La vastità della propria ignoranza

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Sims
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La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Sims » 26/08/2012, 12:54

Ne avete mai provato la sensazione? La raggelante sensazione che le cose ancora da imparare siano così tante da rendere vano il tentativo di farlo?
Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Quando riesco mi metto al pc e cerco di approfondire argomenti, in particolare le tecniche e gli autori. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E il Novecento ormai deve essere la base se si vuole parlare di arte, mica possiamo continuare a fermarci a Manzoni!!! E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura.
Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!

Birnam wood prophecy

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Birnam wood prophecy » 26/08/2012, 14:52

Sims ha scritto:Ne avete mai provato la sensazione? La raggelante sensazione che le cose ancora da imparare siano così tante da rendere vano il tentativo di farlo?
Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Quando riesco mi metto al pc e cerco di approfondire argomenti, in particolare le tecniche e gli autori. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E il Novecento ormai deve essere la base se si vuole parlare di arte, mica possiamo continuare a fermarci a Manzoni!!! E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura.
Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
Scriveva Nietzsche, che la cultura di una persona di 40 anni è ancora in erba...
Se vuoi intraprendere il tipo di professione di cui parli devi necessariamente avere delle profonde ed estese competenze di base. Se ti capita tra le mani il lavoro di Tizio che scrive ispirandosi chiaramente alla scuola "modernista" (T:S. Eliot, Joyce, ecc.), oppure il lavoro di Caio che è influenzato invece da un "postmoderno" come Pynchon, devi essere in grado di rilevare prontamente e facilmente queste influenze letterarie.... Solo se sarai in possesso di una cultura di alto livello potrai fare un ottimo lavoro di recensione, critica, ecc.
Si tratta in primo luogo di conoscere a menadito i grandi classici della letteratura italiana e straniera (ma non solo: anche i testi dell'antichità classica) e in secondo luogo le opere semisconosciute (un esempio per tutti: "Il codice di Perelà" di Palazzeschi. In Italia pochi lettori lo conoscono nonostante sia un piccolo capolavoro, ma un addetto ai lavori degno di tal nome dovrebbe conoscerlo bene).

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Sims » 26/08/2012, 15:15

Birnam wood prophecy ha scritto:[...]


Scriveva Nietzsche, che la cultura di una persona di 40 anni è ancora in erba...
Se vuoi intraprendere il tipo di professione di cui parli devi necessariamente avere delle profonde ed estese competenze di base. Se ti capita tra le mani il lavoro di Tizio che scrive ispirandosi chiaramente alla scuola "modernista" (T:S. Eliot, Joyce, ecc.), oppure il lavoro di Caio che è influenzato invece da un "postmoderno" come Pynchon, devi essere in grado di rilevare prontamente e facilmente queste influenze letterarie.... Solo se sarai in possesso di una cultura di alto livello potrai fare un ottimo lavoro di recensione, critica, ecc.
Si tratta in primo luogo di conoscere a menadito i grandi classici della letteratura italiana e straniera (ma non solo: anche i testi dell'antichità classica) e in secondo luogo le opere semisconosciute (un esempio per tutti: "Il codice di Perelà" di Palazzeschi. In Italia pochi lettori lo conoscono nonostante sia un piccolo capolavoro, ma un addetto ai lavori degno di tal nome dovrebbe conoscerlo bene).
Concordo con te e ti ringrazio di questa risposta così mirata. Ma ti chiedo: come si arriva a una cultura tale?
Concretamente io non ho molto tempo per studiare anche questo. Al di fuori degli studi "canonici" e posto che certamente seguirò dei corsi mirati sulle tecniche editoriali, però credo che la cultura di cui parliamo si acquisisca autonomamente. Ma come? E come si trova il tempo nella vita di tutti i giorni per leggere così tanto? E' molto frustrante!

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da arietina76 » 26/08/2012, 15:54

Sims ha scritto:Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
dunque, dunque....
io credo che le cose stiano un pò a metà strada: secondo me, quando si inizia una professione, qualunque essa sia, non è possibile nè pensabile sapere tutto lo scibile, tutto ciò che in quella data professione occorre sapere.
secondo me c'è una cultura, una compoetenza di base che bisogna certamente avere per poter intraprendere un certo percorso, ma questa "base" viene poi arricchita strada facendo, con l'esperienza sul campo e facendosi le ossa.

Birnam wood prophecy

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Birnam wood prophecy » 26/08/2012, 15:57

Sims ha scritto:[...]
Concordo con te e ti ringrazio di questa risposta così mirata. Ma ti chiedo: come si arriva a una cultura tale?
Concretamente io non ho molto tempo per studiare anche questo. Al di fuori degli studi "canonici" e posto che certamente seguirò dei corsi mirati sulle tecniche editoriali, però credo che la cultura di cui parliamo si acquisisca autonomamente. Ma come? E come si trova il tempo nella vita di tutti i giorni per leggere così tanto? E' molto frustrante!
Dovresti cercare di ritagliarti 2-3 ore al giorno da dedicare esclusivamente alla lettura. Dopo il lavoro... in serata magari. Se non hai marito e figli potresti riuscirci senza troppi problemi. Però se lavori e studi all'università manca appunto il tempo necessario. Potrei consigliarti di leggere una serie selezionata di testi ma non servirebbe a nulla se non hai tempo.

