POESIE D'AUTORE

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POESIE D'AUTORE

Messaggio da sardus » 14/08/2005, 19:24

Ajo'! :D

Postiamo qui le poesie che ci hanno segnato e fatto sognare...

l'immagine della moglie che scende al suo fianco per quelle scale è troppo bella e evocativa per me.

HO SCESO


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Montale
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 14/08/2005, 23:13

Ajo'! :D

Buona domenica A tutti/e


DONNA COMPLETA

Donna completa, mela carnale, luna calda,
denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?

Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,
con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.

Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia

corre per i sottili cammini del sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.

PABLO NERUDA
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 14/08/2005, 23:15

Ajo'! :(

Bakù, 1957

La tristezza sulle mie spalle
è una camicia di tela da vela
lavata all'acqua di mare
con una spazzola di ferro
sul ponte spazzato dal vento.
NAZIM HIKMET
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 14/08/2005, 23:28

Ajo'! :D

Gracias A La Vida (Violeta Parra)


Gracias a la vida que me ha dado tanto.
Me dio dos luceros que, cuando los abro,
perfecto distingo lo negro del blanco,
y en el alto cielo su fondo estrellado
y en las multitudes el hombre que yo amo.

Gracias a la vida que me ha dado tanto.
Me ha dado el oído que, en todo su ancho,
graba noche y día grillos y canarios;
martillos, turbinas, ladridos, chubascos,
y la voz tan tierna de mi bien amado.

Gracias a la vida que me ha dado tanto.
Me ha dado el sonido y el abecedario,
con él las palabras que pienso y declaro:
madre, amigo, hermano, y luz alumbrando
la ruta del alma del que estoy amando.

Gracias a la vida que me ha dado tanto.
Me ha dado la marcha de mis pies cansados;
con ellos anduve ciudades y charcos,
playas y desiertos, montañas y llanos,
y la casa tuya, tu calle y tu patio.

Gracias a la vida que me ha dado tanto.
Me dio el corazón que agita su marco
cuando miro el fruto del cerebro humano;
cuando miro el bueno tan lejos del malo,
cuando miro el fondo de tus ojos claros.

Gracias a la vida que me ha dado tanto.
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto.
Así yo distingo dicha de quebranto,
los dos materiales que forman mi canto,
y el canto de ustedes que es el mismo canto
y el canto de todos, que es mi propio canto.

Gracias a la vida que me ha dado tanto.
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 15/08/2005, 22:02

Ajo'! :D

DONNA COMPLETA

Donna completa, mela carnale, luna calda,
denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?

Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,
con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.

Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia

corre per i sottili cammini del sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.

PABLO NERUDA
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

pippinazzo011

poesie d'autore.

Messaggio da pippinazzo011 » 16/08/2005, 17:59

.....a me la fecero imparare a memoria. Mi ricorda tanto la mia adolescenza. Me la ricordo ancora. E' più bella ora di prima!
Penso che la maggior parte dei lettori se la ricorderà:


MERIGGIO

Meriggiar pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, fruscii di serpi.
Nelle crepe del suolo e sulla veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservar tra fronde il palpitare
lontano di scaglie di mare,
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.


Eugenio MONTALE
*************************************************************

....e che dire di quest'altra meraviglia(per me!) di Giovanni PAPINI

FELICITA' IRRIMEDIABILE

Nell'alta notte agostana
sotto il perlato brividio,(1)
fuori dalla mia tana
inginocchiato riconobbi Iddio.

Inginocchiato tra i sassi e i cardi,
presso la balza che porta la croce,
vidi nel buoi i Suoi sguardi
e mi parlò la sua voce.

Nel taciturno universo
deste e presenti due sole persone:
un minimo bruto riverso (2)
sotto la faccia del Padre Padrone.

Battuto il cuore da fitti rintocchi
abbandonandomi docile sulla
dura sassaia che trita i ginocchi,
seppi alla fine il mio nulla.

