce del verbo poetare) con i piedi.

Si può imparare da soli o con guide esperte a suonare la chitarra ad esempio: ma se s’impara da soli, alla ‘sans façon’, si va a finire a strimpellare fra amici la sera o per strada a questuare; ma se s’intende intraprendere la carriera di concertista, con quello strumento, la chitarra si va ad imparare/si deve al conservatorio.

Per la poesia questo non è possibile purtroppo… Tra miriadi di scuole d’arte le più inusitate che esistono al mondo, a migliaia/a decine di migliaia… (accademie, conservatori, scuole di teatro… fino al ricamo e al belletto! e non parliamo dello sport: palestre, sale/salette, campi dove farlo quanti le stelle) beh non esiste una scuola di poesia, neppure un sottoscala! E questa è la vergogna della mia cultura, che si fonda sulla poesia – antica regina, anzi imperatrice delle arti! Si dirà: e i ginnasi e licei classici? e le facoltà di lettere? No, lì si fa storia e critica della poesia, nella migliore delle ipotesi; ché nella peggiore, ad affastellare tutti quei professori, si costruirebbe un gigantesco monumento mondiale all’ignoranza metrica e al ‘top secret’ della stilistica.

La poesia non è verso? – ma via!… Certo, non è fatta di versi, la poesia: è cavolfiore, soldini dentro il salvadanaio, la cacchina del cagnolino che si porta fuori a metà mattina o prima di sera.

E lì a sospirare tutti/sempre/quei pochi, su versi sparsi/su versi sciolti, su versi che non son versi… Sui veri versi che nessuno sa mettere insieme perché, a parte la capacità, anche ad averla – questa – si è sbrigativi, si va di fretta, non si ha tempo di contare le sillabe. E certo che con tanta competenza e destreggiatura formale, vien proprio voglia di scrivere poesia filosofica, poesia religiosa, poesia eroica!… (Una volta, in versi, ci costruivano i libri sacri e le drammaturgie più imponenti, i miti, gli oracoli, le leggende, intere epopee di storia, le laudi sui sacrati, le preghiere più toccanti…)

Il cuore infine, citato ed abusato, inneggiato e sproloquiato, non c’entra niente con la poesia – non mi stancherò mai di ripeterlo. Anche per il pensiero più semplice e sospiroso c’è sempre di mezzo e soltanto il cervello.

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Re: L'abito del monaco

Messaggio da massi24 » 19/11/2007, 18:59

eu.ro. ha scritto:[...]




:idea:
Bene – il mondo è bello perché è vario!… Io sono di un parere diverso e mi piace disputare.

Dico che una vera poesia (non facilmente e semplicemente un pensiero poetico) debba essere redatta formalmente, non contenutisticamente e tanto meno sostanzialmente, in schemi metrici codificati dai secoli e dai millenni: schemi che sono innumerevoli, estremamente variegati ed efficaci. Come, d’altra parte, ogni altra forma di linguaggio vero: letterario, figurativo, tecnico…

Un sedicente poeta – qualsiasi – o li conosce o non li conosce quegli schemi, o li sa praticare o non li sa praticare, o ne è refrattario o vi sa sciogliere la sua ignoranza in cognizione. In tutti i casi fa quello che vuole e sceglie – è pacifico – perché è ammissibile/lecito che lo faccia… Seppure io dica che non è giusto (‘giusto’ nel senso di giustezza e non di giustizia).

Parlo di piedi metrici… I piedi servono per camminare – lo sanno i bambini di due anni. E se uno li ha in testa, una delle due per me: o sa stare in equilibrio come un circense, magari su una corda tesa, con la testa in giù, oppure ragiona con i piedi. Un poeta che spacci il suo pensiero poetico per poesia (parole che butta là sulle righe alla meno peggio e senza un’idea della più pallida ortografia) per me è un ‘creativo’ – sia pure – che poeta (voce del verbo poetare) con i piedi.

Si può imparare da soli o con guide esperte a suonare la chitarra ad esempio: ma se s’impara da soli, alla ‘sans façon’, si va a finire a strimpellare fra amici la sera o per strada a questuare; ma se s’intende intraprendere la carriera di concertista, con quello strumento, la chitarra si va ad imparare/si deve al conservatorio.

Per la poesia questo non è possibile purtroppo… Tra miriadi di scuole d’arte le più inusitate che esistono al mondo, a migliaia/a decine di migliaia… (accademie, conservatori, scuole di teatro… fino al ricamo e al belletto! e non parliamo dello sport: palestre, sale/salette, campi dove farlo quanti le stelle) beh non esiste una scuola di poesia, neppure un sottoscala! E questa è la vergogna della mia cultura, che si fonda sulla poesia – antica regina, anzi imperatrice delle arti! Si dirà: e i ginnasi e licei classici? e le facoltà di lettere? No, lì si fa storia e critica della poesia, nella migliore delle ipotesi; ché nella peggiore, ad affastellare tutti quei professori, si costruirebbe un gigantesco monumento mondiale all’ignoranza metrica e al ‘top secret’ della stilistica.

La poesia non è verso? – ma via!… Certo, non è fatta di versi, la poesia: è cavolfiore, soldini dentro il salvadanaio, la cacchina del cagnolino che si porta fuori a metà mattina o prima di sera.