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da tropicsnow » 26/08/2012, 16:06

Sims ha scritto: Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Quando riesco mi metto al pc e cerco di approfondire argomenti, in particolare le tecniche e gli autori. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E il Novecento ormai deve essere la base se si vuole parlare di arte, mica possiamo continuare a fermarci a Manzoni!!! E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura.
intanto ti dico che sei molto più avanti di chi pensa che per scrivere un libro basti saper mettere in fila parole di senso compiuto e che insieme ad altre vanno a formare una storia. insomma non basta saper scrivere abbastanza bene per scrivere un libro anche se molti lo pensano tanto che mi viene da ridere quando qualcuno dice a qualcun altro se ha mai pensato di scrivere qualcosa dopo avere letto due righe :DD :O e poi magari criticano qualche scrittore perchè non è un granchè :rolleyes:
siamo davvero così abituati a una cultura medio-bassa dove chiunque si inventa scrittore? in pratica chiunque di noi saprebbe scrivere un libro il fatto che nessuno lo pubblicherà mai.
ho sempre pensato che per essere scrittori occorra avere una grande cultura che spazi in campi diversi e soprattutto la tecnica per poter rendere al meglio ciò che si vuole comunicare. dunque direi che tu, che ti poni il problema di imparare quante più cose possibili, sia già sulla buona strada ;)

anche io avevo pensato di intraprendere la tua stessa strada non tanto per scrivere qualcosa di mio perchè non è mai stata una mia aspirazione anche se qualcuno me lo ha suggerito :O quanto per lavorare nel campo dell'editoria e informandomi ho scoperto che avrei potuto guadagnare qualcosa in più per la correzione di libri scientifici (per coloro che hanno una laurea diversa da quella in lettere) ma all'atto pratico occorre investire in corsi di formazione e tanto altro e io non ero sicura di farlo diventare il mio mestiere, così ho lasciato stare. se può esserti di qualche utilità, a me persone del mestiere suggerirono di seguire qualche corso organizzato proprio dalle case editrici perchè si impara di sicuro qualcosa.
Sims ha scritto: Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
le domande che ti stai ponendo me le sono poste anche io nel mio campo. la rispsota che mi sono data è che le due cose non devono essere separate nel senso che sì, bisogna avere delle conoscenze teoriche per poter iniziare e poi man mano che si procede nella pratica occorre continuare ad approfondire. la competenza è anche data dall'esperienza.
non pensare che sia troppo tardi e che il tuo tempo sia agli sgoccioli: quest'errore l'ho fatto anche io ritardando ulteriormente i miei progetti. tanto ci sarà sempre qualcuno che è più giovane, più esperto, più bravo... e se pensi a tutte queste cose non farai mai niente. se hai ben chiara la tua strada allora inizia a investire su te stessa perchè se non sei la prima a crederci non puoi aspettarti che lo faccia qualcun altro. ;)
"Ho visto cose bellissime grazie alla diversa prospettiva suggerita dalla mia perenne insoddisfazione, e quel che mi consola ancora, è che non smetto di osservare".

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da arietina76 » 26/08/2012, 16:19

tropicsnow ha scritto:[...]

siamo davvero così abituati a una cultura medio-bassa dove chiunque si inventa scrittore?
temo proprio di sì: purtroppo molte persone non hanno capacità di autovalutarsi, e non si rendono conto di non avere spesso le capacità e la preparazione (diciamo pure la cultura) per intraprendere quella strada.
senti di persone che non sanno bene dove mettere l'acca o la q di quadro, che ciò nonostante vogliono diventare scrittori o giornalisti. :O
come se io volessi improvvisarmi velina: non c'ho il fisico e le caratteristiche, sarei ridicola.... :DD
ah, ovviamente io parlo in generale, non mi riferisco certo alla nostra Sims..... ;)

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da tropicsnow » 26/08/2012, 16:41

arietina76 ha scritto:[...]
temo proprio di sì: purtroppo molte persone non hanno capacità di autovalutarsi, e non si rendono conto di non avere spesso le capacità e la preparazione (diciamo pure la cultura) per intraprendere quella strada.
senti di persone che non sanno bene dove mettere l'acca o la q di quadro, che ciò nonostante vogliono diventare scrittori o giornalisti. :O
come se io volessi improvvisarmi velina: non c'ho il fisico e le caratteristiche, sarei ridicola.... :DD
ah, ovviamente io parlo in generale, non mi riferisco certo alla nostra Sims..... ;)
il punto è che non è solo l'incapacità di autovalutarsi, ma anche il fatto che terzi suggeriscano questa cosa :rolleyes: sulla base di cosa? di quattro frasi carine.
un libro è composto da tantissime pagine, deve avere una determinata struttura e soprattutto un certo stile che è importantissimo forse più della trama.
pensa che io ho rovinato un'amicizia per via di questa cosa: un amico che si è improvvisato scrittore (non so perchè tutti hanno qualcosa da scrivere) mi ha chiesto di leggere il "capolavoro" anche se io non avrei mai voluto farlo perchè mi sarei trovata in una posizione scomoda, ma data l'insistenza l'ho fatto :rolleyes:
ebbene il libro andava cestinato e non mi sono affatto sorpresa che gli editori glielo avessere respinto. io ho cercato di essere diplomatica e di dire cosa secondo me non andava da semplice lettrice e non certo da esperta, ma è stata presa male anzi c'è stata una chiusura ad ogni mia risposta, ma era lui a farmi le domande :rolleyes:
questo per dire che non si ha neppure l'umiltà di pensare che forse ci potrebbe essere qualcosa che non va, neanche si fosse già scrittori affermati. :rolleyes:
"Ho visto cose bellissime grazie alla diversa prospettiva suggerita dalla mia perenne insoddisfazione, e quel che mi consola ancora, è che non smetto di osservare".