Dentro di me la superbia disfarsi
sentivo tutta e nel fulgido abbisso
vidi - o mi parve - due mani schiodarsi
dal tronco nero del mio crocifisso.(3)

^^^^^^^^
Nota (1) delle stelle
(2) Egli, il poeta
(3) in atto di perdono
^^^^^^^^

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Messaggio da sardus » 16/08/2005, 19:40

Ajo'! :D
Gratzias peppineddu per il tuo contributo.
Sono bellissime!! :D

Io ricodo ancora questa quando alle elementari.......

AFFETTI DI UNA MADRE.

Presso alla culla, in dolce atto d’amore,
che intendere non può chi non è madre,
tacita siede e immobile; ma il volto
nel suo vezzoso bambinel rapito,
arde, si turba e rasserena in questi
pensieri della mente inebriata.

Teco vegliar m’è caro,
gioir, pianger con te: beata e pura
si fa l’anima mia di cura in cura;
in ogni pena un nuovo affetto imparo.

Esulta alla materna ombra fidato,
bellissimo innocente!
Se venga il dì che amor soavemente
Nel nome mio ti sciolga il labbro amato;

come l’ingenua gota e le infantili
labbra t’adorna di bellezza il fiore,
a te così nel core
affetti educherò tutti gentili.

Cosí piena e compíta
Avrò l’opra che vuol da me natura;
sarò dell’amor tuo lieta e sicura,
come data t’avessi un’altra vita.

Goder d’ogni mio bene,
d’ogni mia contentezza il Ciel ti dia!
Io della vita nella dubbia via
Il peso porterò delle tue pene.

Oh, se per nuovo obietto
Un dì t’affanna giovenil desío,
ti risovvenga del materno affetto!
Nessun mai t’amerà dell’amor mio.

E tu, nel tuo dolor solo e pensoso,
ricercherai la madre, e in queste braccia
asconderai la faccia;
nel sen che mai non cangia avrai riposo.

Giuseppe Giusti
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Messaggio da sardus » 17/08/2005, 0:36

Ajo'! :D

Ancora il GRANDE Neruda.

Il tuo sorriso

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

- Pablo Neruda
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Messaggio da sardus » 18/08/2005, 17:27

Ajo'! :D
Ecco una bellissima poesia del grande:

Nazim Hikmet
Alla vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 19/08/2005, 0:03

Ajo'! :D
Vi do la buonanotte con:

PABLO NERUDA
Sete di te m'incalza
Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.


Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.


Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.

.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 20/08/2005, 10:30

Ajo'! :D

Buon fine settimana a tutti voi!!

Funeral Blues

Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message He Is Dead,
Put crepe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever; I was wrong.

The stars are not wanted now: put out every one;
Pack up the moon and dismantle the sun;
Pour away the ocean and sweep up the wood,
For nothing now can ever come to any good.

W. H. Auden


Funeral Blues

Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono
fate tacere il cane con un osso succulento.
Chiudete i pianoforti
e tra un rullio smorzato,
portate fuori il feretro.
Si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù
e scrivano sul cielo il messaggio:

Lui è morto.

Allacciate nastri di crespo
al collo bianco dei piccioni.
I vigili si mettano
guanti di tela nera.

Lui era il mio nord, il mio sud,
il mio est e ovest,
la mia settimana di lavoro
e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte,
la mia lingua, il mio canto.

Pensavo che l'amore fosse eterno
e avevo torto.

Non servono più le stelle,
spegnetele anche tutte,
imballate la luna,
smontate pure il sole,
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco
perché ormai più nulla può giovare.
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Messaggio da sardus » 21/08/2005, 0:13

Ajo'! :D

A voi tutti una serena notte con ....

L'infinito
G. Leopardi.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 01/09/2005, 0:32

Ajo'! :D

Una bellisima poesia di Pablo Neruda.

Sento la tua tenerezza...

Sento la tua tenerezza avvicinarsi alla mia terra,
spiare lo sguardo dei miei occhi, fuggire,
la vedo interrompersi, per seguirmi fino all'ora
del mio silenzio assorto, della mia ansia di te.
Ecco la tua tenerezza d'occhi dolci che attendono.
Ecco la tua bocca, parola mai pronunciata.
Sento che mi sale il muschio della tua pena
e mi cresce tentoni nell'anima infinita.

