L'onere della prova spetta a chi crede in un'entità viva e pensante che non si vede, non si sente, non si tocca...ecc... l'esempio degli alieni è adatto: è chi crede agli alieni che deve mostrare prove della loro esitenza, chi non ci crede non è tenuto a dimostrare la loro inesistenza.Merlino ha scritto:[...]
Non ne vedo il motivo: l'onere della prova vale tanto in un senso che in quell'altro!




credete nel destino?
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Re: credete nel destino?
Messaggio da tempest » 03/09/2012, 14:32
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Re: credete nel destino?
Messaggio da arietina76 » 03/09/2012, 14:35
lo spero bene....tropicsnow ha scritto:[...]
addirittura arte divinatoria...![]()
è un semplice calcolo, non ho mica letto i tarocchi o le sibille![]()

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Re: credete nel destino?
Messaggio da Merlino » 03/09/2012, 14:41
L'affermazione "Dio esiste" ha lo stesso valore di "Dio NON esiste".tempest ha scritto:[...]
L'onere della prova spetta a chi crede in un'entità viva e pensante che non si vede, non si sente, non si tocca...ecc... l'esempio degli alieni è adatto: è chi crede agli alieni che deve mostrare prove della loro esitenza, chi non ci crede non è tenuto a dimostrare la loro inesistenza.
Prima di fare queste affermazioni, teoricamente, si dovrebbe averne la dimostrazione.
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Re: credete nel destino?
Messaggio da tempest » 03/09/2012, 15:23
Anche per quanto riguarda gli alieni...o i fantasmi..?Merlino ha scritto:[...]
L'affermazione "Dio esiste" ha lo stesso valore di "Dio NON esiste".
Prima di fare queste affermazioni, teoricamente, si dovrebbe averne la dimostrazione.

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Re: credete nel destino?
Messaggio da Merlino » 03/09/2012, 15:44
In linea teorica, si.tempest ha scritto:[...]
Anche per quanto riguarda gli alieni...o i fantasmi..?
Se affermi un assoluto (per esempio: "i fantasmi non esistono") dovresti dimostrarlo.
A volte si confonde l'affermazione assoluta ("questo o quello non esistono") con quella, diciamo, relativa: "non ci sono prove per dimostrare che questo o quello esista".
Tanto per capirci, "non ci sono prove" NON implica "non esiste"!!!
Discussione squisitamente accademica, a questo punto...
Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 03/09/2012, 15:53
Ma dal semplice calcolo cosa ne hai tratto? Un responso divinatorio (o la parvenza di...). Non sarebbe più interessante un convegno di astronomia?tropicsnow ha scritto:[...]
addirittura arte divinatoria...![]()
è un semplice calcolo, non ho mica letto i tarocchi o le sibille![]()

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Re: credete nel destino?
Messaggio da tempest » 03/09/2012, 16:14
Concordo, io infatti mi astengo dal dire solo"Dio non eisiste" ma premetto un "secondo me", ma non trovo lo stesso approccio nei credenti, nonostante la mera logica sia dalla parte dei non credenti.Merlino ha scritto:[...]
In linea teorica, si.
Se affermi un assoluto (per esempio: "i fantasmi non esistono") dovresti dimostrarlo.
A volte si confonde l'affermazione assoluta ("questo o quello non esistono") con quella, diciamo, relativa: "non ci sono prove per dimostrare che questo o quello esista".
Tanto per capirci, "non ci sono prove" NON implica "non esiste"!!!
Discussione squisitamente accademica, a questo punto...
E' poi culturalmente e socialmente accettato che si prenda per scontata l'esitenza di Dio, propagandare l'esistenza di Dio non è considerato poco riguardevole nei confronti degli atei, mente è considerato poco riguardevole nei confronti dei credenti propagandare l'idea che Dio non esiste, e questo anche in culture secolarizzate.
Discorso lungo dal quale comunque non se viene mai fuori...