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da arietina76 » 26/08/2012, 17:17

tropicsnow ha scritto:[...]



il punto è che non è solo l'incapacità di autovalutarsi, ma anche il fatto che terzi suggeriscano questa cosa :rolleyes: sulla base di cosa? di quattro frasi carine.
un libro è composto da tantissime pagine, deve avere una determinata struttura e soprattutto un certo stile che è importantissimo forse più della trama.
pensa che io ho rovinato un'amicizia per via di questa cosa: un amico che si è improvvisato scrittore (non so perchè tutti hanno qualcosa da scrivere) mi ha chiesto di leggere il "capolavoro" anche se io non avrei mai voluto farlo perchè mi sarei trovata in una posizione scomoda, ma data l'insistenza l'ho fatto :rolleyes:
ebbene il libro andava cestinato e non mi sono affatto sorpresa che gli editori glielo avessere respinto. io ho cercato di essere diplomatica e di dire cosa secondo me non andava da semplice lettrice e non certo da esperta, ma è stata presa male anzi c'è stata una chiusura ad ogni mia risposta, ma era lui a farmi le domande :rolleyes:
questo per dire che non si ha neppure l'umiltà di pensare che forse ci potrebbe essere qualcosa che non va, neanche si fosse già scrittori affermati. :rolleyes:
be', io lo dico sempre che molte persone chiedono l'opinione altrui non tanto per sapere davvero cosa l'altra persona pensa, ma semplicemente per avere conferma della propria. e poi, ovviamente, non accettano quello che gli viene detto, ma addirittura si offendono.
il tuo amico avrebbe dovuto accettare la tua opinione, pur non condividendola e continuando pure a coltivare il proprio sogno, senza però perdere di vista la realtà.
rompere un'amicizia per questo mi sembra davvero assurdo.... :(

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Sims » 26/08/2012, 22:20

arietina76 ha scritto:dunque, dunque....
io credo che le cose stiano un pò a metà strada: secondo me, quando si inizia una professione, qualunque essa sia, non è possibile nè pensabile sapere tutto lo scibile, tutto ciò che in quella data professione occorre sapere.
secondo me c'è una cultura, una compoetenza di base che bisogna certamente avere per poter intraprendere un certo percorso, ma questa "base" viene poi arricchita strada facendo, con l'esperienza sul campo e facendosi le ossa.
Vorrei proprio che fosse così. Farò del mio meglio ma sono convinta che solo lo studio continuo possa dare una cultura anche solo in parte sufficiente a fare questo tipo di lavoro. Spero di poter iniziare e poi imparare e migliorare nel tempo.
Birnam wood prophecy ha scritto:Dovresti cercare di ritagliarti 2-3 ore al giorno da dedicare esclusivamente alla lettura. Dopo il lavoro... in serata magari. Se non hai marito e figli potresti riuscirci senza troppi problemi. Però se lavori e studi all'università manca appunto il tempo necessario. Potrei consigliarti di leggere una serie selezionata di testi ma non servirebbe a nulla se non hai tempo.
Mi farebbe piacere se volessi darmi dei consigli, anche se effettivamente per ora non ho 2-3 ore al giorno ma farò del mio meglio. Vista la suddetta vastità davanti alla quale mi trovo un punto da cui partire non può che farmi comodo.
tropicsnow ha scritto:intanto ti dico che sei molto più avanti di chi pensa che per scrivere un libro basti saper mettere in fila parole di senso compiuto e che insieme ad altre vanno a formare una storia. insomma non basta saper scrivere abbastanza bene per scrivere un libro anche se molti lo pensano tanto che mi viene da ridere quando qualcuno dice a qualcun altro se ha mai pensato di scrivere qualcosa dopo avere letto due righe e poi magari criticano qualche scrittore perchè non è un granchè
siamo davvero così abituati a una cultura medio-bassa dove chiunque si inventa scrittore? in pratica chiunque di noi saprebbe scrivere un libro il fatto che nessuno lo pubblicherà mai.
ho sempre pensato che per essere scrittori occorra avere una grande cultura che spazi in campi diversi e soprattutto la tecnica per poter rendere al meglio ciò che si vuole comunicare. dunque direi che tu, che ti poni il problema di imparare quante più cose possibili, sia già sulla buona strada
Spero che tu abbia ragione: spesso penso che un po' più di sicurezza e magari anche di presunzione mi aiuterebbe a osare di più.
Effetttivamente molti mi hanno detto "perché non scrivi qualcosa?" con tale ingenuità da farmi solo arrabbiare: che ne sai che io già non scriva? e davvero pensi che basto scrivere per vedersi pubblicati? e poi, che ne sai di come scrivo se hai letto poche righe? D'altronde mi è stato detto sia da docenti sia da gente che legge poco e male.
tropicsnow ha scritto:anche io avevo pensato di intraprendere la tua stessa strada non tanto per scrivere qualcosa di mio perchè non è mai stata una mia aspirazione anche se qualcuno me lo ha suggerito quanto per lavorare nel campo dell'editoria e informandomi ho scoperto che avrei potuto guadagnare qualcosa in più per la correzione di libri scientifici (per coloro che hanno una laurea diversa da quella in lettere) ma all'atto pratico occorre investire in corsi di formazione e tanto altro e io non ero sicura di farlo diventare il mio mestiere, così ho lasciato stare. se può esserti di qualche utilità, a me persone del mestiere suggerirono di seguire qualche corso organizzato proprio dalle case editrici perchè si impara di sicuro qualcosa.
Grazie per i consigli. Spero che la mia laurea in economia potrà magari tornarmi utile, contrariamente ad ogni aspettativa :D Un corso presso una casa editrice lo farò al più presto, mi pare indispensabile visto che l'università in merito non mette a disposizione alcun insegnamento!
tropicsnow ha scritto:le domande che ti stai ponendo me le sono poste anche io nel mio campo. la rispsota che mi sono data è che le due cose non devono essere separate nel senso che sì, bisogna avere delle conoscenze teoriche per poter iniziare e poi man mano che si procede nella pratica occorre continuare ad approfondire. la competenza è anche data dall'esperienza.
non pensare che sia troppo tardi e che il tuo tempo sia agli sgoccioli: quest'errore l'ho fatto anche io ritardando ulteriormente i miei progetti. tanto ci sarà sempre qualcuno che è più giovane, più esperto, più bravo... e se pensi a tutte queste cose non farai mai niente. se hai ben chiara la tua strada allora inizia a investire su te stessa perchè se non sei la prima a crederci non puoi aspettarti che lo faccia qualcun altro.
Grazie! Questo sprone mi è molto utile :rolleyes:
arietina76 ha scritto:temo proprio di sì: purtroppo molte persone non hanno capacità di autovalutarsi, e non si rendono conto di non avere spesso le capacità e la preparazione (diciamo pure la cultura) per intraprendere quella strada.
senti di persone che non sanno bene dove mettere l'acca o la q di quadro, che ciò nonostante vogliono diventare scrittori o giornalisti.
come se io volessi improvvisarmi velina: non c'ho il fisico e le caratteristiche, sarei ridicola....
ah, ovviamente io parlo in generale, non mi riferisco certo alla nostra Sims.....
:DD Uh, se ce n'è di gente così! Alcune persone non sanno valutare le proprie (in)capacità. Tra gli aspiranti scrittori ho trovato dei totali ignoranti! L'ultma cosa che vorrei è finire nel lungo elenco dei numerosi personaggi ridicoli che la nostra Italia di "artisti" produce continuamente.