Questo era l'abbandono, e lo sapevi,
era la guerra oscura del cuore e tutto,
era il lamento sprezzato di angosce commosse,
e l'ebbrezza, e il desiderio, e il lasciarsi andare,
ed era questo la mia vita
era questo che l'acqua dei tuoi occhi portava,
era questo che stava nel cavo delle tue mani.

Ah, farfalla mia e voce di colomba,
ah coppa, ah ruscello, ah mia compagna!
Il mio richiamo ti raggiunse, dimmi, ti raggiungeva
nelle ampie notti di gelide stelle
ora, nell'autunno, nella danza gialla
dei venti affamati e delle foglie cadute!

Dimmi, ti giungeva,
ululando o come, o singhiozzando,
nell'ora del sangue fermentato
quando la terra cresce e vibra palpitando
sotto il sole che la riga con le sue code d'ambra?
Dimmi, m'hai sentito
arrampicarmi fino alla tua forma per tutti i silenzi,
per tutte le parole?

Mi son sentito crescere. Mai ho saputo verso dove.
Al di là di te. Lo capisci, sorella?
Il frutto s'allontana quando arrivan le mie mani
e rotolano le stelle prima del mio sguardo.

Sento che sono l'ago di una freccia infinita,
che penetra lontano, mai penetrerà,
treno di umidi dolori in fuga verso l'eterno,
gocciolando in ogni terra singhiozzi e domande.

Ma eccola, la tua forma familiare, ciò ch'è mio,
il tuo, ciò ch'è mio, ciò ch'è tuo e m'inonda,
eccola che mi empie le membra di abbandono,
eccola, la tua tenerezza,
che s'attorce alle stesse radici,
che matura nella stessa carovana di frutta,
ed esce dalla tua anima spezzata sotto le mie dita
come il liquore del vino dal centro dell'uva.
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 15/09/2005, 0:57

Ajo'! :D

Ci sono dei sentimenti che sconvolgono la nostra vita tra cui naturalmente l'Amore e l'Odio.
Ovviamente questa non è la mia poesia preferita, ma c'e' qualcosa che non si può scordare.



Il canto dell'odio
Lorenzo Stecchetti (1845- 1876)


Quando tu dormirai dimenticata
Sotto la terra grassa
E la croce di Dio sarà piantata
Ritta sulla tua cassa,



Quando ti coleran marce le gote
Entro i denti malfermi
E nelle occhiaia tue fetenti e vuote
Brulicheranno i vermi,

Per te quel sonno che per altri è pace
Sarà strazio novello
E un rimorso verrà, freddo, tenace
A morderti il cervello.

Un rimorso acutissimo ed atroce
Verrà nella tua fossa
A dispetto di Dio, della sua croce,
A rosicchiarti l'ossa.

Io sarò quel rimorso. Io te cercando
Entro la notte cupa,
Lamia che fugge il dì, verrò latrando
Come latra una lupa.

Io con quest'ugne scaverò la terra
Per te fatta letame
E il turpe legno schioderò che serra
La tua carogna infame.

Oh, come nel tuo core ancor vermiglio
Sazierò l'odio antico,
Oh, con che gioia affonderò l'artiglio
Nel tuo ventre impudico!

Sul tuo putrido ventre accoccolato
Io poserò in eterno,
Spettro della vendetta e del peccato,
Spavento dell'inferno:

Ed all'orecchio tuo che fu sì bello
Sussurrerò implacato
Detti che bruceranno il tuo cervello,
Come un ferro infuocato.

Quando tu mi dirai: perchè mi mordi
E di velen m'imbevi?
Io ti risponderò: non ti ricordi
Che bei capelli avevi?

Non ti ricordi dei capelli biondi
Che ti coprian le spalle
E degli occhi nerissimi, profondi,
Piene di fiamme gialle?

