crazygipsy ha scritto:[...]
esprimi meglio " è un banale fraintendimento affermare che l'evoluzione nel suo complesso sia un processo casuale e che gli esseri viventi, in quanto evoluti da un antenato comune per selezione naturale, siano figli del caso."
Darwin mise in luce il fenomeno della “selezione naturale”. In pratica, in ogni comunità animale c’è un eccesso di nati rispetto alle possibilità di vita, cioè rispetto alle risorse disponibili in natura. Ciò scatena una concorrenza tra gli organismi per sopravvivere, per cui sopravvivono quelli che presentano una “mutazione” che li rende meglio “adatti” all’ambiente in cui vivono. Per esempio, i pesci (farò poi anche altri esempi relativi all’uomo…), buoni nuotatori, hanno una sagoma perfettamente rispondente alle leggi dell’idrodinamica, per potersi spostare agevolmente in acqua. Partendo da un ipotetico pesce “antenato” che non l’aveva, tutti gli individui che presentavano una “mutazione” che correggeva la forma del pesce verso una sagoma idrodinamica, sono di preferenza sopravvissuti e hanno riprodotto fino ad arrivare alle sagome attuali (che hanno raggiunto in molti casi un alto grado di rispondenza alle leggi dell’idrodinamica). Ciò è avvenuto perché la “selezione naturale”, un meccanismo automatico che agisce sulla Variazione, cioè interviene sulla “materia grezza” fornita dalla mutazione, ha passato al setaccio la variazione individuale, eliminando le varianti svantaggiose e favorendo, viceversa, la diffusione nelle popolazioni delle varianti “di successo” che favoriscono la sopravvivenza e la riproduzione degli organismi stessi.
Come ho già detto in un post precedente, mentre le mutazioni sono “cieche”, cioè la loro comparsa è indipendente dal potenziale effetto positivo, negativo o neutro che esse avranno sulle capacità di sopravvivenza e di riproduzione dei loro portatori all’interno della popolazione (sono quindi “casuali”, anche se come spiegherò tra un attimo sarebbe più corretto definirle “contingenti”),la selezione naturale, al contrario, “non è” un processo casuale (perché, come ho già detto, essa elimina le varianti svantaggiose favorendo quelle vantaggiose ai fini della sopravvivenza e della riproduzione della specie). Non è appropriato parlare di mutazioni “casuali”(questa che segue è la parte più importante della spiegazione): gli evoluzionisti definiscono casuali le mutazioni, “non perché non abbiano cause”, ma perché raramente si riesce ad individuarle per la mutazione singola!
In realtà cause specifiche esistono ogni volta e in alcuni casi si è in grado di conoscere i fattori esogeni (cioè esterni) che le favoriscono:ad esempio l’inquinamento ambientale, le radiazioni;
quando invece non sono indotte da fattori ambientali esterni, le mutazioni si verificano in conseguenza di “errori di copiatura” durante la replicazione genetica (errori di replicazione che alterano la sequenza del Dna): Telmo Pievani simpaticamente spiega che”sono come errori di copiatura che si accumulano nella trasmissione di un manoscritto da una generazione all’altra di monaci amanuensi” . Lo stesso Pievani finalmente chiarisce infine perché le mutazioni sono “contingenti”: “ Diciamo che le mutazioni sono “casuali” (anche se, come si è visto, questo aggettivo è “scivoloso”…) come lo è una sequenza di lancio di dadi, priva di qualsiasi regolarità intrinseca (nella stragrande maggioranza delle mutazioni, infatti, non esiste alcuno schema ripetuto né alcuna correlazione riconoscibile), ma non per questo svincolata dalle leggi della fisica”. Per queste ragioni sarebbe forse preferibile definire le mutazioni “contingenti” rispetto al contesto di evoluzione e di sviluppo, piuttosto che casuali”.
In conclusione, tutto queste considerazioni portano alla riflessione finale (di cui mi hai chiesto spiegazione) secondo cui:
"E’ un banale fraintendimento affermare che l'evoluzione nel suo complesso sia un processo casuale e che gli esseri viventi, in quanto evoluti da un antenato comune per selezione naturale, siano figli del caso."