E lì a sospirare tutti/sempre/quei pochi, su versi sparsi/su versi sciolti, su versi che non son versi… Sui veri versi che nessuno sa mettere insieme perché, a parte la capacità, anche ad averla – questa – si è sbrigativi, si va di fretta, non si ha tempo di contare le sillabe. E certo che con tanta competenza e destreggiatura formale, vien proprio voglia di scrivere poesia filosofica, poesia religiosa, poesia eroica!… (Una volta, in versi, ci costruivano i libri sacri e le drammaturgie più imponenti, i miti, gli oracoli, le leggende, intere epopee di storia, le laudi sui sacrati, le preghiere più toccanti…)

Il cuore infine, citato ed abusato, inneggiato e sproloquiato, non c’entra niente con la poesia – non mi stancherò mai di ripeterlo. Anche per il pensiero più semplice e sospiroso c’è sempre di mezzo e soltanto il cervello.

eu.ro :D
Non posso dar torto alle tue parole
Perchè è comunque un tuo pensiero
Rispettabile finchè si vuole
Ma per me resta mistero.
Di poetare non mi vanto
Lo dico senza esitazioni
Però provo d'ogni tanto
A fare viver l'emozioni.
E se provo a farlo in rima
E' perchè ne ho l'occasione
E' perchè mi viene prima
E non per una metrica questione.
Tu parli di schema ben preciso
O qualsiasi cosa sia
Ma se la intrappoli, a mio avviso,
Non si chiama più poesia.
E se "cuore" è abusato
C'è una semplice ragione:
E' perchè è stato usato
Per dar vita a un'emozione.

Volevo spiegarlo in metrica :DD
Vedi, secondo me non si può schematizzare, lo dico e lo ripeto.
Molti hanno notato che negli scritti di Melissa (chiedo scusa se cito lei ma a tutti ha dato la stessa impressione) c'è della poesia: essa si legge in ciò che scrive, in ciò che emana.
Personalmente, leggendola riesco a vivere le sue emozioni e riuscire a fare questo credo che sia l'essenza stessa di ogni poeta.
Ma tu, solo perchè leggi un testo non schematizzato, non lo chiami poesia?
Solo perchè non segue una precisa metrica?
Probabilmente "tecnicamente" hai ragione.. ma "tecnicamente" non è una parola poetica.
Rispetto la tua opinione ma non la condivido ;)
ti saluto

(P.S. chiedo scusa a Ombraman di avere "sporcato" il suo topic con una "pseudopoesia")

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Re: L'abito del monaco

Messaggio da grilloparlante » 20/11/2007, 2:48

massi24 ha scritto:[...]



Non posso dar torto alle tue parole
Perchè è comunque un tuo pensiero
Rispettabile finchè si vuole
Ma per me resta mistero.
Di poetare non mi vanto
Lo dico senza esitazioni
Però provo d'ogni tanto
A fare viver l'emozioni.
E se provo a farlo in rima
E' perchè ne ho l'occasione
E' perchè mi viene prima
E non per una metrica questione.
Tu parli di schema ben preciso
O qualsiasi cosa sia
Ma se la intrappoli, a mio avviso,
Non si chiama più poesia.
E se "cuore" è abusato
C'è una semplice ragione:
E' perchè è stato usato
Per dar vita a un'emozione.

Volevo spiegarlo in metrica :DD
Vedi, secondo me non si può schematizzare, lo dico e lo ripeto.
Molti hanno notato che negli scritti di Melissa (chiedo scusa se cito lei ma a tutti ha dato la stessa impressione) c'è della poesia: essa si legge in ciò che scrive, in ciò che emana.
Personalmente, leggendola riesco a vivere le sue emozioni e riuscire a fare questo credo che sia l'essenza stessa di ogni poeta.
Ma tu, solo perchè leggi un testo non schematizzato, non lo chiami poesia?
Solo perchè non segue una precisa metrica?
Probabilmente "tecnicamente" hai ragione.. ma "tecnicamente" non è una parola poetica.
Rispetto la tua opinione ma non la condivido ;)
ti saluto

(P.S. chiedo scusa a Ombraman di avere "sporcato" il suo topic con una "pseudopoesia")
:applause: :applause: :applause: :applause: :applause: :applause: :

:cheers:

:[ :angel:

Grillo

ombraman

Re: L'abito del monaco

Messaggio da ombraman » 21/11/2007, 10:32

massi24 ha scritto:[...]



Non posso dar torto alle tue parole
Perchè è comunque un tuo pensiero
Rispettabile finchè si vuole
Ma per me resta mistero.
Di poetare non mi vanto
Lo dico senza esitazioni
Però provo d'ogni tanto
A fare viver l'emozioni.
E se provo a farlo in rima
E' perchè ne ho l'occasione
E' perchè mi viene prima
E non per una metrica questione.
Tu parli di schema ben preciso
O qualsiasi cosa sia
Ma se la intrappoli, a mio avviso,
Non si chiama più poesia.
E se "cuore" è abusato
C'è una semplice ragione:
E' perchè è stato usato
Per dar vita a un'emozione.

Volevo spiegarlo in metrica :DD
Vedi, secondo me non si può schematizzare, lo dico e lo ripeto.
Molti hanno notato che negli scritti di Melissa (chiedo scusa se cito lei ma a tutti ha dato la stessa impressione) c'è della poesia: essa si legge in ciò che scrive, in ciò che emana.
Personalmente, leggendola riesco a vivere le sue emozioni e riuscire a fare questo credo che sia l'essenza stessa di ogni poeta.
Ma tu, solo perchè leggi un testo non schematizzato, non lo chiami poesia?
Solo perchè non segue una precisa metrica?
Probabilmente "tecnicamente" hai ragione.. ma "tecnicamente" non è una parola poetica.
Rispetto la tua opinione ma non la condivido ;)
ti saluto

(P.S. chiedo scusa a Ombraman di avere "sporcato" il suo topic con una "pseudopoesia")
Ogni disputa o duello dialettico
serve ad arricchirsi comunque
e a valutare diversi aspetti di un problema
quindi non posso essere che soddisfatto.
grazie a tutti
un sorriso
ombraman