Non era un messaggio ironicoGardencityy ha scritto:Lo sapevo che avessi commentato, comunque è un'intervista, comunque da alcuni messaggi che sono passati sia tuoi che di altri non mi sarei mai aspettata che tu leggevi la Bibbia, spero che non era un messaggio ironico, altrimenti non so, buon per te Se lo stai leggendo buon per te, io non lo direi mai la Bibbia così, è troppo complicato, non sono stata molto religiosa pensavo che non lo eri neanche tu, mi piace solo la sua figura, tutto qui
I motivi per cui mi interessa la Bibbia sono tre: il primo motivo, solo in apparenza paradossale, è legato al fatto che sono ateo e che ho vissuto l'ateismo come un processo basato fondamentalmente su due passaggi: il primo passaggio, quello più "drastico", consistente in una presa di coscienza - innescata dal dubbio insinuante che chiede delle risposte - che porta a una sorta di rivoluzione "copernicana" (se così si può definire) che si traduce nell'allontanamento "da" e nella conseguente negazione "di"; il secondo passaggio di carattere più "cerebrale" (un passaggio che in realtà soltanto pochi atei sperimentano in concreto: di solito l'ateo medio è un rozzo materialista che si ferma al primo) in quanto, una volta dato per scontato - per effetto del primo passaggio - che Dio non esiste (eccetera, eccetera...), conduce a un'analisi un pò più approfondita delle Scritture, approdando per questo tramite al cuore vero e proprio della dottrina cristiana. Ebbene, il modo secondo me più efficace per capire il cristianesimo è quello di non limitarsi a considerarlo sotto il profilo fenomenologico, ma di osservarlo anche secondo una prospettiva storica. E qui entra in gioco proprio ciò che ha cronologicamente preceduto l'avvento del Cristianesimo, ossia il Paganesimo. Cioè, per penetrare il significato del messaggio del Cristianesimo bisogna comprendere meglio cosa c'è stato prima di esso e quali sono stati i cambiamenti intervenuti con il monoteismo ebraico-cristiano (su questo punto Nietzsche non aveva molti dubbi e si esprimeva sull'argomento in modo piuttosto «tranchant» scrivendo che "Il Cristianesimo ci ha defraudato del raccolto della civiltà antica").Ti faccio un esempio: alcuni anni fa, quando ho letto il libro di Giobbe (che costituisce senza ombra di dubbio uno dei passi di più alto valore poetico della Bibbia), ho scelto di approfondire l'argomento leggendo (in luogo dell'ennesimo saggio apologetico curato dalle Edizione Paoline) un saggio critico di Salvatore Natoli* intitolato "Edipo e Giobbe. Contraddizione e paradosso" (Morcelliana ediz., 2008). Questo saggio secondo me è particolarmente illuminante perchè ponendo a confronto i due miti, quello greco e quello biblico, rimarca la differente interpretazione del dolore che essi ne danno (per es. Natoli parla a proposito dell'episodio di Giobbe di una "paradossale risoluzione" del problema della sofferenza, ossia di un Dio che non risolve il problema della sofferenza ma che piuttosto l'accompagna). E dall'analisi dei miti si passa poi a quella delle dottrine religiose (anche se nel caso del paganesimo non si può parlare di "dottrina" considerato che nell'antica Grecia non esistevano scritture sacre e - di conseguenza - gerarchie sacerdotali che custodivano il dogma).
Questo per quanto riguarda, sommariamente, il primo motivo
*Salvatore Natoli è un filosofo delle religioni, autore tra l'altro del memorabile "La salvezza senza fede", un saggio sul Neopaganesimo che tratta in modo approfondito delle differenze tra la dottrina cristiana e il Paganesimo.