E delle audacie del tuo busto e della
Opulenza dell'anca?
Non ti ricordi più com'eri bella,
Provocatrice e bianca?

Ma non sei dunque tu che nudo il petto
Agli occhi altrui porgesti
E, spumante Licisca, entro il tuo letto
Passar la via facesti?

Ma non sei tu che agli ebbri e ai soldati
Spalancasti le braccia,
Che discendesti a baci innominati
E a me ridesti in faccia?

Ed io t'amavo ed io ti son caduto
Pregando innanzi e, vedi,
Quando tu mi guardavi, avrei voluto
Morir sotto a' tuoi piedi.

Perchè negare- a me che pur t'amavo-
Uno sguardo gentile,
Quando per te mi sarei fatto schiavo,
Mi sarei fatto vile?

Perchè m'hai detto no quando carponi
Misericordia chiesi,
E sulla strada intanto i tuoi lenoni
Aspettavan gl'Inglesi?

Hai riso? Senti! Dal sepolcro cavo
Questa tua rea carogna,
Nuda la carne tua che tanto amavo
L'inchiodo sulla gogna,

E son la gogna i versi ov'io ti danno
Al vituperio eterno,
A pene che rimpianger ti faranno
Le pene dell'inferno.

Qui rimorir ti faccio, o maledetta,
Piano, a colpi di spillo,
E la vergogna tua, la mia vendetta,
Tra gli occhi ti sigillo.
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Messaggio da sardus » 01/02/2006, 21:51

Ajo'! :D

pani, casu e poesia.

SCIROCCO

O rabido ventare di scirocco
che l'arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biacco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d'una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci — ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell'aria
ora son io
l'agave che s'abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d'alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d'ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.

Eugenio Montale
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Re: POESIE D'AUTORE

Messaggio da PEPPINO » 02/02/2006, 9:44

sardus ha scritto:Ajo'! :D

Postiamo qui le poesie che ci hanno segnato e fatto sognare...

l'immagine della moglie che scende al suo fianco per quelle scale è troppo bella e evocativa per me.

HO SCESO


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Montale
Ciao Sardus, ti devo ringraziare , TANTISSIMO,perchè era tanto che cercavo questa poesia, la lessi per caso tanti anni fa , (non l'ho studiata a scuola nè questa nè altre , ho fatto l'istituto tecnico) e non ricordavo di chi fosse , è molto melanconica , ma a me piacciono così... AIOOOOOO!!!!!

pani ,casu , CANNONAU e poesia
La realtà non esiste, esiste la percezione della realtà

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Re: POESIE D'AUTORE

Messaggio da sardus » 02/02/2006, 21:33

PEPPINO ha scritto:[...]



Ciao Sardus, ti devo ringraziare , TANTISSIMO,perchè era tanto che cercavo questa poesia, la lessi per caso tanti anni fa , (non l'ho studiata a scuola nè questa nè altre , ho fatto l'istituto tecnico) e non ricordavo di chi fosse , è molto melanconica , ma a me piacciono così... AIOOOOOO!!!!!

pani ,casu , CANNONAU e poesia

Ciau Peppineddu!!! :D
Guarda che coincidena.......
Giorni fa, girando per Londra sono entrato in un negozietto dove vendevano libri usati, cerco sempre dei vecchi libri Italiani, e ho trovato una prima edizione di "SATURA" di E. MONTALE dove raccoglie tantissime delle sue poesie e tra le quali c'e' pure questa.
Ciau a presto!!!! :D
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Messaggio da sardus » 03/02/2006, 0:21

Ajo'! :D

Pani, casu, sartitzu, cannonau e POESIA.......

Ali contr'ali ondanti biancogrigie,
frullanti spole nel giro degli occhi,
croci rotanti all'aria che le porta.
E' deserta la foce, affondato
il sole, ogni voce s'ammorta.
Meno pesanti giungono i rintocchi.
Li tiene uno sbattìo di sbarrate ali.