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Re: credete nel destino?
Messaggio da Sims » 03/09/2012, 16:20
Mi sono aggiornata sulla conversazione leggendomi tutte le 8 paginetropicsnow ha scritto:Credete che nella vita sia già tutto determinato, pensate sia tutto scritto, previsto oppure credete nella libertà del volere umano, il c.d. libero arbitrio oppure che ci sia una via di mezzo: la casualità secondo cui la volontà dell'uomo è condizionata, vincolata da una serie di fattori?
![book [smilie=book.gif]](./images/smilies/book.gif)

Pensando a caso e necessità o a fede e ateismo mi viene sempre in mente la posizione di Blaise Pascal che riteneva la fede nel dio (cristiano) una scommessa: non si può sapere se dio esiste o meno ma se credo e ho ragione dopo la morte potrò solo guadagnarci, se ho creduto invano non avrò perso nulla. Per me in passato non è stato difficile credere in Dio: ero cresciuta con certe frasi nelle orecchie e il mio bisogno di risposte e motivazioni a ciò che accadeva facevanoil resto. Non ho bisogno di toccare una cosa con le mani per credere che esista.
Poi però sono cambiata e l'approccio razionale ha soffocato quello più istintivo: oggi non riesco a fare a meno di pensare alla filosofia di Feuerbach secondo cui dio è proiezione dell'immagine che l'uomo ha di se stesso. La religione è l'oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni di un uomo.
Se lascio andare il cinismo a briglia sciolta ammetto che molti dogmi mi sembrano ridicoli e che certi insegnamenti e ritornelli del catechismo hanno qualcosa di simile alla follia. Poi penso che l'uomo ha sempre avuto bisogno di credere in qualcosa e di venerare qualcosa fin dalla notte dei tempi e mi accorgo che la ragione mi sta togliendo uno strumento di conforto.
Non credo nel destino: nessuno ha stabilito che io dovevo nascere, nessuno ha stabilito che mi accadranno certe cose invece che altre, non c'è un motivo di ordine superiore per cui non mi sono sposata a 20 anni o per cui ho cambiato lavoro o perché ho conosciuto certe persone e non altre... Sono le circostanze, i mezzi che abbiamo come persone (per carattere ecc) e come membri di una comunità (ad esempio il ceto sociale in cui siamo nati, gli studi fatti, le professioni ecc), il luogo in cui nasciamo a darci e toglierci delle possibilità.
Proprio per questo non mi piace nemmeno il concetto di "essere artefici del proprio destino" né di "volere è potere": mi mettono ansia, visto che concretamente non mi pare proprio che tutto mi sia possibile. Dovrei pensare di essere completamente idiota e incapace visto che ci sono cose che desidero e ancora no ho!
Per cui, riprendendo un termini già usato da altri, io sono per l'autodeterminarsi ma con prudenza

Ah, a proposito della querelle su a chi spetti l'onere della prova sull'esistenza o meno di Dio, io sono dell'idea che matematicamente parlando (e Merlino credo lo stia facendo!) qualsiasi assioma (dico bene?) deve essere dimostrato. Perciò è meglio mettere sempre un "secondo me" davanti che consente di dire tutto senza dover dimostrare nulla

Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 03/09/2012, 16:36
Quella di Pascal è una speculazione di matrice manifestamente utilitaristica.Sims ha scritto:[...]
Mi sono aggiornata sulla conversazione leggendomi tutte le 8 pagine
mi viene sempre in mente la posizione di Blaise Pascal che riteneva la fede nel dio (cristiano) una scommessa: non si può sapere se dio esiste o meno ma se credo e ho ragione dopo la morte potrò solo guadagnarci, se ho creduto invano non avrò perso nulla.
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Re: credete nel destino?
Messaggio da tempest » 03/09/2012, 16:38
A proposito della posizione di Blaise Pascal io ho la mia "versione": Io non credo e quando morirò scoprirò se ho avuto torto. Poichè il Dio al quale avrei dovuto credere è propagandato come Dio d' "amore" , se egli esiste, la mia impossibilità di credere in vita verrà accettata e "perdonata", quindi non ho nulla da perdere.Sims ha scritto:[...]
Mi sono aggiornata sulla conversazione leggendomi tutte le 8 pagine... Fatica!!! Avevo troppa voglia di dire la mia
![]()
Pensando a caso e necessità o a fede e ateismo mi viene sempre in mente la posizione di Blaise Pascal che riteneva la fede nel dio (cristiano) una scommessa: non si può sapere se dio esiste o meno ma se credo e ho ragione dopo la morte potrò solo guadagnarci, se ho creduto invano non avrò perso nulla. Per me in passato non è stato difficile credere in Dio: ero cresciuta con certe frasi nelle orecchie e il mio bisogno di risposte e motivazioni a ciò che accadeva facevanoil resto. Non ho bisogno di toccare una cosa con le mani per credere che esista.
Poi però sono cambiata e l'approccio razionale ha soffocato quello più istintivo: oggi non riesco a fare a meno di pensare alla filosofia di Feuerbach secondo cui dio è proiezione dell'immagine che l'uomo ha di se stesso. La religione è l'oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni di un uomo.
Se lascio andare il cinismo a briglia sciolta ammetto che molti dogmi mi sembrano ridicoli e che certi insegnamenti e ritornelli del catechismo hanno qualcosa di simile alla follia. Poi penso che l'uomo ha sempre avuto bisogno di credere in qualcosa e di venerare qualcosa fin dalla notte dei tempi e mi accorgo che la ragione mi sta togliendo uno strumento di conforto.
Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 03/09/2012, 16:52
Concordo. La religione risponde ad una serie di bisogni legittimi e comprensibili: stabilità, esorcizzazione della morte, ecc.Sims ha scritto:[...]
La religione è l'oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni di un uomo.
Se lascio andare il cinismo a briglia sciolta ammetto che molti dogmi mi sembrano ridicoli e che certi insegnamenti e ritornelli del catechismo hanno qualcosa di simile alla follia. Poi penso che l'uomo ha sempre avuto bisogno di credere in qualcosa e di venerare qualcosa fin dalla notte dei tempi e mi accorgo che la ragione mi sta togliendo uno strumento di conforto.
E' a tutti gli effetti un potente strumento di conforto (non è un caso che soprattutto quando gli eventi della nostra vita "precipitano" ci sentiamo più vicini a Dio, chiedendone il favore). Tuttavia la religione è anche un' "arma" a doppio taglio perchè ci impone una visione mistificata, artefatta, della realtà...
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Re: credete nel destino?
Messaggio da Sims » 03/09/2012, 16:57
CertoBirnam wood prophecy ha scritto:[...]
Quella di Pascal è una speculazione di matrice manifestamente utilitaristica.

La penso come te. Fosse mai che noi "atei" o diversamente credenti che dir si voglia abbiamo torto, il nostro limite ci sarà perdonato. Ma se così non fosse (già mi immagino i credenti a dire "allora così è facile"), tanto non posso cambiare ciò che sono... Il cattolicesimo stesso mi pare consideri la Fede "un dono di Dio", se non ricordo male.tempest ha scritto:A proposito della posizione di Blaise Pascal io ho la mia "versione": Io non credo e quando morirò scoprirò se ho avuto torto. Poichè il Dio al quale avrei dovuto credere è propagandato come Dio d' "amore" , se egli esiste, la mia impossibilità di credere in vita verrà accettata e "perdonata", quindi non ho nulla da perdere.
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Re: credete nel destino?
Messaggio da Sims » 03/09/2012, 16:59
Soprattutto, a mio parere, una visione immobile e acritica. Ma non vorrei che da questa conversazione qualcuno ricavasse un'offesa.Birnam wood prophecy ha scritto:[...]
Concordo. La religione risponde ad una serie di bisogni legittimi e comprensibili: stabilità, esorcizzazione della morte, ecc.
E' a tutti gli effetti un potente strumento di conforto (non è un caso che soprattutto quando gli eventi della nostra vita "precipitano" ci sentiamo più vicini a Dio, chiedendone il favore). Tuttavia la religione è anche un' "arma" a doppio taglio perchè ci impone una visione mistificata, artefatta, della realtà...
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Re: credete nel destino?
Messaggio da tempest » 03/09/2012, 17:02
Non ci si può imporre di credere ( o di non credere ), e sopratutto non si può credere per paura.Sims ha scritto:[...]
Certo![]()
[...]
La penso come te. Fosse mai che noi "atei" o diversamente credenti che dir si voglia abbiamo torto, il nostro limite ci sarà perdonato. Ma se così non fosse (già mi immagino i credenti a dire "allora così è facile"), tanto non posso cambiare ciò che sono... Il cattolicesimo stesso mi pare consideri la Fede "un dono di Dio", se non ricordo male.
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Re: credete nel destino?
Messaggio da diamanda » 03/09/2012, 17:59
Bè alcune volte le cose che capitano sembrano così poco casuali che uno pensa ok, era scritto. Altre volte invece ci sono situazioni del tutto nuove e inaspettate che arrivano all'improvviso e non hai nemmeno il tempo di pensare se era destino o no. Dipende quindi dalla situazione: Comunque credo che una persona la vita se la costruisca da sè e le scelte che fa siano poi un cammino che in qualche modo viene tracciato. Però si può sempre tornare indietro e creare una strada diversa, o trovare altri mille sentieri. Non la vedo definita la strada della vitatropicsnow ha scritto:Credete che nella vita sia già tutto determinato, pensate sia tutto scritto, previsto oppure credete nella libertà del volere umano, il c.d. libero arbitrio oppure che ci sia una via di mezzo: la casualità secondo cui la volontà dell'uomo è condizionata, vincolata da una serie di fattori?

Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 03/09/2012, 22:38
Cadiamo così nei sofismi e smarriamo la via di casa: poichè non ci sono prove dell'esistenza delle fatine, se ne ricavava forse che le fatine possano esistere?Merlino ha scritto:[...]
Se affermi un assoluto (per esempio: "i fantasmi non esistono") dovresti dimostrarlo.
A volte si confonde l'affermazione assoluta ("questo o quello non esistono") con quella, diciamo, relativa: "non ci sono prove per dimostrare che questo o quello esista".
Tanto per capirci, "non ci sono prove" NON implica "non esiste"!!!

Bisognerebbe distinguere. Se si afferma che esistono gli alieni (senza averne prova), si può rispondere dicendo che non ci sono prove sull'esistenza degli alieni, ma che, considerato lo sterminato universo, può ragionevolmente darsi che qualche pianeta simile al nostro sia abitato. E' possibile (cosa diversa è se chi crede agli alieni pretenda da me una dimostrazione d'inesistenza).
Per quanto riguarda Dio, il discorso è più articolato perchè entrano in gioco la fede religiosa, il condizionamento educazionale, ecc.
Come ho già detto, io non sono credente, ma se qualche genio dovesse dimostrare in modo incontrovertibile che Dio esiste, non avrei difficoltà a cambiare opinione (anche se per me la cosa rappresenterebbe sicuramente uno shock culturale non di poco conto

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Re: credete nel destino?
Messaggio da ernesto » 04/09/2012, 8:01
Mentre ti leggo mi domando:Birnam wood prophecy ha scritto:[...]
..... lui che sostiene "Dio è tutto". Tuttavia, se il credente non è all'altezza di provare in nessun modo (su basi scientifiche, filosofiche, ecc.) che "Dio è tutto", allora per quanto mi riguarda il Dio di cui parla il credente non esiste. ...
Cosa significa dimostrare scientificamente l'esistenza dell'infinito?
E' possibile "separare" l'infinito dal finito?
Come viene trattato il termine infinito nella scienza e nella matematica?
L'idea d'infinito nasce dalla negazione del finito?
Esiste più "realtà" nella "sostanza" infinita o il contrario?
Se è positiva la risposta a quest'ultima domanda il concetto d'infinito risulta "insito" nell'uomo prima di quello di finito?
Ciao
Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 04/09/2012, 13:38
Se non sbaglio a queste domande sul concetto di infinito ti ha già dato risposta esauriente un utente su un altro topicernesto ha scritto:[...]
Mentre ti leggo mi domando:
Cosa significa dimostrare scientificamente l'esistenza dell'infinito?
Come viene trattato il termine infinito nella scienza e nella matematica?