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da arietina76 » 26/08/2012, 22:25

Sims ha scritto:[...]

:DD Uh, se ce n'è di gente così! Alcune persone non sanno valutare le proprie (in)capacità. Tra gli aspiranti scrittori ho trovato dei totali ignoranti! L'ultma cosa che vorrei è finire nel lungo elenco dei numerosi personaggi ridicoli che la nostra Italia di "artisti" produce continuamente.
però non è giusto: Tropicsnow ti ha incoraggiato a perseguire il tuo obiettivo, mentre nessuno mi ha spronato a fare la velina. :'(
oh, mica è giusto: se non sfonderò mai nello showbusiness, sarà anche per colpa vostra! :DD :DD :DD :DD :DD

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Sims » 26/08/2012, 22:39

arietina76 ha scritto:però non è giusto: Tropicsnow ti ha incoraggiato a perseguire il tuo obiettivo, mentre nessuno mi ha spronato a fare la velina. :'(
oh, mica è giusto: se non sfonderò mai nello showbusiness, sarà anche per colpa vostra! :DD :DD :DD :DD :DD
Non spronerei a fare la velina nemmeno la mia peggior nemica!!! :D

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da arietina76 » 26/08/2012, 22:43

Sims ha scritto:[...]


Non spronerei a fare la velina nemmeno la mia peggior nemica!!! :D
ecco come demolire un sogno.... :DD
vabbe', metterò nel casetto il costume da velina.... :DD

Pallina5

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Pallina5 » 27/08/2012, 12:13

Sims ha scritto:Ne avete mai provato la sensazione? La raggelante sensazione che le cose ancora da imparare siano così tante da rendere vano il tentativo di farlo?
Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Quando riesco mi metto al pc e cerco di approfondire argomenti, in particolare le tecniche e gli autori. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E il Novecento ormai deve essere la base se si vuole parlare di arte, mica possiamo continuare a fermarci a Manzoni!!! E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura.
Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
Ciao Sims,

solo un paio di cose:

- sì, il sapere è infinito.

- la tua mente non è finita! e anzi io la trovo molto ricettiva, e questo perchè dimostri innanzitutto di voler imparare di più, di volerti creare quelle basi specifiche per raggiungere i tuoi obbiettivi, ed hai l'umiltà necessaria per iniziare e,o, proseguire il tuo percorso.


In te emergono spirito d'iniziativa, impegno, voglia di arrivare...almeno io ho intravisto questo ;) , percui non scoraggiarti.

Il mio intervento non sarà appropriato ma era quello che volevo dirti

ciao e buona cultura.

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da tropicsnow » 27/08/2012, 12:16

Sims ha scritto: Spero che tu abbia ragione: spesso penso che un po' più di sicurezza e magari anche di presunzione mi aiuterebbe a osare di più.
Effetttivamente molti mi hanno detto "perché non scrivi qualcosa?" con tale ingenuità da farmi solo arrabbiare: che ne sai che io già non scriva? e davvero pensi che basto scrivere per vedersi pubblicati? e poi, che ne sai di come scrivo se hai letto poche righe? D'altronde mi è stato detto sia da docenti sia da gente che legge poco e male.
fa rabbia anche a me come se scrivere fosse una cosa alla portata di tutti e non molto impegnativa: una cosa è scrivere poche righe altro un libro. ne so qualcosa...

Sims ha scritto: Grazie per i consigli. Spero che la mia laurea in economia potrà magari tornarmi utile, contrariamente ad ogni aspettativa :D Un corso presso una casa editrice lo farò al più presto, mi pare indispensabile visto che l'università in merito non mette a disposizione alcun insegnamento!
sull'università stendiamo un velo pietoso perchè non dà nulla e anche un voto di laurea alto non è indice di nulla se non che quella persona sa studiare, ma all'atto pratico non serve a meno che non si continui all'interno dell'università, nella ricerca. nella maggior parte dei casi, infatti, non viene tenuto in alcun conto. ciò che, invece, è importante sono le conoscenze effettive sulla materia e il saper fare. per questo ti dicevo di iniziare a fare qualcosa anche se non hai tante conoscenze teoriche perchè con la pratica inizi a imparare e nel frattempo continui a studiare; non come alcuni che una volta iniziato a lavorare pensano di essere "arrivati" e le loro conoscenze si fermano a quanto fatto fino a quel momento. :rolleyes:
"Ho visto cose bellissime grazie alla diversa prospettiva suggerita dalla mia perenne insoddisfazione, e quel che mi consola ancora, è che non smetto di osservare".

Birnam wood prophecy

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Birnam wood prophecy » 27/08/2012, 17:05

Sims ha scritto:[...]