Ali ed ali contro al nascimento
dei lumi nell'ora chiara ancora,
sciamar d'esseri volti all'avvento
d'un'astrale scintillante flora.
Ali ali ali morbida tomba
al tuo finire, fratello:
oh ti cullino come il mare un burchiello!
L'onda più sulla spiaggia non rimbomba. (Eugenio Montale)
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da PEPPINO » 03/02/2006, 12:10

sardus ha scritto:Ajo'! :D

Buona domenica A tutti/e


DONNA COMPLETA

Donna completa, mela carnale, luna calda,
denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?

Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,
con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.

Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia

corre per i sottili cammini del sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.

PABLO NERUDA
Questa non la conoscevo ma è bellissima , la mando alla mail di mia moglie .... "Funeral blues" invece mi aveva colpito molto nel film "quattro matrimoni ed un funerale" ...è stata una bella coincidenza trovare il libro di Montale a Londra ...una domanda mi sorge spontanea :non dirmi che a Londra trovi anche casu nostru sartizzu nostru e su cannonau! Londra è unica ma per il mangiare...mamma mia! ti lo porti tutto da casa?
ciao! ;)
La realtà non esiste, esiste la percezione della realtà

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Messaggio da sardus » 06/02/2006, 0:51

Ajo'!! :D
Anche a Neruda Il Vermentino e il Cannonau faceva un certo effetto..... :D

ODE AL VINO di Pablo Neruda


Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino,
stellato figlio
della terra,
vino, liscio
come una spada d’oro,
morbido
come un disordinato velluto,
vino inchiocciolato
e sospeso,
amoroso,
marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
A volte
ti nutri di ricordi
mortali,
sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo
lacrime passeggere,
ma
il tuo bel
vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane
nella tua anima immobile.
Il vino
muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri,
rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell’amore aggiunga il suo bacio


Amor mio, d’improvviso
il tuo fianco
è la curva colma
della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell’alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.


Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma
amiciziadegli esseri, trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni
goccia d’oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l’autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l’uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

Meridius


Messaggio da Meridius » 07/02/2006, 16:35

Ajo'!! Sardus seus!! :D




Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall' azzurro:
piú chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell' aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest' odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed é l' odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s' abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l' anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d' intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità

Ma l' illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l' azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s' affolta
il tedio dell' inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l' anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d' oro della solarità.


(Eugenio Montale, Ossi di seppia)

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Messaggio da sardus » 08/02/2006, 21:08

Ajo'!! :D

GRATZIAS MERIDIUS!!!! :D

Un grande poeta ci ha lasciato....
Pier Gildo Bianchi non c'è più. :(



Paturgna (Tristezza)
Pier Gildo Bianchi

Gh'hoo paura anca mì di carimaa,
de sti oeucc inscì stracch, di laver pòss,
di cavej bianch, di dent desbirolaa,
del scrizzà che sottvos fann i mè òss.

Mi gh 'hoo paura de sti man che trèma,
ch'hin pù bon de obedigh al mè cervell,
de sto sangu che 'l me par che 'l vaga insèma,
de sti cresp e sti smacc che gh'hoo in la pell.

Mi gh'hoo paura del mè pover coeur
che' l va innanz con fadiga a bottinà,
del me' respir che' l ràntega e che' l voeur
minga decidess de per lù a balcà.

Sì, gh'hoo paura perchè soo de vess
inscì fragil, inscì pien de magagn,
inscì faa con la palta (e me rincress!)
de la testa giò, giò fin'ai calcagn.

Poeu gh'hoo paura de la nòtt, del scur,
di sògn che me compagnen al doman
perché mi sont on omm giamò sicur
che me cala 'l coragg de andà lontan.

Voo 'dree a cuntà sui did i mès e i ann
che me resten de viv in sta manera
e pensi alla missolta di malann
che se montonen su la mia stadera.

E come pesen! Paren tanti sass
dent in d'on gerlo soravia di spall
che dì per dì me tiren pussee abàss,
giò del binari, giò del pedestall.