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Re: credete nel destino?
Messaggio da ernesto » 05/09/2012, 8:02
Ti stimo fratello!Birnam wood prophecy ha scritto:[...]
Se non sbaglio a queste domande sul concetto di infinito ti ha già dato risposta esauriente un utente su un altro topic
Un notevole esempio di "tolleranza"!
Personalmente se avessi ricevuto alle 8.00 di mattina una serie di domande di quel tipo avrei risposto:
"Ma va cagher!"
Ciao
Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 05/09/2012, 13:25
Ma anche alle 8.00 di sera...domande oziose...da paleofilosofia....ernesto ha scritto:[...]
Personalmente se avessi ricevuto alle 8.00 di mattina una serie di domande di quel tipo avrei risposto:
"Ma va cagher!"
Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 05/09/2012, 15:27
Ultimamente sto leggendo, a questo proposito, uno studioso semisconosciuto, Pietro De Michelis, che scrive per una minuscola (ma eroica) casa editrice. De Michelis spiega tramite alcuni esempi illuminanti, che riporterò in seguito, il rapporto caso-necessità partendo da lontano: da Darwin ( P. De Michelis, "Chi ha frainteso Darwin?", Memoranda edizioni, 2009).Birnam wood prophecy ha scritto:[...]
la realtà è caratterizzata da un mix di “necessità” e “caso”
De Michelis nota in primo luogo, riguardo alla questione dell'evoluzione, come il problema di difficile risoluzione per Darwin fosse rappresentato dalla modalità di transizione dalle mutazioni, variazioni genetiche “casuali” alle regolarità “necessarie” riscontrabili nelle specie.
In particolare, Darwin, relativamente al profilo teologico della questione, scriveva ad esempio in una lettera famosa ad Asa Gray:
"Quanto all'aspetto teologico della questione, mi riesce sempre sgradevole. Sono molto perplesso. Non ho intenzione di scrivere in senso ateistico, ma riconosco che non posso vedere, così come altri le vedono e come anch'io desidererei vederle, le prove di un disegno e una benevolenza divina verso di noi. Mi pare che nel mondo ci sia troppa sofferenza. Non posso persuadermi che un Dio benigno e onnipotente avrebbe creato intenzionalmente gli icneumonidi con la precisa intenzione che si nutrissero del corpo vivente dei bruchi, o che avrebbe deciso che il gatto dovesse giocare col topo. Non credendo ciò, non vedo la necessità di credere che l'occhio sia stato progettato espressamente. D'altra parte, considerando questo meraviglioso universo, e specialmente la natura dell'uomo, non mi soddisfa la conclusione che tutto è il risultato della forza bruta. Inclino a considerare ogni cosa come il risultato di leggi intelligenti e a lasciare i particolari, buoni o cattivi, all'azione di ciò che possiamo chiamare caso".
De Michelis non può che prendere atto del fatto che Darwin, pur di non lasciarsi andare a una deriva ateistica, si costringe ad una soluzione di compromesso: complessivamente ogni cosa è il risultato di “leggi intelligenti” (!!!!