Mi farebbe piacere se volessi darmi dei consigli, anche se effettivamente per ora non ho 2-3 ore al giorno ma farò del mio meglio. Vista la suddetta vastità davanti alla quale mi trovo un punto da cui partire non può che farmi comodo.
Ti consiglio, per iniziare, 4 testi (forse li hai già letti), non perché siano migliori (sicuramente non sono peggiori) di altri grandi capolavori della letteratura internazionale, ma perché doppiamente emblematici sia per la loro strutturazione atipica (che li differenzia nettamente da ciò che ordinariamente si può leggere in campo letterario - mi rendo conto che l’aggettivo “ordinario” può suonare come una deminutio se riferito ai grandi classici, ma in questo caso esso attiene esclusivamente al profilo strettamente “strutturale” dell’opera) sia perché rappresentativi in sommo grado di alcune specifiche correnti letterarie che hanno segnato un’epoca.
I primi 2 testi appartengono alla scuola dei “modernisti”: il primo dei 2, di cui ora dirò, è il poemetto “La terra desolata” di T. S. Eliot. In seguito ti parlerò brevemente dei restanti.
Per quanto concerne “La terra desolata” (The waste land), ti consiglio l’edizione curata da A. Serpieri , 2004, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli. Serpieri qui infatti compie uno splendido lavoro di critica letteraria. In particolare, penso che potresti trovare molto interessante il modus operandi di Ezra Pound (amico e mentore di Eliot). Pound collaborò in modo determinante alla stesura del poemetto (decretandone il successo editoriale e il grande favore che incontrò presso la critica) consigliando Eliot in particolare sulle parti da eliminare ed escludere dalla versione definitiva dell’opera. Esempio: leggendo il poemetto (nella sua versione definitiva) ti imbatterai nella IV sezione intitolata “Morte per acqua”.
Qui si parla del marinaio/commerciante Fleba il fenicio annegato in mare:

“Fleba il fenicio, morto da due settimane, dimenticò il grido dei gabbiani, e le onde dell’alto mare e il profitto e la perdita. Una corrente sottomarina gli spolpò le ossa in bisbigli (…)”.

Ebbene, originariamente Eliot aveva scritto, in 4 fogli manoscritti, “Morte per acqua” in 93 versi complessivi. Pound leggendo i primi 83 versi notò che essi riecheggiavano sia “La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge sia il “Gordon Pim” di E.A. Poe.
In effetti, leggendo i primi 83 versi in questione, riportati nelle note di commento di Serpieri, non si può fare a meno di riconoscere quella tensione narrativa e quel senso di inquietudine crescente caratterizzanti l’opera di Coleridge e di Poe: in particolare, io stesso, da “profano”, ho notato – per la cronaca, questo particolare però non viene menzionato nel commento di Serpieri - come il verso eliotiano

“Una tenebra differente, fluiva sopra le nuvole, /e diritto avanti vedemmo, dove cielo e terra dovrebbero incontrarsi, /una linea, una linea bianca, una lunga linea bianca, /un muro, una barriera, verso cui procedevamo (…)"

che preannuncia l’avvistamento della calotta polare, riecheggi alla lontana le parole di un’altra opera di Poe, ossia il breve racconto “Il manoscritto trovato in una bottiglia”, in cui il seguente passo

“Una sera, appoggiandomi alla ringhiera di poppa, notai una stranissima nuvola, isolata a nord ovest (…) la osservai attentamente fino al tramonto, quando si allargò improvvisamente ad est e ad ovest circondando l’orizzonte di una sottile striscia di vapore e prendendo la forma di una lunga linea di bassa spiaggia (…)”

dà la stura ad una serie di rapidi avvenimenti che condurranno anch’essi tra i ghiacci del Polo (“Dappertutto, nelle immediate vicinanze della nave, vi sono le tenebre di una notte eterna ed un caos di acque senza spuma; ma ad una lega circa, da entrambi i nostri lati, si possono scorgere, indistintamente e ad intervalli, stupendi rampanti di ghiaccio, che torreggiano nel cielo desolato, simili alle muraglie dell’universo”).
Pound per questo motivo, e anche perché non intendeva introdurre l’elemento “narrativo” all’interno del poemetto snaturandolo, consigliò ad Eliot di eliminare i primi 83 versi dalla versione definitiva del poemetto. Consiglio che fu recepito in toto. I tagli di Pound fecero (oltrechè la fortuna di Eliot) di “Death by water” la sezione più breve del poemetto: nella sua versione definitiva 10 versi in totale.
Troverai inoltre, sempre nell’edizione a cura di Serpieri, riportate integralmente alcune epistole che i due poeti si scambiarono e nelle quali concertarono i punti salienti del poemetto. Sono molto interessanti perché per il loro tramite si può osservare da vicino i passi che vennero compiuti nella faticosa e laboriosa costruzione del capolavoro eliotiano.
E’ curioso notare come Pound, che come critico letterario mostrò tutto il suo valore nell’indirizzare sapientemente il poemetto eliotiano verso la gloria, non fu altrettanto all’altezza come poeta dato che le sue poesie e i suoi “Cantos” non sono da considerare esattamente come opere memorabili.

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Merlino » 27/08/2012, 17:12

Sims ha scritto:Ne avete mai provato la sensazione? La raggelante sensazione che le cose ancora da imparare siano così tante da rendere vano il tentativo di farlo?
Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Quando riesco mi metto al pc e cerco di approfondire argomenti, in particolare le tecniche e gli autori. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E il Novecento ormai deve essere la base se si vuole parlare di arte, mica possiamo continuare a fermarci a Manzoni!!! E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura.
Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
Giusto due considerazioni:
- anche se pare strano, il sapere NON è infinito: si può dimostrare matematicamente che tutto il sapere presente, passato e futuro potrebbe essere contenuto in un numero FINITO, benchè enorme, di libri;
- "l'ignoranza è un bene: spinge ad espandere la propria mente e a non cullarsi in un finto sapere" (Merlino, 27/08/2012).

Ciao.