Ma la paura di paur l'è questa:
dopo tanto penà, de nò reussì
a fenì tutt'i ròbb che gh'hoo in la testa:
i ròbb che me permetten de vess "mì".


Tristezza (traduzione dell'Autore)

Ho paura anch'io di queste livide borse sotto gli occhi,
di questi occhi così stanchi, delle labbra aride,
dei capelli bianchi, dei denti malfermi
e degli scricchiolii che sottovoce fanno le mie ossa.

Ho paura di queste mani che tremano,
che non sono più capaci di obbedire al mio cervello,
di questo sangue che sembra alterarsi,
di queste rughe e di queste macchie che ho sulla pelle.

Ho paura del mio povero cuore
che persiste a pulsare con fatica
del mio respiro che ansima e che, per suo conto,
non vuol decidere a calmarsi.

Si, ho paura perché so di essere
così fragile, così pieno di magagne,
così fatto di fango (e mi rincresce!)
dalla testa giù giù fino ai calcagni.

Poi ho paura della notte, del buio,
dei sogni che mi accompagnano al giorno dopo
perché sono un uomo già sicuro
che mi manca il coraggio di andare lontano.

Seguito a contare sulle dita i mesi e gli anni
che mi restano da vivere in questo modo
e penso al cumulo di malanni
che si ammucchiano sulla mia bilancia.

E come pesano! Sembrano, sulle spalle,
tanti sassi in un gerlo che
giorno dopo giorno, mi tirano giù i basso,
giù dai binari, giù dal piedestallo.

Ma la più gran paura è questa:
di non riuscire, dopo tanto penare,
a finire tutte le cose che ho in mente:
le cose che mi permettono di essere "io".
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 08/09/2006, 20:49

Ajo'!! :D

Hai viso di pietra scolpita,
sangue di terra dura,
sei venuta dal mare.
Tutto accogli e scruti
e respingi da te
come il mare. Nel cuore
hai silenzio, hai parole
inghiottite. Sei buia.
Per te l'alba è silenzio.

E sei come le voci
della terra - l'urto
della secchia nel pozzo,
la canzone del fuoco,
il tonfo di una mela;
le parole rassegnate
e cupe sulle soglie,
il grido del bimbo - le cose
che non passano mai.
Tu non muti. Sei buia.

Sei la cantina chiusa,
dal battuto di terra,
dov'è entrato una volta
ch'era scalzo il bambino,
e ci ripensa sempre.
Sei la camera buia
cui si ripensa sempre,
come al cortile antico
dove s'apriva l'alba.

CP
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 08/09/2006, 20:59

Ajo'!! :D

Per te Anita, per le gionate felici che mi hai regalato.....

Ode al giorno felice
- Pablo Neruda

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.

Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.

Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

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Messaggio da sardus » 10/09/2006, 17:12

:D

Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie
G U




Si sta
come gli alunni
sui banchi
in mezzo ai fogli.
S :D
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

trilly


Messaggio da trilly » 14/09/2006, 0:16

Questa poesia ogni volta che la leggo mi dà una specie di brivido...

Sinfonia azzurra

Venne in cerca di te
nella calda notte, lungo le strade dai fanali azzurri.
Tutte le strade, allora, la notte erano azzurre
come le vie dei cieli,
e il volto amato
non si vedeva: si sentiva in cuore
E ti trovò, o dolcezza, nell’ombra
casta, velata d’un vapor di stelle.
Fra quel tremolìo d’astri
discesi in terra,
in quell’azzurro di due firmamenti
l’uno a specchio dell’altro, ella
ella pure rispecchiò in te l’anima sua notturna.
E ti seguì con passo di bambina
senza sapere, senza vedere, tacita e fluida.
E allor che il giorno apparve
con fresco riso roseo su l’immenso turchino,
non trovò più se stessa
per ritornare.

