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"Il mostro...", Charles Simic

Inviato: 27/06/2015, 22:05
da Etere
Dividevo la solitudine della mia infanzia con una gatta nera. Passavo ore e ore alla finestra, a guardare la strada deserta, mentre lei se ne stava sul letto a leccarsi il pelo. Quando scendeva la sera, io mi sdraiavo sul letto e lei scrutava la strada. Verso mezzanotte, il telefono della cabina all’angolo si metteva a squillare, squillava a lungo, ma nessuno andava mai a rispondere. Dopo, la coda della gatta cominciava a muoversi, avanti e indietro, per un bel pezzo, finchè mi addormentavo. Nelle giornate di pioggia, io e la gatta giocavamo a scacchi, con lei che fingeva di sonnecchiare. Una volta, quando mia madre accese l’abat-jour, le silhouette dei pezzi rimasti sulla scacchiera si allungarono sulla parete. Non osavo muovermi. Trattenni perfino il respiro. Quando alla fine lasciai uscire il fiato, la gatta era sparita, portandosi dietro gli scacchi e lasciandomi lì da solo nella solita squallida stanzetta, con quell’unica finestra affacciata sulla strada deserta.


***
«Dio ha un progetto per l’America» stava dicendo il predicatore alla televisione nel momento in cui sei venuta a letto con una ciotola di ciliegie contro i seni nudi.


***
Come i gatti, il cuore vede benissimo al buio.





Frammenti tratti da “Il mostro ama il suo labirinto”, di Charles Simic, Adelphi ediz., 2012, pagg. 123-124; 51; 50.