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Ares87 » 27/08/2012, 17:44

Sims ha scritto:Ne avete mai provato la sensazione? La raggelante sensazione che le cose ancora da imparare siano così tante da rendere vano il tentativo di farlo?
Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Quando riesco mi metto al pc e cerco di approfondire argomenti, in particolare le tecniche e gli autori. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E il Novecento ormai deve essere la base se si vuole parlare di arte, mica possiamo continuare a fermarci a Manzoni!!! E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura.
Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
Secondo me dovresti iniziare il prima possibile per vari motivi.
Primo perchè ci vorrebbero anni e anni di studio prima di avere una conoscenza completa della materia.
Secondo perchè studiare mentre si mette in pratica ciò che si sta studiando è sempre più motivante che studiare senza sapere se ci servirà mai veramente a qualcosa.
E terzo perchè non si tratta di geometria, ma pur sempre di arte, dove non c'è mai niente di completamente sbagliato e niente di completamente giusto.

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da airlander » 27/08/2012, 17:50

arietina76 ha scritto:[...]
ecco come demolire un sogno.... :DD
vabbe', metterò nel casetto il costume da velina.... :DD
peccato ero già pronto per venire a farti da gabibbo :DD :DD :DD
non cercare di diventare un uomo di successo ma piuttosto un uomo di valore
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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da arietina76 » 27/08/2012, 17:51

Merlino ha scritto:[...]



Giusto due considerazioni:
- anche se pare strano, il sapere NON è infinito: si può dimostrare matematicamente che tutto il sapere presente, passato e futuro potrebbe essere contenuto in un numero FINITO, benchè enorme, di libri;
- "l'ignoranza è un bene: spinge ad espandere la propria mente e a non cullarsi in un finto sapere" (Merlino, 27/08/2012).

Ciao.
può essere finito in generale, diciamo in teoria, ma è certamente infinito per quelle che sono le capacità del singolo individuo, che non potrà mai assorbire tutto lo scibile.

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da ernesto » 27/08/2012, 18:16

Merlino ha scritto:[...]


- .......il sapere NON è infinito: si può dimostrare matematicamente che tutto il sapere presente, passato e futuro potrebbe essere contenuto in un numero FINITO, benchè enorme, di libri cullarsi in un finto.....
Ti sei deciso a provarla!
E' buona la "roba" dello spacciatore!
Ciao
le orecchie ascoltano....

Pallina5

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Pallina5 » 27/08/2012, 19:04

Merlino ha scritto:[...]



Giusto due considerazioni:
- anche se pare strano, il sapere NON è infinito: si può dimostrare matematicamente che tutto il sapere presente, passato e futuro potrebbe essere contenuto in un numero FINITO, benchè enorme, di libri;
- "l'ignoranza è un bene: spinge ad espandere la propria mente e a non cullarsi in un finto sapere" (Merlino, 27/08/2012).

Ciao.
allora, dato che io in matematica pecco, ergo il mio sapere è FINITO! è questo il risultato di ciò che affermi?

e poi non vorrei dire, ma dov'è che si comprano i libri del sapere futuro?

e poi, ma se dunque l'ignoranza è infinita come può il sapere essere finito?

grazie... :)

Ospite

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Ospite » 27/08/2012, 21:07

Sims ha scritto: E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
Francamente non mi faccio sopraffare da niente e tanto meno da nessuno, però la tua considerazione la trovo comunque giusta e molto vera. Oserei dire che, giungendo ad un ipotetico capolinea di sapienza, è paradossalmente il punto di inizio per altre esperienze e formazioni. Voglio dire che, di imparare non si finisce mai. Ma non solo a livello di cultura, quanto specialmente con riguardo alla vita in genere e alle persone. Per fare ciò però, credo si debba essere curiosi e stimolati, e sempre distanti da pregiudizi e pigrizia.

Birnam wood prophecy

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Birnam wood prophecy » 27/08/2012, 21:28

arietina76 ha scritto:[...]



può essere finito in generale, diciamo in teoria, ma è certamente infinito per quelle che sono le capacità del singolo individuo, che non potrà mai assorbire tutto lo scibile.
Giusta osservazione...

Sims
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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Sims » 27/08/2012, 23:57

