cinque ha scritto:[...]
p.s : grzaie etere. quindi tu ti tatui cose che molti hanno ? non c'è un significato personale , che centra colla tua vita, in questi disegni ?
Ho esclusivamente tatuaggi che rivestono un significato personale: maggiore è infatti il significato personale che assumono (in termini per es. di memoria storica individuale, ecc.), minore è la possibilità che con il passare del tempo ci si possa pentire di aver fatto visita al tatuatore (anche se, a un certo punto, dopo tanti anni, i tatuaggi finiscono quasi per "scomparire" dal radar della propria coscienza, cioè diventano talmente familiari da apparire - anche visivamente - "neutri" per chi li porta...naturali come può esserlo una voglia o un neo presente sul proprio corpo...non so se mi sono spiegato). I miei primi tatuaggi in assoluto risalgono al 1995 (quasi 20 anni fa...) e sono lavori di carattere politico (all'epoca ero un militante...a proposito ricordo un topic sul nostro Mailamici in cui stigmatizzavo con forza l’attaccamento alle ideologie politiche
) - a questo proposito mi viene in mente che alcuni tatuatori si rifiutano a priori di eseguire tatuaggi di carattere politico. Sono seguiti tatuaggi che richiamavano motivi musicali, religiosi (in chiave parodica), sentimentali (legati al mio primo amore). Non sono un fanatico del tatuaggio (fanatismo= amore malato), ma c’era un periodo in cui seguivo molto la scena, compravo le riviste specializzate (soprattutto “Tattolife”), parlavo di questioni tecniche con il tatuatore di turno (per es. a Roma un tatuatore mi ha spiegato che Paul Booth per ottenere una resa particolarmente dark dell’inchiostro nero – un colore “criptico” in modo davvero inquietante che è diventato nell'ambiente il suo riconoscibile marchio di fabbrica – aggiunge qualche goccia di vodka (!)
all’inchiostro stesso. Trovata bizzarra ma efficace, direi. Salute.), ecc. Non sono mai andato a una convention (a proposito: farsi tatuare a un convegno non è il massimo dell’igiene per via del sovraffollamento della location: più il convegno è “grosso” maggiore sarà il numero dei visitatori e di conseguenza minore il tasso di “sterilizzazione” dell’ambiente ospitante tatuatori e clienti), ma sarebbe bello andare in una di quelle organizzate negli States (da quelle parti c’è gente che si fa tatuare cose davvero folli! Senza contare il fatto che girano certi ritrattisti che eseguono dei lavori spaventosi: vere e proprie opere d’arte). C'era un periodo in cui un mio tatuaggio campeggiava sulle pagine di "Supereva". Il tatuatore che l'aveva eseguito era stato intervistato dai tizi di quel motore di ricerca e lui tra le centinaia di foto di tattoos del suo book fotografico (in genere, gli artisti dopo aver eseguito un tattoo lo immortalano con la macchina fotografica a scopo promozionale, per promuovere il proprio lavoro, inserendolo in un book fotografico. Ogni artista ha dunque due books: uno dei flash e l'altro fotografico) ne scelse una dozzina da far pubblicare, tra i quali il mio. Una piccola soddisfazione per me
Ecco il "nero" corretto con vodka di Paul Booth (in uno dei suoi lavori "storici")
[URL=http://www.imagebam.com/image/f5c2cb340549901][img]http://thumbnails109.imagebam.com/34055/f5c2cb340549901.jpg[/img][/URL]
P.S. Dimenticavo: i tatuatori con book fotografico si dividono fondamentalmente in due scuole di pensiero: quelli che scattano le foto immediatamente dopo avere eseguito il tatuaggio e quelli che scattano solo dopo che il tatuaggio è completamente “guarito”, cioè dopo qualche settimana dalla seduta (secondo questi ultimi si possono apprezzare meglio in foto le linee e le sfumature di un tatuaggio due settimane dopo la sua esecuzione rispetto a un tatuaggio appena eseguito su una pelle che, inevitabilmente, apparirà arrossata e provata...).