Spiega De Michelis, che riguardo al rapporto caso-necessità, il primo termine del rapporto era stato interpretato correttamente da Darwin nella forma delle oggettive "variazioni genetiche casuali"; rimaneva però da collocare il secondo termine: la necessità; ma Darwin , non avendo mai preso in considerazione la polarità “singolo-complesso” [di cui è riportata una spiegazione oltre ad alcuni esempi paradigmatici successivamente], non fu in grado di collocare la necessità nell’ambito dei “complessi”. Darwin, quindi, non fu capace di afferrare il nesso tra il caso e la necessità.
Per De Michelis, la domanda fondamentale a cui si doveva rispondere era: dove sta la necessità e dove il caso? Si sarebbe dovuto rispondere: la necessità riguarda le "specie", il caso i "singoli" individui.
Riporto integralmente il ragionamento di De Michelis:
Prendiamo come esempio uno degli attributi principali della sopravvivenza delle specie: la riproduzione sessuata. In se stessa, la riproduzione è un fenomeno che appartiene alla sfera dei singoli organismi che si accoppiano. Ma, sebbene possa apparire un paradosso, la realtà della riproduzione, pur essendo garantita da singole coppie di animali, si manifesta necessariamente soltanto per la specie, mentre per i singoli individui della specie è soltanto una possibilità soggetta al caso. Questo è il principale contrassegno della riproduzione, che distingue i singoli organismi dalla loro specie: ciò che per i primi è casuale e soltanto possibile, per la seconda è necessaria e reale. Riguardo infatti ai singoli animali, non tutti arrivano all'età della riproduzione, alcuni possono essere sterili per qualche accidente fisico, altri possono anche non trovare il partner, ecc.; insomma, non tutti partecipano alla riproduzione. Riguardo alle specie, invece, la riproduzione è assicurata anche se solo una parte degli individui che la costituiscono riesce a riprodursi e una parte ancor più piccola di prole riesce a sopravvivere. In questo modo il caso singolare e la relativa possibilità si rovesciano nella necessità complessiva e nella realtà assoluta: la cieca necessità della riproduzione della specie altro non è che il rovesciamento dialettico della casuale riproduzione individuale (...).
E' così che opera la dialettica caso-necessità.
Secondo De Michelis, dunque, i concetti di caso e necessità vanno concepiti come "opposti polari che si manifestano l'uno mediante l'altro:determinazione reciproca e rovesciamento nell'opposto".
Re: credete nel destino?
Messaggio da Pallina5 » 06/09/2012, 11:55
Birnam wood prophecy ha scritto:[...]
Secondo De Michelis, dunque, i concetti di caso e necessità vanno concepiti come "opposti polari che si manifestano l'uno mediante l'altro:determinazione reciproca e rovesciamento nell'opposto".
Per rovesciamento nell'opposto s'intende che vi è una comune influenza? oppure per rovesciamento s'intende ribaltamento?
Re: credete nel destino?
Messaggio da pegaso74 » 08/09/2012, 14:28
Io penso che in parte il destino ce lo costruiamo noi...tropicsnow ha scritto:Credete che nella vita sia già tutto determinato, pensate sia tutto scritto, previsto oppure credete nella libertà del volere umano, il c.d. libero arbitrio oppure che ci sia una via di mezzo: la casualità secondo cui la volontà dell'uomo è condizionata, vincolata da una serie di fattori?
La sorte forse ci presenta a volte un bivio, ed è lì che noi possiamo cambiare gli eventi...
Io l'ho vista sempre così...
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Re: credete nel destino?
Messaggio da ghostbuster3 » 19/09/2012, 15:58
Mister71 ha scritto:[...]
Ciao...
Mettiamo che io non abbia capito. Me lo spieghi?
ehm, si Mister, diciamo che questi spettri brave persone in gergo comune sono chiamati evasori fiscali, con un maresciallo della finanza ci siamo fatti quattro risate definendoli proprio così, spettri, fantasmi... ma ti risparmio il resto

Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 23/09/2012, 14:40
CiaoPallina5 ha scritto:[...]
Per rovesciamento nell'opposto s'intende che vi è una comune influenza? oppure per rovesciamento s'intende ribaltamento?


Al tuo punto di domanda risponde lo stesso De Michelis (facendo sempre riferimento al felice esempio della riproduzionre sessuale):
"Le singole accidentalità tramontano nel complesso.
Non è la somma di tutti i singoli accidenti a costituire la necessità del complesso: la somma di tutti i singoli accidenti fornisce l'ampia base della casualità dei singoli individui, mentre il loro complesso (cioè il complesso dei singoli individui), in quanto “necessità” in sé e per sé, è il luogo dove tramontano i singoli casi, le singole fortune individuali, in definitiva i singoli individui e le loro variegate esistenze".
Penso che il concetto sia abbastanza chiaro