Birnam wood prophecy ha scritto:Ti consiglio, per iniziare, 4 testi (forse li hai già letti), non perché siano migliori (sicuramente non sono peggiori) di altri grandi capolavori della letteratura internazionale, ma perché doppiamente emblematici sia per la loro strutturazione atipica (che li differenzia nettamente da ciò che ordinariamente si può leggere in campo letterario - mi rendo conto che l’aggettivo “ordinario” può suonare come una deminutio se riferito ai grandi classici, ma in questo caso esso attiene esclusivamente al profilo strettamente “strutturale” dell’opera) sia perché rappresentativi in sommo grado di alcune specifiche correnti letterarie che hanno segnato un’epoca.
I primi 2 testi appartengono alla scuola dei “modernisti”: il primo dei 2, di cui ora dirò, è il poemetto “La terra desolata” di T. S. Eliot. In seguito ti parlerò brevemente dei restanti.
(...)
Grazie molte di questo consiglio e delle informazioni così circostanziate. Ma perché - e te lo chiedo senza ombra di polemica, solo per capire - dovendo lavorare con la letteratura italiana mi consigli per prima una lettura straniera? Per di più non sarei in grado di leggere in lingua originale in modo tale da capire gli aspetti tecnici dell'opera pertanto mi troverei in un certo senso ad analizzare qualcosa di diverso dall'originale.
Merlino ha scritto:Giusto due considerazioni:
- anche se pare strano, il sapere NON è infinito: si può dimostrare matematicamente che tutto il sapere presente, passato e futuro potrebbe essere contenuto in un numero FINITO, benchè enorme, di libri;
- "l'ignoranza è un bene: spinge ad espandere la propria mente e a non cullarsi in un finto sapere" (Merlino, 27/08/2012).
Ciao.
Pallina5 ha scritto:Ciao Sims,
solo un paio di cose:
- sì, il sapere è infinito.
- la tua mente non è finita! e anzi io la trovo molto ricettiva, e questo perchè dimostri innanzitutto di voler imparare di più, di volerti creare quelle basi specifiche per raggiungere i tuoi obbiettivi, ed hai l'umiltà necessaria per iniziare e,o, proseguire il tuo percorso.
In te emergono spirito d'iniziativa, impegno, voglia di arrivare...almeno io ho intravisto questo , percui non scoraggiarti.
Il mio intervento non sarà appropriato ma era quello che volevo dirti
ciao e buona cultura.
arietina76 ha scritto:può essere finito in generale, diciamo in teoria, ma è certamente infinito per quelle che sono le capacità del singolo individuo, che non potrà mai assorbire tutto lo scibile.
Io la penso come tutti voi :D
Intuisco che matematicamente la cultura sia numerabile, ma si tratta di un ordine di grandezza fuori della portata di una persona. Però si può lavorare per avvicinarcisi e alcuni ottengono certamente risultati mirabili.
Merlino, ti citi da solo? Meraviglioso :DD
Pallina, grazie perla fiducia. Penso di essere tagliata per un certo tipo di ruolo e di compito ma spero davvero di avere il talento per riuscirci. (Non so se si è capito: per mente "finita" intendevo il contrario di "infinita", non il sinonimo di "terminata")
tropicsnow ha scritto:sull'università stendiamo un velo pietoso perchè non dà nulla e anche un voto di laurea alto non è indice di nulla se non che quella persona sa studiare, ma all'atto pratico non serve a meno che non si continui all'interno dell'università, nella ricerca. nella maggior parte dei casi, infatti, non viene tenuto in alcun conto. ciò che, invece, è importante sono le conoscenze effettive sulla materia e il saper fare. per questo ti dicevo di iniziare a fare qualcosa anche se non hai tante conoscenze teoriche perchè con la pratica inizi a imparare e nel frattempo continui a studiare; non come alcuni che una volta iniziato a lavorare pensano di essere "arrivati" e le loro conoscenze si fermano a quanto fatto fino a quel momento.
Lo so, la laurea è stata svuotata di significato. Io cercavo un pezzo di carta che mi desse qualcosa che mi desse credito nel mio cv. Presentarsi a una casa editrice con la laurea in economia ritenevo mi avrebbe messa subito sotto una strana luce, così ho ricominciato. Adesso che manca poco alla fine di Lettere mi rendo conto che la strada è lunghissima e io non ho potuto comunque dare gli esami che mi interessavano ma ho dovuto studiare cose che ritengo mi serviranno molto poco. Speravo che avrei appreso di più ma senza frequentare le lezioni si perde proprio l'anima degli studi umanistici, almeno secondo me. Mi auguro che comunque non sia stato del tutto tempo perso, però tante volte ho pensato di mollare. Ho continuato solo per rispetto ai sacrifici di varia natura - in particolare economica - che sarebbero stati inutili.
Ares87 ha scritto:Secondo me dovresti iniziare il prima possibile per vari motivi.
Primo perchè ci vorrebbero anni e anni di studio prima di avere una conoscenza completa della materia.
Secondo perchè studiare mentre si mette in pratica ciò che si sta studiando è sempre più motivante che studiare senza sapere se ci servirà mai veramente a qualcosa.
E terzo perchè non si tratta di geometria, ma pur sempre di arte, dove non c'è mai niente di completamente sbagliato e niente di completamente giusto.
Hai proprio ragione. Infatti temo proprio che la mia voglia di imparare di più mi spinga a posticipare troppo il momento in cui dovrò buttarmi in "quel" mondo del lavoro. Lo studio va bene ma nessuno verrà a cercarmi a casa. Ho ancora 3 esami e poi cambio registro :D
Shadow750 ha scritto:Francamente non mi faccio sopraffare da niente e tanto meno da nessuno, però la tua considerazione la trovo comunque giusta e molto vera. Oserei dire che, giungendo ad un ipotetico capolinea di sapienza, è paradossalmente il punto di inizio per altre esperienze e formazioni. Voglio dire che, di imparare non si finisce mai. Ma non solo a livello di cultura, quanto specialmente con riguardo alla vita in genere e alle persone. Per fare ciò però, credo si debba essere curiosi e stimolati, e sempre distanti da pregiudizi e pigrizia.
Mi impressiona questa tua affermazione, io sono molto lontana da un simile autocontrollo/equilibrio.
Sono d'accordo con te: se continuare a imparare è affascinante, farlo nella vita "reale", rispetto a chi ci sta intorno e alle esperienze di vita lo è ancora di più.

Birnam wood prophecy

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Birnam wood prophecy » 28/08/2012, 1:23

Sims ha scritto:[...]


Grazie molte di questo consiglio e delle informazioni così circostanziate. Ma perché - e te lo chiedo senza ombra di polemica, solo per capire - dovendo lavorare con la letteratura italiana mi consigli per prima una lettura straniera? Per di più non sarei in grado di leggere in lingua originale in modo tale da capire gli aspetti tecnici dell'opera pertanto mi troverei in un certo senso ad analizzare qualcosa di diverso dall'originale.
Mi spiego meglio. Hai scritto:

"Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura".

Se, per ipotesi, ti dovesse capitare di dover recensire, commentare, il testo di uno scrittore debuttante italiano che si ispira ad Eliot (Eliot scrive nel Novecento) cercando per esempio di rinverdirne la memoria letteraria utilizzando il c.d. "metodo mitico" eliotiano, mi sembra ovvio ritenere che se non sei già a conoscenza dell'opera di Eliot difficilmente potrai sottolineare in sede di critica letteraria che lo scrittore italiano in questione scrive la sua opera d'esordio richiamandosi allo stesso Eliot. Ovviamente non mi sto riferendo a un lavoro di correzione di bozze di opere altrui, ma a un lavoro di commento/recensione critica.
Se Ezra Pound non avesse letto e conosciuto in profondità l'opera di Coleridge e quella di Poe, difficilmente avrebbe potuto consigliare ad Eliot di eliminare i primi 83 versi...quello che intendo dire è che l'aspirante critico letterario dovrebbe avere una conoscenza il più estesa possibile e non limitata solo ai lavori in lingua italiana...

