Birnam wood prophecy ha scritto:[...]
ma la chiave della svolta fu trovata soltanto da Niles Eldredge...
Concludo. Niles Eldredge, paleontologo, insieme al suo collega S. J. Gould, formulò la "Teoria degli equilibri punteggiati" partendo proprio dall'intuizione di Mayr: Pievani spiega che secondo questa teoria, la stragrande maggioranza delle specie fossili osservabili negli strati geologici - contrariamente a quanto si era sino ad allora ritenuto nell' ambito della comunità scientifica che considerava come regola il gradualismo filetico, cioè l’evoluzione come fatto naturale graduale, lento, lineare e progressivo - “non sembravano affatto sfumare l’una nell’altra impercettibilmente [tramite le graduali trasformazioni anagenetiche di cui si è detto in precedenza], ma il processo di anagenesi sembrava alquanto raro. La documentazione geologica mostrava infatti fenomeni inspiegabili nella prospettiva del gradualismo filetico: le specie mostravano lunghissimi periodi di generale stabilità [morfologica, c.d. “stasi”], misurabili in milioni di anni, interrotti [cioè appunto “punteggiati”: la teoria in questione fu denominata appunto “Equilibrio punteggiato”, intendendo con il primo termine - cioè “equilibrio”- la stasi e con il secondo termine - cioè la punteggiatura - l'interruzione temporanea della stasi stessa] da brevi periodi di cambiamento, misurabili in migliaia di anni, durante i quali comparivano repentinamente nuove forme [attraverso la “speciazione cladogenetica” di cui si è detto nel post precedente. Le nuove forme in questione, cioè le nuove specie, rimanevano successivamente in stasi per milioni di anni e così via. Perché le nuove specie comparivano “repentinamente”? Semplice: perché, come spiega Pievani, riferendosi all’esempio della “speciazione allopatrica“ di cui ai post precedenti: “più la popolazione iniziale che va “alla deriva” è piccola, più veloce sarà il ritmo di separazione genetica dalla specie “madre”, poiché le variazioni all'interno di gruppi ristretti si accumuleranno più rapidamente sotto l'effetto della selezione naturale e degli altri fattori evolutivi. Ci vuole più tempo per fare cambiare una popolazione enorme, di milioni d'individui, piuttosto che un gruppuscolo di qualche migliaio di pionieri. Se allora osserviamo l'intero processo con lo sguardo del paleontologo, tarato sui milioni di anni, il fenomeno di “speciazione” ci sembrerà pressoché "istantaneo" [repentino] cioè pari, secondo Gould, a un centesimo circa della durata complessiva della specie. In realtà, per quanto talvolta possa essere realmente molto rapido, si tratta di un processo che richiede comunque migliaia di generazioni e in genere alcune decine di migliaia di anni per completarsi”].
In pratica, per la teoria dell’ “Equilibrio punteggiato”, l’evoluzione nella stragrande maggioranza dei casi, consiste in una rara interruzione di una condizione tipica di stasi: il cambiamento evolutivo è visto cioè, secondo la definizione di Gould, come “occasionale sospensione della stasi”, come insieme di rari episodi di speciazione cladogenetica che interrompono la stasi. Invece i casi di “gradualismo filetico” (cioè i casi in cui si ha una lentissima trasformazione graduale di una specie in un’altra: una specie sfuma gradualmente in un’altra per cui in conclusione avremo una specie “ancestrale” oramai fossilizzata e una specie “nuova”. Le due specie in questione, evidentemente, “non” possono coesistere) effettivamente documentati sono in realtà pochi. Di conseguenza, aggiunge Pievani, l'idea che “di regola” le specie sfumino gradualmente e impercettibilmente l'una nell'altra veniva messa in discussione.