De Michelis, relativamente al rapporto caso-necessità cita poi anche Hegel (quello della nottola...).
Re: credete nel destino?
Messaggio da Pallina5 » 30/09/2012, 11:28
tropicsnow ha scritto:Credete che nella vita sia già tutto determinato, pensate sia tutto scritto, previsto oppure credete nella libertà del volere umano, il c.d. libero arbitrio oppure che ci sia una via di mezzo: la casualità secondo cui la volontà dell'uomo è condizionata, vincolata da una serie di fattori?
Non so come ma questa l'avevo accantonata, eppure una volta l'ho "fatta" tanto mia...ora me la ritrovo per caso e voglio, stavolta, rammentarla più spesso...
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio qualsiasi Dio possa esistere
per l’indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
Poesia di William Ernest Henley
Re: credete nel destino?
Messaggio da templare1971 » 30/09/2012, 12:39
Sei unica...Pallina5 ha scritto:[...]
Non so come ma questa l'avevo accantonata, eppure una volta l'ho "fatta" tanto mia...ora me la ritrovo per caso e voglio, stavolta, rammentarla più spesso...
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio qualsiasi Dio possa esistere
per l’indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
Poesia di William Ernest Henley
Sempre una risposta giusta al posto giusto...
Comunque più che "nella libertà del volere umano", cambierei una vocale
e spererei che tutti in generale credessero di più nei "valori umani"...
Ciao Pallina
Re: credete nel destino?
Messaggio da Pallina5 » 30/09/2012, 18:09
templare1971 ha scritto:[...]
Sei unica...
Sempre una risposta giusta al posto giusto...
Comunque più che "nella libertà del volere umano", cambierei una vocale
e spererei che tutti in generale credessero di più nei "valori umani"...
Ciao Pallina
Hai presente Topo Gigio quando dice " Ma cosa mi dici mai...", ecco è la mia reazione davanti al tuo complimento...sei troppo buono

Comunque grazie


Re: credete nel destino?
Messaggio da Birnam wood prophecy » 03/10/2012, 14:35
Tempo fa ho letto che in un grande parco naturale americano sono stati reintrodotti i lupi, per un motivo preciso, dopo un lunghissimo periodo di assenza: 70 anni. Sintetizzando:Birnam wood prophecy ha scritto:[...]
secondo Friedrich Engels (citato dallo stesso P. De Michelis), la casualità gioca un ruolo che è compreso nella necessità: per esempio, sono casuali il luogo in cui l'animale nasce, i nemici presenti in natura (in quello spicchio di natura) alle cui minacce l'animale deve cercare di sottrarsi per poter sopravvivere...tuttavia queste accidentalità singole, relative cioè alla sfera del singolo individuo (del singolo "elemento"), che cosa rappresentano per la "specie" animale in questione (cioè per il "complesso" degli individui che costituisce quella data specie animale)? Cosa rappresentano, per la specie, per esempio i predatori di cui si è detto in precedenza? Essi rappresentano, nello specifico del nostro esempio, dei "controllori" dell'ecosistema: cioè, come suggerisce De Michelis, i predatori "permettono alla specie di perpetuarsi e prosperare senza superare i limiti adeguati alla sua esistenza". In sostanza si ritorna così al discorso di prima: il caso riguardante i singoli ("elementi") membri di una specie ("complesso") si rovescia continuamente nella (cieca) necessità del complesso,e viceversa. Le singole accidentalità tramontano nel "complesso".
l’alce quando ha visto il lupo si è dileguata;
la pianta e l’albero hanno reso grazie del favore indirettamente ricevuto crescendo per la prima volta dopo tanto tempo;
tra i rami dell’albero e nel cespuglio, nuovamente rigogliosi, hanno trovato casa gli uccelli canori;
l’albero ha potuto meglio proteggere il suolo dal fenomeno dell’erosione e la verde chioma ha raffrescato il corso d’acqua con l’ombra prodotta;
il castoro trovando l’acqua più fresca si è accodato ai ringraziamenti ritornando a popolare numeroso il parco dopo che l’aveva quasi salutato per sempre;
il castoro ha costruito la diga;
la diga ha rappresentato un nuovo habitat per il pesce, l’anatra, la rana, la libellula, ecc.;
il corvo e l’orso hanno banchettato con le carogne delle prede del lupo;
il numero dei coyotes si è dimezzato;
il numero delle lepri è aumentato.
Danilo Mainardi scrive (in “La bella zoologia”, ediz. Cairo, pag. 177) che i lupi non predano mai a caso, ma che la predazione è sempre selettiva: il lupi fanno un primo “sfoltimento” delle prede più giovani e poi passano agli individui vecchi o malati. “Sottopongono la mandria [di erbivori] a un vero esame abbattendo di volta in volta l’individuo più conveniente per loro, ma nel contempo più vantaggioso per la salute e la qualità genetica della popolazione predata. E’ così che si raffinano le caratteristiche che mantengono efficienti ed equilibrate le popolazioni delle prede e, attraverso il processo coevolutivo, degli stessi predatori. E quanto detto per il lupo vale per ogni altro predatore”.
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