Ada Negri

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Messaggio da sardus » 14/09/2006, 0:51

Ajo'! :D

Mario Luzi
A un compagno

E la musica ansiosa che bruiva
nel biondo dell'estate
ora densa di ruggine risale
confusa col tuo nome alle colline

mentre un cielo violato dal ricordo
mesce nubi con la marea di biade
instancabile, rotta alle pendici
dei borghi di Toscana.

Voci rare feriscono il silenzio
eterno, ancora accese
qui dove indugio, anima sulla riva
del fiume inquieto ferma ad ascoltare.

Il passante ravviva
le croci di papaveri votivi
alle svolte della strada.

Ed ora che per te
morire sempre più profondamente,
per me essere è non dimenticare,

la forza di quel gesto ci conviene
usata a ritrovarci,
a difenderci l'un dall'altro quando
striscia un vento recondito di morte.
.....Vorrei tanto esser un fungo.... avrei qualche probabilità d'esser colto.

trilly


Messaggio da trilly » 14/09/2006, 13:32

sardus ha scritto:Ajo'! :D

Mario Luzi
A un compagno

E la musica ansiosa che bruiva
nel biondo dell'estate
ora densa di ruggine risale
confusa col tuo nome alle colline

mentre un cielo violato dal ricordo
mesce nubi con la marea di biade
instancabile, rotta alle pendici
dei borghi di Toscana.

Voci rare feriscono il silenzio
eterno, ancora accese
qui dove indugio, anima sulla riva
del fiume inquieto ferma ad ascoltare.

Il passante ravviva
le croci di papaveri votivi
alle svolte della strada.

Ed ora che per te
morire sempre più profondamente,
per me essere è non dimenticare,

la forza di quel gesto ci conviene
usata a ritrovarci,
a difenderci l'un dall'altro quando
striscia un vento recondito di morte.
E'una poesia davvero bella!
Ne posto un'altra anche io va'.


Le lettere smarrite

Per favore, non recuperate le lettere smarrite.
Lasciate la busta accanto al tronco dell’albero,
sotto un’anonima pietra, o a rotolare nei giardini.
Ci sono lettere che si scrivono perché non arrivino,
perché dall’altro lato della voce diffidino di tutto,
perché esista una seconda lettera, esplicita e inutile.
Ciò accade con l’assenso di tutti,
con soprassalti premeditati e complicità.
Sono mesi, anni, di matematica innocenza.
In quelle lettere si confessava tutto,
si annunciavano pericoli che poi la pioggia ha ammorbidito;
in quelle lettere c’erano poscritti che premonivano
sul fatto che sarebbero andate smarrite.
La loro vera destinazione era il silenzio,
le erbacce al bordo dei letti,
le ragnatele sui davanzali,
le nuvole sul volto.
Definitivamente,
dall’altro lato della voce non l’aspettavano.
Lasciatela accanto all’albero,
sotto un’anonima pietra,
a rotolare nella memoria del felice mittente.


Alexis Diaz Pimienta

Straniero


Messaggio da Straniero » 14/09/2006, 13:44

trilly ha scritto:Questa poesia ogni volta che la leggo mi dà una specie di brivido...

Sinfonia azzurra

bella,hai ragione quando parli di ...una specie di brivido.

nota

Re: POESIE D'AUTORE

Messaggio da nota » 14/09/2006, 17:43

sardus ha scritto:Ajo'! :D

Postiamo qui le poesie che ci hanno segnato e fatto sognare...

l'immagine della moglie che scende al suo fianco per quelle scale è troppo bella e evocativa per me.

HO SCESO


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Montale

...ho sempre amato ??? poesia di montale!
grazie...anche per tutte le altre!

per voi.....:



"Fu questo un poeta-colui che distilla
un senso sorprendente da ordinari
significati, essenze così immense
da specie familiari

morte alla nostra porta
che stupore ci assale
perchè non fummo noi
a fermarle per primi.

Rilevatore d'immagini,
è lui, il poeta,
a condannarci per contrasto
ad una illimitata povertà.

Della sua parte ignaro,
tanto che il furto non lo turberebbe,
è per se stesso un tesoro
inviolabile al tempo.

(Emily Dickinson)