
Anselmo se ne stava in piedi sul molo a fissare quell'immensa distesa d'acqua che si allargava fino all'orizzonte. Stava fissando il suo mare.
Un fresca brezza primaverile ne increspava la superficie creando piccole onde che, con un susseguirsi lento
e ritmico, andavano a infrangersi sulla scogliera.
Alcuni gabbiani volteggiavano lanciando le loro grida. Altri si lasciavano cullare dalle onde, immergendo la testa
sott'acqua per catturare qualche piccolo pesce.
Fu in quella massa d'acqua che. miliardi e miliardi di anni fa, ebbe origine la vita. Quella stessa distesa d'acqua
era divenuta la pietra tombale di suo padre e, ancor prima, di suo nonno.
Non era ancora nato quando il mare inghiottì il peschereccio di suo nonno con tutto il suo carico di vite umane. Nessun corpo venne mai ritrovato, il mare non li aveva mai restituiti ai loro cari.
Ancor oggi poteva leggere negli occhi di sua nonna un misto di dolore e di speranza; speranza che il suo Anselmo ( era il nome di suo nonno) fosse vivo da qualche parte; magari raccolto da una nave straniera e, forse, privo di memoria,ma vivo!
Era poco più che adolescente quando il mare si prese anche suo padre. Chi ebbe la fortuna di salvarsi raccontò di onde gigantesche, di come una di queste si fosse richiusa su suo padre, trascinandolo fuori dalla barca e portandoselo sui fondali.
Per la sua famiglia di pescatori il mare aveva, da sempre, rappresentato tutto: la vita e la morte. Era stato benedetto quando aveva concesso pesca abbondante e, con la stessa intensità, era stato maledetto quando si era portato via i due membri della famiglia.
Negli occhi di sua madre c'era odio, tanto odio per quel mare che aveva rapito prima suo padre e poi suo marito spegnendo in lei la vita. Sin da piccolo era rimasto affascinato dal mestiere del padre decidendo di intraprenderlo, una volta diventato adulto. La madre, dopo la morte del marito, lo aveva implorato di non farlo, di non permettere al mare di portarsi via anche lui.
Si era sentito sconvolto ed era corso sulla scogliera con un mazzo di fiori. Con un gesto deciso li aveva lanciati in mare invocando il nome del padre, poi le lacrime erano scese copiose. Il freddo vento invernale le mischiava agli spruzzi che le onde lanciavano infrangendosi sulla scogliera, acqua salata
che si fondeva ad altra acqua salata.
Anselmo sentiva che il mare era parte di sé, se lo sentiva scorrere nelle vene. Provò a liberarsene recandosi presso
una lontana parente, frapponendo centinaia di chilometri fra lui e il mare; per amore di sua madre sperava che il richiamo di quella distesa d'acqua, che gli pulsava nella testa, cessasse.
Segue...