Alcune precisazioni importanti:
-riguardo al concetto di "stasi", "generale stabilità" di una specie non significa, come spiega Gould, immobilismo puro, immutabile come la roccia, completa assenza di variazioni nel tempo, ma significa che "una specie subito prima di estinguersi non sembra presentare differenze sistematiche nella sua anatomia rispetto al momento in cui comparve nella documentazione fossile, in genere parecchi milioni di anni prima". Cioè, la stasi non è caratterizzata da una stabilità assoluta, ma presenta oscillazioni, fluttuazioni che però si rivelano sostanzialmente irrilevanti. Il gradualismo filetico, soprattutto nel periodo in cui si affermò la teoria neodarwinista, somigliava a qualcosa che era molto vicino a ciò che si potrebbe definire "ideologia": infatti, come spiega Gould, la "stasi" era vista dagli studiosi con imbarazzo perchè "frustrava le speranze di trovare prove dell'evoluzione graduale e anagenetica" che essi cercavano in funzione apologetica. Secondo gli studiosi, quindi, la stasi era una conseguenza della documentazione fossile carente! Darwin era conscio del fatto che la documentazione fossile non avvalorava la sua teoria, nel senso che gli strati geologici recavano raramente tracce del gradualismo filetico che stava alla base della sua teoria, nonostante ciò finì per incolpare di ciò le carenze della documentazione fossile.
-Eldredge e Gould sono darwinisti perché “non” negano il gradualismo, ma lo integrano con eventi “discontinui”. Alla visione positivista del progresso insita nella “marcia del progresso”, essi contrappongono infatti la loro “teoria degli equilibri punteggiati” - secondo la quale, come dice Pievani, “la storia naturale non è sempre riconducibile a un modello di crescita graduale e cumulativa, ma più frequentemente a un modello di stabilità morfologica duratura "punteggiata" da episodi di brusco cambiamento”- pervenendo in tal modo ad un “pluralismo evolutivo”: l’evoluzione vista cioè come fatto che procede a “velocità diverse”. Eldredge e Gould costruirono una teoria darwiniana "estesa" e pluralista.
Dunque la “teoria degli equilibri punteggiati” non negava i principi fondamentali della teoria darwiniana dell'evoluzione, “non sminuiva l'efficacia dei normali meccanismi neodarwiniani di mutazione, selezione, ecc. Si sottolineava però l'importanza dell'innesco ecologico iniziale” [le barriere geografiche nella speciazione allopatrica].
Infine un esempio “pioneristico” di Equilibrio punteggiato riportato da Pievani:
"Eldredge nel 1971 pubblicò i risultati di uno studio molto esteso e approfondito su migliaia di esemplari di trilobite, appartenenti a due specie diverse, rinvenuti nello stato di New York e nel Midwest. Il primo dato che colpì la sua attenzione fu la persistente stabilità evolutiva delle due specie [“stasi” evolutiva]. Nel Midwest i trilobiti rimasero identici a se stessi per otto milioni di anni, per essere poi sostituiti improvvisamente da esemplari con una piccola modificazione nella struttura degli occhi (composti non più da diciotto file di lenti, ma da diciassette). Nei siti dello stato di New York l'andamento era analogo: la prima specie con diciotto file di lenti domina per un tempo lunghissimo, finché si assiste alla transizione rapida alla nuova forma con diciassette file di lenti. Per sua buona sorte, Eldredge riuscì a trovare anche alcuni esemplari coetanei ma appartenenti a specie diverse, segno che vi era stato un breve periodo di transizione in cui le due specie erano vissute insieme ["per sua buona sorte" perchè il fatto che l'antenato specie madre sopravviva non significa necessariamente che debba successivamente trovarsi a coesistere con la specie discendente figlia].
Qual era la piccola e preziosissima storia dei trilobiti della East Coast? Una storia di "cladogenesi", cioè di cambiamento ramificato dovuto a isolamento di una popolazione e conseguente divergenza genetica dalla popolazione madre, ovvero una storia di stasi interrotta da brevi periodi di transizione: nell'areale di NewYork la specie originaria si biforca e dà origine per speciazione ad una nuova forma, di maggior successo anche se dotata di una modificazione morfologica minima, che in breve tempo sostituisce la precedente e dopo alcuni milioni di anni colonizza anche il lontano areale del Midwest. E’ dunque la storia di una speciazione allopatrica rapida e fortunata, che interrompe un lungo periodo di stabilità nella vita dei trilobiti".