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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da airlander » 28/08/2012, 7:20

Sims ha scritto:Ne avete mai provato la sensazione? La raggelante sensazione che le cose ancora da imparare siano così tante da rendere vano il tentativo di farlo?
Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Quando riesco mi metto al pc e cerco di approfondire argomenti, in particolare le tecniche e gli autori. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E il Novecento ormai deve essere la base se si vuole parlare di arte, mica possiamo continuare a fermarci a Manzoni!!! E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura.
Quello che vorrei sapere è se secondo voi bisogna aspettare di avere molte ma molte competenze prima di intraprendere una professione e rischiare che poi diventi tardi (non ho più vent'anni...) oppure se è lecito iniziare da ignorantelli e poi farsi le ossa dopo.
E poi: a qualcuno di voi capita di sentirsi sopraffatto nel pensare che c'è sempre qualcosa da imparare e che non ci si può mai definire colti perché le cose che ignoriamo sono sempre assolutamente di più di quelle che conosciamo?
Il sapere è infinito ma la mia mente e il mio tempo sono finiti!
l'eperienza vale più di qualsiasi altro trattato, impegnati nel confrontarti con la realtà che intendi affrontare e vedrai che tutto il resto verrà da solo, se sarai all'altezza della situazione sarà solo una questione di tempo più o meno breve secondo le tue capacità.
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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da tropicsnow » 28/08/2012, 10:56

Sims ha scritto: Lo so, la laurea è stata svuotata di significato. Io cercavo un pezzo di carta che mi desse qualcosa che mi desse credito nel mio cv. Presentarsi a una casa editrice con la laurea in economia ritenevo mi avrebbe messa subito sotto una strana luce, così ho ricominciato. Adesso che manca poco alla fine di Lettere mi rendo conto che la strada è lunghissima e io non ho potuto comunque dare gli esami che mi interessavano ma ho dovuto studiare cose che ritengo mi serviranno molto poco. Speravo che avrei appreso di più ma senza frequentare le lezioni si perde proprio l'anima degli studi umanistici, almeno secondo me. Mi auguro che comunque non sia stato del tutto tempo perso, però tante volte ho pensato di mollare. Ho continuato solo per rispetto ai sacrifici di varia natura - in particolare economica - che sarebbero stati inutili.
anche io pensavo fosse necessaria una laurea in lettere, ma non è così: si fa un Master nel settore dell'editoria e qualche corso per imparare i famosi "segni" per la correzione e si può iniziare a presentare il proprio curriculum anche se so che oggi non si lavora più alle dipendenze della casa editrice in quanto queste si rivolgono ad agenzie di service editoriale (si tratta di un settore in crisi da un po' e che cerca di risparmiare proprio sulle correzioni. :( ) in pratica si lavora su commissione e si può lavorare anche per più editori comtemporaneamente. questo è quello che so...
"Ho visto cose bellissime grazie alla diversa prospettiva suggerita dalla mia perenne insoddisfazione, e quel che mi consola ancora, è che non smetto di osservare".

Pallina5

Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Pallina5 » 28/08/2012, 14:32

Sims ha scritto:[...]

Pallina, grazie perla fiducia. Penso di essere tagliata per un certo tipo di ruolo e di compito ma spero davvero di avere il talento per riuscirci. (Non so se si è capito: per mente "finita" intendevo il contrario di "infinita", non il sinonimo di "terminata").
Tranquilla, si era capito che intendevi quello ;). E per il resto non c'è di che, l 'ho pensato e l'ho detto :D

Ciao,

Sims
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Re: La vastità della propria ignoranza

Messaggio da Sims » 29/08/2012, 0:13

Birnam wood prophecy ha scritto:[...]


Mi spiego meglio. Hai scritto:

"Nello specifico, io scrivo e sto studiando per avere l'adeguata cultura per poter un giorno scrivere qualcosa di valido ma ancor più – credo – per avere le competenze per correggere/scegliere/commentare le opere degli altri. Ma la letteratura è sconfinata, la scuola non mi ha lasciato un bagaglio poi così esteso in particolare per quanto riguarda il Novecento. E poi se penso a me che lavoro per una casa editrice o per un giornale penso che dovrei poter fare confronti con le letterature straniere e su quelle mi sento ancora più insicura".

Se, per ipotesi, ti dovesse capitare di dover recensire, commentare, il testo di uno scrittore debuttante italiano che si ispira ad Eliot (Eliot scrive nel Novecento) cercando per esempio di rinverdirne la memoria letteraria utilizzando il c.d. "metodo mitico" eliotiano, mi sembra ovvio ritenere che se non sei già a conoscenza dell'opera di Eliot difficilmente potrai sottolineare in sede di critica letteraria che lo scrittore italiano in questione scrive la sua opera d'esordio richiamandosi allo stesso Eliot. Ovviamente non mi sto riferendo a un lavoro di correzione di bozze di opere altrui, ma a un lavoro di commento/recensione critica.
Se Ezra Pound non avesse letto e conosciuto in profondità l'opera di Coleridge e quella di Poe, difficilmente avrebbe potuto consigliare ad Eliot di eliminare i primi 83 versi...quello che intendo dire è che l'aspirante critico letterario dovrebbe avere una conoscenza il più estesa possibile e non limitata solo ai lavori in lingua italiana...
Sì, è evidente che è come dici. Sai, da lungo tempo leggo anche per imparare a scrivere meglio, evidenziando nei testi aspettti stilistici che ritengo rilevanti. E' per questo che mi è venuto spontaneo chiederti quale aiuto potesse darmi la letteratura straniera, perché a volte ragiono da aspirante scrittrice altre da aspirante critico :D Aspiro (a) troppe cose :DD